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La letterina del sabato 12 giugno 2021

Care Amiche e cari Amici,

c’è una bellissima notizia. Abbiamo il Comitato Feste 2021. Il Sindaco, Fabio Adezio, evidentemente soddisfatto, ha comunicato di aver prontamente accolto la disponibilità di alcuni nostri bravissimi Concittadini quali promotori e primi componenti del Comitato Feste 2021. Si tratta di Giuseppe Volpe, che sarà il presidente del gruppo, di Benedetta Timperio, di Cinzia Montanaro e di Gianluca Miccoli. Dopo tante traversie, dopo la pandemia, dopo tanta assenza, avere questa gioiosa, fresca ed appassionata disponibilità è un bel segnale. È una notizia che allieta lo spirito e che sollecita il nostro plauso. Rinnovo l’invito - sempre valido ieri, oggi e in ogni futuro - a fare il possibile per collaborare con il Comitato, partendo dalla propria pronta e generosa offerta economica.

 

Giuseppe Volpe, come le altre Amiche e come gli altri Amici di avventura, è probabilmente alla sua prima esperienza. Tutti abbiamo fatto una prima esperienza. Loro hanno doti e volontà tali da non far temere nulla sul piano della inesperienza. Ma, parlando del nuovo Presidente, di Giuseppe Volpe, devo dire che è una figura molto rassicurante, una garanzia nuova con radici antiche. Lo è per le sue doti personali e perché il Comitato Feste lo porta nel sangue, fa parte del suo DNA familiare. Questo accade a molti di noi Miglianichesi. Ma non a tutti come a lui. Suo Nonno, Peppino Volpe detto “Volpette”, è stato presidente, componente e un generoso sostenitore di tanti Comitati fino al termine della sua vita. È stato un grande appassionato di bande musicali e, soprattutto, è stato uno di quei Miglianichesi che non ha mai mancato l’appuntamento con la Festa di San Pantaleone, tornando puntualmente da Torino dove era emigrato per lavoro. Il tempo che il nascente Comitato Feste ha a disposizione purtroppo è poco. Eppure sono fiducioso che questa carenza di tempo sarà solo uno di quegli ostacoli che verranno superati agilmente grazie alla spinta dell’entusiasmo che il nuovo Comitato ha già dimostrato di avere trovando coraggio e voglia di presentarsi ad una prova tanto impegnativa. 

I miei ventitré Lettori certamente hanno ben presente che la mia proposta è stata altra. Nulla di quanto ho scritto qui ed affermato nei colloqui che qui ho riassunto per loro è da modificare. So che è stato Nando Pulcinella a vanificare la riuscita della mia proposta non accettando l’incarico. Rispetto la sua decisione. Lui sa che ho fatto la mia proposta nell’interesse della nostra Miglianico e con la sincerità che meritava chi a quel tempo mi chiedeva un parere. Oggi sono felice che ci sia questo nuovo Comitato carico di entusiasmo e di gioia. Perché è quello che conta più di tutto.

Questa bella notizia, lo avete capito, è stata due volte gradita perché è arrivata a spezzare un periodo di tristezza. Parlo della perdita enorme che la nostra Comunità locale ha subito con le morti più recenti tra le quali, ultime solo in ordine di tempo, quelle di Corrado Paolini e di Peppinella Volpe. 

Oltre gli affetti, oltre la stima, oltre la simpatia umana, oltre tutto quello che viene lacerato e percosso c’è la perdita della memoria viva della nostra storia locale. E la dobbiamo registrare con sgomento. Stiamo perdendo testimoni lucidi di eventi che loro hanno vissuto da protagonisti o dei quali sono stati attenti testimoni. Miglianico ha la sua storia ma non ha una sua storiografia. La memoria è dunque un patrimonio irrinunciabile.

Corrado Paolini, oltre a tutto quello che è stato come uomo, Marito, Padre e Concittadino, era il custode di tutta una serie di ricordi legati al suo immenso Papà, il grande ed indimenticabile maestro Ettore Paolini, un protagonista assoluto della fama di Miglianico in Abruzzo e in Italia nonché della nostra vita locale. 

Ma va detto che Corrado Paolini è stato anch’egli un Concittadino di primo piano, pur non avendo mai occupato certi posti. Artista per inclinazione e per formazione, attivo nel commercio, gestore del mitico “Cinema Aurora” (e mio maestro nell’uso della “Victoria IV E” quando con i miei Amici facemmo rivivere un’ultima stagione al cinema qui a Miglianico), poi anche tipografo, ma nel mentre catechista, animatore di gruppi parrocchiali e civici, co-promotore e appassionato dirigente del Gruppo Boy Scout, Corrado Paolini è stato sempre presente, attivo, fattivo, propositivo e, qualche volta, anche non compreso proprio come accade ai veri artisti. Pensando a lui nei giorni scorsi ho ricordato un commento, misto di stima e di rimpianto, che il mio Amico Luciano D’Adamio una volta volle dedicarmi: "Se tu non fossi nato qui a Miglianico - mi disse - ma in una grande Città, avresti avuto sicuramente una brillante carriera”. Beh, non è così, almeno per me, anche se è una delle cose più belle che mi siano mai state dette da un Amico. Invece penso che questo attestato di stima mista a giusto rimpianto sia perfetto per il nostro Corrado Paolini. Se fosse nato a Firenze o a Roma o a Milano o, chissà, a Parigi o a New York e poi con quel Padre così geniale, Corrado Paolini oggi sarebbe da ricordare forse come un grande personaggio del mondo dell’arte, dello spettacolo o anche dell’impresa. Averlo è stata invece fortuna solo per la nostra Comunità che certo non gli ha potuto garantire quel che serviva a tanto talento per emergere da par suo senza dover nascere altrove né lasciare il suolo natio.

Peppinella Volpe se n’è andata così, lasciandoci sgomenti, addolorati, inquieti poi rasserenati dalle bellissime parole che don Gilberto ha saputo dedicarle. A lei in tanti hanno voluto dedicare ricordi bellissimi e tutti molto veri, senza fronzoli e senza nessuno di quegli aggiustamenti oratori che capitano quando si è in prossimità della morte di una persona cara o comunque conosciuta ed apprezzata da tutti. A Peppinella, la “Mitica Peppinella” abbiamo dedicato una nota speciale quando aveva appena superato il traguardo degli 80 anni (clicca qui per rileggerla). Ed è stato meglio farlo quando lei c’era ancora. Dovrebbe esser sempre così. Potrei ripetere parola per parola quanto scritto allora, cambiando solo quel poco che c’è di riferimento al suo compleanno. Potrei aggiungere un particolare apparentemente simpatico, in realtà carico di significati veri. Peppinella fu tra le prime donne a iscriversi alla DC dopo la svolta che vide l’avvento di Benigno Zaccagnini alla segreteria nazionale e che a Miglianico significò tornare ad un tesseramento normale. E’ stata iscritta, pagando sempre la sua tessera, alla DC poi al PPI fino all’ultima stagione che ci ha visto attivi nell’UDC. Non partecipava quasi mai alle assemblee sezionali se non quando occorreva votare. Ma è stata sempre attenta e vigile: voleva sapere cosa si andava decidendo e poi cosa si era deciso esprimendo chiaramente il suo punto di vista, presentandosi in sezione quando l’appuntamento politico le consentiva di non essere l’unica donna tra tanti maschi. Posso sicuramente aggiungere al tanto che è stato egregiamente scritto da molti Concittadini in questi giorni che con Peppinella si chiude un’epoca. Con lei scompare la tradizione culinaria incarnata da chi ha imparato a cucinare e ha cucinato sempre nello stesso locale, senza master, senza diplomi di aggiornamento professionale, senza divagazioni estetiche o pubblicitarie, risultando però un cuoca top, come si direbbe oggi. La sua era una cucina stagionale, genuina, a chilometro-zero, un vero modello nazionale. Ma era soprattutto una cucina generosa tanto con i grandi quanto con i poveri e i diseredati. Era una vera mensa cristiana, ogni giorno, senza che a tenerla ferma potessero esserci acciacchi, senza che lei anteponesse mai una propria necessità alla cura degli altri. Peppinella è stata protagonista di tanto e di tante vicende me non è stata mai in prima fila con un incarico, un nome da citare in elenchi, un posto da trovare riservato. È stata una di quelle persone capaci di essere attive senza apparire, una di quelle che fanno tanto e che portano anche sulle spalle il podio sul quale altri poi vanno a collocarsi. Sì, era una delle signorine/signore che sedevano in prima fila in chiesa. E qualcuno ha anche avuto modo di criticare questo nei tanti anni che lei ha vissuto. In realtà lei e le altre che sedevano (e siedono) in prima fila in chiesa lo facevano (lo fanno) semplicemente perché arrivavano prima. Andavano in Chiesa non all’ultimo momento con la scusa che si ha sempre qualcosa da fare ma con quel tempo giusto che marca il rispetto verso chi si va a visitare, avendo così modo di attendere la celebrazione pregando o dando una mano a sistemare quel che occorreva. E poi - questo me lo spiegò Zia Letizia - era una scelta fatta anche per evitare di avere distrazioni durante le celebrazioni, unita al desiderio di stare il più vicino possibile a Cristo eucaristico. Fede, semplice e sincera fede senza complicata teologia, ecco cos’era, ecco cos’è. Per chi ama criticare questa è una verità difficile da accettare. Ma è la verità. 

Ed è un grande insegnamento. 

Buona Domenica.   

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