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La festa del Santo Patrono, la nostra festa

Cominciano oggi le solenni Feste Patronali in onore di San Pantaleone Medico e Martire. Prendono avvio con un’anteprima semplice ma interessante, oggi, nel giorno nel quale la Chiesa fa memoria di San Giacomo, proprio nell’omonimo quartiere cittadino che collega il centro storico con il Cimitero, la Cantina Sociale e il Campo sportivo. Non è la prima volta che si festeggia San Giacomo, non tanto per le recenti iniziative “extra-comitato” attuate felicemente negli anni più recenti, ma perché non poche volte, cadendo il giorno di San Giacomo in un sabato o nella domenica, la festa si è a suo modo imposta. È la prima volta, a memoria d’uomo, che però la si celebra in quel quartiere nell’ambito del cartellone ufficiale delle Feste Patronali. Potrebbe essere l’avvio di una bella tradizione, sotto svariati aspetti. È diventata tradizione la Festa in località Caramanico di Contrada Piane, opportunamente fissata in una sola giornata, potrà diventarla anche questa di San Giacomo, che non sarà per un capriccio che si vede intitolato un intero quartiere cittadino.

 

Domani, festa di Sant’Anna, madre di Maria e quindi nonna di Gesù, la festa sarà diversa, come lo è da non pochi anni, da quella che era ancora nel dopoguerra e fino agli ’70 del secolo scorso. La prima Messa si celebrava nella Chiesetta dell’Asilo tenuto dalle Suore Figlie di Sant’Anna. Ora la sua porta non c’è più e anche dietro la sua muratura non c’è più la piccola Cappella di Sant’Anna. Poi la statua della Santa veniva portata nella Chiesa Parrocchiale. Era la processione più breve della nostra tradizione. Ad un certo punto della nostra storia locale, le Suore andarono vie e la scelta della Casa Madre coincise o seguì - ciascuno lo ricorda a modo suo, anche per le diverse posizioni politiche del tempo - con la decisione dell’Amministrazione Comunale, da poco guidata dai social-comunisti della “Sinistra Unita”, di aprire la scuola dell’infanzia con personale statale proprio in quel bel palazzo che fu della Famiglia Di Bene . 

Oggi della festa di Sant’Anna resta la devozione di pochi (poche), gli auguri a chi si chiama Anna e l’attesa per la solenne esposizione della statua del Santo Patrono al termine della Santa Messa Vespertina. Ci sarà in serata uno spettacolo in piazza. Ma l’attenzione è tutta per il 27 luglio che per ogni Miglianichese, in ogni luogo, in ogni momento, anche quando si gioca a tombola e esce il ventisette, è San Pantaleone, meglio “Sante Pantalòne”.

Sarà giorno di banda, di luminarie, di fuochi d’artificio, di mercato, di porchetta, noccioline e cocomero (“purchètte, nucèlle e citròne”), di tanti incontri per le strade, di pranzi nelle case, di processione e di tanta devozione, silenziosa, a volte timida, accorata, semplice, quasi amichevole, non più chiassosa, furiosa, idolatra e popolaresca come quella che è rimasta impressa nella tela de “Il Voto” di Michetti e nell’inchiostro con quale Gabriele d’Annunzio ha vergato le sue “Novelle della Pescara”.

Il 28, Festa di San Giulio, che pare sia stato Santo Patrono di Miglianco prima della venuta di San Pantalone, è festa solo serale, quest’anno con l’ottimo Amedeo Minghi, ogni anno con spettacolo di richiamo e folle plaudenti, ma poco devozionale. 

Ma il Santuario resterà aperto, non solo per San Giulio ma per chi non vorrà far mancare una preghiera a San Pantaleone per dirgli un grazie, per chiedere una grazia, per perdersi qualche secondo nella fissità serena del suo sguardo.

Nella Cripta sarà aperta anche la bellissima mostra “Arte, Culto e tradizione…San Pantalone a Miglianico” realizzata da alunne e alunni della nostra Scuola Primaria su iniziativa della Confraternita di San Pantaleone.  

Questa è la nostra festa, è la festa di tutti i Miglianichesi.

Senza i Miglianichesi non ci sarebbe festa. È la nostra gioia, l’orgoglio per la nostra terra, l’amore più o meno manifesto verso il nostro Santo Protettore, l’attendere ogni anno questi giorni come irrinunciabili, questo è il cuore della festa.

I Miglianichesi affidano l’organizzazione dei festeggiamenti al loro Comitato, che svolge un compito sempre più difficile perché le esigenze crescono e i soldi non possono inseguirle e raggiungerle tutte. Eppure anche quest’anno il Comitato ha fatto cose egregie. E va ringraziato, soprattutto nelle persone che hanno svolto il difficile ruolo di questuanti. È un nuovo Comitato, quello guidato, con saggezza e signorile pacatezza, da Osvaldo Santalucia e animato dai suoi collaboratori, ma dimostra già di avere meritato la nostra fiducia. Cose da apprezzare ce ne son tante. Tante ce ne saranno a consuntivo. Cose da criticare ce ne sono, ce ne saranno altre, certamente. Racconteremo le une e le altre, come sempre, quando la festa ci avrà lasciato le bucce delle noccioline per strada, le luminarie spente e la quiete che s’avverte per l’assenza di suoni e di spari.

Ma ora è l’ora della nostra Festa. 

La foto che doniamo ai Miglianichesi è della Festa del 1931. È poco nitida, rovinata dal timbro improvvido della Biblioteca Provinciale messo per evitare forse la sottrazione della copia di quel giornale, “La Tribuna”, certo non dettagliata. Si vede che la processione si svolge in pieno giorno e non al tramonto, l’illuminazione è un po’ diversa, la banda e la foggia dei vestiti sono quelli di un altro tempo, la piazza e il Municipio erano quelli che erano più belli di oggi. 

Ma la festa è la stessa. Era allora, è stata prima di allora, è stata dopo di allora, è ancora oggi la Festa dei Miglianichesi, un popolo in festa per il suo Amico, il Santo Protettore, San Pantaleone. 

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