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La Domenica della gioia… (terza parte)

Care Amiche e Cari Amici di Viva Miglianico, vi ho lasciato al momento delle accuse lanciatemi, col suo personale modo di argomentare, dal mio Amico e Medico curante, dr. Dino De Marco. Ho riassunto l’approccio accusatorio e ho raccontato la prima accusa, mettendo le risposte date, arricchite e ampliate dagli elementi che ho aggiunto nelle prime due parti dello scritto già pubblicato. Proseguo nel racconto e nelle risposte ancora arricchite di notazioni e altri elementi. 

La seconda formidabile accusa doveva essere più diretta e, a suo dire, documentata: "Io per dieci anni non ti ho fatto mai salire in Comune. Ora stai sempre in Comune. (Qui in coro con la Collega) Ti abbiamo visto uscire anche a mezzanotte, perché sei il consulente dell’Amministrazione comunale". 

 

Questa dichiarazione è semplicemente penosa. Non è vera nei fatti. Ma a volerla ritenere vera - cosa che non è - non ci sarebbe nulla di male. Ci sarebbe del male, al limite del penalmente rilevante, nel dedicarsi allo spionaggio della vita dei cittadini. 

Spero che due colti e potenti personaggi come loro si rendano conto dell’immenso squallore morale e politico che sozza un simile modo di pensare e di dire. 

Detto questo voglio ricordare alcuni fatti. Nel quinquennio 2004/2009 (in realtà fino al dicembre 2008, quando le sue bugie avevano sigillato cassetti e progetti bloccando ogni collaborazione) salii in Comune ogni volta che era necessario per i pre-consigli, mai per gestire fatti amministrativi, cosa che non ho mai fatto. Le decisioni, o meglio, l’abbozzo di decisioni, la comunicazione di supporto, la gestione del crescente malumore del gruppo consiliare, anche la drammatica pagina della rotazione degli assessori, fino agli ultimi consigli sul Piano Regolatore e su come non sperperare i soldi per la pavimentazione del centro abitato sono state ore e ore di impegno, che lui, ora, pare aver cancellato col suo orgoglio. Il nostro Napoleone starà scrivendo le sue memorie, ma se lo fa così salta interi capitoli e tutta la verità. Questa sua visione delle cose fa emergere una ignoranza dei fatti e una valutazione così errata delle persone che definire penosa è davvero poco.

Dino, e anche Catia, pensano di accusare me in quanto notoriamente antipatico così da portare consenso alle loro posizioni prossime e future. Dimostrano di non aver capito niente. Non hanno capito perché il Popolo li ha stracciati nelle urne nel 2014. Non hanno capito e non capiscono ancora il fenomeno “Miglianico Cambia”, una realtà moderna, inarrivabile e forse anche inconcepibile per chi è ancora nelle caverne della politichetta. Non conoscono e non capiscono le qualità o anche i difetti personali e i caratteri degli attuali amministratori, a partire dal Sindaco, Fabio Adezio. Loro e o i loro seguaci si limitano a odiare i nuovi amministratori, gli amministratori nuovi. È un errore gravissimo, è miopia arrogante e saccente, oltre che una inaccettabile e grave mancanza di rispetto verso l’essere umano, la persona, l’altro. L’odio non porta a nulla. È uno spreco di energia umana. Si può essere avversi a persone e gruppi perché si propugnano idee diverse, possibilmente migliori, perché si mette più attenzione nella tutela di gruppi e categorie, perché si intravede un eventuale pericolo democratico o istituzionale, ma l’odio, il disprezzo, l’esser contro a prescindere non è cosa degna. Peggio ancora se tutto è motivato dalla ferita del proprio orgoglio o dalla lesione di interessi personali o di singole ambizioni.  

Non sfuggo mai all’affondo. Non lo, faccio ora. Preciso che sono stato in Comune le poche volte necessarie a sbrigare questioni comuni a noi Cittadini semplici. Partecipo, inoltre, alle riunioni del Commissione che si occupa gratuitamente della cultura. È una commissione senza poteri, istituita con avviso pubblico e delibere di Giunta, presieduta dall’ottimo prof. Antonello Antonelli. La ricerca documentale sulle delibere del passato, ovviamente, e su altre carte comunali non le posso fare da casa. L’elaborazione del Progetto “Miglianico Sapiens” e altre vicende simili mi hanno amichevolmente costretto a partecipare a qualche incontro in Municipio. E, come penso sia capitato a non pochi altri, in quelle discussioni abbiamo a volte parlato di altro, prevalentemente di argomenti amabili e senza precisi confini operativi.

Solo chi non conosce l’ing. Fabio Adezio, gli assessori e i consiglieri di maggioranza può scioccamente pensare che ci possa essere qualcuno - soprattutto un niente come me - che svolga per loro il ruolo di consulente, di suggeritore o di tessitore o di qualunque altra figura nascosta che possa assillare la mente di certi soggetti che così mostrano di essere affetti da dietrologia e complottismo. 

Confesso, però, che un po’ mi fa piacere essere così osservato e maltrattato dal mio Amico e Medico curante, perché, senza volerlo, mi ritrovo al centro di tanta e importante attenzione. Pensate, con centinaia di pazienti da assistere (tra lui e la sua collega saranno almeno 3.000), con tutte le grandi idee che vanno sviluppando, a Palazzetto Martinelli e in altri luoghi per iniziati, sui temi amministrativi in vista del 2019 o negli gli incontri da fare e con tutte le relazioni che vanno tessendo per provare a distruggere l’attuale Sindaco, con tanti impegni politici su più fronti partitici e associativi, questi potenti signori del potere locale hanno tempo, energie e attenzioni per questo niente di concittadino, che è meno di niente. Oh, è un onore! Un po’ mi diverte pensare che per qualcuno io possa essere il nemico da combattere e sconfiggere. Altro che fantapolitica! Il mio caro Amico e Medico curante vive in una dimensione onirica piena di incubi irreali. 

L’ultima accusa, lanciatami dal mio Amico e medico curante, dr. Dino De Marco, è sortita dopo che ha abboccato alla mia battuta "… se così fosse, mi aspetterei di esser pagato per tanta consulenza". Dev’essere stata, per il suo sentire, la più potente, quella che forse covava da anni o che, chissà, è già andato o va dicendo ai suoi nei segreti Palazzi e Palazzetti ove riunisce gli iniziati. Ecco la terribile accusa: "Sei stato sempre pagato per quel che hai fatto".

L’ho sfidato a un confronto pubblico per dimostrare quanto ha sibilato in piazza domenica mattina. Lo sfido ancora. Lo sfiderò finché non lo organizzerà. Allora sarà bene portarsi stuoli di avvocati, perché la verità da dimostrare non è politica ma morale. Attiene alla dignità e alla rispettabilità, alla integrità morale dell’uomo non del politico o del dirigente di associazioni o di partiti. Alla fine, chissà, avrà ragione lui nel dire che l’attività di militanza politica locale è stata ed è misurabile in denaro. Sarà per lui una vittoria di Pirro, perché potrei vantare enormi crediti per migliaia di euro, anche da lui, che spero, a quel punto, non invochi la prescrizione. 

Ma su questa cosa non si può far filosofia. Il mio Amico e Medico curante, dr. Dino De Marco, deve tirare fuori le carte le prove che certamente ha per fare simili affermazioni. Così chiariamo ogni cosa, fino in fondo e una volta per tutte. E la chiudiamo lì. 

Prima di andar via, ha detto che il confronto ci sarà. Attendo. Che sia presto. 

Per convincerlo della mia serena determinazione a fare questo chiarimento sulla sua convinzione che io sia persona prezzolata, gli confermo che, finché avrò vita e forza, continuerò, ogni volta che sarà il caso, a chiedergli pubblicamente “chi e perché ha incendiato l’auto del Comune sotto il Municipio e chi e perché ha incendiato la sua auto nel cortile di casa sua”. Lui dirà che lo ha già detto "Io non lo so". Beh, gli voglio bene e gli sono Amico. Ma non gli credo. 

Poi non ha lanciato altre accuse. Aveva in tasca solo quelle e una volta esauritele si è congedato. Poco prima di mezzogiorno è andato via con una battuta da par suo:"Posso andare a salutare Nicola (Mincone, ndr)?". "Lo hai fatto per anni, ogni giorno, di prima mattina figurati se non lo puoi fare ora a mezzogiorno", gli ho risposto. 

Ricordo ancora che il buon Nicola, benché inviato anch’egli dall’ottimo Roberto Paolucci a entrare nel conciliabolo, si era volontariamente tenuto a distanza allocandosi davanti al bar Wishing Well.  

Domenica mattina Dino mi ha concesso l’onore di quattro chiacchiere, tre delle quali le ha dette lui. Nicola continua a non salutarmi e a non parlarmi. 

Mi odiano? Mi detestano? Mi schifano? Son fatti loro.   

A Nicola Mincone e a Dino De Marco devo ripetere ancora una volta che a loro io voglio bene. Lo ripeto con l’insistenza che questa cosa merita perché la possano capire loro e anche non pochi Amici comuni. Conservo e alimento l’antico affetto per la persona di Nicola e di Dino, un bene vero e spassionato, disinteressato e senza calcolo di contraccambio. È una gioia volergli bene. Ritenerli responsabili di vicende politico-amministrative che giudico non positivamente, ritenerli ormai impresentabili come candidati, esser convinto di non votarli mai più, non significa voler loro del male personale. A meno che, per loro, il bene sia solo quello di chi li serve e li vota, li applaude e li porta in spalla su comode poltrone. Un Amico non è il tuo servo. Un Amico – l’ho letto - è uno che conosce i tuoi difetti e nonostante questo ti resta Amico e, aggiungo, così ti vuole bene. Lo dico e lo scrivo chiaramente, avendo votato per loro, avendo fatto propaganda per loro, avendo speso tempo ed energie per loro, anche scrivendo non poco, e partecipando a tante riunioni. Ora non li voto più ma i sentimenti umani non cambiano per questo.

Riprendiamo i fatti raccontando com’è finito il nostro breve chiacchierare in piazza.

La Gioia della Domenica non è finita con il congedo del mio Amico e Medico curante. Andato via il capo è rimasta la collega vice-capo, la dr.ssa Catia Giovina Mattioli Stella, che mi meraviglia sempre per la sua candida convinzione di aver capito tutto, tranne il vero perché ha perso le lezioni del 2014.  

Prima che andasse via anche lei per uno dei pranzi organizzati per festeggiare i suoi 50 anni, ho potuto lanciare un messaggio diretto a lei poiché è ancora consigliere comunale di opposizione (ne fa poca, ma lì sta). Le ho ricordato e le ho spiegato ancora una volta che, nel mio piccolissimo, scrivo perché è uno dei modi che ho di dare un contributo alla vita della mia Comunità. Non pretendo di essere apprezzato e non mi offende l’esser criticato da chi legge e capisce quel che legge. Chi critica senza capire quel che legge o senza leggere per niente offende sé stesso. A differenza di chi non fa niente o parla per sentito dire, lo scrivere, che richiede tempo e anche qualche fatica, è un dono concreto che può esser facilmente condiviso da tutti. È poco. Ma è qualcosa. Le ho poi ricordato che tutti abbiamo bisogno di chi, stando all’opposizione o in maggioranza o in associazioni piccole e grandi o anche da solo, faccia cose positive. Ciascuno dovrebbe sforzarsi di presentare proposte, idee, progetti e iniziative migliori delle altre già presentate. Ciascuno, singolo o associato, dovrebbe essere protagonista di una gara a chi fa meglio, a chi fa le proposte migliori per tutti. Le gare a perdere non servono a nulla. Quelle a far perdere gli altri, senza avere un vincitore positivo, servono solo a fare solo del male a sé e agli altri: un inaccettabile spreco di energie. 

Occorre che ci sia una gara, continua e appassionata, a chi fa meglio. Vincerà, di volta in volta, il migliore. E nessuno se ne potrà dolere, perché avrà vinto chi avrà meritato più degli altri per il meglio che ha proposto e sostenuto.  

Vincerà sempre Miglianico. 

          

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