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Acta Meridiana - 27

Chiudo oggi questa piccola rubrica dedicata alla campagna elettorale appena conclusa, un appuntamento che ha avuto la speranza di tenere informati i miei ventitré lettori ai quali erano rivolte anche le riflessioni e erano offerti i commenti su quanto andava accadendo. Per loro, per i miei eroici, pazienti, attenti e vivaci ventitré lettori ho rubato ogni giorno un po’ di tempo. Non mi è pesato, anche quando la stanchezza si è fatta sentire. 

Ero consapevole di non doverli convincere perché sono spiriti liberi. Ero anche certo che non mi avrebbero fatto mancare appunti, critiche e annotazioni. Con sorpresa, con vera sorpresa ho trovato anche qualche piccolo accenno di consenso, di incoraggiamento, di solidarietà. È stato un bel dono perché non sperato e non atteso.

 

Cinque anni fa, quando chiusi gli “Acta Nocturna”, la rubrica dedicata alla campagna elettorale del maggio 2014, ho spiegato la scelta di chiamare queste note “Acta”, precisando che non avrei mai potuto chiamarle allora “Acta Diurna”. (clicca qui per leggere quella nota). Non avrei potuto farlo neppure ora per gli stessi motivi. 

Ho scelto “Acta Meridiana” perché la riflessione giungeva ogni giorno ma non immediatamente nella notte ancora turbinosa di emozioni e fresca di ricordi immediati. Ho scelto di pubblicare dopo il mezzogiorno, quando il pensiero avrebbe trovato un po’ di calma e lo spazio per evitare spigoli e inciampi. 

Come spiegai allora ho deciso di scrivere, di scrivere senza stravolgere i brevi messaggi tipici di determinati strumenti social, senza martellare con post e commenti i miei ventitré lettori. Ho dedicato loro uno scritto, un testo che si consegna al tempo. Il tempo è galantuomo, restituisce la verità e l’onore. Il tempo lento e paziente lava gli insulti e le calunnie. Il tempo impietoso con gli empi asciuga pian piano le labbra e il mento che si sono sporcati quando, senza mai levarsi in cielo, son scoppiate rapidamente le bolle di saliva di chi ha provato a colpirmi sgraziatamente, senza saper contraddire argomenti e posizioni, senza sapersi confrontare senza mostrarsi capace di altro che di avversione.

Ho scritto per offrire un contributo, modestissimo ma sincero, a chi voleva avere un elemento in più di informazione, una riflessione diversa, forse strampalata ma non allineata, mai mascherata.

Ho scritto e, facendolo, ho donato il mio tempo. Donando il mio tempo ho continuato a fare esercizio di sano civismo, un servizio gratuito che si fa appunto donando il proprio tempo che viene sottratto essenzialmente al nostro egoismo, il sentimento negativo ed improduttivo che genera “il contro”, l’indifferenza, il menefreghismo, l’assuefazione al nulla e l’arrendevolezza al male.

Altri hanno parlato, urlato, postato, messaggiato. Così facendo hanno portato il proprio contributo che ciascuno ha potuto accogliere come elemento di arricchimento o hanno potuto rifiutare perché lo hanno ritenuto elemento eminentemente negativo. Ai loro contributi ho aggiunto le righe pensate e scritte su questo spazio di libertà, contento di poter servire almeno i miei ventitré lettori, indifferente ai detrattori e anche ai falsi elogiatori. Ho accolto con piacere un solo elogio che mi è venuto da chi mi ha detto “Ho letto ogni puntata mano a mano che la pubblicavi. Poi ho riletto tutto ricominciando dall’inizio, a giorni di distanza. Non posso contestarti nulla, non hai sbagliato nulla”. Non è vero che non ho sbagliato nulla, non sono perfetto. Ma è stato un giudizio non superficiale quello che mi è stato presentato e l’ho accolto con una giustificata soddisfazione.

Ho scritto troppo? Forse sì o forse no. 

Lo ripeto: meglio esser prolissi che avere prolassi di dignità e di coerenza. 

È vero, aver scritto molto in queste settimane, non per tutti ha significato il non avere disfacimenti della propria dignità e della propria coerenza. Se ne saranno accorti? Speriamolo. Perché alcuni hanno davvero ammorbato l’aria col fetore dell’odio e dell’avversione pregiudiziale, seminando divisioni che sono l’opposto del fare comunità.

Voglio scrivere ora una cosa perché so che è un bene il fatto che rimanga nella memoria più lunga e certa di uno scritto. In questa campagna elettorale per le Comunali non ho scritto neppure una virgola di quanto è stato detto o pubblicato da candidati e parti politiche. L’ultima cosa scritta risale a cinque anni fa, quando il mio Amico carissimo, Massimo Sulpizio mi fece leggere la traccia del suo discorso di presentazione agli Elettori di Miglianico nella sala Civica. Aggiunsi, come saluto al suo intervento, due parole mai usate fino ad allora in campagna elettorale e lui, divenendone così l’unico autore, decise di leggerle: “con gioia”.   

Al termine di questa appassionante avventura ringrazio il buon Dio che mi ha dato salute e pazienza per mantenere questo piccolo impegno con i miei ventitré lettori, ogni giorno per tanti giorni quanti se ne contano in quasi un mese intero, senza farmi vincere dalla stanchezza e senza perdere mai la serenità che mi occorreva per scrivere senza dovermene poi pentire, né oggi né nei domani che verranno.

Devo mettere qui un grazie speciale per mia Moglie. Lei solitamente non legge quel che scrivo su Viva Miglianico. Ha scoperto casualmente, grazie ad altri, questa mia piccola fatica quotidiana e mi ha incoraggiato a continuare, anche quando vedeva che ero un po’ stanco e con qualche ora di sonno in meno. Lo ha fatto con coccole e baci, è stato bellissimo.

Ringrazio ancora una volta i miei ventitré lettori e chiedo loro perdono per ogni cosa che non hanno gradito. Ora, come sempre, li invito ora a far festa. Invito loro, eroici spiriti liberi, ad essere i primi a far festa con tutta la nostra Comunità, a far festa da qui e per sempre; a far festa da subito nel posto ideale, da quando il nuovo Consiglio comunale si insedierà nella casa Comunale, la Casa dei Miglianichesi, la nostra casa di Cittadini di questo che è il posto più bello del mondo.

Viva le Miglianichesi! Viva i Miglianichesi! Viva Miglianico!   

27 - fine

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