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Acta Meridiana - 26

Leggere numeri quando l’adrenalina ha terminato il suo effetto da molte ore può sembrare inutile o quantomeno noioso.

Invece serve, aiuta a capire, consente di avere un quadro della situazione che la semplice, pur se decisiva somma non riesce a fornire neppure al più bravo ed attento degli analisti. 

Per arrivare al totale che consente di sapere chi ha vinto e chi ha perso, si deve partire da altri numeri.

Siamo stati 3043 a recarci alle urne per votare alle Comunali del 26 maggio scorso. Le schede valide sono state 2983, poiché abbiamo avuto 24 schede bianche e 36 schede nulle, in tutto sono stati 60 gli elettori che non hanno messo la croce su un simbolo o hanno commesso errori involontari o voluti nell’esprimere il proprio voto. Tanti? Pochi? Pochi, come sempre alle Comunali. Ad esempio gli stessi elettori alle europee hanno lasciato in bianco 131 schede e ne hanno annullate o fatto annullare 55, per un totale di 186, 126 in più rispetto alla contestuale votazione per le comunali, tanti quanti avrebbero deciso un risultato ribaltato o un distacco grandissimo.

Nel 2014 i voti validi sono stati 3 in meno, cioè 2980. Il raffronto sembrerebbe facile, ma non sarebbe vero fino in fondo. In cinque anni un po’ di elettori, tra i 200 e i 300, sono passati a miglior vita. Altri hanno cambiato residenza uscendo o entrando nelle liste elettorali del nostro Comune. Tanti altri in cinque anni sono diventati nuovi elettori per le Comunali avendo nel frattempo compiuto i fatidici 18 anni. Per valutare i flussi elettorali questa premessa è indispensabile.

Per i miei ventitré lettori posso fare ora una rapidissima analisi dei numeri reali. “Miglianico Cambia” ha vinto con uno scarto di 141 voti. Ha superato la lista di Carlo Biasone in tre delle quattro sezioni del nostro Comune, con scarti diversi, 40 voti nella prima, 52 nella seconda e 85 nella terza sezione. Ha perso per 36 voti nella quarta sezione (effetto Piane?). La prima lettura è che ha funzionato alquanto ma non in modo decisivo la propaganda che disegnava una presunta forte discriminazione attuata dall’Amministrazione comunale a favore del centro abitato e a discapito delle Contrade. I fatti, lo sappiamo, dicono che discriminazione non c’è stata e non c’è. Ma la propaganda è fatta per raccontare la propria versione dei fatti che non sempre coincide con la verità. 

La capacità di raccolta dei voti da parte dei candidati è stata proporzionalmente alquanto simile all’interno delle due liste. La somma delle preferenze attribuite ai candidati di “Miglianico Cambia” è di 1182 con 380 voti dati direttamente al simbolo, mentre i candidati dell’insieme-che-divide hanno assommato 1069 preferenze con 352 voti in testa. Diverso è il peso medio dei candidati. La differenza tra l’ultimo e il penultimo tra quelli di “Miglianico Cambia” è di soli tre voti mentre nella lista avversa è di ben 20 voti. Tra l’ultimo dei votati di “Miglianico Cambia” e l’ottavo posto, quello che garantisce l’elezione in caso di vittoria, la differenza è di soli dieci voti, nel caso opposto è di 40 voti. Qualche candidato non è stato scelto bene? Il valore medio delle liste, insomma ha inciso direttamente sul risultato complessivo.

Un errore ciascuno lo hanno commesso e i numeri lo raccontano impietosamente.

“Miglianico Cambia” non ha tamponato pienamente l’assenza di Luca Di Clerico, cioè del candidato di Piane San Pantaleone, proprio quando la battaglia più dura è stata fatta dagli avversari nelle contrade, in quella più di tutte. Carlo Biasone nonostante i volponi che lo hanno aiutato a fare la lista non ha messo nessuno di Montupoli, la più importante contrada di Miglianico, una contrada poco sconvolta da nuovi residenti da altri centri, una cittadinanza nella cittadinanza carica e consapevole di una storia e di una forza che non possono essere trascurati. Poteva andargli peggio se Fabio Adezio, al posto di raccontare e sventolare gioiosamente il suo bel consuntivo, avesse attaccato continuamente Carlo Biasone, incalzandolo su questa grave mancanza di attenzione verso Montupoli e i Montupolesi.           

Una notazione a parte va fatta per l’effetto che la posizione ricoperta al momento dell’avvio delle votazioni ha avuto per i singoli candidati di “Miglianico Cambia”. Essere assessore uscente forse ha pesato a favore di alcuni. Comunque tutti o quasi tutti i consiglieri e assessori uscenti hanno incrementato il loro “bottino”, segno di un generale apprezzamento da parte degli elettori. 

Leggendo invece i numeri relativi ai candidati di Carlo Biasone si può verificare sia lo sforzo fatto per dar peso a due candidati, Papponetti e Di Sipio, che sono stati oggetto delle principali schermaglie, l’uno appoggiato per lo stesso motivo valido da cinque anni, l’altro per contabilizzare il peso di chi lo ha spostato e sostenuto senza alcuna apparente indecisione. I numeri hanno confermato anche altro. Da un lato la scelta azzeccata almeno di una candidata, la signora Antonella Santucci Cavuto, l’unica che non ha fatto mai alcuna polemica, dall’altro il diverso impegno profuso dai vecchi, dagli ex di varia provenienza che hanno utilizzato singoli candidati per bloccare determinati voti. Qualcuno di loro, parlo dei candidati, forse si sarà anche illuso di far contare le proprie preferenze, convinto di star dalla parte del facile vincitore. Penso che tutti loro però fossero serenamente a conoscenza del fatto che Carlo Biasone, se mai avesse vinto, avrebbe scelto Rossano Roscioli come vice-Sindaco. Rossano è uscito elegantemente da una vicenda che gli ha creato non pochi problemi. Ha diramato un messaggio in stile Rossano Roscioli. L’ho letto. Credo sia stato un po’ sollevato per non aver vinto e, soprattutto, per non dover andare a fare opposizione a un’Amministrazione comunale che non ha mai criticato, anzi ha apprezzato fino a quaranta giorni fa.

Fatto questo rapidissimo passaggio, a questa tranquilla analisi si può ancorare qualche riflessione ulteriore. 

L’assenza di veri argomenti da opposizione, cioè scandali, errori, malefatte, favoritismi e intrallazzi, ha costretto gli strateghi dell’insieme-che-divide a sfruttare al massimo alcuni slogan vecchi ma sempre efficaci, almeno sulla breve distanza di una campagna elettorale che dura meno di tre settimane. “Cittadini di serie A e di serie B”; la disparità tra centro cittadino e contrade; le strade da manutenere utili ai viticoltori, soprattutto due, sempre le stesse; i lavori dell’ultimo mese che sono tutte cose tirate fuori dall’archeologia propagandistica. Con l’aggiunta, anch’essa stagionata, del “carattere di Fabio Adezio”, del Sindaco “che non mi ha salutato”, “che non mi ha voluto ricevere senza appuntamento”, del “presuntuoso”, “arrogante”, addirittura “incompetente” come lo ha definito una mia carissima Amica che spero lo abbia detto solo per far propaganda.

I vecchi, gli “ex più ex”, aiutati dall’esterno da potenti signori della politica politicante, hanno aggiunto argomenti efficaci non nelle riunioni o nei comizi ma solo nel segreto dei colloqui privati: la promessa di lavoro sicuro visto che nel giro di uno o due anni dovrebbero esserci almeno tre o quattro posti da mettere a concorso in Comune, incarichi professionali, lavori per la propria azienda, una molto amichevole rotazione negli affidamenti di servizi, fino alle solite raccomandazioni politiche. Tutto è stato attuato puntando al singolo voto, anche all’interno delle stesse famiglie. Dividendo. 

È la vecchia politica. Tutti la condanniamo a parole. Non tutti sappiamo poi resistere al suo fascino perverso.

Questa diabolica penetrazione nell’elettorato locale non è stata sempre contrastata a dovere. Domenica mattina, ho scoperto ad esempio che almeno alcuni candidati di “Miglianico Cambia” si erano “dimenticati” di contattare, verificare, andare a conoscere questo o quello. Erano troppo sicuri delle proprie ragioni. Non avevano torto sul piano oggettivo e anche su quello etico. La propaganda però non ha un’etica uguale per tutti, soprattutto se dai tutti si estrapolano certi soggetti che non sono a caccia di santità in quei fatidici giorni.

Il risultato avrebbe potuto essere diverso? 

Si, ma solo nella misura del distacco tra Fabio Adezio e Carlo Biasone che ha ottenuto il massimo avendo raschiato veramente il fondo del barile. Fabio Adezio avrebbe potuto far clientelismo, avvicinare con lusinghe e promesse ma anche con interventi diretti almeno uno ma anche altri due o tre dei maggiori portatori di voti schierati da Carlo Biasone. Lo avrebbe potuto fare facilmente e avrebbe vinto con un distacco molto consistente. Ma avrebbe snaturato sé stesso. Avrebbe rinnegato i valori di “Miglianico Cambia”. Sarebbe stato lui in quel caso il protagonista di una svolta verso il passato, andando contro la storia. La sua vittoria sarebbe stata portatrice di veleno, di un veleno che distrugge il tuo gruppo anche in meno di cinque anni.

Domani chiuderò questa piccola rubrica. 

Oggi concludo qui questa analisi che, per aspetti più profondi e generali, non resterà incompiuta, poiché tante sono le cose che devono ancora essere illuminate e comprese con la massima serenità. Avrò lo spazio delle “Letterine” che mi tengono legato ai miei eroici ventitré lettori.

A loro sarà dedicata l’ultima nota di questa piccola ma insignificante rubrica. Essa ha avuto forse un solo merito: ha fatto respirare libertà a chi ha avuto il tempo e la pazienza per seguirla. È stata utile anche a chi non ha condiviso neppure una sola parola. È stata una buona lettura anche a chi ha letto con la lente deformata da un’avversione preconcetta, che, poveri loro, è come respirare aria di montagna con una mascherina da cantiere troppo usata in mezzo alla polvere delle demolizioni.

26 - continua.    

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