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La Letterina del sabato 3 aprile 2021 / La Littirine de lu sabbete 3 di aprile 2021

Care Amiche e cari Amici,

siamo arrivati a questa Santa Pasqua ancora strapazzati dalla pandemia che non ci fa abbracciare e non ci fa riunire né in casa né in scampagnata. La festa della Resurrezione, la vita che vince la morte, anche quest’anno è vincolata da distanze e precauzioni, tutte giuste, tutte tristi. Quest’anno almeno non ci son vietati i riti religiosi che l’anno scorso abbiamo visto schiacciati sugli schermi. È mancata la processione del Venerdì Santo. Ma c’è stato un momento molto toccante, durante l’azione liturgica di ieri sera, che è valsa un’intera di processione: il Cristo morto è stato portato al centro della Chiesa dai rappresentanti della Protezione Civile comunale. Sono quelli che stanno in prima linea in ogni emergenza e in ogni evenienza. È stato bello vedere Cristo affidato alle loro mani. Mi sono commosso davvero tanto.

Torno un attimo alla processione del Venerdì Santo che non c’è stata per il secondo anno consecutivo. È un’assenza, come altre alle quali accennerò tra poco, che comincia ad essere molto più lunga di un momento di emergenza, forse troppo per una tradizione. Questa assenza forzata, forse, un aspetto positivo ce l’ha. Ci sarà un po’ di tempo in più per pensare a metter su in modo stabile orchestra e coro. E anche per immaginare una organizzazione della stessa processione un po’ meno scombinata e più sobria per altri versi rispetto a quella vissuta e vista negli ultimi anni.   

Tra le cose che mancheranno, di cui forse nessuno si accorgerà, ci sarà l’annuncio del nuovo Comitato Feste. Don Gilberto non lo farà, perché non potrà. Qui il distanziamento non c’entra nulla. È che il Comitato non c’è. Qualcuno, più di qualcuno penserà che non importa un fico secco. Sommessamente faccio notare che così però non va bene, perché cominciamo a dare per scontato che certe cose non sono importanti. Ad esempio per il secondo anno consecutivo non avremo la Festa di Sant’Antonio a Cerreto il Lunedì di Pasqua né San Rocco la terza domenica di aprile. Certe cose son come le proverbiali ciliegie, una tira l’altra. Temo che ce ne accorgeremo più in là. Spero che il mio timore sia eccessivo e fuori luogo. 

Ai miei ventitré Lettori voglio ora ricordare tre personaggi. 

Il primo è Alcide De Gasperi. Perché? Perché oggi cade il 140° anniversario della sua nascita. De Gasperi resta insuperato statista, modello di una politica vissuta come virtù. È stato e resta un esempio di onestà e di impegno che dobbiamo augurarci venga ripreso e seguito, casomai superato ovunque qualcuno venga chiamato democraticamente a governare i Cittadini.

Un ricordo lo voglio dedicare ad Alberto Ricciuti che ci ha lasciato da qualche giorno. È stato un personaggio non secondario, non solo per la sua figura familiare e professionale. È stato tra i dirigenti della Miglianico Calcio ai tempi eroici “de li tre Peppe” (Peppino Firmani il Presidente, Peppino Mancinelli “Mapone” il segretario, Peppino Cupido “di Sande Vite” l’uomo ovunque a livello organizzativo). È stato coraggioso presidente della Pro Loco in una fase nella quale essa fu abbandonata al suo destino dall’amministrazione comunale. È stato tra l’altro, componente dei collegi revisori delle nostre più importanti cooperative. È stato tanto altro. È stato sempre attivo, pronto a dare un mano, soprattutto a dedicare il tempo dell’ascolto e del consiglio a tutto quello che si è fatto a Miglianico. Quanto ci manca chi dedica questo tempo alla nostra Comunità. In ultimo è stato anche poeta (clicca qui per rileggere una vecchia nota). Avrebbe potuto essere anche storico e narratore. Lo voleva in realtà. Lo desiderava tanto. Mi aveva chiesto più e più volte di lavorare con lui ad un progetto al quale teneva molto: un libro che raccontasse i Miglianichesi che non c’erano più. Era, è una grande idea. È rimasta sospesa tra i nostri ritagli di tempo che non si sono più incrociati. Alberto Ricciuti, “lu raggiunire” è stato per me un Amico importante. Presente nella quotidianità del mio Papà, col quale spesso usciva da Miglianico per mille motivi; presente nelle mille discussioni fatte dentro “aboccaperta”, (così ribattezzarono la bottega di “Mapone”) dove amava introdurre posizioni volutamente non allineate; presente nel comune approfondimento dei temi politico-amministrativi; presente nelle godibili chiacchierate in Farmacia dominate dall’indimenticato Lucio Zannolli; presente quasi ogni mattina della mia vacanza in ospedale quando, frequentando lui quel posto per i suoi accidenti senza fine, aspettava a volte che aprissi gli occhi per chiedermi delicatamente “come va?”. So che lui ora sta bene, finalmente libero da quegli accidenti, libero dal suo corpo martoriato e con l’animo leggero del poeta e dell’uomo sensibile che ho avuto il privilegio di conoscere e avere tra gli Amici di una vita.

Il terzo personaggio che voglio ricordare è Balbo Sulpizio. Un uomo sempre paziente e sorridente, un grande lavoratore, un commerciante tenace e capace di segnare con la sua attiva e infaticabile presenza, insieme alla moglie Luciana, un pezzo di storia locale. Tra le cose belle che me lo fanno ricordare c’è stata la sua esperienza nel gruppo Scout di Miglianico. Balbo ha intrapreso quel percorso e lo ha vissuto con gioia senza tener conto delle reazioni, alcune non proprio generose, di certi concittadini, i quali hanno giudicato il tutto fermandosi solo al fatto che gli Scout indossassero i pantaloncini corti, tipici di quella divisa. Balbo per me significa il profumo del pane, una emozione che resta tra le più belle della mia gioventù. Una emozione che, spiace per le mie Figlie e per le nuove generazioni, a Miglianico non si può più assaporare. Quando con i miei Amici decidevamo di restare fuori ben oltre la mezzanotte vuoi per chiacchierare vuoi per riunioni vuoi per prove di teatro vuoi anche per l’indimenticabile attività di “abbado”, durante le campagne elettorali, facevamo un salto da Balbo a metà serata. Allora il pane non era chimico e lui, come gli altri fornai del tempo, si metteva al lavoro ben prima di mezzanotte. Entravamo dalla porta di via Martiri di Cerreto, dietro al negozio, una porta sempre socchiusa. E venivamo avvolti dal profumo della farina e dal calore del forno che era già stato acceso. "Balbo, ciao. Fai la pizza stanotte?". "Più tardi vedo se mi riesce, ripassate ca caccose ci starà". E noi ripassavamo, eccome, all’una, alle due, alle tre, anche qualcosina dopo, perché ne valeva la pena. Se non era pizza era sempre qualcosa di caldo, appena sfornato, qualcosa di straordinariamente buono, come molti ora non possono neppure immaginare, come ora nessuno può comprare da nessuna parte. Balbo è stato soprattutto un uomo buono, davvero un uomo buono come il pane. 

Chiudo condividendo con voi tutti, in particolare con i miei eroici ventitré Lettori, gli auguri di Pasqua che il nostro Sindaco, Fabio Adezio, ha voluto gentilmente inviarmi quale “fondatore” di “Viva Miglianico" (clicca qui per leggerli).

Anche e nome vostro ringrazio il Sindaco per questi graditissimi auguri e per tutto quello che quotidianamente fa per il bene e il prestigio della nostra amata Miglianico.     

Buona Pasqua di Resurrezione, care Amiche e cari Amici. Buona Pasqua a voi e ai vostri cari.  

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Car’Amiche e car’Amice,

sem’arrivate a sta Sand’a Pasque angore strapazzate da la pandemije che ‘n ci fa‘bbraccià e nen ci fa riunì nnè a la case nnè a li scampagnate. La feste de la Resurrezzione, la vite che vince la morte, pure st’anne jè vinculate da distanze e precauzzioni, tutte juste, tutte triste. St’anne almene ‘n ci’ànne state vietate li rite religgiuse che l’anne passate aveme viste schiacciate sopr’a li schirme. Ci’à mangate la prucissijone de lu Vinnardì Ssande. Ma ci’à sate nu mumende molto toccande, durande l’azzion’a liturgiche di jire ssere, c’à valute ‘na prucissjione ‘ndere: lu Criste morte à state purtate a lu centre di la Cchise da li rappresentande de la Prutezzion’a Civile cumunale. Sonne quille che stanne ‘n prima linea a ugn’emergenz’e a ugne evenizne. A’ satte bbell’a vidè Criste affidate a che che le mane. Mi so cummoss’addavere tande. Torno ‘n attim’a la prucissijone del lu Vinnardì Ssande che nen ci’à state pe’ lu second’anne cunzecutive. Jè ‘n’assenze, come ite a le quale accennerò tra poche, che cumingi’a essere molto cchiù longhe di nu mumende d’emegenze, forse troppe pe’ ‘na tradizzione. St’assenza furzate, forse, ‘n aspette pusitive li tè. Ci starà ‘n po’ di tembe in più pe’ pinzà a mette su in maniera stabbile orchestre e ccore . E pure p’immagginà ‘n’organizzazione de la stess’a prucissijone nu ccune mene scumbinate e cchiù sobbrie pe itre virse rispett’a quelle vissute e viste l’utim’inne.        

Tra le cose che mancheranne, de le quale forse nisciune s’accurgerà, ci starà l’annunce de lu nove Cumitate Feste. Don Gilberte nne le farà, pichhè nen potrà. Qua lu distanziamende ‘n centre nijende. Jè ca lu Cumitate ‘n ci sta. Cacchedune, cchiù di cacchedune penzerà ca non importe na fiquer’a secche. Sommessamende facce nutà ca accuscì però nen va bbone, picchè cumingem’a dà per scuntate ca cirte cose non zonn’importanti. Per esempie pe’ lu second’anne cunzecutive non avreme la Feste di Sand’Andonie a Cerrete lu Luniddì di Pasque né Sande Rocche la terza dumeniche d’aprile. Cirte cose sonne come le ciresce de lu pruverbie, une tire l’atre. Teme ca ci n’accurgereme cchiù llà. Spere ca lu timor’a me sie eccessive e fuori poste. 

A li vintitrè Littur’a mi mo vuj’a ricurdà tre pirsunagge.    

Lu prime jè Alcide De Gasperi. Picché? Picchè uje casche lu 140° anniversarie de la nascit’a se. De Gasperi a’rimane statiste ‘nzuperate, mudelle di ‘na pulitiche vissute come virtù. A’ state e a’rimane ‘n esempie di unestà e di impegne ca ci’a dem’a ugurà ca ve ripijate e seguite, casomai superate ovunque cacchiidune ve’ chiamate democraticamende a guvernà li Cittadine.  

Nu ricorde li vuje didicà a Alberte Ricciute che ci’à lassate da cacche jurne. A’ state nu pirsunagge non seccondarije, non zole per la fihure familiare e prufissionale. A’ state tra li dirigginde de la Mijaniche Calcio a li timbe “de le tre Peppe” (Pippine Firmani lu Prisidente, Peppine Mancinelli “Mapone” lu sigritarje, Peppine Cupide “di Sande Vite” l’hommene ovunque a livelle urganizzative). A’ state curaggiose prisidente de la Pro Loche ne la fase ne la quale ess’à state abbandunat’a lu distin’a se da l’amministrazzion’a cumunale. A’ state, tra l’altre, cumpunente de li cullegge revisore de le nostre cchiù ìmpurtande cuuperative. A’ state tante atre. A’ state sembr’attive, pronte a dà ‘na mane, soprattutte a didicà lu tembe de l’ascolte e de lu cunzije a tutte quelle che s’à fatte a Mijaniche. Quant’a ci manghe chi dediche stu tembe a la Cumunità nostre. All’utime à state pure puete (clicc’a qua). Avesse putute essere pure storiche e narratore. Li vuleve in realtà. Li disidireve tande. M’avè chieste cchiù e cchiù vote di fatija ‘nziem’a esse a nu pruggette a lu quale tineve nu sacche: nu libbre c’a riccuntesse li Mijanichise che ‘n ci stevene cchiù. Ere, jè ‘na grande ideha. A’ rimaste suspese tra li ritaje di temb’a nustre che ‘n z’ànne cchiù ìncruciate. Alberte Ricciute, “lu raggiunire” à state ‘n Amiche ‘mpurtande pe’ me. Presende ne la quotidianità di Papà, nghe lu quale sceve spesse da Mijaniche pe’ mille mutive; presende dentr’a li mille discussijoni fatte dendre “abboccaperte” (accuscì ànn’a ribbattezzate la puteche di “Mapone”) addò jì piaceve ‘ndruduce posizzione vulutamende non allinehate; presende dentr’a lu cumun’apprufundimende de li time pulitic-amministrative; presende dentr’a le hudibbile chicchirijate a la Farmacije duminate dall’indimenticate Lucie Zannolli; presende quase ugne matine de la vacanz’a me a ll’uspedale quande, frequentenne esse che lu poste pe l’accident’a si senza fine, aspitteve cacche vote ca jì apreve l’ucchie p’a’ddummannarme dilicatamende “coma va?”. Sacce ca ca esse mo sta bbone, finalmende libbere da che le accidinte, libbere da lu corpe se marturiate e nghe l’anime liggire de lu puete e le ll’hommene sinzibbile che so avute lu privilegge di chinosce  di ave’ tra l’Amice di ‘ na vite.  

Lu terze pirsunagge che vuij’a ricurdà jè Balbe Sulpizio. ‘N hommene sempre paziente e surridente, nu grosse fatijatore, nu cummirciande tenace e capace di signà nghe l’attiv’e infaticabbil’ presenz’a se, ‘nziem’a la moj’a Luciana, nu pezze di stori’a locale. Tra le cose bbille che me le fann’a ricurdà ci’à state l’esperienz’a se dentr’a lu gruppe de le Scautte di Mijaniche. Balbe à ‘ntraprese che lu percorse e l’à vissute nghe ggiije senza tinè conte de le reazzione, cacchedune de le quale nen proprie ggenerose, di cirte cuncittadine, li quale ànne ggiudicate lu tutte firmennese sole a lu fatte ca li Scautte purtevene le caveze curte, tipici de che la divise. Balbe pe’ me significhe lu prufume de lu pane, ‘n’emozzione c’a rimane tra le cchiù bbille de la ggiovendù’a me. ‘N’emozzione che, dispiace per le Fij’a mi e per le nove ggenerazzione, a Mijaniche ‘n zi po’ cchiù assapurà. Quande nghe l’Amici’a mi dicidavame d’a rimanè fore ben oltre la mezzanotte mo pe’ chiacchirijà mo pe’ riunirce mo pe le prove de lu teatre mo pure pe’ l’indimendicabbile attività di “abbade”, durande le campagn’elettorale, faciavame nu salte da Balbe a metà serate. Allore lu pane nne jere chimiche e esse, coma ll’itre furnare de che lu tembe, si mettev’a fatijà molto prime di mezzanotte. ‘Ndravame da la porte di via Martire di Cirrete, arrete a lu nehozie, ‘na porta sembre succhiuse. E vinavam'avvolte da lu prufume de la farine e da lu calore de lu forne c’avè ggià stat’appicciate. <Balbo, ciao. Fi la pizze stanotte?>. <Cchiù tarde vede si m’a riesce, a’ripassete ca caccose ci starà>. E nu a’ripassavame, eccome, a ll’une, a le ddù, a li tre, pure caccusarelle dope, picchè ni valeve la pene. Si nni jere pizze ere sembre caccose di calle, appene sfurnate, caccose di straurdinarijamende bbone, come tande  mo nen ponne neppure ‘mmagginà, coma mo nisciune po’ ‘ccattà a nisciuna parte. Balbe à state soprattutte n’homme bbone, addavere n’hommene bbone come lu pane.

Chiud’a qquà convidivende nghe tutti quinde  vu, ‘n particolare nghe le vintitrè eroici Littur’a mi, li augirije di Pasque che lu Sindeche nostre, Fabbie Adezio, à vulute ggindilmende ‘nviarme quale “fundatore” di Viva Miglianico” (clicc’a qua). 

Anch’a nnome vostre a’ringrazie lu Sindeche pe’ sti graditissim’augurije e pe’ tutte quelle che ugne jurne fa pe’ lu bbene e lu prestigge de la nostra amata Mijaniche.

Bbona Pasque di Resurrezzione, Car’Amiche e car’Amice. Bbona Pasque a vu e le car’a vustre.

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