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“La casarella me” di Cesidio D’Amato

In questi versi c’è il ricordo della casa, “la casarella” dove è nato ed è cresciuto il maestro Cesidio D’Amato, la stessa dalla quale, se si allontanava sentiva un richiamo speciale. 

Nel ricordo di ciascuno di noi c’è quello della casa dove si è nati, dove si è trascorsa l’infanzia, dove si è cresciuti. Può anche essere la stessa dove si vive ancora, pur non essendo più la stessa. Gli ambienti cambiano col tempo. Cambia la percezione degli spazi anche quelli più familiari. Un bambino vede ad un’altezza che non sarà mai più la stessa. Un bambino coglie particolari che, ormai adulto, sembrano non esserci neppure. Un bambino ascolta suoni che per noi ora sono solo parte di un indistinto sottofondo della vita quotidiana.

 

Una notazione particolare merita appunto un piccolo passaggio di questa bella poesia. È il richiamo a quella “fundàne di otte cannèlle che cantava stornelli di notte a Cesidio D’Amato. Quella fontana, grande, su due livelli, coperta interamente nella parte posteriore, c’era davvero, a San Giacomo, proprio dove ora c’è solo uno zampillo. Era anche un abbeveratoio lungo la strada, era anche un lavatoio per fare il bucato se si scendevano pochi gradini. Era un luogo di sosta per chi arrivava lì a piedi. Era un ristoro semplice e indimenticabile per noi che tornavamo dalla partitella fatta al campo sportivo. Quando andavamo lì a giocare al calcio, per chi voleva bere, c’era la fontanella oltre il muro del cimitero e la “fundàne” a san Giacomo: ma che buona quell’acqua!         

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