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La letterina del sabato 27 giugno

Care Amiche e cari Amici,

mentre leggevate la Letterina di sabato scorso c’è stata la conferma che “Le Contrade del Piacere” quest’anno non avranno luogo né nelle date previste né in altra data. La decisione è scaturita al termine di una riunione promossa dalla nostra eccezionale Pro Loco alla quale sono stati inviati tutti quelli che hanno gestito i diversi stand gastronomici nelle passate edizioni. Confesso che avevo avuto segnali diversi, anche se provenienti da Amici non appartenenti agli organi sociali della Pro Loco. Evidentemente le pur buone intenzioni trapelate prima hanno dovuto far i conti con una realtà che non ammette facilonerie né scorciatoie.

 

Nell’ultima Letterina avevo comunque affidato a voi questo commento, che valeva allora e vale ancora di più oggi, “Immagino che l’Amministrazione Comunale, la Parrocchia, la nostra insuperabile Pro Loco e chiunque altro per le rispettive competenze si stia ponendo questo problema e stia già ricercando le possibili soluzioni. Esse andranno accolte con entusiasmo e con spirito di piena condivisione proprio perché saranno le soluzioni possibili, le migliori tra quelle possibili”. 

Aggiungerò soltanto un pizzico di “letizia” e capirete subito perché. 

Avevo messo nel novero dei responsabili chiamati a queste difficili decisioni anche la Parrocchia. Non si può pensare di organizzare le Feste Patronali senza che il Parroco, cui sulla carta spetterebbe ben altra responsabilità, in presenza di un Comitato Feste, faccia almeno un atto di recepimento e di assenso. Ora don Gilberto, il nostro carissimo Parroco, non può far altro che obbedire. L’arcivescovo, mons. Bruno Forte, il 23 giugno scorso ha diramato un comunicatoAl Clero, alle Comunità Religiose e ai Fedeli tutti dell’Arcidiocesi circa le processioni e le feste popolari in questo tempo ancora segnato dagli strascichi della pandemia”. Segnalando le cautele del caso, Padre Bruno scrive seccamenteResta pertanto fermo il mio divieto di fare processioni e di provocare assembramenti”. Prosegue poi avvertendo “Chiedo a sacerdoti e fedeli di attenersi scrupolosamente a queste mie disposizioni in spirito di obbedienza e di carità verso sé stessi e verso gli altri”. Infine, prima della benedizione, sua eccellenza spiega o giustifica così, Si onorano di più il Signore, la Vergine e i Santi obbedendo lietamente che non con atti che possano suscitare assembramenti rischiosi”. 

Si può disobbedire al proprio vescovo? Certo non si andrebbe incontro a una scomunica ma non sarebbe facile né da fare né da giustificare.  

La movida invece è ripresa e con essa anche alcune brutte abitudini che non fanno onore alla nostra Miglianico. Parlo della disinvoltura di alcuni nello gettare mascherine e guanti dove capita; degli schiamazzi e delle pallonate notturne in piazza; del tappeto di mozziconi di sigaretta che adorna l’area circostante alcuni pubblici esercizi e di quel generico assembrarsi che, religiosamente proibito e opportunamente evitato per le sagre, pare avvenga comunque come se nulla fosse accaduto e nulla stia ancora accadendo. 

Per fortuna e grazie alla solerte bravura dei nostri amministratori comunali, le buone idee e le buone realizzazioni non si fermano. Il Sindaco, Fabio Adezio, un paio di giorni fa ha annunciato l’avvio (già avvenuto) dei lavori di restyling della piazzetta antistante il Municipio. È una buona notizia, da qualunque parte si stia nel giudicarla. Per chi ha avuto attenzione nel valutare i danni fatti in occasione dei lavori di rifacimento di via Roma e della Piazza nell’era buia di “Progetto Miglianico”, siamo di fronte alla semplice conferma che quella piazza era stata pensata e realizzata male. Basti pensare che presenta (fin quando ci sarà) un gradone pericoloso e senza alcuna barriera protettiva. 

Vanno fatte due riflessioni da parte di ciascuno, secondo il proprio libero pensiero che, in quanto tale, merita ovviamente il massimo rispetto. 

La prima è che la piazza antistante il Municipio è stata oggetto di ristrutturazione più volte in tempi alquanto recenti. Tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80 del secolo scorso lo ha fatto l’Amministrazione comunale a guida “Sinistra Unita”. È stata poi corredata/ingombrata/appesantita dalla piramide tronca alla fine degli anni ’90 quando era sindaco Nicola Mincone. Poi è stata fatta così come la vediamo ancora non più di dieci anni fa dall’amministrazione a guida “Progetto Miglianico”. Evidentemente non è stato ancora raggiunta la soluzione ideale, quella che mette d’accordo tutti o quasi. 

Qui si innesta la seconda riflessione. L’ideale c’era. Era la piazza dell’immediato dopoguerra. Era la piazza senza il monumento (ai caduti? Quando ce n’è uno con tanto di lapide ufficiale altrove?) che vi fu collocato come scelta di ripiego. Fu una di quelle soluzioni temporanee che in Italia significano spesso quasi definitivo. Se si potrà tornare a quel modello, probabilmente saranno d’accordo tutti, perché si capirà quanto è utile, cioè quanto è utilizzabile oltre che bella una piazza così. Così come la si è sognata forse più che vista nel primo progetto del riedificando Municipio. 

La piazza dovrebbe tornare ad essere libera da ostacoli e da ingombri, il primo dei quali è il monumento, mentre la piramide tronca è oggettivamente un semplice orpello. L’uno e l’altro oggi si possono difendere solo per puntiglio, cioè solo per creare problemi all’Amministrazione comunale, per puro spirito di avversione preconcetta. Se non si potrà tornare al modello ideale, che pure avevamo e che molti di noi hanno conosciuto e mai dimenticato, di quella piazza che fu cantata e decantata per la sua bellezza come “’na sale pe bballà”, probabilmente tra qualche anno ci sarà qualcuno che ci rimetterà mano. E saranno altre risorse spese per inseguire quel che invece è a portata di mano in modo semplice e poco dispendioso.  

È il momento di un ricordo, che penso non sia solo mio personale, legato alla ricorrenza di oggi, “Giornata internazionale delle micro, piccole e medie imprese”. Prima del ricordo il pensiero solidale e appassionato di tutti noi va a chi in questo periodo sta facendo di tutto per mantenere in vita la propria impresa, piccola o media che sia, ma che è frutto di ingegno, passione ed sacrificio personali. L’Italia e anche la nostra Miglianico menano giustamente vanto delle proprie piccole e medie imprese. Ma ora sono le più esposte ad un rischio che non è di poco conto. Auguriamo a tutte loro di farcela presto e presto di poter riprendere la loro funzione di elementi di forza e di traino della nostra realtà economica e sociale.

Il ricordo è per Delmo Adezio, il carissimo e indimenticabile zio Delmo, che è stato forse il più tenace e convinto tra gli imprenditori che ormai molti anni fa costituirono l’API Chieti, l’Associazione delle Piccole e Medie Imprese della nostra Provincia. A Miglianico molti non seppero neppure di questo suo ruolo decisivo in un’operazione lungimirante e coraggiosa. Io stesso, che pure non ero un estraneo per lui e che per lui ho avuto affetto spassionato e devozione filiale, ebbi modo di scoprire questa sua pagina di vita leggendo quasi casualmente libri e articoli ma per lo più conoscendo persone - cito per tutti l’indimenticabile Achille Renzetti, segretario di Presidenza della Camera di Commercio di Chieti - che mi parlavano di lui con sincera ammirazione riconoscendogli quelle doti che lo hanno reso un personaggio di grande caratura e che hanno così collocato Miglianico in prima linea in una fase storica di crescita e di progresso economico della nostra provincia. 

Il ricordo di Delmo Adezio dovrebbe ora spaziare e occupare molte righe di questa Letterina ma la renderebbe troppo lunga e questo quasi storpierebbe l’omaggio alla sua persona, rendendo questo ricordo quasi sgradevole. Spero di avere un’altra occasione per presentare o per ripresentare ai miei ventitré lettori la figura per nulla secondaria di questo Concittadino dal sorriso solare e dall’animo generoso del quale, soprattutto per un profondo affetto mai spento, sento tanto viva la mancanza. 

Buona Domenica.

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