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La luce nelle lacrime per la morte di Ermanno Anzellotti

 

Un dolore lacerante e profondo mi ha lasciato attonito da quando ho avuto la notizia della morte di Ermanno Anzellotti.
Quando muore un amico ti si presenta subito il rimpianto per le cose non fatte, per le parole non dette, per le occasioni belle della vita immaginate e svanite di colpo al triste rintocco che fa risuonare Sorella Morte. Poi, pian piano, le immagini nel ricordo prendono contorni e colori, si animano di parole, si scaldano per un affetto che non è materiale e non muore.
In questi giorni di incapacità a raccogliere e tradurre il ricordo dell’Amico, ho avuto la consolazione del commiato reso a Ermanno attorno alla mensa di Cristo. Molta tenerezza ho trovato nella scelta della figliola, la bravissima prof.ssa Alessia, di dirigere durante la sacra funzione il Coro della Parrocchia, nel quale Ermanno ha cantato tante volte e dove tante volte l’ho raggiunto per portargli gli auguri in occasione delle feste più importanti.

Miglianico ha perso una persona innamorata del nostra Cittadina, un campanilista moderno perché interessato a farla primeggiare con successi, realizzazioni, buone notizie più che con sterili polemiche. Attento e partecipe, fedele senza mezzi termini alla propria appartenenza scelta senza vincoli di convenienza, Ermanno ha sempre rifuggito la prima fila, il proscenio, il ruolo di protagonista lasciandosi lo spazio per restare comunque libero. Nel 1980, quando Delmo Adezio, allora Segretario della DC locale, certo delle capacità e del grande rigore professionale di Ermanno gli offrì la candidatura nella lista per le Comunali, lui, che a Delmo Adezio era legatissimo da un affetto genuino, ringraziò ma rispose di no perché non si sentiva capace di essere portatore di voti prima e protagonista della politica locale dopo.
Ermanno è stato uno sportivo ma un po’ diverso da altri. Da giovane giocatore passò nella categoria arbitrale arrivando, nell’epoca di Concetto Lo Bello, a livelli prestigiosi, anche perché, nel racconto dei suoi coetanei e amici, era tutto fuorché un arbitro casalingo o capace di farsi impressionare dai tifosi di turno. Rimase poi nell’AIA come commissario di campo e con altri incarichi. Mi insegnò a vedere le partite di calcio sotto un’ottica che la maggior parte di noi non immagina neppure. Tutti siamo attenti alla giocata, all’episodio, allo scorcio di gioco, illuminandoli con la passione per la nostra squadra. Lui mi fece capire che la partita va vista in modo panoramico, seguendo il movimento delle squadre, accettando di veder giocare male la propria squadra o un suo giocatore, valutando i falli non dal colore della maglia di chi li fa o li subisce ma a norma di regolamento. La moviola era agli esordi e comunque non si vedeva un granché sui piccoli schermi in bianco e nero con una definizione, anzi, una mancanza di definizione delle immagini oggi impensabile. Mi fece capire la difficoltà del dover giudicare dal vivo e subito. Un insegnamento utile nella vita più che nel calcio.
È stato il Segretario della scuola media quando la frequentai nei primi anni ’70 e lo trovai sempre amico, quasi complice di noi ragazzi, che eravamo poi i figli dei suoi Amici. Quando eravamo in prima media attuammo una protesta non proprio corretta, usammo i nostri coltellini tascabili per togliere legno ai vecchi banchi verdi per poter avere anche noi i banchi nuovi che c’erano già in un’altra classe. I trucioli di legno lasciati improvvidamente da un nostro spensierato compagno di classe furono trovati dai bidelli che segnalarono la nostra protesta “atipica” e la resero oggetto di immediata repressione. Ci furono sequestrati i coltelli tascabili e ci furono lasciati quei banchi, che ritrovammo poi anche in terza, dopo aver potuto utilizzare per un solo anno i banchi nuovi in 2^ C. I coltelli erano stati consegnati proprio a Ermanno che un giorno mi chiamò in segreteria - l’ufficio stava dove ora c’è la Biblioteca comunale - aprì l’ultimo cassetto di destra della scrivania e, semplicemente, mi restituì il mio e mi diede da restituire quelli dei miei compagni di classe. Sapeva che la protesta sarebbe finita lì. Non dovette usare parole ma solo quel sorriso complice.
L’ho trovato poi ogni giorno, praticamente, nella bottega di “Mapone” (l’indimenticato Amico Peppino Mancinelli), barbiere in via Roma, nei pomeriggi pieni di fumo e di mille discussioni sullo sport, la politica locale, gli aneddoti e i racconti del tempo passato. Nella discussione era sempre deciso e tagliente, efficace e senza sconti nei giudizi. Ma nel racconto della vita familiare era orgoglioso e delicato, sempre attento ai figlioli e sempre, davvero sempre, con espressioni di rispetto e ammirazione per la moglie. Tra i ricordi più simpatici conservo quelli del suo affetto memorabile verso il suocero, un signore che era naturalmente simpatico ma al quale, questo è il ricordo, Ermanno mostrava di volere un mare di bene.
Scoprii poi l’amico quando mi sorprese. Rianimata la Sezione della DC, dopo la sconfitta alle comunali del 1980, Ermanno che aveva accettato di entrare nel Direttivo Sezionale. La sera del 21 agosto 1981 si trattava di eleggere il nuovo segretario. Un tale sollevò un cavillo statutario che puntava (e riuscì a) impedirmi di partecipare alla votazione in qualità di rappresentante del Movimenti Giovanile probabilmente perché sapeva che avrei votato per Mario Amicone. Dopo che me ne andai per non rischiare di invalidare la votazione facendo così un danno al candidato amico, Ermanno, da solo, con passione e tenacia, mi difese e difese la mia storia e il mio impegno. Il giorno dopo lui non mi disse nulla ma furono altri Amici che corsero a raccontarmi questo episodio che non cancellerò mai dalla memoria. Continuammo insieme in quegli anni a sostenere Amicone come Segretario di Sezione e “imporlo” come candidato sindaco nella vittoriosa battaglia elettorale del maggio 1985. Volli che restasse con me nel Direttivo sezionale quando fui eletto Segretario cittadino della DC ma, prima di allora, ci fu il rinnovo della locale Associazione “Pro Loco”. Accettò di far parte del nuovo direttivo che andavamo a proporre all’assemblea. Avrei dovuto essere poi eletto Presidente, vista la nobile rinuncia del prof. Cesidio D’Amato che accettò solo di esser tra i dirigenti ma senza incarico. Conoscendo la sua precisione, la trasparenza e la serietà dell’uomo, gli chiesi di essere il tesoriere. Ma poco prima dell’assemblea ci fu una sorpresa. Delmo Adezio e il Sindaco Amicone mi chiesero di farmi da parte e di far eleggere proprio Ermanno come presidente. Lui non poteva dire di no a Delmo, cui era legato da antica e sincera amicizia, né poteva dire no a quel Sindaco che tanto aveva appoggiato sin da quell’agosto 1981. Io non potevo dire di no a Ermanno. Lui accettò dopo aver avuto l’assicurazione che non lo avremmo lasciato solo, che non lo avremmo esposto a fare la prima donna e che fossi il suo vice-presidente. Ermanno fu un ottimo presidente della Pro Loco. Fece in modo che quel nuovo gruppo dirigente coi suoi giovani proponesse, attuasse, facesse e lo aiutasse. Lui garantiva la regolarità dei conti e la serietà delle procedure delle quali volle occuparsi con la solita precisione. All’inizio dell’estate però ebbe un banale incidente con la bici e lo trovai in ospedale con la spalla ingessata a mo’ di saluto romano. Non avrebbe potuto firmare contratti e assegni. Mentre guariva e riabilitava la spalla toccò a me sostituirlo nell’organizzare e gestire le ventitré serate di appuntamenti di quell’estate, tenendolo informato di ogni cosa, ricevendo da lui approvazione, consigli e ogni incoraggiamento. Alla sua presidenza si devono le Stagioni di Concerti, organizzati nella Cripta di San Pantaleone e, soprattutto, la prima e, finora unica, attività editoriale della Pro Loco di Miglianico: la stampa del pometto “Mijanéche de na vote” del prof. D’Amato. Quando presentammo il libro, nella Cripta di San Pantaleone, con la grave assenza dell’autore, poiché il prof. D’Amato era già malato, Ermanno non volle far altro, come padrone di casa, che ringraziare i presenti e gli assenti, lasciando a me la conduzione della serata. Ma, commosso fino alle lacrime, non riuscì poi a leggere la toccante lettera che il prof. D’Amato gli aveva fatto recapitare come saluto ai partecipanti.
Terminata l’esperienza di Presidente della Pro Loco non accettò un secondo mandato. Rimase nel Direttivo della DC.
La confusione politica e la dispersione delle realtà allora esistenti a seguito della vicenda conosciuta come “tangentopoli” ci lasciò liberi da “impegni politici”, concedendoci sempre le occasioni di incontro non più da “Mapone”, che intanto aveva appeso le forbici al chiodo, ma da “Turiddu”, barberia passata al figlio Pasqualino, che si trovava in piazza, anche se precisamente si dovrebbe dire via Roma. Meno fumo, meno corrosività nei giudizi politici per il clima stemperato dall’assenza di seri avversari, ma sempre tanti aneddoti e tante belle chiacchierate con l’aggiunta di buona musica live.
A metà del 1999 Ermanno, sull’uscio della barberia di Turiddu, parlando del fatto che il mio Papà era morto proprio quell’anno e non avrebbe potuto vedere l’alba del nuovo millennio, mi confessò «Beati voi che vedrete il 2000. Penso che a me non toccherà». Nel fisico dello sportivo era entrato un male che lo aveva convinto di non farcela. Ebbi ragione nel rassicurarlo e nel “garantirgli” che ci saremmo ritrovati ancora tante volte dopo il 1° gennaio del 2000. Così fu. Così è stato. E, in occasione di un suo compleanno, il 1° agosto, dandogli gli auguri che non ho mai dimenticato di fargli avere, gli ho ricordato che aveva avuto torto allora e che aveva potuto vedere ben più che il 2000. «Ringraziamo Dio - mi disse - è vero, non me lo ricordavo questo fatto». Ermanno aveva trovato un bel modo di ringraziare Dio, entrando nel Coro parrocchiale, dismettendo la sua ritrosia nell’apparire in prima fila. Credo che sia stato anche un gesto profondo e bellissimo di amore paterno nel seguire e accompagnare l’impegno della figliola, la brava e brillante prof.ssa Alessia, che dirige magistralmente il coro. Ma cantando, come diceva, credo, Papa Paolo VI, Ermanno ha potuto pregare due volte ed è stato molto bello per me che lo cercavo con lo sguardo di un affetto ormai non recente vederlo sui banchi del coro in tante occasioni.
Arrivava sempre puntuale anche lì. Puntuale lo è stato sempre, tanto che spesso l’ho citato come esempio di una puntualità che è forma di rispetto per gli altri oltre che di abitudine nella propria vita personale. Quando, ai tempi della Pro Loco, dovevamo andare a Tollo dall’Amico “Mulluce”, Camillo, per la SIAE o in Tipografia, mi diceva «dimmi a che ora e mi faccio trovare pronto». Beh, non sfallammo mai un minuto. Così era quando c’era qualche riunione politica o conviviale fuori dal centro abitato «vengo se mi porti tu - mi diceva - sai che se per noi l’orario è l’orario». Mi chiedeva di stargli vicino a tavola se si trattava di mangiare le fave perché era allergico al baccello, ma non alle bacche. Così andava a finire che sembrava ne avessi mangiate una montagna da solo e lui niente. Ricordo scene bellissime in piazza quando Ermanno e Peppino Firmani (Peppe di Guizzàrde) che lui seguì come un vero amico durante la malattia che ce lo tolse, dovevano uscire in bicicletta. Al rintocco delle campane dell’orologio li vedevi sbucare ciascuno dalla propria porta di casa in perfetta divisa da ciclista. Nelle borracce non avevano bevande energetiche, come quelle che si usano ora. Partivano facendo un giro di piazza portando un sorriso luminoso e avendo fiato sia per pedalare sia per commentare con battute fulminanti ogni cosa particolare incontrata lungo la strada. E non mancavano poi di raccontarla agli Amici quando erano tornati.
Puntuale deve esser stato anche quando ha dovuto intraprendere la pedalata che non potrà raccontarmi ma che certamente starà già commentando con gli Amici di quelle barberie: luoghi ormai svuotati della loro presenza ma rimasti nel ricordo di chi, come me, ha perso un Amico sincero.
Le lacrime che ancora oggi velano lo sguardo sulla tastiera sono pieni di una luce soffusa che illumina tante pagine di questa vita nelle quali compare il lineamento indimenticabile di Ermanno Anzellotti, un grande Amico.

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