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La letterina del sabato 18 luglio

Care Amiche e cari Amici,

ieri, con la prima funzione della Novena, sono iniziate le nostre Feste Patronali che, come è tradizione, culmineranno nei tre giorni a noi più cari, il 26, 27 e 28 luglio. Già garriscono nel cielo della piazza i meravigliosi rosoni realizzati dalle straordinarie ed impareggiabili “Uncinettine”. Il programma della festa è ormai ufficiale. Praticamente, non prevede nulla di diverso da quanto vi ho anticipato sabato scorso. Non suonano ancora di allegrezza le cassette che la Pro Loco ha allocato nelle attività commerciali per la raccolta dei fondi necessari a coprire le spese, poche ma non pochissime, necessarie per la bisogna. Questa, per ora, è l’unica cosa che non va. Anzi è la cosa che, a seconda se andrà o non andrà, potrebbe segnare il passaggio storico nel modo di organizzare le nostre Feste Patronali tra il recentissimo passato e un non improbabile futuro prossimo. 

 

In breve, se la soluzione imposta quest’anno dall’emergenza sanitaria avrà successo, potrebbe esserci davvero una svolta storica. Avanzo questa ipotesi e la fondo sui pochi elementi certi che ci sono. Affido ai miei ventitré lettori una libera e serena valutazione su come essa potrebbe farsi concreta.

Quel che è stato il recentissimo passato, cioè la struttura delle Feste Patronali come le abbiamo vissute fino allo scorso anno 2019, lo sappiamo e non occorre descriverlo. Quel che ci attende in questo 2020 segnato dalla pandemia è stato appena annunciato e ci apprestiamo a viverlo. Abbiamo quindi un primo elemento certo: la Festa si farà e c’è un programma molto ben definito e sarà diversa da tutte quelle precedenti. Altro elemento certo ma che pochi hanno notato è l‘assenza del Comitato Feste. È forse la prima volta che accade nella nostra storia locale. Si tratta di un elemento per niente trascurabile. Azzardo a dire che la sua assenza forzata, alla fine, ha forse risolto più di un problema organizzativo. Infatti abbiamo rischiato comunque l’assenza del Comitato ma non per forzature pandemiche bensì quale triste frutto di uno “squagliamento” da parte di tutti noi Miglianichesi. Non ci sono prove a favore ma neppure contro questa ipotesi. 

Altro elemento certo è l’assenza di luminarie e palchi. A questa assenza, anch’essa unica o rarissima, si sostituisce una presenza che è una prima assoluta ed anch’essa storica, cioè l’addobbo della piazza fatto con i bellissimi rosoni all’uncinetto. Secondo l’ipotesi che vi vado illustrando, questa novità introduce un valore decorativo e chissà anche simbolico, per averlo basterà trovare e propagandare un nome speciale da dare ai rosoni fatti a mano. Questa presenza potrebbe contribuire a fare delle nostre feste patronali un evento da borgo tipico più che da piazza di concerti. 

Ultimo, ma non ultimo elemento certissimo è la presenza della nostra super Pro Loco che riesce a fare anche l’impossibile. 

Veniamo a quel che sta per accadere e come potrà esser utilizzato nel futuro, in caso si volesse o si dovesse modificare l’impostazione delle nostre feste locali.

Sappiamo che, celebrata la solenne funzione di intronizzazione della statua di san Pantaleone al tramonto del 26 luglio (che è l’unica cosa veramente rimasta di quello che era il primo vero giorno di festa) e trascorsa la mattina del 27 con il mercato e il giro della nostra banda, arriveremo al pomeriggio del giorno di san Pantaleone. Qui ci sarà la novità-di-ritorno, la Santa Messa in piazza. Al termine del rito religioso, fissato per le 19:30, è previsto il rientro della statua del santo in Chiesa in forma diciamo non solenne. Ebbene, assodato questo che ci sarà, si aggiunga, secondo l’ipotesi in trattazione, un breve concerto della banda, visto che la gente è già seduta, ben distanziata e indirizzata da percorsi obbligati e sicuri. E ipotizziamo anche che, a quel punto quando saranno le 21 passate, bar e pizzerie, insieme ai nostri brillanti imprenditori dello street-food (alias porchette, arrosticini, panini, etc.) si facciano trovare pronti ad “assistere” i devoti restati in piazza, distanziati e digiuni. Cosa mancherebbe? Mancherebbe solo uno spettacolo pirotecnico allestito sul tetto del Municipio o nel giardino di Palazzo Masci. Ovviamente andrebbe recuperata ed aggiunta solo la processione, oggi vietata espressamente dal nostro arcivescovo. E la festa, così composta, sarebbe piena, bella e fatta. Ricapitolando avremmo la Festa di San Pantaleone con addobbo forse unico al mondo di piazza e strade, mercato, banda e majorettes (con o senza aggiunta di artisti di strada), la processione e santa messa in piazza, concerto della banda a fine rito religioso, fuochi pirotecnici e tavolate per mangiare all’aperto, cosa questa che più di ogni altra, concertini compresi, funziona sempre di più, anzi sembra sia l’unica che interessa davvero al popolo festaiolo.  

Diranno i miei ventitré lettori, “e la sera del 28 luglio?” Eh, sì, sarebbe un’assenza, un problema. Ma quella sera assorbe probabilmente la quota relativa più importante del bilancio di ogni recente Comitato Feste. Cancellarla o rivisitarla in chiave meno dispendiosa non creerebbe traumi. In fondo, quanti veramente si dorrebbero così tanto per l’assenza di quelle due ore/due ore e mezza di musica concentrate in una sola serata? Non lo so. Penso che non sarebbe la maggioranza assoluta. Al più sarebbe la maggioranza di quelli che amano la facile critica e sono allergici o intolleranti al fare e al dare una mano a chi fa.

Quel che, da qui al prossimo anno, potrebbe far propendere per questa non impossibile svolta storica nelle nostre tradizioni è proprio l’allegrezza delle cassette destinate alla raccolta dei contributi volontari, che la Pro Loco ha posizionato con tanta speranza. Se riveleranno la nostra generosità tanto da far ben sperare per il futuro, questo porterebbe alla giustificazione dei tanti i quali non vogliono più saperne di rimettersi in gioco per far un Comitato Feste che significa dover girare tre volte l’anno, casa per casa, a chiedere il contributo di Cittadini sempre più indifferenti se non addirittura insofferenti verso le Feste Patronali.

Insomma una sterzata verso una festa da borgo tipico potrebbe essere la tentazione che la riuscita delle feste 2020 potrebbe far serpeggiare tra di noi.  

Ora, vi chiedo, è una ipotesi proprio così strampalata? O almeno qualcosa rischia di azzeccarla?   

Buona Domenica.

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