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La letterina contro la censura

Care Amiche e Cari Amici,

sono in debito con voi, o almeno, con quella parte di voi che mi ha interrogato in merito, circa la vicenda relativa alla Letterina del sabato 1 giugno. Essa era corredata da una immagine tratta da una serie di piccoli messaggi circolati dopo la proclamazione dei vincitori della recente campagna elettorale per le Comunali. Scegliendo tra le tre o quattro che mi avevano mostrato, ho individuato quella che mi era sembrata la più simpatica e anche la più innocua, benché in quei giorni potessero esserci animi eccitati poco inclini a capire la differenza tra satira e offesa. Che la pubblicazione di quel fotomontaggio fosse senza alcuna malignità ma solo per poter esemplificare quel che andava succedendo a Miglianico, c’era un commento che non poteva allora, non può ora e non potrà mai essere equivocato, anche da parte di chi vuol leggere volutamente in modo distorto.

 

Il commento era questo: 

Tra le indiscrezioni, le battute e gli sfoghi ci sono anche cose bellissime. Le elezioni di questo XXI secolo, grazie alle nuove tecnologie, consentono una vera esplosione della satira a portata di mano. L’immagine messa a commento di questa Letterina ne è un esempio simpatico, per niente offensivo ed anche carico di buon significato per quanto riguarda la lettura della situazione locale. Un tempo bisognava attendere la vignetta di Forattini o lo spettacolo del Bagaglino o, molti mesi dopo, un film comico. 

Eppure è accaduto quel che nessuno mai avrebbe potuto immaginare. Un fatto grave nella sostanza e anche nel modo in cui è avvenuto, come proverò a spiegare rapidamente. 

La Letterina del sabato 1 giugno è stata pubblicata su questo spazio di libertà appunto sabato 1 giugno. La mattina del lunedì successivo, 3 giugno, ho ricevuto questa email. 

Comunicazione del Priore

Posta in arrivo

 

 

Pino D'Aversa 

 

lun 3 giu, 10:51 (9 giorni fa)

 

 

a me

 

 

 

 

Caro confratello Maurizio, ho notato che recentemente sul tuo blog VIVA MIGLIANICO hai pubblicato una foto che ritrae il Priore della tua Confraternita , insieme ad altri, su di un mezzo a tre ruote in atteggiamento goffo e imbarazzante. Voglio pensare che  la pubblicazione della foto sia stata casuale senza alcun intento da parte tua di calunniarlo. Ad ogni modo ti invito nel più breve tempo possibile a rimuovere la foto del  Priore, dal tuo blog VIVA MIGLIANICO.

 

F.to Il Priore Enzo Giandomenico

 

Era arrivata la censura. Nel 2019, in Italia, la censura! 

Potevo lasciare quella immagine, non avevo nulla da temere, sotto ogni profilo così come mi avevano confermato validi consulenti. 

Ho preferito far violenza alla mia libertà e ho fatto coprire quell’innocente fotomontaggio con quella fascia e quella scritta che hanno destato motivate curiosità. Non ho dato spiegazioni. 

Nella successiva Letterina, quella dell’8 giugno scorso, ho tenuto ancora riservata questa vicenda perché ho sperato che qualcosa succedesse. Nulla.

Faccio un piccolo passo indietro. Dopo la pubblicazione della Letterina del 1 giugno, il giorno dopo, domenica, 2 giugno sera, c’è stata la preghiera mensile a San Pantaleone. Come sempre sono andato. Nessuno dei miei Confratelli, a cominciare dal Priore, mi ha detto nulla. Qualche ora dopo, come vi ho raccontato poc’anzi, cioè il lunedì mattina, mi viene chiesta la censura. Non ho creduto, non credo e non crederò mai che quella domenica sera la illiberale decisione non fosse stata già elaborata e presa. Allora, perché nessuno mi ha detto nulla? Aggiungo che, oltre al nessun preavviso a voce in ambito confraternale la domenica sera, nessuna telefonata, nessun messaggio, nulla mi è stato detto o chiesto. Mi è stato riservato un trattamento spersonalizzato: una comunicazione senza un saluto, senza un cenno di congedo, senza una sottoscrizione se non un burocratico “F.to…”. È stato un gesto raggelante.

Ogni uomo nasce libero. Ho coltivato i valori della libertà arricchiti da quelli altissimi dei cattolici democratici. La censura la aborro, mi disgusta, non posso accettarla perché è uno dei più biechi strumenti dei regimi totalitari. La satira è nata ed ha accompagnato la democrazia sin dalla sua culla nelle Città-Stato dell’antica Grecia. Quando non c’è stata satira è perché c’è stato un regime oppressivo, spesso violento. 

Eppure ho fatto violenza a me stesso e ho coperto quella immagine, innocente e senza nessuna, nessunissima intenzione e men che mai una qual forza offensiva. Aver coperto l’immagine e il non averla tolta è stato perché alla violenza, se non si accetta la violenza come è giusto fare, si può rispondere con il ridicolo.

Ma il mio animo era ferito, la mia dignità di uomo era stata calpestata in un modo difficile da accettare pur volendomi caricare ogni colpa. Il primo impulso è stato quello di uscire dalla Confraternita in modo brusco. Ho poi atteso otto giorni. Ho ascoltato persone più sagge, più buone, più brave, molto più brave di me e ho deciso di autosospendermi dalla Confraternita di San Pantaleone. La mia comunicazione di autosospensione, inviata lunedì 10 giugno scorso. Ne ho dato comunicazione ai Confratelli, come hanno fatto in precedenza i confratelli Carlo Biasone e Fabrizio Di Moia nell’atto di autosospendersi, attraverso il nostro gruppo WhatsApp. La comunicazione della mia autosospensione è stato l’ultimo tentativo di poter ritrovare il luogo positivo e gioioso che avevo immaginato insieme ad altri, certamente migliori di me. Sono stato il primo a parlare con l’allora Parroco, don Amerigo, della ipotesi di far nascere una confraternita a Miglianico. Non lo ricordo come merito, perché non lo è. Probabilmente è stato un caso averlo potuto fare qual giorno. Lo scrivo perché è un passaggio significativo, che aiuta a capire quanto sofferenza ho provato e provo, non solo per questa ultima vicenda. Non ho mai immaginato di fare il Priore né di far parte del Direttivo della Confraternita, non ne ho le doti minime e non ho alcuna ambizione personale. Mi piace fare il Confratello semplice, mi piace, anzi mi piacerebbe una Confraternita come l’abbiamo delineata una decina di anni fa. 

Oggi, tra un Priore della Confraternita che mi censura ingiustamente e la mia libertà di uomo, scelgo la libertà. Non posso fare diversamente. Non posso autocalpestare la mia dignità personale.

Avrei dovuto e voluto ora pubblicare la lettera con la quale ho comunicato la mia decisione di autosospendermi dalla Confraternita e nella quale ci sono i più importanti motivi che sorreggono la mia dolorosa decisione. Ho deciso di non farlo, come gesto estremo di rispetto per una relazione confraternale che deve restare, fin quando è possibile, all’interno del sodalizio (di questa pubblica comunicazione ho volutamente dato pre-annuncio nella mia lettera del 10 giugno, ndr.). 

La relazione confraternale non mi è stata concessa, ancora una volta, probabilmente perché sono considerato irrecuperabile o forse perché chi dovrebbe generarla e garantirla non vuole più adempiere a questo dovere che lo impegna prima di tutti gli altri Confratelli.

Perdonerete ora la mia ritrosia a svelare particolari che forse avrebbero chiarito meglio questa vicenda. Spero di non doverli rendere pubblici.

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