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La letterina del sabato 14 novembre / La Littirine de lu sabbete quattordice di nuvembre ddumil’e vvinte

Care Amiche e cari Amici,

domani si celebra la “IV Giornata Mondiale dei Poveri”, voluta da Papa Francesco, quello che alcuni amici miei definiscono “un Papa che sbaglia” addirittura “un comunista”. Oh, ma quanto ci piace far polemica pensando di esser intelligenti senza accorgerci di quanto siamo stupidi e di come lo dimostriamo dicendo certe cose. Quanto danno ha fatto il populismo che alcuni credono sia il massimo della libertà di espressione quando invece è il punto più vicino all’oppressione.

Accantoniamo le chiacchiere e fermiamoci a riflettere sul tema vero di questa giornata.

 

Condivido con voi una riflessione che potrà sembrare banale ma che mi sta accompagnando da non pochi giorni proiettando lunghe ombre sul futuro che intravvedo. Mia Nonna Assunta rimproverava noi fratelli dicendo: "Non sapete quanto è brutta la povertà, non possa mai tornare, perché vorrei vedere cosa farete voi". La povertà che la sua generazione aveva conosciuto, le miserie della guerra, la mancanza di tutto a noi sembravano solo racconti del passato, minacce impossibili per il nostro futuro. Oggi sono parole terribili sulle quali si comincia a non scherzare più. Ma non è certo su questo ricordo ricorrente del mio passato che voglio invitarvi a riflettere. Ci sono le parole noi meno terribili che Papa Francesco ha scritto nel messaggio inviato alle Diocesi di tutto il mondo in occasione di questa “Giornata mondiale dei Poveri”. Potete leggerle - occorrono pochissimi minuti, molti di più ne occorrono per capire bene tutto - direttamente su questo spazio di libertà (clicca qui per leggerlo) perché non so se verranno lette o annunciate in chiesa né so quanti di voi comunque parteciperanno alla Santa Messa domenicale. Il messaggio di Papa Francesco è diviso in 10 punti, tutti molto, molto interessanti, attuali, di facilissima comprensione, di forte impatto anche emotivo. Il tema che introduce e accompagna i dieci paragrafi del messaggio scritto dal nostro Papa è nelle parole “Tendi la tua mano al povero”.

Voglio anticiparvi quello che forse non vi aspettate di leggere ma che c’è e va ben letto come del resto ogni altra parola del suo messaggio.   “Tendi la mano al povero” fa risaltare, per contrasto, l’atteggiamento di quanti tengono le mani in tasca e non si lasciano commuovere dalla povertà, di cui spesso sono anch’essi complici. L’indifferenza e il cinismo sono il loro cibo quotidiano. Che differenza rispetto alle mani generose che abbiamo descritto! Ci sono, infatti, mani tese per sfiorare velocemente la tastiera di un computer e spostare somme di denaro da una parte all’altra del mondo, decretando la ricchezza di ristrette oligarchie e la miseria di moltitudini o il fallimento di intere nazioni. Ci sono mani tese ad accumulare denaro con la vendita di armi che altre mani, anche di bambini, useranno per seminare morte e povertà. Ci sono mani tese che nell’ombra scambiano dosi di morte per arricchirsi e vivere nel lusso e nella sregolatezza effimera. Ci sono mani tese che sottobanco scambiano favori illegali per un guadagno facile e corrotto. E ci sono anche mani tese che nel perbenismo ipocrita stabiliscono leggi che loro stessi non osservano.” 

Care Amiche e cari Amici, quando mi trovo davanti a fatti che mi toccano molto profondamente, vado alla ricerca di consolazione nella collocazione che la Divina Provvidenza ha deciso di dare a questi fatti. Così è stato per la morte di Filomena Monaco, Filuminucce. Donna, moglie, madre, lavoratrice encomiabile, una Miglianichese da applaudire. Potrei affermare che certe persone entrano nella storia di una comunità senza dover ricoprire ruoli rappresentativi, senza aver fatto cose grandiose, senza aver militato in squadre sportive, politiche o associative, insomma senza aver fatto altro che vivere ogni giorno la propria vita senza mai diventare protagonista e mettersi in prima fila; certo vivendo laboriosamente, onestamente e con grande amore. Filomena è nella storia di Miglianico. È un fatto certo: lo possono testimoniare i Miglianichesi, non occorrono libri e documenti. Ma questo non consolerebbe il mio dolore, il dolore che ho provato e che sento per la perdita di Filomena alla quale voglio molto bene e che tanto bene mi ha voluto. Ecco allora che ho trovato consolazione nel merito che la Divina Provvidenza ha voluto segnalare collocando la sua morte l’11 novembre, festa di San Martino. È un santo a suo modo speciale: il primo non martirizzato, il santo che ha seminato bontà, che ha segnato tanta della storia non solo cristiana in Europa e poi nel mondo intero ed al quale son dedicate centinaia di località oltre che migliaia di chiese dentro e fuori la sua Francia. Noi lo ricordiamo per il gesto del mantello diviso con un povero al quale è seguito il miracolo dell’Estate di San Martino. Ecco questa generosità e questa capacità di seminare bontà erano proprie di Filomena, una donna forte, tenace, instancabile ma buonissima che metteva l’estate nel cuore delle persone. Anche quando le passavano, come e tutti, i cinque minuti, tornava subito mite e non perdeva mai qual tratto di generosità che altro non è che una manifestazione dell’amore verso il prossimo. Intere generazioni di Concittadini hanno rivolto sicuramente un pensiero dolce e riconoscente alla nostra Filomena che per anni ha gestito il suo locale in piazza, un locale piccolo, sempre attivo, illuminato dal suo sorriso e rallegrato dalla sua voce indimenticabile. La nostra adolescenza è stata accompagnata dalle domeniche addolcite dalle torte di Filomena o scaldate dalle sue pizzette portate al cinema e mangiate facendole uscire piano piano dalla carte per evitare che il tanto condimento di mozzarella e pomodoro uscisse ad ogni morso. Insuperate e insuperabili, anche perché sono fuse nel nostro animo insieme ai ricordi più buoni, restano le sue mitiche bombe alla crema. Ho sentito tante volte chi, mangiando una bomba alla crema pur buonissima, ha commentato “È buona, ma mai come quelle di Filuminucce”. Ecco perché Filomena è entrata nella nostra storia. Filomena è andata in cielo lasciando una scia che ha il profumo inebriante e struggente della sua bontà e delle tante cose buone che ha fatto.   

Filomena, che tu sia sempre benedetta.                      

Buona Domenica.

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Car’Amiche e car’Amice,

dumane si celebbre la “Quarta Jurnate Mundiale de li Puvere”, vulute da Papa Farncische, quelle che cirt’amici’a mi definiscono come “nu Pape che sbaje” addiritture “nu cumuniste”: Oh, ma quant’a ci piace a fa pulemiche pinzenne d’essere intelliggendi senz’accorgerce di quand’a seme stupide e di coma li dimustreme dicenne cirte cose. Quand’a danne à fatte lu pupulisme che cirte credene ca è lu massime de la libbertà di espressione quand’invece jè lu punde cchiù vicine a l’uppressione. Accanduneme le chiacchiere e firmemice a riflette sul tema vero di sta jurnate. Cundivide nghe vu ‘na riflessione che potrà simbrà bbanale ma chi mi st’a ccumpagnà da nen puche jurne prujittenne lunghe ombre su lu future ch ‘ntravvede. Nonneme Assunde a’ rimpruvereve a nu fratille dicenne:<Nen zapete quand’è bbrutte la puvertà, nen puzxz’ìa mah riminì, picchè vuless’a vvidè ca det’a fa vu>. La puvertà che la ggenerazzion’a sé avè cunisciute, le miserie de la uerre, la manganze di tutte a nù ci simbrevene sole raccunde de lu passate, minacc’impossibbili pe lu futur’a nostre. Uje sonne parole terribbili su le quale s’incuminge a nne schirzà cchiù. Ma nni jè certe stu ricorde ricorrende de lu passat’a me che vujè invitarv’a riflette. Ci stanne le parole non mene terribbili che Papa Francische à scritte nel messagge inviate a le Diocesi di tutte lu monne in occasione di sta “Jurnata Mundiale de li Puvere”. Le putete legge – ci vonne puchissime minute, molti di cchiù ce ne vò pe capì bbone tutte - direttamende su stu spazje di libbertà (clicc’a ecche) picchè non zo se saranne lette o annunciate a la cchise nè sacce quand’a di vù comunque parteciperann’a la Sanda Messa duminicale. Lu mesagge di Papa Francische jè divise in 10 punti, tutte molto, molto interessande, attuale, di facilissim’a cumprenzione, di fort’impatt’emotive. Lu teme che introduce e accumpagne li dieci paragrafe de lu messagge scritte da lu Pap’a nostre sta ne le parole “Tendi la tua mano al povero”. Vi vuj’andicipà quelle che forse nne v’aspittete di legge ma che ci stà e va lette bbone come del reste ugne atra parole de lu messaggi’a sè. “Tendi la mano al povero” fa risaltare, per contrasto, l’atteggiamento di quanti tengono le mani in tasca e non si lasciano commuovere dalla povertà, di cui spesso sono anch’essi complici. L’indifferenza e il cinismo sono il loro cibo quotidiano. Che differenza rispetto alle mani generose che abbiamo descritto! Ci sono, infatti, mani tese per sfiorare velocemente la tastiera di un computer e spostare somme di denaro da una parte all’altra del mondo, decretando la ricchezza di ristrette oligarchie e la miseria di moltitudini o il fallimento di intere nazioni. Ci sono mani tese ad accumulare denaro con la vendita di armi che altre mani, anche di bambini, useranno per seminare morte e povertà. Ci sono mani tese che nell’ombra scambiano dosi di morte per arricchirsi e vivere nel lusso e nella sregolatezza effimera. Ci sono mani tese che sottobanco scambiano favori illegali per un guadagno facile e corrotto. E ci sono anche mani tese che nel perbenismo ipocrita stabiliscono leggi che loro stessi non osservano.” 

Car’Amiche e car’Amice, quande mi trove anninz’a fatte che mi tocchene molto profondamende, vaj’a la ricerche di cunzulazzione ne la collocazzione che la Divin’a Pruvvidenze à decise di dà a ‘sti fatte. Ccuscì à state pe la morte di Filumena Monache, Filuminucce. Donna, moje, mamma, lavoratrice encomiabbile, ‘na MIjanichese da applaudì. Putess’affirmà che cirte pirsone entren’a la strorie di ‘na cumunità senza duvè ricuprì ruoli rappresentative, senz’avè fatte cose grandiuse, senz’avè militate dentr’a squadre spurtive, pulitiche o assucitative, inzomme senz’avè fatte atre che vive ugne jurne la vità sé senz’a mà divindà prutaguniste e mettese ‘n prima file; certe vivenne labboriosamende, unestamende e nghe grand’amore. Filumene sta ne la storie di Mijaniche. Jè nu fatte sicure: le ponne tistimunià li Mijanichise, ‘n ci serve libbr’e ducuminde. Ma queste nen cunzulesse lu delor’a me, lu delore che so pruvate e che sende pe la perdite di Filumene a la quale vuje tande bbene e che tand’a bbene m’à vulute. Ecche allore che so truvate cunzulazzione nel merite che la Divina Pruvvidenze à vulute signalà mettenne la mort’a se l’undice di nuvembre, feste di Sande Martine. Jè nu sande a suo mode speciale: lu prime non martirizzate, lu sande c’à sumendate bbontà, c’à signate tante de la storie non sole cristijane in Europe e po’ nel mondo indere e al quale jè didicate cendinare di località oltre che mijare di cchise dendre e ffore la Franci’a sé. Nu ce l’aricurdeme pe lu ggeste de lu mandelle divise nghe lu povere a cui à fatte seguite lu mirachele de l’Estate di Sande Martine. Ecche, sta ggenerosità e sta capacità di sumendà bbontà erene proprie di Filumene, na femmen’a forte, tenace, instancabbile, bbuonissima che metteve l’estate dentr’a lu core de le persone. Pur quande j’a ripasseve li cingue minute, ariturneve subbite mite e nen pirdeve mai che lu tratte di ggenerosità che atre nne jè che na manifestazzione de l’amore verse lu prossime. Indere ggenerazzioni di Cuncittadine ànne sicuramend’a rivolte nu pinzire dolce e riconoscende a la nostr’a Filumene che pe anne à ggistite lu local’a sé ‘n piazze. Nu locale piccole, sembr’attive, alluminate da lu surri’a sé e rallegrate da la voci’a se indimenticabbile. L’adolescenz’a nostre à stat’accumpagnate da le dumeniche addolcite da le torte di Filumene o scallate da le pizzett’a sì purtate a lu cineme e magnate facennele scì pian’a piane da la carte pe evità ca lu tanda cundimende di muzzarell’e pimmadore scesse a ugne muccicate. Inzuperate e nzuperabbili, pure picchè stanne fuse dendr’a ll’anim’a nosrtre inzieme a li ricurde cchiù bbune, arimane le sue mitiche bbomm’a la creme. So ’ndese tand’a vote chi, magnenne na bbomm’a la creme pure buonissima, à cummendate “Jè bbone, ma mahie come quille di Filuminucce”. Ecche picchè Filumene à ‘ndrate a la storie nostre. Filumene à jite ’n cile lassenmne na sscije che tè lu prufume inebbriande e struggende de la sua bbontà e de le tande cose bbune c’à fatte. 

Sci’a bbindette pe sempre Filume’.

Bbona Dumeniche   

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