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La Letterina del sabato 10 aprile 2021 / La Lititine de lu sabbete 10 di aprile 2021

Care Amiche e cari Amici,

tutti speriamo che in estate o anche prima possa arrivare un periodo di riaperture, di frequentazioni senza distanze, di tempo libero senza vincoli, di eventi, di feste e di sagre. Lo speriamo per la nostra voglia di vivere più che per la fiducia nelle rassicurazioni che ci vengono fornite a date variabili. Siamo pronti a farlo nella nostra vita di relazioni personali, forse. Non è pronta la nostra Comunità che non dà segnali in tal senso. Non sono stati annunciati programmi da parte della nostra super Pro Loco per quanto riguarda il calendario estivo. Attendiamo l’annuncio ufficiale dell’ASD ADES per la 50^ “Miglianico Tour”. Nulla da parte del Comitato feste perché non c’è. Niente da parte di chiunque altro fino al 2019 ha organizzato e promosso eventi. 

Nulla c’è di grave né di allarmante. Ma la situazione è questa.  

 

La mia preoccupazione forse è eccessiva. So che siamo ancora in piena pandemia. So anche che, in ogni caso ci sono tempo e possibilità per prevedere, per preparare, per ipotizzare e per mettere in calendario appuntamenti, anche se non si è poi certi che si possano poi realizzare. È meglio dedicare il tempo che ora c’è a queste attività programmatiche, di ideazione e di preparazione che ridursi a fare tutto in fretta quando dovesse esserci la possibilità che prima o poi arriverà. È questione di settimane.

Segnalo che alcune cose semplici possono esser fatte così da far trovare lo scenario già pronto per essere la cornice migliore di qualsivoglia cosa si vada a realizzare. Si pensa al piano colore, che è cosa buona e giusta. Prima si può, si deve fare altro se un borgo vuol essere di qualità. 

C’è la necessità e c’è il tempo - sempre meno, ma c’è - per sistemare via Roma dove non esiste né serenità né sicurezza per i pedoni. È stata ripavimentata (bene? male? ... lo sappiamo), annullando i marciapiedi ma senza predisporre alcunché che sia una tutela per chi cammina a piedi, anche da solo o, peggio, per chi percorra la nostra via principale con un passeggino o accompagnando piccoli mano nella mano o spingendo una carrozzella per disabili. Mi è stato spiegato che tutti i sistemi proposti per delimitare un percorso riservato ai pedoni (paline, fioriere, palle, catene, etc.) sono fuorilegge. Altrove no. A Miglianico sì. Se non sono fuorilegge sono fuori bilancio. Insomma impossibili da attuare. Ottima motivazione per non pensarci neppure. In Italia tutto viene superato e si arriva alla soluzione apparentemente miracolosa, in realtà quella più semplice e a portata di mano, quando c’è una disgrazia o accade qualcosa di grave. Le quali cose né auspico né vorrei mai che accadessero. 

Intanto accade che lungo via Roma ci sono vasi autorizzati, senza logica ma autorizzati. Ci sono vasi abusivi, il che è ingiusto. Altri vasi addirittura camminano e cambiano posto, il che è ridicolo, anzi, è vergognoso. 

Parlare di traffico e di sicurezza in via Roma significa dover parlare del caotico e inaccettabile stato dei parcheggi, inteso come modo di parcheggiare le auto in centro. Ora avviene a casaccio, con punte di sfrontatezza da parte di alcuni concittadini che fa venir voglia di passar sopra le loro auto con un carro armato. Per i parcheggi non si deve far nulla di straordinario. Non si devono spendere soldi, neppure un euro. Basta allineare il comportamento degli automobilisti con la segnaletica già presente, che traduce ordinanze ancora vigenti. La zona disco c’è. Va fatta solo rispettare. Così come è già accaduto. Ed è andata benissimo. Lo hanno riconosciuto tutti alla fine. Per un paio di settimane questo ritorno alla normalità, anzi, alla legalità, agiterà qualcuno, soprattutto residenti pigri e soggetti indifferenti alle necessità dei commercianti. Poi tutti si renderanno conto nuovamente che è la migliore soluzione possibile.

Una cosa che non si può più accettare è la macchietta che, senza aver avuto mai successo, viene replicata da tanti anni: la collocazione, ogni venerdì pomeriggio, dei cartelli che segnano i divieti relativi al mercato del sabato. Sono divieti che non hanno modifiche né variazioni stagionali. Una segnaletica fissa, su pali già esistenti, otterrebbe lo stesso effetto senza dover costringere ogni venerdì a posizionare cartelli (non sempre stabili e sicuri) e poi a doverli rimuovere il sabato o quando lo si può fare. Sarebbe una operazione a bassissimo costo e molto più degna di un centro abitato con giustificate ambizioni da borgo di qualità quella dei cartelli fissi. Ma non la si è mai fatta, costringendo la macchietta alle sue penose repliche settimanali.   

Un’altra piccola operazione che va fatta, non solo per l’imminente estate ma per la sicurezza di ogni giorno, è quella di sistemare le aiuole (che tali non sono) che segnano la presenza degli alberi lungo i marciapiedi in via Martiri Zannolli, via Circonvallazione Colle, via San Giacomo, via della Chiesa, etc.

Si tratta di vere trappole dove si può cadere facendosi alquanto male. Sono ovviamente brutte da vedere, disadorne, spesso ricettacolo di rifiuti oltre che pertugio per tane di grossi ratti. Colmare quelle buche e livellarle al pari dei marciapiedi con pietre di fiume, quelle tonde, quelle che chiamavamo “pallìnde”, sarebbe facile, non troppo costoso e anche discretamente decoroso, in fondo si tratta di materiale del territorio. L’obiezione che “poi la gente va a rubare le pietre” è sconsolatamente sciocca. È un inaccettabile pregiudizio verso i Miglianichesi, giudicati come se fossero ladri. Ma poi, le telecamere che ci stanno a fare?!    

Infine, resta tristemente al buio il centro della piazza. Lo è da quando hanno realizzato l’illuminazione dopo la famosa e già citata ripavimentazione. Anche qui le soluzioni non sono difficili e non sono costose. Una piazza buia non è mai un bel biglietto da visita casomai è qualcosa di imbarazzante.  

Insomma, carissime e carissimi, torno alla carica nel segnalare ancora una volta queste cose. Sono ben consapevole che tutto ciò sarà ignorato. Sarà letto con fastidio. Sarà forse deriso da maggioranza e opposizione. Fa niente. Lo scritto è messo qui, pronto a essere temprato dalla prova del tempo. Il tempo è galantuomo. 

Se uno si chiede perché non si fanno questi lavoretti, questi e anche altri di cui vi parlerò in altra occasione, la risposta più calzante è quella che negli anni ’80 diede l’allora capogruppo della DC in Consiglio comunale, l’Amico Donato Antonelli: "Se il lavoro costa poco non si fa". Perché …. e, vabbè, ciascuno se la legge come vuole. 

Non c’è nessuna provocazione in quella risposta. Fu data come spiegazione della mancata realizzazione di un lavoro da fare a quel tempo: un’opera piccola e di poca spesa rispetto ai grandi appalti. Non c’è provocazione. Ci sono oltre 30 anni di vita locale, provinciale, regionale e nazionale che non hanno ancora dato torto a quella risposta.

Prima di salutarvi condivido con voi il ricordo di due anniversari che hanno un qualche legame. 

Yuri Gagarin, il 12 aprile 1961, sulla “Vostok 1”, fu il primo astronauta, cioè il primo uomo della storia a fare un volo nello spazio. Fu attribuita a lui una frase, divenuta bandiera dell’ateismo da quatto soldi praticato dai materialisti di quel tempo, che diceva “Non vedo nessun Dio quassù”. In realtà questa stupida bestemmia fu coniata a fini di rozza propaganda da Nikita Kruscev, allora capo dell’URSS, che disse in occasione di una riunione politica: “Gagarin ha volato nello spazio e non ha visto Dio”. Yuri Gagarin non disse mai quella frase né altre simili. Era un battezzato della Chiesa ortodossa, credente e particolarmente devoto di San Sergio. 

Chi ricevette in Vaticano la figlia e il genero di Kruscev fu Papa Giovanni XXIII. Accadde il 7 aprile del 1963, non senza polemiche e perplessità politiche legate al clima di guerra fredda di allora. Ma quel Papa vedeva lontano.  

Poco dopo, e siamo all’anniversario di domani, l’11 aprile del 1963, Papa Giovanni firmò la “Pacem in terris”.  È stata la prima lettera enciclica diretta non solo ai fedeli della Chiesa Cattolica ma a “tutti gli uomini di buona volontà”. Fu la prima enciclica tradotta in russo e il Papa volle inviarla ai potenti del mondo, compreso il presidente dell'Unione Sovietica, Nikita Kruscev.

È un testo lucido nell’analisi dei problemi che impediscono o rendono difficoltosa la costruzione e il mantenimento della pace nel mondo. È un testo illuminante. È ancora attualissimo. Val la pena leggerlo o rileggerlo (clicca qui per farlo) se non altro con la scusa di questo suo 58° “compleanno”. 

Buona Domenica. 

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Car’Amiche e Car’Amice,

tutte spereme ca in estate o pure prime puzz’arrivà nu periode di riaperture, di frequentazzione senza distanze, di tembe libbere senza vincole, di evendi, di feste e di sagre. Li spereme pe la nostra voje di vive cchiù che pe la fiduce ne le rassicurazzione che ci venne furnite a date variabbile. Seme pronde a farle dentr’a la nostra vite di realzzion’a persunale, forse. Nni jè pronde la Cumunità nostre che nen dà signale ‘n tal senze. N’ànne stat’annunciate prugramme da parte de la nostra super Pro Loche pe’ quand’a riguarde lu calendarie estive. Aspitteme l’annunce ufficiale dell’ASD ADES pe la 50^ “Miglianico Tour”. Niende da parte de lu Cumitate feste picchè ‘n ci stà. Niende da parte di chiunque atre fine a lu 2019 à urganizzate e prumoss’evendi.

‘N ci sta niende di grave né di allarmande, ma la situazzion’jè queste.

La preoccupazion’a me fors’jè eccessive. Sacce ca steme angore ‘n piena pandemije. Sacce pure ca, in ogne case, ci satnne tembe e pussibbilità pe prevedè, pe’ priparà, p’iputizzà e pe’ mette ‘n calendarije appundaminde, pure se ‘n zi jè sicure ca si potrann’a realizzà. Jè meje didicà lu tembe che mo ci sta a sti attività prugrammatiche, di idehazzione e di preparazzione c’a ridurse a fa tutte ’n frette quande ci’avessa essere la pussibbilità che prim’o po’ arriverà. Jè quesione di sittimane.

Signale ca alcune cose semplice ponn’essere fatt’a ccuscì da fa truvà lu scenarije ggià pronde pe’ essere la meja curnice di qualunqu’a cose si va a rializzà. Si penze a lu piane culore, che jè na cose bbone e ggiuste. Prime si po’, s’a dà fa atre se nu bborghe vo’ esser di qualità.   

Ci sta la necessità e ci sta lu tembe - sembre mene, ma ci sta - pe’ sistimà via Rome addò nne esiste né serenità ne sicurezze pe’ li pedune. A’ stat’a ripavimendate (bbone? malemende? … le sapeme), annullenne li marciappide ma senza predispone niend’altre che sia ‘na tutele pe’ chi camine a ppete, pure da sole o, pe’ chi percorre la strada principal’a nostre nghe nu passiggine o accumpagnenne piccoli mane ne la mane o vussenne ‘na carruzzelle pe’ disabbile. M’à state spiehate ca tutte li sistime prupuste pe’ delimità nu pecorse riservate a li pedune (paline, fiuriere, palle, catene, ecc.)  sonne fuorilegge. Altrove no. A Mijaniche sci. Se nen sonne fuorilegge sonne fore bbilance. ‘Nzomme ‘mpussibbile da attuhà. Mutivazzion’a ottime pe’ nen penzarce neppure. In Italie tutte vè superate e s’arrive a la soluzzion’apparentemende miracolose, ‘n realtà quelle cchiù semplice e a purtate di mane, quande ci sta ‘na disgrazzie o succede caccose di grave. Le quale cose nné auspiche nné vulesse ma’ c’accadesse.     

Intande succede ca abballe pe’ via Rome ci stanne vase autorizzate, senza loggiche ma autorizzate. Ci stanne vase abbusive, che jè ingiuste. Itre vase addiritture caminene e cagnene poste, che jè ridichele, anze, jè vergognose.

Parla’ di traffiche e di sicurezze a via Rome significhe duve’ parla’ de lu caotiche e inaccettabbile state de li parchigge, intese come mode di parchiggià le machene a lu centre. Mo succed’a casacce, nghe punte di sfruntatezze da parte di cirte cittadine che fa’ vini vulije ddi passà sopra le machin’a si nghe nu carr’armate. Pe’ li parchigge nen zi da fa niende di straurdinarije. ‘N zi dann’a spenne itre solde, manghe ‘n eure. Avast’allinehà lu cunpurtamende de li automobbiliste nghe la segnaletiche ggià presende, che traduce urdinanze angor’a viggende. La zzona dische ci sta. Va fatte sol’a rispittà. Ccuscì com’a ggià successe. E à jite benissime. L’ànn’a ricunusciute tutte a la fine. Pe’ nu pare di sittimane stu ritorne a la normalità, anze, a la legalità, aggiterà cacchedune, soprattutte residinde pigre e suggitte ‘ndifferende a li necessità de li cummirciande. Po’ tutte si renderanne conte nuovamende ca jè la soluzzion’a migliore possibbile.         

‘Na cose che ‘n zi po’ cchiù accettà jè la macchiette che, senz’avè avute maje successe, ve’ riplicate da tand’anne: la collucazzione, ugne vinnardì pomerigge, de li cartille che segnene li divjite relativ’a lu mercate de lu sabbete. Sonne divjite che nen tenne mudifiche e variazzioni staggionali. ‘Na segnaletiche fisse, sopr’a li pale ggià esistendi, otterrebbe lu stess’effette senza duvè custringe ugne vinnardì a pusizziunà cartille (nen sempre stabbil’e sicure) e po’ a duverle remove lu sabbete o quande si po’ fa’. Sarebbe ‘n’operazzion’a bassissimo coste e molto cchiù degne di nu centr’abbitate nghe ggiustificate anbizziune da bborghe di qualità quelle di li cartille fisse. Ma ‘n za ma’ fatte, custringenne la macchiett’a le penose repliche settimanal’a si.

‘N’atra piccol’operazzione che va fatte, non zole pe’ l’imminent’estate ma pe la sicurezze di ugne jurne, jè quelle di sistimà le aiuole (che tale nen sonne) che segnene la presneze de ll’ilbire abball’a li marciappide a via Martire Zannolle, via Circonvallazzione Colle, via San Giacheme, vie de la Cchise, ecc. Si tratte di vere trappele addò si po’ cascà facennese alquando male. Sonne ovviamende bbrutte da vidè, disadorne, spesse ricettachele di rifiute oltre che passagge pe’ le tane de li zucchilune. Culma’ che le bbuch’e livellarle a lu pare di li marciappide nghe prete di fiume, quille tunne, quille che chiamavame “pallìnde”, sarebbe facile, non troppe costose e pure discretamende decorose, in fonde si tratte di materiale de lu territorje. L’obbiezzione ca “po’ la ggente v’a rrubbà li prete” jè scunzulatamende stupide. Jè inaccettabbile preggiudizie verse li Mijanichise, coma si fussere notoriamende ladre. Ma po’, le telecamere che ci stann’a ffà?!  

Infine, arimane tristemende a lu scure lu cendre de la piazze. Li jè da quand’ànne realizzate l’illuminazziona dope la famosa e ggià citata ripavimentazzione. Pur’a qquà le soluzzione non sonne difficile e nen zonne costose. ‘Na piazze scure nni jè maje nu bbelle bijette da visite casomai jè caccose di ‘mbarazzande. 

‘Nzomme, carissime e carissimi, arivingh’a la cariche pe’ signalà angore ‘na vote sti cose. So’ conzapevole ca tutte queste sarà ignorate. Sarà lette nghe fastidie. Sarà forse derise da maggiuranz’e opposizzione. Fa niende. Lu scritte sta mess’a qquà, pront’a esser temprate da la prove de lu tembe. Lu tembe jè galantuome.  

Si une s’addummanne piucchè ‘n ze fanne sti lavuritte, quist’e pure itre di cui vi parlerò ‘n’atra vote, la risposte cchiù calzande jè quelle che negli anni ’80 à date l’allore capogruppe de la DC ‘n Cunzije cumunale, l’Amiche Dunate Antonelli: <Se lu lavore custe poche ‘n zi fa>. Picchè … e vabbò, ugnune si li legge com’a vò. 

N’ci sta nisciun’a provocazzione dendr’a che la risposte. A’ satte date come spiehazzione de la mancata realizzazzione di nu lavore da fa a che lu tembe: ‘n’opera piccola e di poca spese rispette a li grand’appalte. ‘N ci sta provocazzione. Ci stanne 30 anne di vite locale, pruvinciale, reggiunal’e nazziunale che nn’ànne angore date torte a che la risposte.

Prime di salutarve cundivide nghe vu lu ricorde di ddu anniuversarje che tenne nu cacche lagame.   

Yuri Gagarin, lu 12 di apirle de lu 1961, sopr’a la “Vostok 1”, à state lu prime astronaute, cioè lu prime hommene de la storie a fà nu vole nello spazie. A’ stat’attribbujte a esse ‘na frase, divindate bbandiere de ll’ateisme da quattre solde praticate da li materialiste di che lu tembe, che diceve “Nen vede niusciune DDije a cche sopre”. ‘N realtà sta stupid’a bbestemmie à state cuniate a fine di rozza prupahande da Nikita Kruscev, allore cape de ll’URSS, che disse in occasione di ‘na riunione pulitiche: <Gagarin à vulate dentr’a lu spazzie e nn’à viste Ddije>. Yuri Gagarin nn’à ditte maje che la frase ne itre simile. Ere battezzate de la Cchisa ortodosse, credende e particolarmende devote di Sande Serge.        

Chi à ricivute a lu Vaticane la fije e lu jenere di Kruscev à state Papa Giovanni XXIII. A’ successe lu 7 di aprile de lu 1963, non senza pulemiche e perplessità pulitiche lehate a lu clime di huerra fredde di allore. Ma che lu Pape videve lundane.

Poche dope, e steme a ll’anniversarije di dumane, l’11 di aprile de lu 1963, Papa Giovanni à firmate la “Pacem in terris”. A’ state la prim’a letter’encicliche dirette non zole a li fedele de la Cchisa Cattoliche a ma a “tutte l’hummene di bbona volontà”. A’ state la prim’encicliche tradotte ’n russe e lu Pape à vulute inviarle a li putinde de lu monne, comprese lu prisidente de ll’Unione Sovietiche, Nikita Kruscev.

Jè nu teste lucide ne ll’analise de li purbblime che ‘mpidiscene e rendene difficoltose la custruzzione e lu matenimende de la pace nel monde. Jè nu teste illuminande. Jè angore attualissime. Vale la pene leggerele o rileggerle (clicc’a qquà) se non altre nghe la scuse di stu 58° “cumplehanne”.

Bbona Dumeniche.     

  

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