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La letterina del sabato 25 febbraio

Care Amiche e Cari Amici,

nel raccontarvi le poche cose che stanno in una letterina settimanale, a volte per difetto della mia senescente memoria, altre volte per la dimenticanza imposta dalla priorità che si dà a certi aspetti, quasi come fossero le parole stesse ad attribuirsela da sole nell’atto dello scrivere, alcune notazioni pur importanti non vengono riportate. Poi, a dispetto del dispetto che le parole fanno a chi sta scrivendo, arrivano altre parole, quelle ascoltate dai tanti che ne sanno più di me, a farmi tornare in mente quel che avevo sui tasti e non ho fissato nel testo.

 

Il tema è quello della solidarietà attiva, della partecipazione civica, consapevole e disinteressata. 

Lo ha toccato con grande efficacia il Sindaco, giovedì 16 febbraio scorso, in occasione della assemblea dedicata alla costituzione del Gruppo comunale di Protezione Civile. Ha spiegato che sia nelle emergenze sia nelle altre evenienze che riguardano la vita del nostro Comune non possiamo più fare affidamento su altri se non su noi stessi. Il Comune non può aspettarsi aiuti, sostegni, risorse dal Governo centrale o regionale. Noi Cittadini, come singoli o nella nostra attività di associazione, non possiamo più aspettarci aiuti, sostegni e soprattutto risorse, cioè contributi, da parte del Comune. Questa - ma lo è già da un qualche anno - è la condizione attuale. Nel prossimo futuro non si intravvedono inversioni di tendenza favorevoli, anzi, tutt’altro. Allora occorre impegnare le nostre energie nell’organizzarci a livello locale, imparando, fin dove possibile, a risolverci le cose da soli, al posto di spendere quelle energie nella fatica delle richieste senza esito, delle proteste più o meno organizzate e di tutte le conseguenti lamentazioni. 

Certamente non bisogna distrarsi nel momento della costruzione politica di un mondo migliore, dove l’uomo conti più della finanza, dove l’amore per il prossimo e per il proprio ambiente siano i valori di riferimento e i misuratori del progresso al posto del profitto e della disumanità mascherata da parole belle ma a volte senz’anima come la meritocrazia quando viene usata come mero parametro aziendale e non come consapevole impegno civico. Ma questo discorso ora ci porterebbe lontano.

Restiamo alla quotidianità della nostra Comunità che ha bisogno di alcune cose per poter vivere non agiatamente ma serenamente. Il restar lì attoniti a guardare gli altri, casomai solo inviandoli, e ad attendere che altri ancora facciano cose per noi significa condannarci al niente e poi al peggio. Occorre mettere in campo quel che si ha, quel che si può oltre che quel che si deve e che non va negato. Associazioni, comitati, gruppi organizzati sono le forme più efficaci di azione laddove possiamo dare un contributo anche se non siamo “tesserati”. Le tessere ormai contano poco, ma non è negativo esser tesserati, tutt’altro. Ora sembra prevalere il disimpegno voluto, a volte altezzoso se non addirittura ostile, per marcare il fatto di non voler far fare bella figura al Sindaco. L’egoismo è antisociale e antipopolare. Questo atteggiamento, cioè l’idiozia politica, è addirittura peggio dell’egoismo. Dare una mano alle attività associative, civiche, dei gruppi che fanno cose per la Cittadina non significa aiutare la propaganda di chi amministra il Comune. Non dare una mano solo perché si è avversi a chi amministra significa invece negare un contributo a quello che ci è comune, cioè al nostro Comune, la nostra Comunità locale. La differenza non è poca.

Ecco allora che, essendo all’inizio di un anno che, per i noti fatti meteorologici, è come se avesse avuto un mese in meno, si presentano le esigenze della nostra vita locale: sono le solite e ce ne saranno probabilmente delle nuove. Ma sono le nostre non di un'altra Cittadina.

Tutti teniamo alle nostre Feste tradizionali. C’è un Comitato Feste? Si. Proseguirà la sua attività facendo ruotare i dirigenti e gli aderenti nei vari incarichi? Avrà bisogno solo di questo o occorrerà un nuovo comitato? 

Non lo so. So che comincia ad esser tardi. Occorre tempo per programmare le varie ricorrenze di Sant’Antonio, San Rocco, San Pantaleone, Madonna delle Piane e Venuta secondo le mutate esigenze e le diminuite disponibilità finanziarie. Occorre continuamente innovare la tradizione, altrimenti la si perde. Occorre più collaborazione, soprattutto nel generoso impegno della questua. Ci sono tanti Concittadini che hanno la fortuna di essere ancora in splendida forma fisica pur essendo pensionati, quindi senza gli impegni e le cadenze orarie di un lavoro. Ci sono giovani Signore che aumentano facilmente la somma della intelligenza, della simpatia e della cordialità di un gruppo. Ci sono giovani che vanno sollecitati a valutare se nel futuro della loro Comunità locale, che è Miglianico, pensano debbano proseguire le tradizioni mantenute dai loro nonni e dai loro genitori. 

Se i nostri giovani dovessero dimostrare indifferenza verso questo tema, dobbiamo prepararci a veder scomparire le nostre Feste tradizionali, casomai evitando loro di diventare nicchie di attività da centro geriatrico. Se non c’è popolo non può esserci tradizione popolare. 

La Comunità dei fedeli non ha bisogno della banda e delle bancarelle per festeggiare il proprio Santo Patrono. Si possono perdere le tradizioni. Ma non significa cancellare i Santi dai calendari e dai cuori dei fedeli. 

Insieme a questo aspetto, che oggettivamente è il più rilevante per la nostra vita locale, ce ne sono altri, cioè tutti quelli dove l’impegno gratuito e generoso di noi Concittadini fa la differenza sostanziale e positiva che passa tra le parole delle belle intenzioni e i fatti delle buone realizzazioni.

Normalmente ciascuno è ben accetto quando va a dare una mano. È capitato, potrebbe malauguratamente capitare ancora che ci siano atteggiamenti di chiusura e di non gradimento verso qualcuno, che pure vorrebbe e potrebbe dare una mano, a causa di uno di quei pregiudizi che scollano la Comunità. Questi casi vanno segnalati, anche per vedere quanto è penetrato in noi il cambiamento che ogni generazione nuova porta con se e che questa nuova amministrazione ha dimostrato di promuove e coltivare.  

Per il Gruppo comunale di Protezione civile si è registrato un buon avvio. Speriamo non sia un fuoco fatuo. 

È ancora in corso il tesseramento alla nostra Pro Loco, alla quale si può aderire anche dando una mano quando serve, cioè una o più volte tra le tante volte che organizza qualcosa a Miglianico.

Ci sono altre associazioni che fanno, poco o molto, ma fanno e che vanno sostenute almeno con l’incoraggiamento. Metter su una mostra d’arte o di foto, allestire un torneo, fare volontariato per la manutenzione del patrimonio pubblico, anche organizzare una gita per socializzare son cose che fanno la differenza tra una comunità viva e un agglomerato di case abitate. 

Proviamo a migliorare quel che già facciamo. 

Non dobbiamo sciupare il tempo che ci è dato vagando nel grigio spazio del nostro piccolo egoismo al di fuori del quale un domani troveremo il rimpianto delle cose non fatte o addirittura neanche il tempo per conoscere quel rimpianto. 

Questa riflessione che ho voluto oggi condividere con voi, Care Amiche e Cari Amici di Viva Miglianico, era rimasta sui tasti la settimana scorsa. Poi qualche giorno fa, grazie a Amici capaci di illuminare cuori e anime, mi sono imbattuto nella versione in lingua corrente dell’Inno all’amore, che si trova nella Prima Lettera ai Corinzi. È un testo che dovremmo leggere ogni mattina, adottandolo anche come modello ideale e programmatico del nostro agire politico e sociale:

Se parlo le lingue degli uomini
e anche quelle degli angeli,
ma non ho amore,
sono un metallo che rimbomba,
uno strumento che suona a vuoto.
Se ho il dono d'essere profeta
e di conoscere tutti i misteri,
se possiedo tutta la scienza
e ho tanta fede da smuovere i monti,
ma non ho amore,
io non sono niente.
Se dò ai poveri tutti i miei averi,
se offro il mio corpo alle fiamme,
ma non ho amore,
non mi serve a nulla.
Chi ama
è paziente e generoso.
Chi ama
non è invidioso
non si vanta
non si gonfia di orgoglio.
Chi ama
è rispettoso
non cerca il proprio interesse
non cede alla collera
dimentica i torti.
Chi ama
non gode dell'ingiustizia,
la verità è la sua gioia.
Chi ama
è sempre comprensivo,
sempre fiducioso,
sempre paziente,
sempre aperto alla speranza.
L'amore non tramonta mai:
cesserà il dono delle lingue,
la profezia passerà,
finirà il dono della scienza.
La scienza è imperfetta,
la profezia è limitata,
ma quando verrà ciò che è perfetto,
esse svaniranno.
Quando ero bambino
parlavo da bambino,
come un bambino
pensavo e ragionavo.
Da quando sono un uomo
ho smesso di agire così.
Ora la nostra visione è confusa,
come in un antico specchio;
ma un giorno saremo a faccia a faccia
dinanzi a Dio.
Ora lo conosco solo in parte,
ma un giorno lo conoscerò pienamente
come lui conosce me.
Ora dunque ci sono tre cose che non svaniranno:
fede, speranza, amore.
Ma più grande di tutte è l'amore.


Buona Domenica.  

              

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