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La letterina del sabato 15 agosto

Care Amiche e cari Amici,

in questa Letterina di Ferragosto voglio parlarvi ovviamente di Miglianico. Stavolta per due aspetti tra loro molto lontani ma uniti, guarda caso, proprio dal nome che amiamo moltissimo: Miglianico.

I due aspetti sono quello della storia e quello dello sport, che pure qui ha scritto una storia importante. 

La storia è quella che riguarda proprio il nome di Miglianico, come si è arrivati a questa denominazione della nostra Cittadina, cosa ha determinato il formarsi ed il perfezionarsi del toponimo a noi tanto caro. 

 

In pochi anni, quelli che vanno dalla tarda seconda metà del secolo scorso ad oggi, le cose sono radicalmente cambiate rispetto a tutto il periodo precedente. Il nome di Miglianico, fino alle recenti novità, sembrava assodato che derivasse o dal nome del miglio, il cereale destinato perlopiù come alimento per uccellini, o dalla presunta distanza dalla Città di Sauria, narrata dal nostro Camillo Fabucci, il poeta-calzolaio, ma della quale non ci sono altre notizie se non quelle appunto legate alla bella leggenda raccontata dal nostro poeta locale. 

Qualche tempo fa, nella Letterina del sabato 4 luglio scorso (clicca qui per rileggerla), ho condiviso con voi la tesi del professor Raffele Di Virgilio, il quale fa risalire il toponimo di Miglianico ad origini greche. Secondo al sua ricostruzione più linguistica che storica, questa nostra località sarebbe stata addirittura una colonia fondata dagli antichi Ateniesi che abitavano l’isola di Milo. Anticipai già allora che avremmo potuto presto leggere ricostruzioni ben diverse. 

Oggi, come promesso, possiamo conoscere nel dettaglio l’analisi che l’ottimo professor Antonello Antonelli ha recentissimamente pubblicato sul suo blog personale (clicca qui per leggerla). La ricostruzione, documentata, dettagliata e metodologicamente molto scrupolosa del professor Antonelli merita di essere letta attentamente. Non la ripercorro per evitare il rischio di stravolgere per necessità di sintesi quello che è un ottimo lavoro. Esso arriva logicamente alla conclusione che il nome di Miglianico deriva dal prediale Aemilianicus, cioè di Emilio. Con ciò il professor Antonelli appoggia e corrobora la tesi affacciata per primo dal compianto professor Marcello De Giovanni ne “L’influsso del latino nei dialetti del Medio Adiatico”. Fu lui il primo a proporre questa ricostruzione che seppelliva definitivamente le tesi al tempo consolidate ma sostanzialmente poco o per niente fondate, quelle cioè del miglio cereale o del miglio come distanza. Il nostro giovane e valente professore cancella anche l’ipotesi affacciata dal professor Di Viriglio sulla origine del nome Caramanico e della suggestiva denominazione data alla nota località termale abruzzese proprio dai nostri Miglianichesi titolari di un cognome tanto storico. 

A confortare dottamente la tesi elaborata brillantemente dal professor Antonello Antonelli è arrivata una nota della professoressa Valeria Di Clemente, professore associato di “Linguistica germanica” presso l’Università di Catania, che aggiunge ulteriori elementi a sostegno della origine prediale del toponimo illustrata dal nostro Antonello e ulteriori elementi anche relativi alla ipotesi legata alla diffusione dei Caramanico. Questa nota la potete leggere integralmente perché è anch’essa pubblicata sul citato blog del professor Antonelli. 

Non per affetto verso Antonello, perché la scelta non è affettiva, ma per scienza e coscienza, come si diceva una volta, posso dire che siamo ormai davanti ad una ricostruzione seria, direi definitiva. Non essendo integralista e essendo ben consapevole della quasi assoluta mancanza di storiografia relativa a Miglianico, resto comunque aperto ad ogni ulteriore contributo che, se verrà ben presentato, sarà certamente condiviso con voi, care Lettrici e cari Lettori, su questo spazio di libertà.    

Vengo all’altro aspetto legato al nome di Miglianico. È a questo toponimo che si richiama direttamente la nostra corsa d’agosto. Come sapete la 50^ edizione della “Miglianico Tour”, prevista per domenica scorsa, non si è potuta svolgere. Ma, come auspicato su questo spazio di libertà non poco tempo fa e come anticipato nei giorni scorsi, qualcosa c’è stato ed è riuscito egregiamente a segnare una data tanto attesa. Si è svolta una camminata “Aspettando la 50^ Miglianico Tour”. È stata, allo stesso tempo, una testimonianza di affetto, una celebrazione semplice come lo è lo sport amatoriale e una corale promessa ad esserci l’8 agosto del prossimo anno, quando si farà la 50^ “Miglianico Tour”. 

Quel che c’è stato è stato bello, semplice ma molto bello. Un grande grazie va detto al Presidente dell’ASD ADES Miglianico, Giulio Orlandi. Un immenso grazie va detto a Nicola Mincone, Patron storico della “Miglianico Tour”, che ha dato voce ai sentimenti di tutti durante quella manifestazione. Un grazie riconoscente va al nostro Sindaco, Fabio Adezio, che ha partecipato insieme a tutta la Famiglia e con mezza giunta municipale. Un monumentale grazie va a chi ha collaborato nella pur complessa organizzazione, cioè la nostra impareggiabile Pro Loco e la nostra super Protezione Civile Comunale.  Un grazie sempre affettuoso e riconoscente va Roberto Terenzio, il Papà della “Miglianico Tour”. Un grazie bellissimo va ai centocinquanta e più che hanno voluto esserci anche quest’anno per fare un giro del classico percorso, un giro fatto camminando nella gioia e nella speranza.          

Care Lettrici e cari Lettori, oggi, come sappiamo, la Chiesa cattolica propone la devozione a Maria Assunta in cielo. È festa di precetto, come si diceva ai tempi del catechismo. Ma sappiamo che è un precetto da noi tutti poco sentito e ancor meno osservato. Il nostro precetto pare sia per “l’arrosticino”, una delle nostre più recenti forme di idolatria. Per poterlo avere a Ferragosto si fanno file stremanti sotto il sole martellante. Per poterlo venerare si parte prestissimo, molto prima di quanto si è soliti fare per andare al lavoro, perché ci si vuole accaparrare quello che si ritiene il posto migliore per la celebrazione. Per mangiarlo si accetta di spostare mezza casa e un’intera cucina da campo, una fatica che in nessuna altra occasione verrebbe accettata di buon grado. È inutile fare considerazioni sul fatto che l’iper-produzione di questi mitici tocchetti di carne infilati sui bastoncini a misura di canalina (o viceversa) nasconda una immigrazione comunitaria ed extra-comunitaria di animali che non suscita preoccupazione. Sarebbe addirittura temerario fare considerazioni gastronomiche e nutrizionistiche sullo spiedino assurto ad “orgoglio” della nostra terra d’Abruzzo, che pure ha dato i natali a gente come Corradino D’Ascanio, il geniale inventore della “Vespa”. Ferragosto è diventata in pochi anni la “sagra diffusa” dell’arrosticino, che, quindi, per molti, sembra venire prima di ogni cosa e sopra tutte le cose.

E la Madonna? E la festa di Maria, la madre di Dio Assunta in cielo? Eh, vabbè, se uno non trova una chiesa proprio là dove va a fare la scampagnata, fa niente. Quando ci servirà invocare la soluzione immediata per una disgrazia incombente, quando decideremo di giocare un jolly per avere l’aiutino utile a risolvere qualche affaruccio personale o di famiglia, quando casomai saremo disperati per qualche accidente senza soluzione clinica o economica, allora ci ricorderemo di rivolgerci alla Madonna col sistema che amo definire del juke-box: metto qualche Ave Maria e chiedo un miracolo. La Madonna capirà che uno a Ferragosto non può certo stare a casa…

Alla fine è comunque meglio dirla qualche “Ave Maria”. La Madonna, come scrisse il Sommo Poeta, arriva prima che la invochiamo. “La tua benignità non pur soccorre/ A chi domanda, ma molte fiate / Liberamente al dimandar precorre” (Divina Commedia - Paradiso - XXXIII). 

A proposito di “Ave Maria” è bello concludere questa Letterina dell’Assunta con una poesia molto bella di Trilussa, al secolo Carlo Alberto Salustri:

Quannero regazzino, mamma mia

me diceva" Ricordati, fijolo,

quanno te senti veramente solo,

tu prova a recità 'n Ave Maria.

L'anima tua da sola spicca er volo

e se solleva, come pe' maggia".

Ormai so' vecchio, er tempo s'è volato.

Da un pezzo s'è addormita la vecchietta,

ma quer consijo nun l'ho mai scordato.

Come me sento veramente solo

io prego la Maronna Benedetta

e l'anima mia da sola pija er volo.

 

 

Buona Domenica.            

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