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Acta Meridiana - 20

L’attesa per il confronto tra i candidati-Sindaco di ieri sera era grande non tanto per l’assenza dei comizi che devono ancora far la loro comparsa quanto soprattutto per la formula azzeccatissima della serata voluta dall’Azione Cattolica, un nome una garanzia.

Complimenti e ancora infiniti ringraziamenti ai gruppi giovanissimi, giovani e adulti dell’AC parrocchiale per l’eccellente organizzazione, per tutto quel che ci ha trasmesso sia con la scelta delle letture sia con le parole di don Gilberto, per la qualità delle domande, per la impeccabile conduzione da parte del prof. Antonello Antonelli, per l’esempio di servizio, di tolleranza e di accoglienza che sono stati gli elementi fondanti di un evento bellissimo che è stato anche un meraviglioso spettacolo della democrazia.

Cosa è successo? Ognuno la racconterà come vuole. Ma c’è un limite a tutto.

 

Per quanto voglia essere incapace di raccontare i fatti, di esprimere sensazioni e di esporre riflessioni non arriverò mai alla malafede di chi, come l’insieme-che-divide va raccontando veramente tutta un’altra storia. Oltre all’odio, alla vendetta, alla divisione e alle false promesse fatte casa-casa, ora hanno sfondato il muro della decenza. Hanno fatto una ricostruzione che è stata realizzata in luoghi che sono agli antipodi dalle terre dove alberga la verità. A questo indegno ribaltamento del vero, hanno aggiunto il disprezzo per l’intelligenza dei testimoni presenti, cioè dei propri Concittadini. Ah, è vero, chi scrive quelle cose non è un Miglianichese. 

Ai miei ventitré lettori non devo far la puntigliosa cronaca dei fatti perché si tratterebbe di riportare semplicemente il dattiloscritto del primo intervento di presentazione da cinque minuti fatto prima da Carlo Biasone poi da Fabio Adezio, delle risposte alternate, di sette minuti ciascuna, alle quattro-domande-in-tre proposte loro dall’Azione Cattolica parrocchiale e dell’appello finale, di due minuti ciascuno, che prima Carlo e poi Fabio hanno potuto rivolgere al pubblico, numeroso e molto attento. 

Ci sono cose che invece vanno illuminate con particolare attenzione e con onesta sincerità, libero io di raccontarle, liberi i miei ventitré lettori di accoglierle come meglio vorranno. 

Va premesso che ambedue i contendenti conoscevano in anticipo i temi oggetto delle domande, non ne conoscevano la formulazione esatta. Ma non potevano dire, non possono dire oggi di aver avuto domande trabocchetto o una disparità di attenzione.

Precisato questo, posso passare a raccontare le mie impressioni e le riflessioni fatte lì e dopo esser tornato a casa

La prima impressione, che ho trovato condivisa anche da altri, è nel colpo d’occhio generale relativo al tavolo sul palco, cioè quello che abbiamo visto coi nostri occhi.

Carlo Biasone è apparso buio, quasi fosse meno illuminato rispetto a un Fabio Adezio evidentemente più solare e anche a suo agio. Non è ipotizzabile che l’AC abbia posizionato luci a favore o a sfavore, quindi erano i loro volti, le loro posture e la loro gestualità a parlare per loro. Nella comunicazione questo aspetto, che traduce stato d’animo e consapevolezza, conta, conta molto.

Carlo Biasone è stato estremamente teso, impacciato nell’eloquio, ripetitivo, quasi affannato nel trovare argomenti e soprattutto frasi adatte. Conosco il mio Amico Carlo da ormai tanti anni. Ieri sera sinceramente ho fatto fatica a riconoscerlo, tranne che nell’intercalare "massima attenzione" che lui ha sempre usato quando ha dovuto parlare al futuro, soprattutto di cose non concrete, e quando ha dovuto ammorbidire situazioni non favorevoli. Normalmente Carlo è avvolgente, sorridente, capace di riempire le pause con quel leggero pronunciamento della fossetta del mento che un po’ distrae e un po’ conquista. Ieri sera Carlo Biasone era cupo. Dicevo che non sono stato il solo ad avere questa impressione. Mi hanno chiesto cosa ne pensassi. A caldo ho risposto che le possibilità erano due: o era oggettivamente teso per come sta vivendo la campagna elettorale o, più probabilmente, stava provando a recitare una parte di cui non è pienamente convinto, come dimostra l’incertezza dell’eloquio, il ricorrere a frasi generiche, il non saper affondare mai o quasi mai benché da antagonista sarebbe stato costretto a farlo. A freddo confermo questa impressione. 

Il Sindaco, Fabio Adezio, probabilmente si è preparato meglio alla sfida. È sembrato molto più sicuro e spigliato, capace di far sintesi delle tante cose da dire, chiaro, forse al limite dello schematico nel raccontare alcune cose, capace però di allargare il discorso con esempi e aneddoti mai fuori luogo. Mi ha dato l’impressione di frenarsi volutamente ogniqualvolta ha avuto la possibilità di mazzolare l’avversario su cose inesatte, sulle omissioni e sulle promesse generiche. Evidentemente non voleva fare dibattito. Non si è potuto trattenere solo quando ha dovuto smentire clamorosamente Carlo Biasone. Lui lo aveva accusato di aver mentito sulle tasse perché, "nel 2014 c’è stata un’impennata della tassa sui rifiuti e poi solo qualche ribasso". Fabio Adezio ha rubato dieci secondo al suo appello finale è lo ha sistemato a dovere dicendo una verità che tutti sappiamo: "Nel 2014 i costi erano quelli che noi abbiamo ereditato dalla precedente amministrazione. Noi poi li abbiamo solo abbassati". È partito troppo spontaneo un applauso che non era ammesso ed è stato subito soffocato dal richiamo dell’attentissimo moderatore. Ma ci voleva. 

Sulla preparazione con la quale i due avversari sono arrivati all’incontro c’è una ulteriore conferma circa la mia impressione avuta sulla serata di Carlo Biasone. Fabio Adezio sul tema dell’Europa e sui prodotti sparsi in agricoltura ha mostrato di aver letto e studiato finanche i testi che sono stati pubblicati dalla stessa Azione Cattolica. Carlo Biasone ha ammesso di "non conoscere certi aspetti tecnici" e ha poi messo una pezza a colore facendo un pistolotto sul valore dell’Europa con un richiamo, molto opportuno, di personaggi come De Gasperi, Spinelli e Schumann (ha letto “Viva Miglianico”, ha aggiunto Spinelli ma ha dimenticato Adenauer). La sua candidata leghista ha applaudito inconsapevole di certa storia, ma lo ha fatto forse solo per Carlo. 

Non è stata impreparazione ma frutto della sua tensione? Carlo Biasone, ha annunciato "convenzioni con le Università di Chieti e di Pescara". Gli sarà difficile, perché c’è una sola Università, la "Gabriele d’Annunzio” che ha tre Campus, due a Chieti e uno a Pescara. Prima, ai tempi dei suoi studi, c’era anche Teramo, ma l’Ateneo era sempre uno solo, è sempre uno solo.  

Non è stato impacciato e ripetitivo? Anche quando doveva parlare dei fitofarmaci o di tasse, ha continuato a dire che "faremo certamente una biblioteca connessa e attrezzata". Alla sesta volta il Sindaco Fabio Adezio gli ha comunicato "Forse non sa che la biblioteca comunale c’è, c’è già. È sicura sismicamente, è climatizzata, è attrezzata ed è connessa". Siccome ieri sera questo della biblioteca è stato l’unico punto programmatico esposto da Carlo Biasone, oltre alle chiacchiere-chiacchiere-.chiacchiere-chiacchiere sull’ascolto e sulla partecipazione, l’incontro avrebbe dovuto terminare lì. Per molti di quelli che ascoltavano in effetti la cosa è finita lì. Mi sono arrivati subito su Whats App due o tre commenti senza parole ma con immagini di biblioteche. La satira può più della polemica. 

Vabbè, uno dice: sono pari perché alla fine ognuno ha detto quel che pensa. Non è vero, ma va bene lo stesso. 

C’è stato da aspettare l’appello finale. Ci si sarebbe dovuto essere il colpo a sorpresa da parte di Carlo Biasone, qualcosa se non altro a effetto per segnare un punto a favore. Invece il suo discorso è tornato incredibilmente involuto e senza slancio. Lo hanno avvertito anche i suoi, che hanno applaudito più per tifo che per condivisione delle cose appena dette dal loro “capitano”. Dice niente questo appellativo che usano da quelle parti? 

L’impaccio dell’uno è stato ancor più evidente perché l’altro, Fabio Adezio, in meno di due minuti ha snocciolato, con chiarezza e efficacia, argomenti tutti positivi e richiami a suo favore per motivare gli elettori presenti, invitandoli a votare ancora "Miglianico Cambia, con gioia".

La sintesi della sintesi delle cose dette, alla fine è quella di questa campagna elettorale che sta per finire. 

Carlo Biasone incarna tutto il vecchio, il peggio del vecchio, senza riuscire più a mascherarlo con parole nuove che non possiede. 

Fabio Adezio non si muove dalla coerenza dei valori assoluti e delle fattività amministrativa, del saper fare che “Miglianico Cambia” ha incarnato in questi ultimi anni. 

Più passano i giorni più questa differenza diventa evidente. 

Più passano i giorni e più mi sembra incredibile che Carlo Biasone abbia accettato di esser lo strumento, la faccia, la voce di certa gente: una squadra di vecchi rancorosi, capaci di odio e alla ricerca di una cieca vendetta. E’ questo il suo sogno? Che delusione!     

Per quanto riguarda la sensazione della divisione in termini di quantità e di entusiasmo dei presenti posso ripetere pari-pari quanto già scritto nel 2014 al termine della stessa manifestazione “Mi rimetto democraticamente all’applausometro, che, tra l’altro, fu veramente strumento di selezione in certi programmi della Rai condotti da Pippo Baudo e prima ancora da Enzo Tortora, ma che ieri sera era solo la sensazione dell’ascolto di chi c’era. Più che dire chi ha vinto va detto chi ha perso, perché è stata una sorpresa almeno nella quantità dei non applausi”. Carlo Biasone ha avuto meno applausi nonostante i suoi si siano impegnati molto. Fabio Adezio ne ha avuti di più. 

Ma, siccome è già accaduto, non voglio esser rimproverato per aver trattato un evento così importante, grazie all’impegno dell’AC parrocchiale, misurandolo come uno spettacolo fatto di gara con vincitori selezionati dai battimani. Però ai miei ventitré lettori le cose le devo raccontare per come sono andate. Quantità e livello degli applausi non significano niente in termini elettorali. 

Qualcosa, poco, ma qualcosa in più possono significare i commenti raccolti uscendo dall’auditorium e poi rientrando a casa. Il più sintetico e chiaro è stato questo in stile tennistico "6-3/6-3 per Fabio". 

La sensazione che ci si porta dietro al termine di certi appuntamenti è se l’oratore è stato capace di farti sognare. 

Carlo, il mio Amico Carlo Biasone, ha trasmesso un incubo più che un sogno: il ritorno al passato, alle vecchie maniere fatte di apparente bonomia e di indifferenza nel rigore amministrativo, alla tolleranza delle mangiatoie, allo sguardo rivolto sempre agli amici-degli-amici, nessuna visione del futuro, un goffo procedere senza meta. 

Fabio , il Sindaco Fabio Adezio, ha tradotto le opere in valori e i valori in progetti, non scatole piene di chiacchiere ma cose sostenute da un pensiero positivo quello dell’Uomo, del Cittadino al centro dell’attenzione e non della presa in giro del momento.

Però le parole reclamano il loro spazio. Se non ci sono altri problemi almeno una sera di comizi l’avremo anche in questa campagna elettorale.

Intanto ci sarà tempo e modo per offrire ancora qualche riflessione ai miei ventitré lettori che tanta pazienza hanno e tanto mi aiutano in questa piccola rubrica.    

20 - continua. 

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