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La letterina del sabato 14 settembre

Care Amiche e cari Amici,

sta per iniziare il nuovo anno scolastico. Ci sono problemi relativi alla copertura dei posti di insegnante, alla sicurezza degli edifici scolastici, alle varie carenze, ai trasporti, alle mense, al caro libri e a tutto quanto ruota attorno a questo mondo che vede coinvolti, direttamente e indirettamente, milioni di Italiani. Questi tanti problemi sembrano emergere di colpo quando si stanno per riaprire le scuole. Poi quasi scompaiono. Vanno in letargo. Forse si stancano di non essere ascoltati e, quando ci sarebbe il tempo giusto per agire, non sono più in prima pagina, salvo poi tonare a strillar di sé quando l’estate sta finendo e il nuovo anno scolastico si annuncia pronto ad iniziare. Accade da tanti anni. Non sarà questo l’ultimo nel quale tale rito manifesta i suoi giri di danza.   

Lascio questi argomenti importantissimi ai media nazionali, ai politici, agli amministratori locali, agli esperti e anche a chi proprio non ci capisce niente ma che non può star senza commentare e dir la propria tanto per ascoltarsi.

 

Preferisco fare gli auguri innanzitutto alle nuove generazioni di Concittadini che si apprestano a iniziare il loro anno scolastico. Un grande augurio va ai docenti, all’indispensabile personale tecnico-amministrativo, a chi guida gli scuolabus, a chi opera nelle mense scolastiche e, non per ultimi, ai genitori, ai nonni e agli zii che diventano a loro modo personale in servizio permanente come accompagnatori, assistenti nei compiti, curatori di merende, pubblico alle recite e sostenitori in tutte le forme possibili dei nostri scolari e studenti.

Nel nostro mondo in bianco e nero, con cartelle senza moda e ma con pochi libri per meno giorni di scuola, l’emozione è stata la stessa che provano oggi i nostri figli e nipoti. Allora c’erano meno polemiche ma anche meno servizi, meno riscaldamento, panini semplici che non avevano la concorrenza di alcuna merendina. Si entrava in classe e si sedeva su banchi che non erano pensati in modo ergonomico. Ma non avevamo alcuna difficoltà ad alzarci in piedi per salutare chi entrava in classe, maestra o direttore o ospite che fosse. E dicevamo “buongiorno”. C’erano ancora le bacchettate sulle mani, il castigo dietro la lavagna o in ginocchio, il capoclasse che, quando la maestra usciva, segnava “buoni” e “cattivi” col gesso sulla lavagna divisa a metà, c’erano le scuole nelle contrade con le pluriclassi e c’erano le classi differenziali. Non c’era quasi nessuno ad aspettarci all’uscita come quasi nessuno ci accompagnava. Andare a piedi era normale e la sicurezza sociale era reale. Oggi c’è più velocità nell’apprendimento. Si parte senza dover fare mesi e pagine di asticelle e lettere sui quaderni. Si lavora in gruppo, i grembiulini non sono di panno pesante ma gli zaini pesano come se si dovesse andare in guerra.

Le differenze sono tante come tanto è il tempo che è passato dagli anni sessanta del secolo scorso agli ormai quasi anni venti di questo nuovo secolo.

Una cosa è sempre uguale, sempre della stessa enorme importanza. L’unica cosa che conta. 

Negli occhi dei bambini c’è sempre l’oceano del domani.

Se chi ha responsabilità ad ogni livello ricordasse il suo primo giorno di scuola e sapesse tuffarsi negli occhi dei bambini tutti i problemi che ho accennato prima sarebbero stati già risolti.

Intanto c’è da segnalare un appuntamento da non perdere.

Domani, domenica 15 settembre, alle ore 17,30, presso a Casa delle Monache in via Sud, ci sarà un evento importante oltre che interessante sotto diversi aspetti. Verrà presentato il libro “Giuseppe Ciavatta notaio”. Si tratta di uno studio condotto dall’ing. Matteo Nanni. A presentarlo con lui ci saranno: il Direttore dell’Archivio di Stato di Chieti, Antonello de Berardinis, il nostro notaio, Gennaro Luca Giordano, ed il prof. Pasquale Tunzi dell’Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara moderati dal prof. Antonello Antonelli. 

Appassionato di cultura, innamorato della nostra Miglianico, persona dalle rare qualità umane tra le quali una ammirevole buona educazione, Amico e figlio di un indimenticato Amico quale è stato l’ingegner Remo Nanni, Matteo Nanni merita tutta la nostra attenzione perché ha scelto coraggiosissimamente di dedicare tutte le sue energie alla cultura, allo studio della storia locale, alla ricerca documentale, alla editoria, alla promozione di valori e di testimonianze che esistono ma che richiedono impegno e capacità non comuni. Matteo ci ha messo in più tanta pazienza, una grande umiltà e quella passione che non tutti sono in grado di concentrare su obiettivi così poco di moda ma così importanti da superare il valore effimero di ogni moda. Matteo Nanni sa quanto è difficile percorrere la strada che ha scelto. Sa che è un percorso dove si trovano pochi sportelli per incassare denari e molti di più dove occorre pagare in anticipo. Lui non intende fermarsi perché è consapevole che un amore così grande ti spinge ad osare sempre di più. Dopo questo libro ne scriverà ancora altri, tanti altri. L’ingegner Matteo Nanni per tutto questo merita ogni aiuto, merita la nostra sincera ammirazione, merita di avere successo prima possibile affinché non si scoraggi mai. Merita un applauso e un grazie perché quello che presenta domani è un dono per tutta la nostra Comunità, che è ricca di storia, alquanto povera di storiografia.

Buona Domenica.    

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