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Tagli veri (e subito) per risparmiare davvero

Quasi due anni e mezzo fa, con due distinte note del 25 maggio e dell’8 giugno 2013, sollevai un problema di evidenza macroscopica relativo alle condizioni in cui si presentava il belvedere che sale verso le case dei residenti e verso luoghi di enorme importanza quali il Santuario di San Pantaleone, il Palazzo della Duchessa, l’ex-casa parrocchiale sede dell’Accademia Musicale e la prestigiosa “Vineria Ciavolich”, mica niente.

Nella prima nota (clicca qui per rileggerla) segnalavo la disastrosa situazione nella quale versava il marciapiede del belvedere, gravemente lesionato dalla crescita di alberi inappropriati quali i pini marittimi. La condizione è, ovviamente, peggiorata, come mostrano le immagini, e i danni si fanno sempre più evidenti. Come annunciato allora, i costi per la sistemazione di quel tratto di marciapiede speciale saranno sempre più alti, ad ogni giorno che passa, perché occorreranno interventi speciali. Infatti è speciale il marciapiede, che altro non è che se non una balconata in cemento armato e non un terreno ammantato di asfalto o mattonelle.
È urgente tagliare quegli alberi. Non è accettabile alcuna dilazione né alcuna giustificazione di stampo ecologista o ambientalista. Nulla viene alterato. Si ricollocheranno poi alberi più belli e consoni al luogo. E non si venga a parlare di skyline o di altri pretesti del genere: non sono “i cipressi che in doppio filare vanno a San Guido” né si tratta del pino del golfo di Napoli né dei pini di Roma né di altri alberi di tal fama. Del resto, qualunque immagine storica si possa andare a reperire lascia capire chiaramente che quegli alberi sono da considerarsi abusivi oltre che dannosi per il patrimonio comunale, cioè il nostro patrimonio, quello che andremo a manutenere spendendo i soldi comunali, cioè le nostre tasse. Quegli alberi vanno tagliati subito. Altre soluzioni non ci sono. A meno che vi siano sistemi per convincerli a decrescere. Se c’è in circolazione un tale scienziato o un così capace “pollice verde” che garantisce di poter parlare con quei pini e metterli a dieta si faccia avanti. Altrimenti si metta mano a seghe e motoseghe e se ne faccia legna per i camini dei poveri. E lo si faccia subito. Ogni altra attesa comporta solo un aumento dei danni e dei costi.
L’altra nota, dell’8 giugno di quell’anno (clicca qui per rileggerla), metteva, invece, in evidenza lo stato di degrado e di pericolo, che accoglieva i visitatori che avrebbero percorso quel belvedere a causa della condizione di sostanziale abbandono dell’area attigua alle Cantine Masci, che stanno tra il Castello e la Chiesa. Tutti sappiamo che il pericolo era legato, tra l’altro, alla presenza di lastre di eternit (amianto) e di una pigliatrice senza alcuna protezione. Improvvisi e intensi lavori lasciano intuire che la nuova Amministrazione Comunale abbia adottato, o fatto adottare dei competenti uffici, i provvedimenti del caso finalizzati alla messa in sicurezza, alla manutenzione e ad una più sicura recinzione di quell’area da parte da parte legittimi proprietari. Bene. Due anni e mezzo di attesa non son pochi ma qualcosa si vede. Si dirà che ci sono altri casi simili nel nostro territorio. Questo è uno dei classici pretesti per non fare mai niente.
Non si può parlare di turismo, di feste popolari, di tradizioni, di vivibilità e di ogni altra bella cosa che tutti immaginiamo e desideriamo per noi e per chi viene a Miglianico, se le cose non sono a posto, se la sicurezza non è garantita, se la dignità dei luoghi che abitiamo come Cittadini e che offriamo ai visitatori non è adeguata alla civiltà della nostra popolazione e la futuro che dobbiamo costruire insieme.

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