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Fiori che profumano di verità

 

I miei ventitré lettori sanno che c’erano due livelli di importanza legati alla Festa del Corpus Domini che abbiamo celebrato ieri. 

Il primo era e resta quello legato all’evento in sé sul piano della fede, un livello altissimo, il più alto perché congiunge Dio e l’uomo.

Il secondo, molto ma molto più in basso, era legato invece alla realizzazione dell’infiorata che, per il secondo anno, è stata preparata in piazza. Lo scorso anno ci fu chi “fece lo svelto”.

 

Nella Letterina di sabato scorso non ho dovuto ricordare il perché, anche se ho avuto prova che non ce n’era bisogno. Loro, i miei ventitré lettori sapevano di cosa si trattasse. Ora lo posso dire anche a chi vorrà un giorno curiosare qui. Lo scorso anno, era appena nata l’associazione denominata “Miglianico Insieme” (l’insieme-che-divide, ndr.), Era stata generata da noti personaggi solo con l’intento di dare una parvenza di novità al rigurgito del vecchio che si stava coalizzando per dare l’assalto al Comune, elettoralmente parlando, s’intende. Per loro era già iniziata la campagna elettorale. E quale migliore occasione della prima infiorata per avere una visibilità ammantata addirittura di pio servizio se non di pre-santità? 

Cosa accadde? 

Mentre chi si era messo a disposizione, effettivamente era chino sulla piazza per allestire la meraviglia che tutti potemmo ammirare, loro arrivarono e si piazzarono lì a farsi foto a farsi vedere, a auto-pubblicizzarsi sui social, a metter in bella mostra soci fondatori, neo-adepti e contorni vari. Fecero anche un tentativo tra il penoso e il comico, provarono a utilizzate immagini scattate da Luca Di Clerico, Amico e Fotografo, senza citare l’autore, che giustamente protestò. Quel comportamento molto poco consono sia per la natura dell’evento sia anche per motivi di correttezza politica, portò però non poche persone a ritenere che loro, i divisori-seriali, solo loro fossero gli ideatori e i veri realizzatori di quella novità. Avevano già cominciato a fare i furbi.  

La polemica, come ho già ricordato, era inevitabile. E ci fu. Però fu fermata e soffocata in breve tempo. 

Ma il tempo, si, proprio il tempo, è galantuomo. 

Bisognava attendere in fondo poco, solo dodici mesi.

Quest’anno c’era l’attesa della controprova. Che puntualmente c’è stata. In pratica si sono dati nuovamente la zappa sui piedi. Non si è presentato nessuno a fare l’apparizione come esponente dell’insieme-che-divide, nessuno dei candidati, nessuno dei volponi e volpini, nessuno dei super-tifosi social, nessuno si è fatto largo per farsi fotografare sorridente come fosse l’eroe del giorno. Chi ha provato a infilarsi, isolatissimamente, dopo un po’ si è eclissato. Qualcuno è rimasto, perlopiù per tenere informati quelli che si son voluti tenere distanti senza passare neppure per un saluto. Le assenze, quando sono troppo evidenti, non si possono nascondere né si possono coprire con giustificazioni di qualsivoglia genere.

Perché è successo questo? 

Semplice. La campagna elettorale è passata e loro non hanno più bisogno di conquistare una prima fila nelle foto e negli spazi social. Quindi si sono guardati bene dall’esserci. Se avessero deciso di esserci e basta, avrebbero dovuto fare, collaborare, senza apparire. Hanno così dimostrato da sé stessi che c’è una certa differenza tra gli annunci elettorali, i proclami acchiappavoti e i comportamenti concreti, quelli che hanno un effettivo peso civico e nessuna venatura di bassa strumentalizzazione.

Ci sono state anche altre assenze, molto ben visibili, notate, inevitabilmente. Ma questo è un altro paio di maniche, anzi, per qualcuno è solo uno degli abiti di scena che indossa per recitare la parte del buono.     

Chi c’era l’anno scorso, chino sulla piazza, chino sulla piazza c’è stato anche quest’anno. Ci sono state le infaticabili e sempre sorridenti donne dell’Azione Cattolica parrocchiale, c’è stato il supporto della Pro Loco, c’è stato chi a titolo personale ha voluto dare una mano e basta. Grazie, Grazie, Grazie a loro. 

Finito il lavoro, senza equivoci e senza appropriazioni indebite, la firma è stata una sola: “Parrocchia di Miglianico”. 

Chi c’era ha raccontato di aver potuto lavorare in letizia, senza disturbi, senza avvertire tensioni e con la piacevole sensazione di stare a fare qualcosa di buono e nulla più. Qualcuno è passato appositamente per vedere, per poter constatare, anche per chiedere a voce alta “Ma quelli dello scorso anno dove sono?” Beh, quando ci vuole ci vuole. La domanda è stata legittima. La risposta era lì senza bisogno di parole.

È stato bellissimo perché, come si dice, è stato “meglio soli che male accompagnati”.

Il risultato di tanto lavoro fatto col sorriso è stato meraviglioso, sotto ogni punto di vista. Quei fiori messi lì da mani pazienti e capaci, hanno composto splendidi quadri. L’infiorata ha profumato l’aria di verità.  

Viva Miglianico!


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