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La letterina del sabato 8 ottobre 2022

Care Amiche e cari Amici, 

dopo quella di ieri che è stata per tutti la giornata del sorriso, la dolce curva che solleva il mondo, ecco che questo sabato ci propone un altro momento felice, almeno qui, nella nostra Miglianico. Infatti la nostra Cittadina oggi sarà sede della prima “Festa dei Borghi ospitali”. Non si tratta solo di Miglianico ovviamente perché ci sono anche Altino, Arielli, Furci, Archi, Montebello sul Sangro, Bomba, Montelapiano, Colledimezzo, Ripa Teatina, Roccaspinalveti, Fara Filiorum Petri, Fresagrandinaria, Schiavi D'Abruzzo, Tollo e Frisa, tutti comuni della Provincia di Chieti.

Perché la festa si svolge a Miglianico?

 

Penso di non andare lontano dalla verità se ipotizzo che Miglianico gode di un indiscusso prestigio in tutto il territorio grazie alla sua Amministrazione Comunale e soprattutto al suo Sindaco. E poi probabilmente Miglianico ha offerto le migliori garanzie organizzative per la buona riuscita della manifestazione. La nostra super Pro Loco ha già dato gas ai suoi potenti motori e farà fare a Miglianico una gran bella figura, che sarà di esempio ma anche di difficile miglioramento nelle successive edizioni di questa festa, quando saranno gli altri ad organizzarla. Il programma è tutto concentrato in poche ore, purtroppo. Ma ci sarà il tempo per far conoscenza con questa associazione, per accogliere le delegazioni dei comuni che saranno protagonisti di questo evento, per godere di spettacoli e gastronomia.

Penso che sia condivisibile da tutti una riflessione che non pochi avranno già fatto nell’apprendere l’annuncio di questa prima “Festa dei Borghi ospitali”. Riguarda il nostro essere ospitali. Oltre questo ciascuno si sarà potuto chiedere cosa significa esser un borgo ospitale? Perché solo una minoranza dei Comuni della Provincia di Chieti fa parte dell’associazione? Ciascuno andrà a caccia delle risposte alle proprie domande. Quella che ci riguarda più da vicino la dobbiamo dare noi Miglianichesi. Essere in buona posizione, avere un centro storico, monumenti e chiese e tutto quel che si immagina basta per essere borgo ospitale? Quel che conta di più, forse, è proprio l’ospitalità, non quella o non solo quella fatta di alberghi, B&B, ristoranti etc. Conta l’esser ospitali, avere quella predisposizione, quella educazione direi, quel modo di essere che ti fa riconoscere come gente ospitale. Fuori dagli stereotipi della ospitalità delle nostre case, che non è più quella di una volta, c’è da misurarci su quel che oggi sappiamo offrire in termini di ospitalità quotidiana come Comunità. Senza voler fare l’inutile esercizio di indicare qualcuno come responsabile e qualche particolare situazione addebitabile a singoli Concittadini, valutiamo come solitamente accogliamo quelli che una volta in modo non dispregiativo si chiamavano “i forestieri”. Faccio alcuni esempi di casi qualificanti, ai quali ciascuno di miei ventitré Lettori potrà aggiungerne altri sulla base delle singole sensibilità ed esperienze. 

Chi arriva a Miglianico, nel centro di questo “borgo ospitale”, prima del Municipio più moderno ed ospitale dell’intero Abruzzo e non solo, trova il primo biglietto da visita della nostra Cittadina: i soliti, pochi ma incorreggibili Concittadini che hanno disseminato ed occupato disordinatamente la piazza con auto, moto e furgoni alcuni dei quali lasciano macchie di olio, circondati non da strisce di parcheggio ma da un  tappeto di cicche di sigarette che gli stessi e molti altri si accaniscono a gettare per terra ignorando posacenere e  contenitori. Se il visitatore a caccia di ospitalità poi trova parcheggio, cammina dovendo zigzagare tra escrementi di cani non raccolti dai loro incivilissimi padroni e costeggiano cestini di rifiuti che altri Concittadini ancor più incivili hanno riempito con i sacchetti dei propri rifiuti. Se poi il “forestiero” va al borgo antico trova auto parcheggiate in esclusiva mondiale nelle uniche piazzette caratteristiche che Miglianico può presentare e che dovrebbero esser salottini a corredo dei palazzi già restaurati e restituiti all’utilizzo pubblico, come la Casa delle Monache, o in via di restauro come il Palazzo della Duchessa. Troverebbe un Santuario chiuso anche se c’è chi dovrebbe tenerlo aperto. Non troverebbe il castello ma un grosso edificio abbandonato con tapparelle cadenti e, se volesse godere del panorama della Val di Foro, dovrebbe fare le montagne russe sul belvedere devastato da alberi che nessuno osa o vuole toccare. Potrebbe andare al parco pubblico per i bambini trovando tracce dei danni che sono il disonore dei genitori dei giovinastri che lo vanno vandalizzando.

Il borgo di per sé sarebbe meravigliosamente ospitale, lo è sempre stato, me ne hanno parlato con ammirazione tutti gli Amici che son venuti qui da ogni dove. Il problema siamo noi, i Miglianichesi. 

Va detto che sono tanti i Concittadini che tengono in ordine anche fuori l’uscio di casa, che hanno balconi fioriti, che non sporcano mai e che fanno anche due giri e non pochi passi in più per parcheggiare bene.     

Insomma, non c’è polemica in questo rapido giro fatto nel nostro centro storico. È uno spunto volutamente provocatorio per invitare tutti noi a fare qualcosa in più affinché Miglianico possa tornare ad esser il paesino ospitale che era. E che lo diventi da oggi e per il futuro in modo più adeguato e sorridente. Quella di oggi, cioè, non sia solo una festa, una bella festa di gioiosa accoglienza e condivisione con tante altre comunità del territorio, ma sia occasione per riflettere e mettere in campo quelle che si chiamano buone pratiche ma che possiamo ricondurre ad una più semplice e forse più efficace posizione di buona educazione nell’accogliere chi viene a Miglianico. Dobbiamo amarla di più la nostra bellissima Cittadina, dobbiamo rispettarla, dobbiamo avere cura di ogni cosa senza indifferenza, senza vergognarci di richiamare chi la rovina, senza dimenticare che è casa nostra e da come la presentiamo siamo giudicati da chi viene a visitarla.

Non giriamoci dall’altra parte, non scarichiamo la colpa sugli altri, non fuggiamo dalla nostre responsabilità invocando le autorità di ogni ordine e grado. Cominciamo a fare un piccolo gesto alla volta, sperando di essere imitati. Proviamo a chiederlo anche agli altri di fare un piccolo gesto alla volta. Incoraggiamo chi fa qualcosa di buono, casomai aiutiamolo. Non facciamo sentire migliori quelli che, meschini loro, migliori proprio non sono ed hanno bisogno di fare i gradassi per sentirsi qualcuno.

Non sono certo io a dover dare consigli e a indicare comportamenti. Mi rifaccio all’insegnamento continuo, fatto di esempio più che di parole, di un grande quale è stato don Vincenzo, che ci ha lasciati l’11 ottobre del 2005 ma che non ho mai perso nel ricordo e nell’affetto.

Era una suo specialissimo Amico, Lucio Zannolli, Amico dei Miglianichesi, il nostro farmacista, che invece se n’è andato il 4 ottobre di dieci anni fa, giorno di San Francesco di cui portava il nome essendo stato battezzato Lucio Francesco. Lucio manca molto a tutta Miglianico. Manca moltissimo a me. Sentii subito dopo la notizia della sua morte che sarebbe stata un’assenza importante, certamente per la sua Famiglia ma anche per la nostra Comunità. La sua vivacità intellettuale, la sua capacità di esserci sempre senza fare mai distinzioni di censo o di appartenenze, la sua generosità costante e mai sbandierata, tutte le sue doti umane sarebbero ancora pietre preziosissime, un tesoro per Miglianico.

Buona Domenica.                           

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