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La letterina del sabato 24 luglio 2021

Care Amiche e cari Amici,

nell’ultima Letterina non vi ho annunciato l’evento che si è svolto ieri sera, cioè ilConcerto di beneficienza del Coro Giacomo Puccini di Chieti” diretto dal maestro Loris Medoro. Non lo avevo né trascurato né mai avrei potuto dimenticarlo semplicemente perché era stato annunciato e si è svolto in onore di Nevio Cetrullo, Amico la cui presenza è ogni giorno vivissima nel mio affetto. In realtà pensavo di dedicare una nota speciale su questo spazio di libertà per annunciarlo nell’imminenza della sua realizzazione, cosa che poi non ho potuto fare per una mancanza di tempo mista ad altri accidenti personali. Ma sono qui a segnalarvi la bella serata che in molti, ma non tutti, abbiamo potuto vivere coccolati da brani tratti da opere e operette eccellentemente interpretati dal coro e dai suoi solisti. Meraviglioso è stato il saluto che ci ha donato Fabio Cetrullo, uno dei due bravissimi figlioli di Nevio.

 

Fabio, senza dover fare riferimento alla vicenda vissuta, ha spiegato cosa sono le malattie rare e come oggi sono passate dalla generica e lontana possibilità di averle alla probabilità di “inciamparvi”. L’impegno partito ieri sera è di far crescere una consapevole attenzione su questo problema e di far qualcosa di concreto, perché “le cose sa dann’a fa’”, come gli ripeteva quel grande Papà. E allora i primi fondi raccolti ieri sera andranno a sostenere la ricerca, l’unica risposta vera alle malattie rare, che non hanno cure ma solo supporti senza speranza e piccoli lenimenti. L’evento è stato perciò più volte bello, non solo perché così nobilmente motivato, non solo perché così ben organizzato con il supporto dell’Amministrazione Comunale ed il superlativo intervento della nostra insuperabile Pro Loco, non solo perché magistralmente tradotto in emozione artistica dal “Coro Puccini” ma perché ci ha dato la gioia di vivere un momento così pieno di significati in onore di un così grande, grandissimo, indimenticato Amico come Nevio Cetrullo.

Torno per un attimo sulla questione dei vaccini. Le disposizioni che entreranno in vigore nei prossimi giorni vanno ora applicate ma anche lette con attenzione perché così si potrà capire, ad esempio, come mai chi accede come cliente all’interno di un ristorante/pizzeria/bar/altro deve avere il green pass, che chiamerei più correttamente lasciapassare, mentre chi gestisce quei locali può non averlo, cioè può esser un non vaccinato, cioè uno scroccone dell’immunità. O perché si può giustamente far folla dentro un ipermercato e non si può fare una processione che, come tale, è un corteo sostanzialmente disciplinato anche quando non c’è bisogno di distanziamento, ora facilmente disciplinabile se occorre l’attuale, giusto distanziamento. Queste ed altre riflessioni vanno fatte senza pregiudizi e polemiche da bar dello sport ma solo per capire cosa ci sta capitando grazie a chi non ha voluto vaccinarsi e cosa sta per capitarci sempre grazie a loro. Parliamoci chiaro, se ci sono restrizioni e se ce ne saranno altre ancora più limitanti la colpa è di chi non si è vaccinato.        

Intanto siamo già alla vigilia delle nostre Feste Patronali. Si annunciano belle e tutte da vivere. Lo saranno perché, fino a ogni ieri trascorso, non abbiamo mai potuto avere la certezza che ci potesse esser un programma con banda, fuochi d‘artificio, mercato, spettacoli, santa messa in piazza e tutto quello che serve a fare una bella festa. Di questo piccolo miracolo fatto di passione, dedizione, generosità, inventiva e, consentimelo, tanto tanto coraggio dobbiamo ringraziare il nostro Comitato Feste, presieduto dall’eccellente Giuseppe Volpe e reso attivo dai suoi bravissimi componenti. Era una sfida difficile quella che si presentava a tutti noi finanche nella scorsa primavera. Questa sfida è stata raccolta dal Comitato e si avvia ad essere vinta, brillantemente e con segnali concreti che fanno ben sperare per un futuro di certezze in merito al mantenimento di questo che è il più importante evento tradizionale locale. Per quel che so, ma mi piacerà esser smentito, la nostra risposta, la risposta dei Cittadini non è stata generosissima. Vanno capiti quelli che hanno vissuto e vivono gravi difficoltà perché la pandemia non ha risparmiato neppure la nostra economia locale e i nostri Concittadini. Vanno capiti quelli che non hanno alcun interesse per questa tradizione che fonda sulla devozione verso il nostro Santo Patrono, San Pantaleone, ma che può tranquillamente essere vissuta e custodita come patrimonio locale, perché è anche questo, non dimentichiamolo, ed è anche motore di attrazione turistica e di economia commerciale. Vanno capiti i Concittadini di altro credo religioso o atei. Non vanno capiti né giustificati né più ascoltati quelli che hanno trovato i soliti pretesti, il peggiore dei quali è quello dell’avversione pregiudiziale all’Amministrazione comunale o al Sindaco o a chiunque ricopra un ruolo particolare in questa comunità, per negare il proprio contributo alla realizzazione del programma delle Feste Patronali e il proprio sostegno ad un Comitato che merita solo applausi.              

In attesa di poter condividere con i miei ventitré Lettori un piccolo commento sul consuntivo delle Feste Patronali, è giusto segnalare un novità epocale. Dopo una quantità di anni che supera la soglia della cosiddetta “memoria d’uomo”, le luminarie che addobbano la piazze e le vie del centro (correttamente del solo centro, ndr.) non sono curate dalla “Ditta Miccoli” di Miglianico. Perché è accaduto? Perché prima o poi doveva accadere. È stato così per i fuochi d’artificio che in un certo anno non furono più fatti dal cavalier Elvio Sciarra, il mitico Lollogge. Fu così, fino al ritorno in casa dell’Accademia, anche per la banda, quando non ci fu più quella di Miglianico diretta dal Maestro Ettore Paolini. Nulla è eterno tra le cose umane la cui durata non dipende solo dalla volontà ma dalla vita stessa che può rigenerarsi nella progenie o interrompersi, il che, negli ultimi tempi della storia è divenuto molto più frequente. 

È dunque questo il momento per ricordare con gratitudine e campanilistica ammirazione la grande e lunghissima teoria di luci che hanno illuminato tante e tante volte tutte le nostre feste locali. Il grazie che parte dall’indimenticabile “Mastre Nicola” arriva a Angiolino e Mario Miccoli che fino all’anno scorso hanno alzato pali, teso cavi, svolto bobine di fili, montato cassarmoniche e palchi, avvitato migliaia di lampadine e poi generato quella magia che si spande quando si accendono le luminarie. La nostra Comunità, tutti noi dobbiamo sentirci orgogliosi del lavoro egregio della Famiglia Miccoli che ha portato il nome di Miglianico in tanti luoghi di questa bella Italia. E alla famiglia Miccoli dobbiamo saper esser grati per sempre perché è stata, è e resterà un esempio di laboriosità e di ingegno che sono e restano un onore per Miglianico. 

Buona Domenica.          

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