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La letterina del sabato 28 gennaio 2023

Care Amiche e cari Amici,

ieri l’altro pomeriggio, in poco tempo, mi sono arrivati messaggi, anche con triangolazioni arrivate da fuori Miglianico, e telefonate cortesi con la stessa richiesta: notizie o chiarimenti sullo stemma del nostro Comune. A chi servivano? “Qualcosa di adatto a un bambino di otto anni”. Perché? Perché - m’è sembrato di capire - quando gli alunni non trovano dove fare la ricerca la via della soluzione sta sempre a casa. Quando i bambini chiedono e i genitori non sanno rispondere questi ultimi provano a trovare le risposte, non possono far brutta figura e mai sulla storia e sui simboli del proprio paese. 

 

I miei ventitré Lettori si domanderanno perché quei messaggi e quelle telefonate sono arrivati a me (e, in contemporanea, anche almeno ad un altro, ndr.). Non lo so. Ho capito solo che deve esser stato un pomeriggio un pochino problematico almeno per una classe della nostra scuola primaria (le elementari), genitori inclusi. 

Ricordavo di aver conservato l’unico documento ufficiale relativo a questa domanda. Alla fine l’ho trovato. C’è voluto un po’, un bel po’, ma non potevo assolutamente dire di no a chi me lo aveva chiesto. È il DPR del 6 novembre 1996 con il quale il Presidente della Repubblica ha concesso al Comune di Miglianico lo stemma ed il gonfalone che sono descritti secondo i criteri dell’araldica.

Quel che ora voglio condividere con i miei eroici ventitré Lettori non è certo solo questa curiosità che mi è accaduta un paio di giorni fa ma la riflessione che ne è seguita e che in fondo conferma quanto più volte evidenziato e anche scritto nella piccola e scombinata prefazione del libro presentato il 29 dicembre scorso. Non abbiamo quasi nulla di storiografia su Miglianico. Non abbiamo quindi neppure riferimenti documentali facilmente accessibili ad esempio per chi studia o si imbatte nella richiesta di dover fare ricerche sulla nostra storia locale. Su questo spazio di libertà non solo è stato evidenziato il problema ma abbiamo provato anche a dare non certo soluzioni bensì stimoli affinché qualcosa di solido e strutturato venga fatto ad opera di chi ha competenza, esperienza e passione. Ricordo che quando ero piccolo in Comune c’era un solo foglietto con poche note sulla storia di Miglianico, segnatamente sulla sua origine e poco altro per descriverne la condizione corrente. Era l’unico documento “ufficiale”, lo si poteva dedurre dal fatto che, in sintesi, fu quello che si trovava riportato su una guida del Touring Club dell’epoca e si poteva leggere in quegli anni ogni volta che qualcuno scriveva qualcosa su Miglianico. Il miglio sembrava essere all’origine del toponimo Miglianico o per la sua mai dimostrata presenza come coltivazione prevalente in un determinato periodo o per la distanza, appunto di un miglio, dell’attuale centro storico dall’antica città di Sàuria o Sàturia le cui poche vestigia si potevano rinvenire fino al primo dopoguerra sui colli del versante sud della bassa val di Foro, all’altezza del ponte dell’autostrada.      

Dicevo che su questo spazio di libertà che alcuni Concittadini, in perfetta ed ostile malafede oltre che ammantati di solida ignoranza (nel senso che non conoscono e non leggono per conoscere), descrivono come luogo di offese per tutti i Miglianichesi, abbiamo portato più di un contributo anche alla narrazione storica. Per chi ha sincero interesse di sapere e di confrontare quel che sa o che immagina di conoscere, voglio segnalare alcune pagine pubblicate su Viva Miglianico.

Inizio da quella affascinante e per certi versi sconvolgente, presentata nella Letterina del 4 luglio 2020. Essa riporta la tesi del professor Raffele Di Virgilio, che, in una sua pubblicazione, ha fatto risalire il toponimo di Miglianico ad origini greche. Quella ricostruzione, basata più su aspetti linguistici che storici, presenta l’origine di Miglianico molto più datata di quanto avessimo mai sospettato perché sarebbe stata addirittura una colonia fondata dagli antichi Ateniesi che abitavano l’isola di Milo. (clicca qui per rileggerla)

Puntuale, forte di elementi ben più solidi sul piano storico e presentata con straordinaria chiarezza espositiva, i nostri ventitré Lettori trovarono nella Letterina del successivo 15 agosto 2020 la versione che oggettivamente è la più accreditata e rispondente alla storia fino ad ora documentata e che è, ovviamente, opera del carissimo professor Antonello Antonelli. (clicca qui per rileggerla)

Pur consapevole della incontestabile autorevolezza di quanto Antonello Antonelli ha egregiamente scritto e non dimenticando (avendone controllato le bozze di stampa) i riferimenti contenuti nel libro del professor Giorgio Pannunzio, “Miglianico nella storia e nella letteratura” edito da Il Baule nel 2004 con il totale sostegno finanziario del Comune di Miglianico, non sono disposto a cestinare la versione che ho riportato qui in passato (clicca  qui per rileggerla) e che ho integralmente riproposto non a caso proprio all’inizio del libro “Appunti pe runa piccola storia locale…” edito da èDICOLA nel 2022. È vero, si tratta di una leggenda. È anche vero che non è una favoletta inventata per cantare le lodi della nostra Cittadina come ho provato a dimostrare. Però è la mia versione prediletta per un motivo ben comprensibile: è stata la prima che ho conosciuto perché mi è stata raccontata dal mio Papà. Soprattutto è quella che preferisco perché presenta alla storia dell’umanità un puntino sul planisfero che è la cittadina di Miglianico “nata per amore, costruita nell’accoglienza”. 

Mi piacerebbe che un giorno, casomai su iniziativa delle piccole Concittadine e dei piccoli Concittadini che frequentano le nostre scuole, il Sindaco e l’Amministrazione comunale decidessero di collocare agli ingressi stradali del nostro territorio il cartello “Miglianico - Nata per amore”. Sarebbe meraviglioso, vero?

Buona Domenica. 

P.S. - Un breve excursus sullo stemma comunale lo si trova sul blog del prof. Antonello Antonelli, cliccando qui.

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