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I 70 anni della Repubblica. Una donna abruzzese alla Costituente. Monarchia no, ma un po’ di tentazione assolutistica c’è ancora…fuori dal Comune

Anche quest’anno è stato opportuno non affrettarsi a segnalarvi la Festa della Repubblica. Benché si trattasse del 70° compleanno della Repubblica Italiana era giusto attendere per vedere come sarebbe stata la manifestazione pubblica organizzata dal Comune. Prima, mentre la pioggia sconvolgeva i programmi degli amatori sportivi, c’è stato il rincorrersi affrettato di copia-e-incolla sui social per celebrare il 2 giugno. Qualcuno, mi dicono i frequentatori di quegli spazi, dopo la figura barbina rimediata scappando con la coda tra le gambe dal confronto civico, s’è fatto trovare un frase addirittura sul fascismo e l’ha manipolata alla meno peggio nel penoso percorso che fa “chi non po’ vàtte sacche e vàtte sacchètte..”, con ciò aggravando soltanto la vergogna che arrossava la sua fronte che, come la faccia, è di duro metallo.

La manifestazione è stata bella, ordinata e anche abbastanza partecipata. Il merito è dell’Amministrazione comunale che l’ha organizzata, della Sezione dei “Carabinieri in Congedo” di Miglianico che ha saputo coinvolgere altre Associazioni sorelle di diversi Comuni abruzzesi, delle Autorità locali (notata e apprezzata la presenza del consigliere di opposizione Fabrizio Papponetti) e dei Cittadini di ogni età che hanno voluto esserci a festeggiare insieme la fausta ricorrenza.
Prima del bel saluto portato dall’Amico Cav. Franco Timperio, Comandante della locale Sezione dei “Carabinieri in Congedo” e di quello “a braccio” di altri illustri ospiti, c’è stato il discorso ufficiale, tenuto dal nostro vice-sindaco, avv. Ester Volpe. Nel suo breve e incisivo dire, il Vice-Sindaco ha magnificamente ricordato il grande valore della nostra scelta istituzionale e soprattutto della Costituzione Repubblicana. Ha richiamato un brano emozionante tratto da un discorso del 1955 fatto da un grande costituzionalista come Pietro Calamandrei. E ha voluto giustissimamente ricordare come la data del 2 giugno 1946 sia segnata nella nostra storia quale quella del primo voto delle donne, che allora erano oltre un milione in più dei maschi.
Ha dimenticato di ricordare – del resto molti non lo sanno - che furono gli Abruzzesi, anche gli elettori di Miglianico, a eleggere una delle sole 21 donne all’Assemblea Costituente: la prof.ssa Filomena (Menina) Delli Castelli.

Giovane dirigente dell’Azione Cattolica, iscrittasi all’Università Cattolica visse l’esperienza della FUCI che aveva come assistente mons. Montini, che fu poi l’immenso Papa Paolo VI. Fondò la sua sezione della Democrazia Cristiana, nelle cui liste fu candidata ed eletta all’Assemblea Costituente quel 2 giugno di settant’anni fa. L’Abruzzo, da sempre, non perde tempo a vantarsi dei suoi meriti, ecco perché molti non sanno questo importante particolare storico-politico. Esso andrà ricordato ogni volta che ci sarà l’occasione, soprattutto per spronare le Donne a formarsi e a partecipare alla vita civica e politica.
Dopo la deposizione della corona d’alloro al Monumento che ricorda i nostri caduti in guerra e prima del rompete le righe c’è stato il tempo per soffermarsi a commentare con gli Amici presenti i fatti di quell’epoca. A Miglianico, come nella Provincia di Chieti, vinse la Monarchia, che ebbe 1801 voti rispetto ai 497 ottenuti dalla Repubblica. Il sentimento monarchico piano piano scemò ma non scomparve se non con la morte dei sopravvissuti.
Da noi il rigurgito di una sorta di tentazione monarchica, definita “da operetta” che fece sospettare di se qualche anno fa (leggi 2 giugno 2013) è riemerso l’altra sera in occasione del confronto sul progetto del campo sportivo.
L’accoppiata Nicola Mincone-Dino De Marco ha rotto il riserbo che ha coperto il loro rapporto clandestino dal 2009 al 2014 da noi smascherato già mesi fa (basta rileggere qui l'articolo del 21 dicembre 2014) e ha manifestato una visione se non monarchica quantomeno para-monarchica secondo la quale, sicuramente “il buon Nicola” ha un diritto privilegiato, se non divino, se non dinastico, comunque assoluto a vedere prima, a dire la sua prima, a contare prima e più di ogni altro Cittadino di Miglianico.
Dal canto suo, l’altro sodale, Dino De Marco, mercoledì sera “s’è allargato” un po’ troppo, provando a mettersi in linea con i Sindaci che hanno preceduto quello attuale, Fabio Adezio. Ha fatto un furbo elenco a ritroso mettendosi in collegamento diretto con Nicola Mincone e Mario Amicone. Il Sindaco Adezio lo ha stoppato “non mi freghi con questi giochetti”. Doveva affondare e metterlo a posto. Troppo buono. Però doveva essere Nicola Mincone a precisare qualcosa. Tra Mario Amicone e Dino De Marco come uomini c’è sicuramente pari dignità. Come Sindaci non c’è paragone. Mario Amicone è stato un gigante rispetto a Dino De Marco. Anche provare a paragonarli offende la storia di un Sindaco come Mario Amicone e del gruppo che ha saputo costruire e che lo ha sostenuto.
Nicola Mincone, il monarca senza trono, era ormai senza la giusta lucidità di analisi e di rispetto verso chi ha avuto meriti indiscutibili. Vagando alla ricerca di un nuovo seggio elevato, continua ad appoggiarsi al “delfino”. Tutti si sono accorti che così è piegato da un lato.

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