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Noi Miglianichesi sappiamo a che Santo votarci

Il messaggio che don Gilberto ha diramato domenica sera ha segnato il mio cuore di una silenziosa tristezza in una serata pur viva di belle emozioni familiari e non solo. Il nostro Parroco ci annunciava che, su disposizione superiore, le Sante Messe le avrebbe celebrate senza popolo e che ogni altra cerimonia religiosa, compresi i funerali che ci auguriamo non ci siano mai, non sarà svolta fino al 3 aprile prossimo, salvo complicazioni, va aggiunto. L’invito conseguente e immediato è a unirci in preghiera virtualmente o a andare a pregare in Chiesa singolarmente negli orari consentiti, così come indicato dallo stesso don Gilberto: “La chiesa parrocchiale di S. Rocco sarà aperta tutti i giorni, per la preghiera personale, dalle 8.00 alle 12.00 e dalle 18.00 alle 20.00 (cioè dopo la celebrazione della Messa).”  

 

Pensare alla Santa Messa, momento di comunione, senza fedeli è una triste. Pensare a don Gilberto come don Camillo nella chiesa semiallagata, con la stessa imponenza fisica e la stessa voce stentorea che ci parla da lì solo-solo è una simpatica consolazione, non una gioia. Poi c’è stata la svolta telematica con la Messa e gli incontri di preghiera che da ieri vengono diffusi sulla pagina Facebook dell'Azione Cattolica parrocchiale e in quella personale del parroco, ma questo è avvenuto appunto dopo.  

Mentre leggevo quel suo messaggio e meditavo queste e altre cose, pensavo a quanto don Gilberto ci aveva detto al termine della Santa Messa vespertina la sera precedente. Ci ha ricordato San Rocco. Ci ha spiegato la presenza di tante chiese poste tutte fuori dalle vecchie cinte urbane, come a Miglianico, perché servivano ad accogliere i pellegrini in tempi normali e i malati in tempo di peste. Ha ricordato San Rocco che si dedicò ad aiutare gli appestati ed è per questo che ora è il Santo Protettore dei malati infettivi. Ci ha sottolineato che forse dovemmo tenere presente che abbiamo con noi San Rocco al quale abbiamo dedicato la nostra Chiesa parrocchiale, una delle più grandi, moderne e funzionali non solo d’Abruzzo. Don Gilberto, molto delicatamente, ha detto che una volta ci si affidava ai santi e che “a volte funzionava”. 

Rilancio modestissimamente questo invito del nostro Parroco a rivolgere un pensiero accorato e sincero a San Rocco, oggi e nei prossimi giorni, anche assistendo alla Santa Messa in streaming. E rilancio quel che con la stessa delicatezza don Gilberto ha voluto ricordare a noi, Comunità di Miglianico, cioè di non dimenticare San Rocco. Quando tutto sarà passato, sperando che sia prima se saremo stati tutti bravi a far la nostra parte, non facciamo come siamo soliti fare: “finita la festa gabbate lu Sante”. Facciamo festa per San Rocco. Chi si chiama Rocco, chi ha un Papà che si chiama Rocco, chi ha avuto un Nonno di nome Rocco può esser tra coloro che, se lo vorranno, potrebbero costituire il primo nucleo di un volenteroso Comitato che si ricordi di festeggiare San Rocco, il nostro San Rocco.

Nella mattinata della stessa domenica, l’8 marzo scorso, don Gilberto aveva comunicato che la Santa Messa pomeridiana si sarebbe celebrata non a San Michele ma a San Rocco, per motivi di spazio minimo in ossequio alle recenti disposizioni legate al contenimento del COVID-19, superate il giorno dopo dal divieto totale dei riti in chiesa con il pubblico. 

So che probabilmente non è così sul piano della fede e anche della venerazione dei Santi, ma se il nostro Santuario chiude, anche se per oggettivi ed insuperabili motivi di emergenza sanitaria, è come se si chiudesse qualcosa in noi, non so dire cosa ma è quel che ho avvertito.  

Don Gilberto e tutti noi sappiamo che la nostra speciale venerazione è rivolta a San Pantaleone, il nostro Santo Protettore. 

San Pantaleone, come sappiamo è uno dei Santi ausiliatori della Chiesa. I santi ausiliatori sono un gruppo di quattordici santi invocati dal popolo cristiano in casi di particolari necessità, generalmente per guarire da particolari malattie.

Ma non è per questo o non è solo per questo.

Sappiamo che possiamo rivolgerci a lui, a San Pantaleone, nostro speciale intercessore presso Dio. 

Nel silenzio del nostro cuore o nella piccola chiesa della nostra casa possiamo leggere l’affidamento a San Pantaleone

 e cantare l’Inno a San Pantaleone, sentendo il brivido che ha scosso i nostri Padri e i nostri Nonni in tempi altrettanto o più drammatici nel ripetere “Le nostre preci ascolta benigno Santo Eroe, volgi lo sguardo e volta a noi propizio il cuore”.


Sono un peccatore tentato dalla santità. Non sono certo un bacchettone e non sono un frequentatore di santuari. Ma mi viene spontaneamente da chiedere se sia possibile consentire ai fedeli di Miglianico di andare dal nostro Protettore, da San Pantaleone, con le cautele del caso e senza toccare o baciare la statua, con orari specifici, segnando percorsi distinti per ingresso e uscita visto che abbiamo tre porte utili alla bisogna. Mi veniva in mente un gesto forte, fuori dalla nostra secolare tradizione, ammesso che questo possa essere un segnale di serenità e di fiducia per la nostra Comunità. Metterei la statua di San Pantaleone sul suo trono, al centro della navata o, meglio, appena dietro il portale principale, ovviamente spalancato, così da essere visibile anche a chi passa sul piazzale o sale e scende la scalinata del Santuario senza necessità di entrarvi. Così ciascuno potrebbe passare e guardarlo in volto, come ogni Miglianichese ha sempre fatto e fa ogni volta che si rivolge a lui per chiedere una grazia. 

Forse questo non è possibile, o forse sì.

Forse nell’intervallo del richiamo delle campane per la Santa Messa quotidiana, se non l’inno che non ci sarà in registrazione adeguata, ma la Preghiera a San Pantaleone potrebbe essere diffusa dagli altoparlanti, creando un momento di preghiera condivisa. Sarebbe la scansione di un tempo comunitario dedicato al nostro Santo, l’Amico celeste che veglia su di noi, un tempo di fiducia in Dio, di serenità e di speranza per tutti.   

San Rocco ha avuto dalla nostra Comunità la dedicazione “Beato Rocho pestem fuganti” nel 1641 della Chiesetta lungo via Roma, già via San Rocco. San Pantaleone, dopo aver guarito in vita nel nome di Cristo, ha fatto e fa miracoli dai primi secoli dell’era cristiana. Li ha fatti anche come Protettore dei Miglianichesi che lo hanno scelto, in un momento certo non facile, come Santo Patrono di questa Comunità proprio per la potenza della sua fama di Santo. 

L’uno e l’altro non si sono certo dimessi dall’amorevole cura per i Miglianichesi.

Con il dovuto e sentito rispetto, parafrasando don Gilberto, si può affermare che rivolgersi ai Santi funzionerà, per un verso o per l’altro.                                

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