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"L'Europa ruoti sulla sacralità della persona, non sull'economia": il Papa conquista l'Europarlamento

 

C'è chi la definisce, con poca fantasia, una visita "storica" (anche se è stata preceduta 26 anni fa da quella di Giovanni Paolo II), ma le parole di papa Francesco pronunciate ieri al Parlamento Europeo di Strasburgo sono state davvero di grande respiro e di grande responsabilità per chi a Bruxelles sta cercando di tenere in piedi una istituzione che De Gasperi, Adenauer e Schumann negli anni Cinquanta costruirono con pazienza e tenacia.

"Desidero indirizzare a tutti i cittadini europei un messaggio di speranza e di incoraggiamento", ha spiegato subito Francesco.

La cultura del “noi”. Uno degli spunti della interessante prolusione del “Cardinale Presidente” della CEI

La prolusione del “Cardinale Presidente” della Conferenza Episcopale Italiana come sempre è un momento che richiede una speciale attenzione, anche da parte di chi non è vicino alla Chiesa Cattolica. Come è nostra buon abitudine, pubblichiamo questo testo, non lungo e non difficile da leggere, perché è pieno di spunti e di riflessioni che riguardano ciascuno di noi, anche nella nostra Comunità locale, ovviamente.

E' internet la causa dell'ignoranza (di Eugenio Scalfari)

È Internet la causa dell’ignoranza

Umberto Eco sostiene che la Rete è uno stimolo per i giovani. E invece la tecnologia della memoria artificiale è l’origine dell’appiattimento sul presente: non c’è bisogno di ricordare. E poi ha ridotto al minimo la parola scritta

 

Nella sua “Bustina di Minerva” sull’ultimo “Espresso” Umberto Eco racconta un fatto al tempo stesso esilarante e preoccupante. In una trasmissione televisiva di quiz condotta da Carlo Conti erano stati scelti quattro giovani e gli erano state poste alcune domande apparentemente assai facili: in che anno Hitler fu nominato cancelliere della Germania e quando avvenne l’incontro di Benito Mussolini con Ezra Pound.

Caro nipote, studia a memoria (di Umberto Eco)

Umberto Eco:
"Caro nipote, studia a memoria"

Il semiologo e scrittore scrive al nipotino. Con una riflessione sulla tecnologia e un consiglio per il futuro: mandare a mente 'La vispa Teresa', ma anche la formazione della Roma o i nomi dei domestici dei tre moschettieri. Perché Internet non può sostituirsi alla conoscenza né il computer al nostro cervello

Caro nipotino mio,

Il Papa intervistato da Eugenio Scalfari: lavoro, riforma della Chiesa, Concilio, modernità


Ci ha abituato da sei mesi a gesti semplici e "normali", a parole schiette e senza circonlocuzioni, ad un rapporto dinamico con la realtà: papa Francesco continua a stupire il mondo e questa mattina lo ha fatto ancora una volta con la sua lunga intervista rilasciata ad uno dei campioni del "laicismo militante", Eugenio Scalfari, fondatore de "la Repubblica". Una lettura lunga ma intensa e piena di entusiasmo e di indicazioni per tutti, cristiani e non cristiani: per questo la pubblichiamo integralmente, grazie al sito del quotidiano romano che l'ha resa disponibile a tutti.

 

Attuale dopo 50 anni. Il grande magistero della Pacem in Terris.

A rileggerla o leggerla per la prima volta oggi vi si scopre un tesoro.

Parliamo della lettera enciclica “Pacem in Terris”, che come tutte prende il nome dalla prime parole del testo in latino (la lingua ufficiale della Santa Sede). Il documento reca la firma del beato Papa Giovanni XXIII, al secolo Angelo Maria Roncalli, passato alla storia comune come “Il Papa Buono”.

La firmò e la diffuse al mondo intero proprio 50 anni fa, era l’11 aprile del 1963.

Appello ai liberi e forti

A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnano nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà. E mentre i rappresentanti delle Nazioni vincitrici si riuniscono per preparare le basi di una pace giusta e durevole, i partiti politici di ogni paese debbono contribuire a rafforzare quelle tendenze e quei principi che varranno ad allontanare ogni pericolo di nuove guerre, a dare un assetto stabile alle Nazioni, ad attuare gli ideali di giustizia sociale e migliorare le condizioni generali, del lavoro, a sviluppare le energie spirituali e materiali di tutti i paesi uniti nel vincolo solenne della "Società delle Nazioni".

Le norme canoniche per le celebrazioni dei santi nelle parrocchie

Nel dibattito che si sta svolgendo da tempo, in paese come su internet, attorno al comitato feste, la cui attuale formazione è già in carica da un biennio, sarebbe bene richiamare le norme canoniche che dovrebbero essere rispettate da tutti coloro che intendono onorare la memoria dei santi. 

Nella nostra arcidiocesi la legge di riferimento sulla formazione, sulle caratteristiche e sulle attività del comitato feste è il decreto dell'arcivescovo di Chieti-Vasto, mons. Edoardo Menichelli, l'11 maggio 2001, che è stato confermato ed integrato dal Sinodo Diocesano e inserito nel Direttorio Pastorale Diocesano, promulgato dall'Arcivescovo di Chieti-Vasto, mons. Bruno Forte, l'11 maggio 2008.

Una lettura utile per tutti, così da comprendere quanto a Miglianico - da sempre, ma maggiormente negli ultimi anni - i comitati feste siano assolutamente fuori dalla "legalità canonica" e quindi non possano essere neppure denominati così.

Questi politici hanno solo fame: intervista a Giuseppe De Rita

Questi politici hanno solo fame

di Marco Damilano

 

«La seconda Repubblica è fondata su onorevoli e dirigenti arrivati al potere senza selezione e con una sola idea: far carriera e guadagnare tanti soldi». Parla il sociologo Giuseppe De Rita

(02 ottobre 2012)

I vostri figli non sono i vostri figli

«I vostri figli non sono i vostri figli. Essi non vengono da voi, ma attraverso voi, e non vi appartengono benché viviate insieme.

Potete amarli, ma non costringerli ai vostri pensieri, poiché essi hanno i loro pensieri. Potete custodire i loro corpi, ma non le loro anime: essi abitano, infatti, in case future che voi neppure in sogno potrete visitare».

Prolusione del card. Angelo Bagnasco al consiglio permanente della CEI del 26/9/2011

Venerati e cari Confratelli,
avvio questa riflessione facendo subito riferimento al clima che – a giudizio di molti osservatori, ma è anche nostra sensazione – appare emergente, ossia il senso di insicurezza diffuso nel corpo sociale, rafforzato da un attonito sbigottimento a livello culturale e morale. Un’insicurezza che si va cristallizzando, e finisce per prendere una forma apprensiva dinanzi al temuto dileguarsi di quegli ancoraggi esistenziali per i quali ognuno si industria e fatica, essendo essi ragione di una stabilità messa oggi in discussione, per cause in larga misura non dipendenti da noi. Non si era capito, o forse non avevamo voluto capire, che la crisi economica e sociale, che iniziò a mordere tre anni or sono, era in realtà più vasta e potenzialmente più devastante di quanto potesse di primo acchito apparire. E avrebbe presentato un costo ineludibile per tutti i cittadini di questo Paese.

Prolusione del card. Angelo Bagnasco al consiglio permanente della CEI del 24/9/2012

Conferenza Episcopale Italiana
CONSIGLIO PERMANENTE


Roma, 24 - 27 settembre 2012

PROLUSIONE
DEL CARDINALE PRESIDENTE

24 SETTEMBRE 2012 


Venerati e Cari Confratelli,
veniamo da mesi particolarmente impegnativi e intricati, che dettagliano una
condizione sempre più complessa, per noi italiani come per l’Europa. Non si è infranto un
equilibrio da riaggiustare; è accaduto qualcosa di più consistente e profondo che ha portato a
galla di colpo le contraddizioni, le ingenuità, le fughe in avanti, gli squilibri, i rinvii
accumulatisi nei decenni e sui quali evidentemente ci si illudeva di continuare a lucrare.
Bisognerà riflettere per meglio comprendere le radici profonde – culturali, morali ed
economiche – della crisi, ma nel contempo dobbiamo farci carico del pregresso, anche quello
più rinviato e sgradevole. Non è la prima volta, nell’Italia moderna, che si debbano affrontare
prove dure e inesorabili. Forse, in altri passaggi, però, s’imponevano convinzione diffusa,
coraggio corale, quasi entusiasmo contagioso. Anche per questo noi Vescovi ci riuniamo: la
vita del nostro popolo ci tocca e le condizioni di essa ci interrogano. «La Chiesa – diceva di
recente il Papa alla Coldiretti (Discorso all'Assemblea nazionale, 22 giugno 2012) – non è
mai indifferente alla qualità della vita delle persone». Come Pastori, ci lasciamo guidare da
quello sguardo del discernimento che, non a caso, taluno considera oggi come la “regola”
principale emersa con il Concilio Vaticano II. Discernimento sapientemente usato per andare
in profondità, come a carpire la traccia del pensiero di Cristo su questa situazione. Do, quindi,
il benvenuto a tutti e a ciascun Confratello, in vista anche dell’impegno comune che è stato
programmato per questi giorni, in una stagione che non è certo ordinaria. Nel contempo
esprimiamo la nostra partecipazione al lutto dell’Arcidiocesi di Capua per la morte
improvvisa di Sua Eccellenza Mons. Bruno Schettino, membro anche di questo Consiglio,
quale presidente della Commissione per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes.
Affidiamo al Signore della vita la sua anima, ricordando la sua generosità e la sua passione
per il Vangelo, incarnato anche nelle condizioni più difficili.

Laelius de Amicitia

Laelius de amicitia di Marco Tullio Cicerone
tradotto da Luigi Chiosi 

 
 
 

1 Quinto Mucio l’augure era solito raccontare a memoria e in modo gradevole, molti aneddoti su suo suocero, Caio Lelio, e non esitava, in ogni suo racconto, a definirlo “il Saggio”; io poi, dopo aver preso la toga virile1, sono stato affidato da mio padre a Scevola, in modo che, nei limiti del possibile e del lecito, non mi staccassi mai dal fianco del vecchio. In tal modo fissavo nella mia mente molti argomenti da lui trattati, molte massime concise e gustose e mi sforzavo di diventare più istruito grazie alla sua saggezza. Dopo la sua morte, cominciai a frequentare Scevola il pontefice2, che oso definire la persona più importante della nostra città quanto ad intelligenza e ad equilibrio. Ma di ciò parlerò un’altra volta: ora torno all’augure.