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La letterina del sabato 1 giugno

Care Amiche e cari Amici,

bentrovati, con gioia. 

Ci sono ancora tante cose da raccontare, tante da commentare, non poche da ripetere riguardo alla campagna elettorale appena conclusa. Abbiamo speso tempo, attenzione e la passione di cui siamo capaci fino a due giorni fa. Ora possiamo tornare ai nostri discorsi pur senza obliterare completamente quelli dei fatti recentissimi. Questo, per esempio.  

A caldo qualcuno tra quelli dell’insieme-che-divide ha commentato che il Sindaco, Fabio Adezio, non avrebbe nulla da festeggiare perché ha un paese diviso. Beh, vabbè che son sempre le stesse e gli stessi, ma ora hanno più tempo per riflettere, potrebbero scrivere cose nuove, o, casomai tacere ogni tanto, ne guadagnerebbero sotto ogni punto di vista. Non sanno cos’è riflettere? Diciamo che se contano fino a dieci scrivono meno castronerie. 

 

La divisione che appare nella “torta” dei risultati delle comunali non è quella che quei tristi soggetti vorrebbero ci fosse. Certo, ce l’hanno messa tutta per seminare divisione, spargendo odio e maldicenza ad ogni uscio. Certo, meno della metà elettorato ha votato per chi ha perso. Però sono molti-molti di meno quelli che hanno votato accettando di farlo con la voglia di dividere. Ci sono tanti Concittadini che hanno votato per l’amico, per il parente, per aver creduto a una promessa ricevuta, o solo per l’aver dovuto arrendersi alla pressione imposta. Ma non lo hanno fatto con avversione verso qualcuno o tutti i candidati di “Miglianico Cambia”. Tutti questi, sommati ai quasi 1.600 che hanno votato Fabio Adezio fanno la stragrande maggioranza dell’elettorato. Aggiungiamo quelli che non fanno parte dell’elettorato attivo, cioè giovani e giovanissimi, lasciati quasi tutti fuori dalle tensioni elettorali, abbiamo un quadro dai colori sereni della nostra Comunità. Si rassegnino i seminatori di odio. Hanno fallito. Il bene ha vinto.      

La loro è tra l’altro una visione fatta con lenti sporche di vecchio, con analisi scadute. Non ci sono due grandi e forti partiti che possono segnare una divisione nella comunità al fine di coltivare i propri interessi nazionali e internazionali, come accadeva tra DC e PCI, come accadeva anche fisicamente nella Tollo degli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso. A Miglianico già non era così allora. Non è così neppure oggi. 

Simpatie e antipatie sono le stese di tre mesi fa, ma quelle non fanno squadra, sono fatti privati. 

La strategia divisiva scelta dai cervelloni che hanno fatto la campagna elettorale per il mio Amico, Carlo Biasone, e i suoi, è stata quella sì elemento di divisione, di una divisione che fino a un anno fa non c’era e che oggi non c’è perché non ha vinto. Loro hanno fatto questa scelta scellerata perché non avevano argomenti amministrativi e non potevano solo giocarsela sul confronto tra liste e programmi. Hanno fallito e hanno fatto danni, senza aver costruito nulla se non muri e fossati.

Chi resta diviso dalla Comunità ora sono proprio loro: i manovratori, gli strateghi sfilatisi dalla candidatura, i propagandisti porta-a-porta, i postatori avvelenati, le starnazzanti voci, i tristi personaggi carichi di decenni di storia amministrativa che si sono dimostrati testardi o incapaci di capire che il tempo del loro splendore è finito, è finito per sempre. Tra cinque anni saranno mummie ambulanti se non recuperano serenità a voglia di fare comunità, spendendo al meglio le ultime energie civiche che avranno a disposizione.              

Cosa ci attende ora? 

Ci vorrà una Letterina tutta intera per dire almeno qualcosina. Ma non è questa. Essa partirà da quelle che sono le certezze, a cominciare dal Sindaco, Fabio Adezio, e da “Miglianico Cambia”, geneticamente incapaci di dividere e orientati a costruire. Devono trarre insegnamenti da quanto è avvenuto. Ma questo li porterà a migliorarsi ancora, non a regredire al livello dei “divisori seriali” che abbiamo conosciuto in queste settimane.

La prima cosa che potrebbero fare, che potranno fare è una tranquilla festa di insediamento del nuovo Consiglio comunale. In quell’occasione ci saranno anche i Consiglieri di minoranza. In quella occasione si potrà brindare insieme, festeggiare insieme, casomai mangiando qualcosa insieme. Anche se fossero denari pubblici sarebbero ben spesi, perché attorno a una tavola, in questo caso nella nostra piazza, non si litiga e spesso si fa pace. 

Dicono i soliti curiosoni che ci potrebbe essere anche un concreto contributo da parte degli sconfitti. Dicono che lunedì sera la porchetta della vittoria era già stata fatta fare, viso che non si cuoce al momento. E che fossero pronti dolci, spumanti e vini. 

Sarà vero? Ammettiamo che sia vero. Chiediamoci.     

La porchetta chi l’ha mangiata? I dolci chi li ha divisi? I magnum di spumante, le damine di vino per quali brindisi hanno colmato i calici? Dove è avvenuta, se è mai avvenuta, questa ultima divisione? È davvero stato messo tutto in congelatore? Non può starci cinque o dieci anni. 

Insieme no? 

Ora si può. 

Sarebbe eccezionalmente bello e costruttivo condividere cibo e brindare insieme alla nostra Miglianico, ognuno portando qualcosa, come si fa tra amici.

Queste domande, questa constatazione, questo invito nascono da quelle simpatiche indiscrezioni che seguono immediatamente il risultato e la “solita fuga” dai seggi e dalla piazza di chi perde. In questo siamo ancora legati ai tempi passati. È colpa di tutti noi. 

Tra le indiscrezioni, le battute e gli sfoghi ci sono anche cose bellissime. Le elezioni di questo XXI secolo, grazie alle nuove tecnologie, consentono una vera esplosione della satira a portata di mano. L’immagine messa a commento di questa Letterina ne è un esempio simpatico, per niente offensivo ed anche carico di buon significato per quanto riguarda la lettura della situazione locale. Un tempo bisognava attendere la vignetta di Forattini o lo spettacolo del Bagaglino o, molti mesi dopo, un film comico. 

Tra le cose belle di queste elezioni c’è il bello della satira, genio e passione, occasione di distensione e di un sano sorriso oltre che di graffiante commento. Mi hanno raccontato di altri fotomontaggi, di video assolutamente formidabili, di post e commenti. Ho visto solo tre o quattro di queste creazioni. Posso dire che mi hanno sorpreso positivamente, soprattutto per le trovate che uno trova appunto sorprendenti oltre che simpatiche.

La prima riflessione fatta su quei godibili messaggi è stata una proposta, che ho già lanciato: dedicare una delle serate estive o una delle sere alla Casa delle Monache ad una piccola rassegna della satira politica locale. Sarà una sorpresa per molti, un bel momento di divertimento per tutti se riusciremo a organizzarla. 

Nel vincere e nel perdere una sfida, così come accade ormai nel calcio raccontato dai social, queste cose fanno capire quanta fantasia hanno soprattutto i più giovani, quelli che pensiamo siano solo chini sui loro telefonini e non più capaci di far castelli in aria.

Castelli, ho scritto castelli?

Castelli, già il Castello, lu castèlle. I miei ventitré lettori forse sanno della novità sul castello. No? È una bella storia da raccontare per chi non la conosce tutta. Oh, sta lì dal 1150. Non c’è fretta.

Ora c’è qualcosa di più importante di una vecchia storia. C’è la Festa della Repubblica. Domani è il 2 giugno. È un giorno di festa per la democrazia e per le istituzioni repubblicane, cardini dell’Italia unita, quella che abbiamo grazie a chi ci ha resi liberi, a chi ha saputo tracciare le linee fondanti della Repubblica, a chi ha governato in tempi difficili garantendo pace e progresso. È la Festa degli Italiani, di tutti noi nati Italiani o diventati Italiani senza distinzione di razza né di altro, è la Festa del nostro Presidente della Repubblica, del nostro Parlamento, del nostro Governo, delle amministrazioni centrali, regionali e locali; è la Festa delle nostre Forze dell’Ordine, del nostro Esercito di pace; è la Festa dell’orgoglio di essere Italia e Italiani nel mondo. E’ la Festa del nostro Sindaco e del nostro Consiglio Comunale, perché li abbiamo eletti noi, liberamente come accade nelle vere democrazie repubblicane. 

 

Viva Miglianico! Viva la Repubblica! Viva l’Italia.

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