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La letterina del sabato 19 marzo 2022

Care Amiche e cari Amici,

tra tristi ricorrenze, come quella del 16 marzo 1978, giorno della strage di via Fani, storiche ricorrenze, quella del 17, Festa dell’Unità d’Italia e del Tricolore nazionale, ed altre date che incombono più o meno lietamente, arriva il 19 marzo, Festa di San Giuseppe, che è anche la Festa del Papà.

In questo frangente storico nel quale forse bisogna stare attenti anche a pensare in un certo modo al Papà, perché, definendolo come lo abbiamo conosciuto noi, potremmo esser attaccati e maltrattati da chi ha visioni plurigender, voglio semplicemente soffermarmi a sollecitare i miei ventitré lettori a far festa, come è giusto che sia, per i Papà. 

 

Fortunatamente è una festa che da tempo si è sfilata dalla banalità della bottiglia di brandy italiano (“la scirratèlle”), a differenza di quella dell’8 marzo ancora troppo legata all’acquisto di mimose e cene in pizzeria o di quella del 14 febbraio nata e cresciuta a forza di Baci, quelli di cioccolata. 

La Mamma è sempre la Mamma, non si discute. La Mamma è in assoluto l’affetto più caro e importante, anche perché è l’anello di congiunzione tra terra e cielo. 

Ma una volta l’anno, anche solo per un minuto l’anno, facciamo festa per i Papà, per quelli che fanno certi lavoretti, che vanno dal meccanico, che ci hanno dato la paghetta o che sono stati anche messi lì come spauracchio dagli innocui ammonimenti delle Mamme di una volta con quei minacciosi “guarda che lo dico a Papà”. 

Poveri Papà. Sempre dietro alle macchinette fotografiche e alle cineprese e altrettante volte assenti negli album di fotografie e nei video di famiglia; sempre fastidiosi quando vogliono vedere la partita in tv; sempre “inutili” in casa dove leggendariamente “non fanno niente, si siedono a tavola e sanno solo comandare”. Ma quando mai!

Cari i miei ventitré Lettori, oggi abbracciate il vostro Papà. Dategli quel bacio che forse non gli date da quando eravate bambini. Portatelo a prendere un caffè come si fa con un Amico. Regalategli un sorriso, si, un sorriso. Fate una cosa che a loro sembrerà strana o anche fastidiosa ma che li farà commuovere, perché hanno un cuore tenero. E perché non se l’aspettano. I Papà non si aspettano mai niente, o quasi mai.

Chi non ha più il suo Papà a portata di abbraccio lo richiami vicino a sé nel proprio cuore. Sarà un battito, forse uno solo, ma avrà la stessa frequenza dell’eternità.

Buona Domenica.    

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