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Mellianum 2015: note intorno al concerto finale

Amiche e Amici di “Viva Miglianico”, chi legge questa nota sulle note intorno al Concerto finale del “Mellianum Summer Street Festival 2015” che ha visto la brillante esibizione dell’Orchestra Giovanile Internazionale dell’AMT, diretta dal maestro Andrea Di Mele, deve tener conto che all’affetto preminente che porto a Miglianico si accompagna quello non recente e sempre vivissimo, fortificato da grande stima, da vera ammirazione e anche da una specialissima solidarietà, che ho per il prof. Diego Tiberio, preside, factotum, patron e motore instancabile dell’Accademia Musicale.

Ho vissuto con intense emozioni le serate del “Mellianum”, senza per questo dismettere la consuetudine di considerare gli aspetti organizzativi, quelli che riflettono le potenzialità turistiche, quelli che attengono alle possibili migliorie e, infine, quelli che si fanno notare per certe caratterizzazioni locali non proprio musicali.

 

La manifestazione si è svolta con il conforto di belle serate, calde -  sempre meglio che con il rischio di pioggia - e con l’apporto di numerosi artisti che hanno allietato la piazza e le strade del centro cittadino, movimentandole allegramente e trattenendo non pochi anche oltre la canonica mezzanotte. C’è stato anche un fuori programma, tipico e atipico, lunedì notte.

A margine del cartellone artistico c’è stato il primo esperimento di “street food” che significherebbe “cibo di strada”, una addizione che va verificata, aggiustata e migliorata non poco, come ogni novità. Del resto, mettere insieme proposte gastronomiche di cinque nazioni diverse non è affatto facile. Certamente il “direttivo del Mellianum”, soprattutto chi al suo interno vanta maggiore esperienza di manifestazioni mangerecce, doveva pensare alla gestione della pulizia della piazza, occupata fino a notte fonda in allegria: i contenitori e, peggio, i bustoni di rifiuti lasciati davanti alla porta della Farmacia non sarebbero proprio una bella cartolina da far riportare ai nostri ospiti. Comunque non piacciono a noi Miglianichesi. Chi ha gestito gli stand, anche guadagnando il giusto, forse non doveva lasciarli lì. Chi ha assegnato loro lo spazio, forse doveva imporre ai gestori di suddetti stand una più appropriata pulizia. Il Comune avrebbe comunque dovuto pensarci in tempo oppure operare con celerità ed efficienza quando s’è capito che nessuno ci aveva pensato. Due giorni di esposizione dei rifiuti in piazza (ma anche un solo giorno) sono troppi per un servizio comunale che deve evitare che ciò accada. 

Ma torniamo al “Mellianum”, quell’inebriante mix fatto di musica e amicizia. Una gioia nella gioia è stata quella di avere a Miglianico tanti giovani provenienti da Ungheria, Repubblica Ceca, Polonia e Albania con i loro docenti e accompagnatori, che hanno potuto, come sempre, apprezzare non solo la bellezza della nostra terra, il nostro mare e i nostri centri di attrazione  ma la grande e generosissima ospitalità di tanti Concittadini, che è la parte sostanziale e indispensabile perché il “Mellianum” si possa realizzare.

Forse l’unico neo organizzativo, che molti per fortuna non hanno notato, è quello del coinvolgimento del pubblico. In proporzione erano più i protagonisti attivi, cioè gli artisti impegnati nelle esecuzioni musicali e il loro seguito, che gli spettatori, Miglianichesi e no. Forse il volenteroso “direttivo del Mellianum” non ha messo - o non ha potuto farlo - nella comunicazione lo stesso impegno proficuamente profuso nell’allestire e assistere l’organizzazione delle singole serate, oltre che nel far in modo che si notassero certe sfumature di nero-conserva. Assenze dovute e involontarie hanno probabilmente contribuito al deficit dei presenti ed attivi. 

Ogni cosa può esser migliorata. Anche il “Mellianum” dovrà continuare a crescere. Ma questo non toglie nulla al piacere di averlo potuto vivere, anzi, rivivere quest’anno dopo una pausa che avrebbe potuto non esser così breve, cioè di un solo anno.

Ho atteso la serata finale, quella dedicata al concerto dell’Orchestra Sinfonica Giovanile Internazionale dell’AMT, diretta dal maestro Andrea Di Mele, con una doppia trepidazione. È un evento di rilevante importanza quello di un concerto dal vivo così pieno di qualità artistiche e umane; questa trepidazione la possono comprendere in molti. Per chi ha Figlie e Nipoti che in quella Orchestra suonano, l’emozione precorre, accompagna e segue l’evento in sé: questo lo possono capire non proprio tutti, ovviamente. 

Prima e dopo il concerto ci sono state tante parole, forse un tantinello troppe o sono sembrate un po’ più del necessario per come sono state dette. Sarà stata l’adrenalina dell’emozione che uno spettatore interessato ha in circolo nell’attesa, durante e dopo l’esecuzione orchestrale, sarà stata la bella serata d’estate, ma certe parole se fossero state delle note non sarebbero state tutte intonate, com’è naturale che sia, visto che gli uomini non sono usignoli.

La presentazione del concerto ha evidenziato immediatamente un problema:  l’amplificazione voce non era perfetta;  in fondo alla Piazzetta delle Monache non si sentiva un granché bene, e anche in mezzo l’acustica non era ideale per l’ascolto delle parole. Questo ha pregiudicato molto l’effetto di quel che è stato detto. E di parole ne sono state dette non poche, costringendo ad una lunga attesa i duecento e più che occupavano le poltroncine della platea ma soprattutto le decine di perone rimaste in piedi. Generosità, inesperienza, mancanza di tempo per verificare i tempi della scaletta e altri accidenti son problemi non facili da dominare quando poi si è là col microfono in mano. Ma tempo e tempi non sono stati quelli giusti. 

Sobrio ed elegante è stato il saluto, a nome dell’Amministrazione Comunale  e della Cittadinanza, da parte de vice-sindaco, avv. Ester Volpe, che ha annunciato una novità estremamente importante: l’anno prossimo il “Mellianum” si svolgerà a ridosso delle Feste Patronali di luglio, aumentando la gioia di quei giorni e offrendo ai giovani ospiti l’opportunità di vivere i momenti della religiosità e della devozione per San Pantaleone, della festosità paesana, oltre che delle tradizioni spettacolari e gastronomiche. Molto simpatici e colorati di viva cordialità sono stati anche i saluti dei rappresentanti delle varie delegazioni, anche se, in verità, quelli espressi in inglese sono stati non-tradotti ma liberamente interpretati come accade in certi frangenti. Una bella novità è stata quella proposta dall’assessore Andrea Iannotti che ha fatto una cosa egregia, a dispetto di qualche inevitabile “individuo” (un cafonaccio si sarebbe detto una volta) che in fondo alla piazza lo criticava e lo derideva non avendo capito niente o avendo capito volutamente e molto malevolmente altro. L’assessore Iannotti ha avuto la buona creanza di rivolgersi direttamente, a nome di tutti i Miglianichesi, ai veri protagonisti della serata, cioè i giovani concertisti, parlando loro, molto appropriatamente e in un buon inglese, senza ausilio di foglietti e suggeritori. L’Amministrazione Comunale, cioè Miglianico ha saputo così salutare ospiti di quattro nazionalità diverse nella lingua che tutti quei ragazzi potevano immediatamente comprendere. È stata la prima volta nella nostra storia locale, la data dell’11 luglio va ricordata anche per questo oltre che come anniversario del Mundial spagnolo del 1982. 

Ci sono state altre parole dette e alcune, una in particolare, non dette.

Quelle dette non son state pronunciate a caso, anche quando sono apparse involontarie, scontate. La presentatrice ha sempre, ripetutamente e alquanto disinvoltamente, citato “l’Accademia Musicale Tollese”. Non ha sbagliato mai. “AMT sta infatti per "Accademia Musicale Tollese". Ho fatto una qualche fatica a spiegare questa particolarità a un giovane laureando che non si capacitava del “misfatto” e che, di fatto, non si è convinto dello stato di fatto. La mia posizione personale, ampiamente minoritaria e quindi tranquillamente ininfluente, è che la “T” debba cadere, senza esser necessariamente sostituita dalla “M” di Miglianichese, che pure avrebbe ormai  una solida dignità a esser iscritta. C’è fantasia a iosa per inventare altra intitolazione. La storia decennale dell’Accademia Musicale a Miglianico, la sua ricchezza umana, i suoi proventi finanziari e altro ancora suggerirebbero, imporrebbero questa soluzione. Obiettare che cambiare nome all’Accademia è “impossibile” o comunque molto oneroso è dire cosa forse inesatta, per non dire altro. Che per un qualunque motivo, invece, non lo si voglia fare è accettabile, come deve essere accettata la critica che questo comporta. Che non lo si possa fare appare incredibile. Non perché volere è potere ma semplicemente perché in Italia si può fare. Il campanilismo non c’entra nulla, i giovani Sindaci di Miglianico e Tollo collaborano proficuamente da più di un anno sovvertendo un finto campanilismo plurisecolare. La naturale propensione a veder riconosciuto il proprio apporto quando c’è, è un fatto umano, storico, istituzionale, commerciale, affettivo e anche di mera gioia. 

Tra le parole dette ci sono quelle spese dall’Amico, prof. Diego Tiberio, amatissimo patron dell’AMT, che non ama il proscenio e è solitamente di poche o di nessuna parola nelle occasioni di gala, come la serata finale del “Mellianum”. Ha parlato della crisi che stritola la cultura ma ha dovuto ammettere che la generosità dei Miglianichesi ha consentito di coprire i 12/15.000€ di costi che sostengono il “Mellianum” e, pare che la Cantina Sociale di Miglianico, abbia messo somme significative. Ha poi voluto ringraziare tutti. Ha voluto ringraziare con particolare sottolineatura chi nel passato ha aiutato il “Mellianum”, fermandosi però a citare solo l’ex-sindaco, dr. Dino De Marco “…non ti abbiamo dimenticato. Grazie”, mettendo, quasi come contrappasso, la considerazione che la nuova amministrazione “è fatta di giovani, che hanno la mia età” e che con questa nuova Amministrazione le cose dovrebbero andar bene. Insomma un’apertura di credito, sofferta, con giudizio sospeso ma certamente non positivo, comunque non positivo come quello espresso per l’ex-sindaco. Non so cosa ne pensi la nuova Amministrazione Comunale e non mi appassiona saperlo. So, per certo, che senza la ferrea volontà dell’attuale Amministrazione Comunale e senza il perentorio invito del Sindaco a fare e a non star li a precisare o a criticare, il “Mellianum 2015” non ci sarebbe stato.  

Le parole dell’Amico, prof. Diego Tiberio hanno poi giustamente lodato il “direttivo del Mellianum” che, per la sua composizione,  ha sorpreso alcuni, indispettito altri e inorgoglito altri ancora. Non senza una qualche volontaria ricerca di speciale visibilità, infatti, alcuni dei brillanti e appassionati volontari che hanno aiutato l’organizzazione sono stati individuati facilmente tra coloro che animano una delle opposizioni locali, quella che punta alla conservazione e al ritorno al passato (leggi “Progetto Miglianico”). 

Nulla di male, anzi, tutt’altro. 

È stata una presenza positiva. È stata la prova di sostanziale progresso quella che proprio loro hanno incarnato. Forse (e senza forse) hanno puntato un pochino a mostrare altro, ma non importa. 

Va ricordato quanto messo in atto dalla gestione esclusivista e miope proprio di “Progetto Miglianico” nel quinquennio passato (del genere “o con me o sei fuori da tutto”).

All’opposto, anche e soprattutto con questa edizione del “Mellianum” ha funzionato - ha cominciato a funzionare - quella “inclusività” che è tanto cara al Sindaco, Fabio Adezio e ai programmi scritti e proclamati da “Miglianico Cambia”: “Non conta come la pensi e come hai votato, conta se vuoi dare una mano a far cose buone per Miglianico”. Questo è cambiamento vero. Infatti, anche l’impegno di quei Concittadini, avversi all’Amministrazione Comunale, è servito tantissimo ad aiutare l’organizzazione di una serie di belle serate che sono inserite nel cartellone estivo del Comune di Miglianico. Hanno lavorato per il Comune. La polemica irridente che alcuni hanno agitato sul fatto che siano passati da suonatori d’organo a tiratori di mantici, oltre a non esser esatta, non ha senso. Le cose fatte a Miglianico, se son fatte per Miglianico, son cose buone. Il merito, a livello locale e a livello extra-comunale, inevitabilmente, va, innanzitutto e soprattutto, a chi rappresenta la Città perché amministra il Comune di Miglianico. È sempre stato, è così e sarà sempre così.

Le altre parole hanno a questo punto, minor peso. 

Ma una, in particolare, è stata detta e ridetta, anche con una certa imprecisione storico-politica che pochissimi forse hanno notato: “stranieri”. Il presentatore e la presentatrice (credo anche altri) hanno continuato a chiamare i giovani orchestrali “ragazzi stranieri”. Ma così non è. I nostri giovani sono Cittadini Europei, hanno lo stesso passaporto, hanno la stessa moneta (e anche i guai conseguenti), hanno soprattutto lo stesso futuro. Questo vale non solo per i ragazzi di nazionalità Italiana, Ungherese, Polacca e Ceca, ma anche per quelli di nazionalità Albanese, perché l’Albania sta per entrare nell’UE. 

Stranieri erano invece gli autori delle musiche eseguite dall’Orchestra, tutti nati negli Stati nazionali che, tra il XIX e il XX secolo, si sono combattuti in guerre spaventose, culminate nei massacri del fronte franco-tedesco della prima guerra mondiale e poi negli attacchi indiscriminati alle popolazioni civili della seconda guerra mondiale che ha visto anche la vergogna dei lager, delle foibe e di tanto altro esercizio di disumana ferocia.

Oggi i nostri giovani, il nostro futuro, sono chiamati ad essere protagonisti di Pace, una parola che è stata invece detta e detta molto opportunamente anche dai rappresentanti delle diverse delegazioni. 

Fate studiare la musica ai vostri figli! - ha detto il maestro Andrea Di Mele ieri sera a Tollo - Comprate loro una playstation di meno e regalategli uno strumento musicale”.  La musica, l’apprenderla insieme, il viverla insieme a Miglianico e negli altri appuntamenti delle esperienze di scambio culturale, è il linguaggio della Pace che è affidata anche alla certezza che la loro e la nostra patria, l’Europa, sia non più l’unione delle economie e delle banche ma sia finalmente la comunità dei popoli europei, meglio se consapevoli delle loro radici cristiane. 

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