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Carlo Biasone, dove sei stato? #carloassente

Un Amico è tale e resta tale perché ne conosci anche i difetti e nonostante questo gli sei amico. 

Mi è stato indifferente sul piano dell’amicizia ascoltare quello che Carlo Biasone ha detto venerdì sera in sala civica. Ma quel che ha detto, come lo ha detto e nel contesto nel quale lo ha detto, ha messo a dura prova la stima che avevo per il politico, l’amministratore comunale, l’uomo un tempo attivo a livello civico. Il suo chiudere il difficile discorso fatto con “Viva Miglianico!” mi ha fatto soprassedere qualche minuto riconoscendogli l’unica attenuante possibile: l’assenza e l’ignoranza di quanto è accaduto a Miglianico fino a ieri, dal giugno del 2009, quando il voto popolare lo mandò a casa, benché vice-sindaco uscente.

Trascorsi quei pochi minuti l’attenuante si è trasformata in aggravante.

 

Carlo Biasone doveva aver indossato la maschera per poter dire quel che ha detto. Occorreranno non poche pagine per mettere in fila tutte le cose che lui ha provato a argomentare e che non hanno i piedi della verità, soprattutto non hanno la forze della coerenza. Quasi-quasi invidio il Sindaco Fabio Adezio e i suoi compagni di avventura perché Carlo ha dato loro su un vassoio d’argento tanti di quegli argomenti che potrebbero farci l’intera campagna elettorale. 

Ho verso i miei ventitré lettori il dovere di dire alcune cose che forse non appartengono all’agone politico-amministrativo che sta per aprirsi o che forse un po’ le toccano. In ogni caso vanno dette.

Proverò a far violenza alla necessità del dettaglio usando quel po’ di sintesi di cui dispongo. Come si dice, procederò alquanto schematicamente.

Salto la storia del mio Amico, Carlo Biasone, politico e amministratore pubblico. La racconterò molto presto. Salto le considerazioni sulla sua coerenza, che trascina anche altri nell’incoerenza. 

Vado al nocciolo di quel che Carlo ha detto venerdì sera.

Carlo Biasone ha accusato il Sindaco e gli amministratori comunali di aver fatto tante opere pubbliche e di aver realizzato tanto però lo avrebbero fatto senza aver consultato prima i Cittadini.

Due notazioni vanno fatte subito prima di proseguire. Carlo Biasone non ha mai avuto il coraggio di fare il nome né delle persone né del gruppo di maggioranza. È strano. Chi lo sta consigliando deve aver adottato una ben strana strategia di comunicazione.  La seconda notazione. Ha accusato Sindaco e maggioranza di aver fatto troppe opere. Non ha potuto aggiungere un’altra accusa che demolisse quello che è un merito inoppugnabile riconosciuto da tutti dentro e fuori Miglianico. Non ha portato prove e neppure insinuazioni tipo: sperpero del denaro pubblico, poca trasparenza delle procedure, presunti favori a questo o a quel potente locale. Niente. Per lui l’aver fatto e l’aver fatto tanto è un errore. 

In ogni Comune si contesta al Sindaco che non fa niente. A Miglianico lui accusa il Sindaco di aver fatto tante opere. 

Questo è o non è darsi la zappa sui piedi? 

Vengo al punto della riflessione di oggi. 

Carlo è stato assente ingiustificato in questi anni. Lo ammette lui quando dice o gli fanno dire queste bugie. Lo ammette ogni volta che fa riferimento a fatti o cose avvenute a Miglianico in questi cinque anni, eccezion fatta per la Miglianico Tour, vabbè.  

L’esempio sul quale ha provato a indirizzare più decisamente la sua polemica spuntata è stato il Municipio. 

Ha arrancato faticosamente sugli specchi, mostrando in quel frangente una inattesa indecisione oratoria. Essa capita non quando si è appassionati ma quando si stanno dicendo cose non pensate e ritenute vere, dette e non condivise o addirittura dette a comando. Strano che sia stato così arruffone. È stato per più di un’ora ad ascoltare i consigli di chi gli cura l’immagine. Cosa gli sarà successo? 

Mi chiedo, chiedo ai miei ventitré lettori, chiedo a lui: dove era il Carlo Biasone che ora sente di voler fare il sindaco quando, al tramonto del triste quinquennio di “Progetto Miglianico” e del suo amico-ritrovato Dino De Marco, è stato concesso il finanziamento regionale per la messa in sicurezza dell’unica struttura considerata strategica sul piano antisismico, cioè il Municipio? Dov’era Carlo Biasone quando la nuova Amministrazione comunale ha chiamato i Cittadini preventivamente a scegliere tra i vari progetti del nuovo Municipio presentati dagli studenti di Architettura della “d’Annunzio”? Ha votato per uno di quei progetti? Ha invece messo la scheda con la motivazione di chi non ne condivideva neppure uno? Dov’era il Carlo Biasone solo oggi tanto attento ai destini di Miglianico e del suo centro storico quando in sala civica, ancora una volta prima che si appaltasse l’opera, è stato presentato ai Cittadini il progetto definitivo del Municipio? Quello, come gli altri progetti in concorso, come quello sul quale Dino De Marco ha chiesto e ottenuto il finanziamento dalla Regione, cioè tutti i progetti, nessuno escluso, hanno sempre e soltanto previsto la riedificazione (o la ristrutturazione nel caso della vecchia scolorita amministrazione) sullo stesso sito occupato dal Municipio esistente.  Come può non saperlo uno che c’è stato? 

La risposta è che Carlo Biasone è stato un assente ingiustificato. #carloassente. 

Dove era Carlo Biasone quando il sedicente Comitato “Salviamo la Piazza Umberto I” ha provato a mettere i bastoni tra le ruote a cantiere avviato e quando addirittura ha provato il colpaccio spendendo non pochi denari per portare a Miglianico Vittorio Sgarbi col pietoso risultato poi ottenuto? 

Carlo era assente, assente ingiustificato #carloassente.

(Dicono i ben informati che lui, il carlo-assente-ingiustificato, è arrivato in scooter, col casco tolto solo sull’uscio di porta, e si è infilato nel signorile palazzotto con affaccio interessato sul sedime del riedificando Municipio. Era lui o non era lui?)

Chiedo di nuovo a voi lettori e chiedo a lui, Carlo Biasone, dov’è stato in ognuna delle serate nelle quali annualmente il Sindaco e l’Amministrazione comunale hanno invitato i Cittadini nelle riunioni delle diverse Contrade per relazionare su quanto era stato fatto e per presentare preventivamente quelli che erano i progetti da realizzare e le iniziative ideate? 

Carlo era assente. #carloassente.

Mi chiedo, chiedo ai miei ventitré lettori, chiedo a Carlo Biasone quando mai nei cinque anni, dal 2004 al 2009, nei quali è stato vice-sindaco, ha fatto un incontro, uno solo per annunciare e per condividere un progetto, una iniziativa, qualunque cosa stesse facendo o avesse fatto l’Amministrazione comunale? Quando proponemmo di fare il giro delle contrade, più di una volta, Federico Anzellotti, qualche altro assessore e consigliere, Mario Amicone e il sottoscritto, in qualità di Segretario comunale dell’UDC (era una amministrazione UDC, almeno la maggior parte lo era) lui e Dino hanno sempre risposto: "E che andiamo a dire? Meglio di no, evitiamo di crearci problemi". Faccio solo questa domanda sull’argomento, per ora, chiedo a Carlo Biasone: quando mai ha chiesto ai Cittadini cosa ne pensassero del Piano Regolatore Generale il cui iter era nelle mani sue, in quanto assessore all’Urbanistica, e al sindaco Dino De Marco?

Carlo era assente già allora dal confronto con i Cittadini #carloassente.

La domanda che molti si sono fatti è stata quella che ho già riportato nella Letterina di sabato scorso: "E mò cussù da ‘ddò ha riscìte?"

La domanda è legittima e meritava una risposta preventiva, quella sì da dare prima di ri-apparizione e di declamare le dodici tavole: dopo tanta assenza, dopo un’assenza sdegnata, offesa, indifferente alle vicende di Miglianico, forse anche furba per evitare di spendersi per gli altri come un buon Cittadino dovrebbe fare, perché di colpo sbuca fuori e vuole che tutti gli credano, gli diano fiducia e lo seguano ciecamente? 

Potrà rispondere come vuole, ci mancherebbe, sarà un divertimento per noi, un’altra prova penosa per lui. 

Potrà addirittura smentire, potrà dire che invece c’è stato una volta o qualche volta o anche tutte le volte. Allora sarà peggio perché vuol dire che venerdì sera ha mentito, perché sa come stanno le cose. Sa che l’Amministrazione comunale ha informato prima e dopo aver fatto le tante opere che lui non riesce a contestare. Sa che le informazioni ci sono state prima e dopo che ci siano stati progetti e opere realizzate. 

Essere ri-apparso dopo un’assenza ingiustificata è grave.

Ri-apparire mentendo è imperdonabile. 

Evidentemente sa che le bugie non lo porteranno lontano. Allora ha provato con le lusinghe. Ha detto che lui "ama Miglianico". Innanzitutto gli ricordo che questa formula di propaganda a livello locale l’ho inventata io qualche anno fa e l’ho regalata a Nicola Mincone nel 1999, quando lui votò per Rossano Roscioli e la sua lista di sinistra. Ma questo non conta, per ora. 

Ama Miglianico? Gli voglio credere. Credo all’Amico non al politico riciclato e malamente ricolorato come un arlecchino. Il suo è un amore decadente, disperato, impossibile. Per dieci lunghi anni sembra abbia amato Miglianico a distanza, troppo timido o, chissà, troppo consapevole di non essere riamato. Ora si impappina perfino quando ne parla del suo amore. Vuol far crederci che ama Miglianico senza esserci mai nei momenti nei quali Miglianico fa, vive, gioisce. Quale innamorata crederebbe mai a uno spasimante che non c’è né fisicamente né con alcuna attenzione e neppure con il pensiero?

Ora Carlo Biasone si veste da dandy per provare a conquistare quella Comunità che ha evitato di conoscere, condividere, sostenere, criticare o anche maledire, come fanno gli innamorati disperati. 

Sceglie uno strano mazzo di fiori per provare a far cedere i Miglianichesi alle sue avances. 

Ci sono troppi colori in quel mazzo di fiori. I fiori hanno un loro linguaggio. Non si possono mettere tutti assieme a caso o per interesse: il messaggio diventa incomprensibile e chi li riceve non capisce e non si fida.

Qual è il mazzo dei fiori? Quello con i colori della politica appiccicati con la colla dell’interesse del momento e messo in un precario equilibrio di coerenza.

Li sfoglieremo insieme quei fiori nella prossima puntata. 

            

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