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La letterina del sabato 16 febbraio

Care Amiche e cari Amici,

è vero che le schede elettorali, quelle votate, parlano e si fanno ben capire se uno le sa e le vuole ascoltare serenamente. È anche vero che dicono molto di più di quello che è il primo messaggio che riusciamo ad ascoltare. 

Il commento affidato a “Schede eloquenti” ha provato a inquadrare tutto ma non ha potuto approfondire ogni cosa. Infatti in più passaggi rimandava a questa Letterina. Cercherò di essere schematico anche se questo comprimerà non poco lo sviluppo di un ragionamento rischiando di far restar fuori un qualcosa. Comunque non ha una data di scadenza immediata e potrà sempre essere ripreso.

Parto dall’occasione persa. 

 

Daniela Palladinetti poteva avere più voti a Miglianico? Si. Ma non è lei che ha perso l’occasione, lei ha fatto il massimo e le va dato atto di questo. I consigli post-datati non servono. L’occasione l’ha persa Miglianico che non ha saputo dare consistenza ad una presenza locale caratterizzata da novità, competenza, valori, chiarezza della propria proposta. Una Comunità che non sa essere orgogliosa di questo, anche se non condivide tutto della Candidata, anche se singolarmente può avere qualche diffidenza su qualche prospettiva, anche se prova personale antipatia, si lascia scoprire priva di solidi riferimenti e anche incapace di essere forte. Raccontata dai voti di domenica scorsa, Miglianico è individuabile come terra di conquista da parte di chiunque. Ha certamente abbassato il proprio peso politico che è tale e resta tale anche se la compattezza del suo voto si colloca nello schieramento che non vince in generale. 

Ma Miglianico è la somma delle sue diverse realtà.  

L’occasione vera l’ha persa la sinistra locale. Aveva sul classico piatto d’argento una vittoria a portata di mano, una vittoria non difficile da conseguire. E non ha saputo/voluto vincere. 

Senza merito alcuno è riuscita solo a mascherare la triste condizione nella quale si trova a causa di chi ha guidato e gestito i suoi destini qui a Miglianico, soprattutto in casa PD. Se non ci fossero stati i voti conquistati personalmente da Daniela Palladinetti, da Celestina Di Febo e da qualche altro candidato sostenuto da amici non di sinistra lo schieramento guidato da Giovanni Legnini a Miglianico avrebbe preso metà dei 738 che invece ha ottenuto. 

Cosa avrebbe dovuto fare la sinistra locale e cosa avrebbe guadagnato?

Avrebbe dovuto spingere al massimo sulla opportunità data dalle candidature locali, soprattutto quella di Daniela Palladinetti, che partiva con un minimo di organizzazione e una qualche prospettiva concreta. La sinistra locale avrebbe dovuto manifestare il più massicciamente possibile una compattezza capace di attrarre gli indecisi, in particolare quelli sensibili ad essere tra i vincitori. La mobilitazione, parola cara alla sinistra, non c’è stata. Avrebbe dovuto cavalcare tutto questo e anche certe favorevoli coincidenze determinate dall’attività di personaggi estranei al centro-sinistra ma che stavano lavorando eccezionalmente a favore della sinistra, per ottenere a livello locale un risultato che si sarebbe tradotto nella affermazione di Giovanni Legnini a Miglianico. Far arrivare Legnini primo a Miglianico era possibile se almeno ci avessero provato davvero. L’impressione è stata che non ci hanno provato, non ci hanno creduto, non hanno voluto.  

Cosa avrebbe guadagnato la sinistra locale con l’affermazione di Legnini a Miglianico?

Una vittoria, seppur solo locale, avrebbe consentito a chi rappresenta la sinistra locale di presentarsi come titolare di una maggioranza uscita fresca-fresca dalle urne in vista delle prossime elezioni comunali. Presentarsi come freschi vincitori, ancor più in controtendenza rispetto a gran parte della Regione, è ben altra cosa dal potersi presentare ora con divisione interna, confusione e con l’ennesima dimostrazione di pressapochismo che vengono esaltate da un risultato non positivo. 

Direte, è un bene che sia andata a finire così.

Anche questo è vero, se facciamo riferimento a certi soggetti. Ma non è per quattro scengiàpaje che cambia il valore di un ragionamento. Il fatto è che la sinistra riesce storicamente a farsi male da sola, chissà, forse proprio perché da quelle parti a dar le carte e a dettare i ritmi sono proprio quei quattro scengiàpaje.

Questo rifiuto della possibile vittoria da parte della sinistra ha lasciato ancor più campo aperto alle destre. Constatare che a Miglianico ci siano persone sane di mente che hanno consegnato la maggioranza relativa delle liste alla Lega perché ritengono che Miglianico e l’Abruzzo abbiano problemi di immigrazione sarebbe desolante. Preferisco pensare che si è trattato, per una larga quota, della corsa sul carro del vincitore, un vento che in questo avvio di millennio è stato alquanto instabile.

C’è in giro non solo la curiosità ma quasi uno spasmodico affanno nel tradurre il voto attuale secondo gli schieramenti amministrativi attuali.

È un esercizio difficile, ancor più, è uno sforzo praticamente inutile per pochi e semplici motivi. Sta da sé il caso del M5S, che è ancora identificabile sia quando prende voti politici sia quando prende voti amministrativi, anche se le percentuali cambiano a seconda del sistema elettorale che regola la singola chiamata alle urne.

Il resto delle aggregazioni, vere o finte che siano, ha una condizione niente affatto cristallina. 

Parto dal caso che potrebbe apparire il più semplice, quello dello scoloritoProgetto Miglianico”. È stato accostabile alla sinistra locale semplicemente perché conteneva/contiene ancora i vertici del PD locale. Ma non è così. Tant’è che non ha mosso un dito, come gruppo, a favore di Giovanni Legnini e men che mai delle nostre Candidate locali ambedue collocate nelle liste dell’ex vice presidente del CSM. Non c’è stato un documento, non c’è stata una iniziativa, non c’è stata una sola parola sul suo profilo fb a favore di Legnini e men che mai di Daniela Palladinetti e di Celestina Di Febo. Non c’è stato neppure un piccolo grazie per i voti portati personalmente dalle due Candidate locali. Oh, neanche la mossa! “Progetto Miglianico”, ricordiamolo, ha due papà, Dino De Marco e Lorenzo Antonelli, tradizionalmente elettori di centro destra, che a scopo elettorale hanno messo insieme i resti della sinistra con amiche e amici non di sinistra, il giochetto ha funzionato solo per poco. Politicamente è un gruppo auto-paralizzato.

Passiamo a Miglianico Insieme che si legge l’insieme-che-divide, nuova scatola per giustificare il mortale abbraccio tra “Progetto Miglianico” e qualche suo avversario o finto avversario. È una scatola che risuona di sparpagliamento politico interno anche se non la si agita. Non poteva schierarsi avendo tra i fondatori e i sostenitori più importanti soggetti che andavo in giro ad applaudire candidati di Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Pd, Liste civiche per Legnini e M5S. Il velenoso minestrone si sarebbe dimostrato tale troppo presto se avesse preso posizione. I suoi cervelloni, i suoi furbetti, hanno preferito rimanere immobili per provare a preservare questo equilibrio, questo autoannullamento reciproco sul piano politico. Hanno fatto un po’ di presenza qua e là (finta come nella manifestazione di Celestina Di Febo al “Wishing-Well”) o hanno preferito lanciare accuse strumentali a qualche vecchio avversario come armi di distrazione di massa.

L’insieme-che-divide ha pensato così di poter arrivare compatto alla composizione delle liste tra Pasqua e San Rocco. Hanno molto da ingannare ancora se vogliono arrivare a schierare il candidato-sindaco predestinato e i dodici che si daranno battaglia per diventare consiglieri di minoranza.

Passato questo forzato letargo, questa cinica auto-imbalsamazione, probabilmente ricomincerà, almeno per qualche settimana, la tiritera dei manifesti pensati e scritti dalle stesse persone ma pubblicati e affissi alternativamente da “Progetto Miglianico” e dall’insieme-che-divide. Qualcosa cambierà quando sarà tempo di presentare le liste. Ormai ci siamo  

Anche dentro “Miglianico Cambia” c’è poca compattezza politica. Si sa che è una lista civica pura, senza appartenenza ma con molte diverse simpatie, tante quante sono le persone che compongono il gruppo di maggioranza e il gruppo di chi lo sostiene. Il Sindaco, Fabio Adezio, non ha avuto paura a schierarsi a sostegno di Daniela Palladinetti. Di questo coraggio disinteressato e davvero senza calcoli, gli va dato atto. Consapevole della struttura genetica del suo gruppo non ha nemmeno provato a promettere un impegno diretto e compatto della maggioranza consiliare a favore di alcuno. Tant’è che, tra consiglieri e assessori di MC, c’è stato chi ha sostenuto altri candidati di liste opposte a quella di Giovanni Legnini. È la forza e allo stesso tempo la debolezza di “Miglianico Cambia”, che vince e perde allo stesso tempo ad ogni elezione politica proprio perché non è un gruppo schierato e classificabile. Tant’è che nessun partito politico e nessun politico avveduto ha pensato di annoverare tra i suoi questo gruppo locale. 

Il Sindaco, Fabio Adezio, non ha mai guardato alle conseguenze politiche e alle relative convenienze, perché ragiona così: “Noi siamo bravi ad amministrare, ce lo riconoscono tutti di ogni parte politica. Chiunque amministra la Provincia, la Regione o governa a Roma e in Europa è amico di Miglianico o lo diventa perché noi portiamo avanti progetti oggettivamente validi, ben fatti e realizzati con attenzione e senza trucchi. E ciascuno di quelli che ci danno una mano poi può prendersi tutto il suo merito. La nostra forza supera o rende indifferente la non adesione politica allo schieramento di chi si trova a governare al di sopra del livello comunale. Per noi sono amministratori della cosa pubblica, non amici o nemici politici”. 

“Miglianico Cambia” ora deve dimostrare, meglio, deve far capire tutto ciò ai Miglianichesi. Lo deve fare presentando consuntivi e programmi capaci di resistere sia ai ritorni di vecchi cavalli imbolsiti ma ben sellati sia alle ambizioni di chi vorrà nascondere la propria pochezza e la propria inadeguatezza anche morale dietro uno stemma di partito sia alla voglia di chi non perderà occasione per strumentalizzare anche il risultato di queste elezioni per un proprio tornaconto di parte. 

Per farlo deve aspettare che passi l’inverno? 

Forse, o forse no. Il tempo consente sempre al Sindaco in carica che si ricandida di recuperare voti a discapito dei suoi vecchi e nuovi avversari. La velocità degli attuali assestamenti politici a volte richiede di giocare di anticipo soprattutto su chi si sta coccolando vittorie non sue.

Oltre l’incertezza su questi tempi può commettere un errore che è sempre fatale: aspettare che gli altri attacchino.

Buona Domenica.   

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