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La letterina del sabato 2 marzo

 


Care Amiche e cari Amici,

questo primo fine settimana di marzo è segnato dall’avvicinarsi della Quaresima. Da giovedì fino a stasera nelle Chiese del nostro territorio si svolgono le cosiddette “quarant’ore”, un tempo dedicato all’adorazione di Gesù eucaristico. 

Ci sono inoltre, molto più in basso, un paio di momenti politici e amministrativi che vanno evidenziati e commentati.

Il momento più importante è la verifica dell’esistenza e, in caso affermativo, dello stato di salute del PD a Miglianico. Dovremo cioè accertare innanzitutto se, domani, domenica 3 marzo, il PD organizzerà il suo gazebo anche a Miglianico per le primarie destinate alla scelta del nuovo segretario nazionale.

 

Se questo certificato di esistenza in vita ci sarà, sarà interessante valutare lo stato di salute del PD miglianichese che ha ri-aperto la sua sezione in piena campagna elettorale nel febbraio scorso e l’ha subito chiusa, non si sa ancora se lo ha fatto perché non ha dirigenti tenaci o se hanno assorbito male la sconfitta alle regionali. La vicenda del PD miglianichese riguarda tutti, almeno tutti i Cittadini dotati di buon senso e che non si limitano a fare i tifosi con paraocchi, para-orecchi e messaggi preregistrati messi nelle loro bocche. Avere anche il PD a Miglianico è utile a tutti, non solo a chi ovviamente parteggia per quel partito. Chi ha a cuore questo, chi oltre a questo vuole dire la sua può andare a votare. È vero che pagherà 2€ ma è anche vero che non sarà costretto a votare PD se le cose non le condividerà in tempo di elezioni. Chi non ha a cuore il PD sa che avere nella stessa Comunità chi dice cose diverse è sempre utile, se non altro allena lo spirito di tolleranza. 

La democrazia è fatta di partecipazione informata, di pluralità delle opinioni, di confronto tra i vari portatori di idee e di capacità di portare a decisione la migliore sintesi possibile dei diversi programmi elaborati. La politica vera fa questo, non può fermarsi a guardare l’oggi ma alza lo sguardo per scrutare l’orizzonte e costruire il domani nel modo migliore possibile. Anzi, non esegue compiti quotidiani ma si impegna a leggere i problemi che arriveranno e prepara le soluzioni migliori, che non devono essere provvedimenti di emergenza ma devono essere progetti e realizzazioni capaci di funzionare nel tempo che deve ancora arrivare. Far la conta di quel che serve e mettere pezze ogni giorno accontenterà clienti e manutengoli ma lascerà i veri problemi irrisolti. Questo comporta avere sempre un sistema fatto di capi e capetti, di approfittatori e di facili corrotti, di furbetti e di signorotti mascherati da amici del popolo.

L’altro momento, passato e quindi solo da commentare, è il disvelamento del carro mascherato avvenuto in sala civica ieri notte, cioè la ri-apparizione del mio Amico Carlo Biasone. Lo scrivo ora e lo si può ritenere un punto fermo. Voglio bene a Carlo, gli sono amico da molti anni. Resterò suo Amico e continuerò a volergli bene anche in questi mesi nei quali contribuirà da protagonista a dividere in modo lacerante questa nostra Comunità locale.     

Avrò modo di tornare ancora su questa esibizione che, guarda caso, il fato in un qualche modo aveva già chiarito con questa doppia offerta al pubblico con un possibile titolo di lancio: 

La settimana dei carri mascherati     

Venerdì sera non ho potuto partecipare alla kermesse presentata da Giampiero Sulpizio, che è accorso per amicizia personale e non per fare domande e far parlare la gente, cosa che a Carlo assolutamente non interessava e non interessa. Ma, come tutti, ho avuto report su quanto accaduto e ho conservato memoria di quanto ha preceduto l’accaduto. 

Ci sono tre piccole considerazioni che metto oggi come appunti per un commento che nei prossimi giorni sarà sempre più approfondito anche attraverso qualche Letterina straordinaria. 

La prima considerazione è legata alla presenza in sala di un buon numero di persone. La partecipazione è sempre una festa della democrazia, anche se viene sollecitata molto energicamente. Per chi fa la conta dei presenti e si ferma là, va ricordato che, prendendo il caso più recente, non tutti, anzi molto meno della totalità di quelli che erano presenti nella stessa sala civica ed hanno applaudito Daniela Palladinetti poco più di un mese fa l’hanno poi votata il 10 febbraio scorso. Venerdì sera erano pochi, tanti? Non importa. C’erano. La cosa va segnalata, anche perché i presenti costituiscono una variegata pluralità di testimoni che torneranno utili quando le cose verranno discusse e messe a confronto.  

La seconda considerazione è questa. Nelle “dodici tavole” incise sulla sabbia dai ghost-writer di via Roma 90 c’è tanta fuffa, solo fuffa e qualche energica zappata sui piedi, il che certifica che le cose dette da Carlo Biasone hanno almeno in parte lo stesso copyright di “Progetto Miglianico” e di “Salviamo la piazza Umberto I”. Nel rinviare il commento sulle frasi propagandistiche dispensate venerdì sera ne cito una, quella che non c’è. Carlo Biasone, avvocato, professore, marito, padre, confratello pre-sospeso, con la recente vocazione alla rianimazione territoriale, non ha detto la cosa più importante, non ha spiegato quello che era ed è fondamentale, la risposta alla domanda che i più si son fatti e si fanno: "e mo cussù da ‘ddò ha riscìte?", semplificata da alcuni altri con "ma mò ca da fa?". Amabile affabulatore, persuasore dai toni morbidi, personaggio capace di reggere il ruolo in commedia senza flessioni apparenti, Carlo Biasone troverà più di una risposta da offrire. Tutte saranno collocate sugli scogli che emergono qua e là lungo le rotte che sono agli antipodi della verità.

La terza cosa che metto come spunto di riflessione è la risposta che il mio Amico Carlo Biasone non darà mai pur essendo la verità. 

La verità spesso è semplice e non accetta di essere addobbata perché rischierebbe di non poter apparire netta e pulita come invece deve essere. La verità, tra l’altro, non è affascinante come la menzogna, non sempre suscita l’applauso dell’uditorio amico portato nel luogo della ri-apparizione e dell’annuncio del verbo. 

La verità qual è?

Il Sindaco, Fabio Adezio, e la squadra di “Miglianico Cambia” hanno fatto un vero cambiamento: hanno smesso di metter cibo nelle mangiatoie; hanno stimolato i dipendenti comunali ad essere protagonisti di un servizio amministrativo moderno e non ad essere considerati i dipendenti della maggioranza; hanno realizzato una quantità enorme e impensabile di opere e di cose senza che nessuno, neanche il più acerrimo dei nemici, abbia potuto sospettare che ci fossero trucchi negli appalti, convenienze personali per gli amministratori, persone amiche a cui si attaccavano i soldi alle mani; hanno modernizzato i servizi; hanno rimesso a posto le casse comunali non solo nel modo rigoroso e trasparente in cui questo va fatto ma anche chiudendo quelle falle che facevano uscire somme e sommette per piccole questioni, tutte legittime ma nessuna utile né necessaria. Aggiungo per chi non lo sapesse ancora. Fabio Adezio non ha dato udienza a chi, veterano di mille battaglie, avrebbe voluto dargli consigli, suggerimenti, illuminazioni e indicazioni vecchio stampo. Ha mantenuto fede all’impegno più vero: il Popolo gli ha affidato la guida dell’amministrazione comunale, lui non si è fatto indicare la strada e men che mai le scorciatoie come diceva Totò “da chicche e sia”. Qualche vecchio e imbolsito ex ha provato a entrare in Comune come fosse il padrone di casa e non è stato ricevuto.        

Tutto questo ha scontentato alcuni Cittadini. Tutto questo ha fatto ritrovare insieme, anche se non si amano e si sparerebbero - si spareranno ancora alle spalle - tutti quelli che non hanno gradito quel cambiamento che non pensavano di trovarsi davanti e in mezzo tra loro e le loro brame. Tutto il vecchiume, abituato a considerare il Comune come una risorsa o una soluzione per i propri tornaconti, ha deciso che bisogna tornare a quelli che per loro erano i tempi d’oro, quelli del paternalismo di Nicola Mincone e quelli della gestione in discesa rovinosa di Dino De Marco. 

Come fare per abbattere il cambiamento, chi mettere in pista per provare a battere Fabio Adezio? Richiamare in servizio uno dei due ex-sindaci? Sapevano che sarebbe stato troppo, un affronto alla storia e al buonsenso. Hanno cercato una faccetta nuova, presentabile, dietro la quale nascondersi, casomai piazzando qualche candidato parente o molto amico. La faccetta nuova per loro non è stata disponibile. Allora hanno deciso di ripiegare sul finto nuovo. E sono andati in pressione su Carlo Biasone. Questo me lo ha raccontato lui. 

Carlo non è stato scelto da un gruppo di giovani. Carlo è stato scelto e convinto da Nicola Mincone, da Dino De Marco e da qualche signorotto locale più o meno addobbato. Con loro si è visto. Con loro e con pochi altri è stata elaborata e attuata la strategia di copertura denominata “Miglianico Insieme”, nata per dividere e lanciata in questa operazione. 

Carlo Biasone è nuovo? No, ma sperano che i Miglianichesi abbiano dimenticato. È capace di mettere la faccia? No, ma la maschera per la recita sì. Carlo Biasone è l’uomo giusto per guidare la rivincita del vecchiume mascherato, evidentemente per loro sì.

Tutto il resto è fuffa. E la faremo svolazzare nei prossimi giorni.

Un’ultima cosa la devo dire a suo favore, ha concluso dicendo "VIVA MIGLIANICO". Beh, Viva Miglianico è una mia creatura, devo dire che ha detto almeno una cosa buona.   

Buona Domenica.

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