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La letterina del sabato 21 agosto 2021

Care Amiche e cari Amici,

dopo quasi trent’anni abbiamo rivissuto, anzi stiamo rivivendo l’esperienza di intere nottate senza l’acqua. Fino a metà degli anni ’80 del secolo scorso l’estate era un lungo periodo segnato da interruzioni “programmate” dell’erogazione di acqua nelle nostre case. La “programmazione” era di fatto l’intervento del carissimo Minuccio, al secolo Carmine Cipollone, il fontaniere comunale, che andava a chiudere e a riaprire le saracinesche delle condotte comunali, a volte preceduto ed accompagnato da sollecitazioni e raccomandazioni di aspettare un po’ a chiudere o di anticipare un po’ a riaprire, soprattutto in tempo di fine settimana e di Feste patronali.

L’acqua donata dalla Majella Madre allora (ma anche ora) era abbondante e il fiume Foro, in estate, vedeva ridotta di tantissimo la sua portata, com’è naturale per un fiume a carattere prevalentemente torrentizio, ma non era mai a secco.

 

I consumi pro-capite erano di gran lunga inferiori a quelli attuali. Le case e anche le fabbriche erano meno numerose. Eppure l’acqua non c’era sempre. Le cose cambiarono quando la Cassa del Mezzogiorno realizzò la nuova captazione alla sorgente del Foro, una nuova linea principale, i nuovi serbatoi come quello della Castellina e nuove adduttrici e diramazioni anche a Miglianico. Da allora, fatta eccezione per quelle dovute a piccole o grandi rotture, di interruzioni non ce ne sono state più. Fino a questa settimana dell’anno di grazia 2021. C’è stato caldo, tantissimo, ma la Majella non ha smesso di donare acqua. Paghiamo le mancate manutenzioni, certamente. Ci sono captazioni destinate ad altri territori? Forse sì. O captazioni incontrollate destinate ad una irrigazione non sempre corretta? Può darsi. Ci sono dispersioni? Sicuramente. Ma non credo che siano attestate al 50%, a meno che non si metta in questo 50% anche l’acqua effettivamente consumata da chi non ha contatori, li bypassa o semplicemente non paga da sempre i propri grandi consumi. Chissà, fare accertamenti, anche a campione, potrebbe rivelare situazioni sorprendenti. 

Questo 50% di dispersioni ormai strombazzato da certuni e accettato da tutti, anche senza alcun controllo, è un argomento che ha un suo peso, per quel che dirò dopo.

C’è intanto un primo aspetto politico della questione. Perché la politica nomina i gestori delle aziende acquedottistiche che hanno ormai ingabbiato tutti i Comuni, una volta singoli gestori delle proprie reti idriche. Senza dover spiegare quel che è palese, sappiamo che la politica di oggi non vale una piccola frazione di quella di qualche tempo fa.  Era una politica non amata come oggi. Ma era più attenta a tutto, se non altro perché necessariamente più attenta al consenso allora molto più vasto e molto più difficile da conquistare. Dove le maggioranze correvano a caccia di risultati e le minoranze le facevano correre.

Ci sarebbe anche da discutere, o meglio, da cominciare a pensare e a fare qualcosa di intelligente. Cioè case, ma non solo case, che non siano progettate e realizzate con l’attuale indifferenza verso i consumi di acqua potabile. Le case esistenti forse non possono essere facilmente ristrutturate. Ma andrebbero tutte dotate con un doppio circuito di acqua: uno non potabile di origine piovana o da riciclo per i servizi igienici e uno limitato al solo uso potabile. Le case nuove, da subito, devono obbligatoriamente esser progettate e realizzate così, per evitare che l’acqua potabile venga sprecata stupidamente. Questo lo si potrà ottenere solo con tempestive, adeguate e chiarissime programmazioni urbanistiche. Essere un Comune all’avanguardia anche in questo sarà molto bello, oltre che utile. 

Faccio un esempio: noi scarichiamo nel cesso decine di litri di acqua potabile. È un’acqua che viene “prodotta” e che paghiamo come tale. 

È una follia. 

Cioè, sarebbe una follia se non fossimo abituati a questo sconsiderato uso di un bene tanto prezioso. Ora che manca, ora, solo ora ci fa pensare (vale per chi pensa...) al valore di questo bene vitale. Il clima è quel che è, non è pensabile che torni sui suoi passi. Quindi avremo caldo e avremo meno acqua disponibile soprattutto perché ne consumiamo troppa a sproposito. Tralascio l’aspetto morale legato al fatto che noi scarichiamo nel cesso o sprechiamo per lavare la nostra auto sotto casa tanta acqua che potrebbe risolvere il problema della sete in buona parte del mondo e con anche parte del dramma dell’immigrazione. 

Arrivo al punto che potrà sorprendere e lasciare sconcertati o contrariati anche i miei ventitré Lettori. 

Questa crisi idrica che stiamo vivendo non la si può negare. Ma… E torno alla politica e al peso di quel 50% di spreco urlato ad arte a mo’ di propaganda, perché tale è.

Le polemiche che la stanno accompagnando mi fanno pensare a quanto mi spiegava, vedendomi incredulo, mio cugino Marco, biologo e docente di materie scientifiche in Canada, nell’estate del 2009. Mi parlò dell’oro blu, il vero nome economico dell’acqua, perché di questo oggi si tratta. Il Canada, mi disse, possiede il 30% dell’acqua potabile del mondo e, a quel tempo, aveva già rifiutato di “regalare” o vendere a basso costo la propria acqua alla ricca ma assetata California, proprio per non intaccare questo suo ricchissimo patrimonio. 

L’oro blu. L’acqua è un grande affare, un enorme affare, oltre che un potente mezzo di gestione degli affari nazionali ed internazionali. 

Non mi meraviglierò affatto se, nel giro di pochi mesi, al massimo di uno o due anni, soprattutto considerando chi occupa certi posti a livello regionale, dovesse esserci una sempre più forte polemica, che porterà ad uno scandalo, che comporterà provvedimenti “innovativi”, apparentemente migliorativi o risolutivi. Cosa? La soppressione, diciamo il superamento dell’attuale gestione dell’acqua in Abruzzo (terra ricchissima di oro blu) eliminando ACA, SASI, etc. o inghiottendole grazie all’intervento di grandi gruppi nazionali, casomai vicini per radicamento territoriale a chi oggi guida la Regione, che non sarebbe altro che lo strumento occasionale dell’operazione. No?? Forse si forse no? Tra qualche mese, al massimo tra uno o due anni avremo la risposta.  

Torno a cose solo miglianichesi. 

Rilevanti eventi non ce ne sono da presentare e commentare. Ieri sera c’è stata la serata dantesca alla quale non ho potuto partecipare per un bellissimo imperno familiare. Domani sera ci sarà il pregevole concerto per liuto del maestro Virtù, organizzato dalla nostra Accademia Musicale. L’evento si terrà nella Cripta di San Pantaleone, alle ore 21,00. Merita di essere seguito non solo per scoprire uno spazio interessante della musica ma anche per garantirsi una serata colta, serena e senza inutili rumori.

Torno, infine, al riferimento alla politica fatto poco sopra. Lo faccio con ammirazione e con affetto. Ier l’altro, 19 agosto, è stato l’anniversario della morte di Alcide De Gasperi. È stato se non l’unico uno dei più grandi statisti italiani del secolo scorso, ineguagliato, anzi, neppure lontanamente avvicinato in questo secolo da chicchessia. A lui, al grande Alcide De Gasperi, si deve il celebre e molto significativo aforisma “Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione”.

Alcide De Gasperi, oltre a dover essere studiato a scuola, senza passare per letture comuniste o para-comuniste, destrorse o para destrorse, meriterebbe un monumento o una strada in ogni comune d’Italia. Anche a Miglianico.

Buona Domenica.

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