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La letterina del sabato 3 agosto

Care Amiche e cari Amici,

anche questa Letterina cade nel bel mezzo di un programma di feste che stanno diventando, pian piano, una tradizione locale, parlo de “Le Contrade del Piacere”. In verità manca quel quid che serve a fondare solidamente una vera tradizione. Ma è pur vero che quando una siffatta manifestazione dura da non pochi anni - e poi a Miglianico dove la cosa più difficile storicamente è stata la continuità nel lungo periodo di non poche iniziative tutte singolarmente valide - questo significa più di qualcosa sul piano della tradizione. Non va dimenticato che se siamo a questo risultato lo si deve all’intelligente, indefesso e generoso impegno di alcuni Concittadini che, dai tempi della prima edizione, inventata e allestita dall’indimenticato Renato De Luca e da Federico Anzellotti, fino ad oggi con la Pro Loco guidata dall’impeccabile Nicola Santalucia, hanno saputo fare tanto e bene, così da raccogliere un successo sempre crescente.

 

Ritornerò su questo gioioso evento locale quando sarà tempo di consuntivi non senza lasciare qui, chiaro e forte, il GRAZIE verso dirigenti, soci, amici e volontari della nostra eccezionale Pro Loco che così tanto fanno per Miglianico e per il suo buon nome.

Un consuntivo invece lo si può fare per le Feste Patronali appena trascorse. Sono state molto ben organizzate, calibrate e gestite al meglio da parte del Comitato presieduto dalla dottoressa Annalisa Palladinetti, che ha dimostrato anche ai più scettici di avere grande capacità e una pazienza ammirevole oltre ad un enorme coraggio. Questi valori avrebbero dovuto essere presi ad esempio o comunque essere rispettati con grande cura da parte di tutti. Invece, pare non sia stato così.

Pare che ci sia stato chi ha avuto piacere a non far svolgere i fuochi d’artificio in piazza la sera del 28 luglio. Pare che ci sia in giro ancora chi stia apertamente “gufando”, facendo ogni sorta di malaugurio, compreso quello di vedere il Comitato indebitato alla fine del suo percorso. Pare che ci sia stato anche chi ha invitato quanti più Cittadini possibile a “disertare” le serate di festa a Miglianico per andare a far festa altrove. Non ci credo. So che probabilmente è vero. Ma non ci voglio credere. Mi ostino a non voler ammettere che ci sia anche un solo Miglianichese capace di cose simili. Spero tenacemente che a questo punto, se c’è stato chi ha pensato e fatto tanto, visto il buon risultato delle feste, oggi sia pentito, rinsavito, ridotto a una più serena riflessione non priva di un giusto senso di vergogna.

Sulle Feste Patronali 2019 devo fare solo un piccolo appunto, tralasciando le cose già presentate alla attenzione dei miei ventitré lettori negli ultimi anni. Penso si debba avere più rispetto verso la processione, anzi che essa debba avere la massima attenzione. Le bancarelle che strozzano il percorso a metà di via Roma vanno fatte spostare e vanno collocate dove nel pomeriggio, a mercato terminato, creano meno problemi al passaggio del corteo. La processione non è una delle tante manifestazioni da mettere in programma. È uno dei momenti più importanti, il più importante, e come tale deve essere anche ripensato e rimodulato.

A margine di ogni festa che ha connotazione religiosa tornano ad alzarsi le voci, spesso sguaiate e sempre ignoranti, dei benpensanti, quelli che trasudano un unto viscido e che scherniscono chi va in chiesa o chi segue una processione. I benpensanti sono quelli che dicono le frasi messe a monumento della loro stupida superbia come: “Io non vado in chiesa ma sono migliore di quello o di quell’altro che ci va”, “Guardati da chi va in chiesa che è peggio degli altri”, “Quello va in chiesa ma poi parla male degli altri” o più banalmente “Che ci va a fare in chiesa quello se tutti sappiamo chi è?!”. Chi spara queste sentenze si rende ridicolo, fa pena, mostra ignoranza e superbia, si vanta della sua stupidità. Ma ha anche più di una scusante. Chi va in chiesa probabilmente non ha saputo convincerlo che è meglio andare a Messa che pensare di esser migliore stando in piazza. È mancato l’esempio. Un po’ di colpa, a voler essere clementi, è di chi come noi in chiesa ci va, o no?

Peggio di costoro che dicono cose così stupide, ci sono quelli che in chiesa ci vanno, casomai con un certo sussiego o addirittura assumendo ruoli cosiddetti di servizio, ma vanno a “pesare” i peccati degli altri, vanno a scrutare e a giudicare il prossimo. Mi farebbero pietà, mi farebbero pena. Ma poi ne parlano a gran voce, ora lo scrivono ovunque possono e allora hanno il mio sereno disprezzo. Giudizi di siffatta grettezza d’animo compaiono soprattutto, ripetutamente, con toni più drastici, trancianti e a caratteri cubitali in luoghi molto, molto diversi da questo spazio di libertà. Ma anche qui ci sono stati commenti esterni, riconoscibili perché unti da quel trasudare farisaico.  Gli autori e i suggeritori di quelle uscite non meritano commento, si sputano addosso da soli. Ancora peggiori di loro, se possibile, sono quelli che con disinvoltura aggiungono il proprio “like”, assumendosi in pieno ogni responsabilità su ognuna delle strampalate, stupide, ignoranti e maldicenti parole usate da chi ha lanciato il post o il commento. Hanno un nome e cognome quelle facce di bronzo. Il tempo è galantuomo. Occorre la pazienza di aspettare e, uno ad uno, certi soggetti passeranno davanti alle proprie responsabilità. Non sono migliore di loro né di alcun altro, non è falsa modestia è una ammissione realistica. Ho avuto però insegnamenti importanti. Don Vincenzo ci ha ripetutamente insegnato a colloquiare con Gesù, come possiamo, come sappiamo fare. Ci ha sempre ripetuto che “Abbà” non dovevamo intenderlo tanto come “Padre” ma come “Paparino” un vezzeggiativo dolce e capace di farci avvicinare a Dio con affetto filiale più che con timore di chissà quali reprimende. Don Vincenzo ci ha anche ripetuto tante volte di non curarci di chi sta nel banco prima di noi o in quello di lato. Non è difficile. Penso da tanto tempo che se davanti a me, in chiesa, siede una persona che so per certo essere responsabile delle peggiori nefandezze, devo ignorare questo e devo invece pensare che tra lui e Dio in quel momento c’è un dialogo tra figlio e padre, un dire e che merita rispetto, sempre. E poi non si dovrebbe avere il tempo e l’occasione di pensare ai fattacci di chi sta in chiesa vicino o meno vicino da noi. Durante la Santa Messa non ci sono momenti vuoti, non c’è la pubblicità. Tutto va ascoltato, partecipato, vissuto senza distrazioni. Un genio della musica, Lucio Dalla - lo lessi in un’intervista a Famiglia Cristiana non pochi anni fa - raccontò di essere andato spesso ad assistere alla Messa in San Petronio, nella sua Bologna, perché rimaneva affascinato dal rito e ammise che quell’atmosfera era per lui fonte di ispirazione. Divenne cattolico avendo incontrato un sacerdote, fu un cattolico sincero, atipico e per questo ancora più simpatico. Il culturame che parla di cantautori questa sua scelta non le evidenzia mai. Essere anticattolico fa chic da quelle parti.

A proposito di musica c’è una bella novità, una gran bella novità che voglio condividere con voi perché è importante per Miglianico, oltre che perché ci solleva dallo squallore degli atteggiamenti che ho commentato velocemente poco sopra. 

Clarissa Di Bartolomeo, giovane, brava e bella Concittadina, dotata di una voce straordinaria che ha saputo curare studiando, ha appena lanciato la sua prima canzone, dal titolo “Sarò pronta”. Il testo è suo, quindi non si tratta solo di una brava esecutrice ma la sua bravura è doppia. 

Potete ascoltarla e apprezzarla su You Tube (clicca qui per trovarla). Se volete fatela poi girare il più possibile attraverso i vostri contatti. Aiutiamo così Clarissa a raggiungere i traguardi che merita. Brava Clarissa! 

Viva Miglianico ama la bellezza, pensa alle cose buone.

Buona Domenica. 



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