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“Miglianico Cambia”, un anno dopo

Un anno fa cambiava la nostra piccola storia locale. Dalle urne delle elezioni comunali usciva, attesa, ma non da tutti, come dirò, la vittoria schiacciante di “Miglianico Cambia” e del suo candidato-sindaco, Fabio Adezio.
Un anno dopo si potrebbe fare già un consuntivo. Dodici mesi sono abbastanza per non parlare più di rodaggio e azzardare un primo giudizio, seppur con le cautele che una così innovativa vicenda richiede.
Ci sarà tempo nelle prossime settimane per fare questo consuntivo. Questa volta non anticipiamo nulla. Aspettiamo i commenti di chi svolge il ruolo di oppositore per trarre da quelle analisi elementi più ampi su cui stendere un ragionamento e una valutazione. I fatti, i comportamenti, i progetti, le decisioni registrate in questi trecentosessantacinque giorni che possano essere giudicate sul piano amministrativo sono già tanti e, senza andar nel dettaglio, largamente positivi. Il tempo e il necessario approfondimento diranno se questo giudizio sommario sarà confermato dal valore del consuntivo amministrativo. Per ora parlino gli altri.

Nelle ore degli “Acta nocturna”, pubblicati nei giorni delle vicende elettorali del maggio scorso e che tanto hanno appassionato soprattutto alcuni insospettabili, è mancata un’analisi del voto, ragionata e fredda.
Farla oggi può avere il sapore del facile senno di poi. Invece qualcosa va messa in campo per stimolare, casomai, un dibattito e un confronto non inutili particolarmente per chi ha perso, utilissimi per chi non ha capito ancora molto.
La vittoria di “Miglianco Cambia”, oltre agli evidenti meriti personali dei candidati offerti alla valutazione degli elettori, è stata strategica perché non è stata dettata dal caso o dal trascinamento degli eventi, ma è stata pensata e studiata con freddezza e competenza, anche nello svolgimento della campagna elettorale, mentre altri continuavano a far chiacchiere da vecchia politichetta. È stata una vittoria basata su una novità anche metodologica, rigorosa e senza sbavature, che a qualcuno avrà potuto addirittura dare una sensazione di cinico calcolo in certe scelte. È stata, forse, non tutti lo sanno ma molti l’hanno intuito e compreso, una vittoria determinata dalla capacità di resistere a ogni inquinamento e a qualsiasi contaminazione da parte di certe combriccole e consorterie, quel che possiamo genericamente chiamare il vecchio .
La vittoria elettorale di MC è stata certamente anche quella di chi ha saputo meglio attrezzarsi e ha saputo piazzare lo scatto decisivo al momento giusto su un percorso di novità irreversibile, ineludibile perché dettato da condizioni oggettive. La novità ci sarebbe stata comunque. Incapace di compiersi e di emergere nel 2009, momentaneamente affossata ma non soffocata nel quinquennio del pastrocchio di “Progetto Miglianico”, la voglia prepotente di cambiamento da parte dei Miglianichesi era già esplosa con la vittoria del M5S alle politiche del 2013. Qualunque riproposizione del vecchio, imbellettato, mascherato, con signore e signorini vergini di appartenenza politica, con traslazioni anche sfacciatissime e senza vergogna di singoli e di gruppi, perfino con l’estremo inganno di capelli e baffi tinti di mogano o con ogni altro artificio sarebbe stata sconfitta.
Questo doveva esser chiaro a tutti, quantomeno avrebbe dovuto esser chiarissimo almeno a tutti coloro che si fossero soffermati allora, o anche in seguito in questo anno appena trascorso, ad analizzare il voto espresso dai Miglianichesi il 25 maggio 2014.
Il successo di MC naturalmente è stato determinato anche dalla sconfitta del vero avversario, quel “Progetto Miglianico” che in realtà aveva perso già quando aveva presentato la lista che non era quella immaginata e sperata. La prima sconfitta del vecchio era già stata data da chi in quella lista non aveva voluto entrare o da quella era riuscito ad uscire. Eppure, ad un certo punto della campagna elettorale, “Progetto Miglianico” e il suo alfiere, istituzionalmente fuori luogo, il dr. Dino De Marco, hanno sperato in un clamoroso recupero. Pare abbiano ricevuto concreti e inattesi segnali di nuove adesioni. Era un miraggio che ha fatto commettere loro ancor più errori di quanti già stessero commettendo. Il tempo trascorso da quei giorni ad oggi pare non sia servito loro per capire tutti i veri motivi di una sconfitta che, certo, non tutti i candidati di “Progetto Miglianico” hanno potuto accettare come meritata, essendo incolpevoli per le vicende del quinquennio precedente.
Il tempo trascorso, invece, è stato, è galantuomo. Ci sta presentando, uno a uno, i personaggi che hanno capito male la primavera del 2014. Si sta dispiegando il drappello dei veri sconfitti, nostalgici e incapaci di accettare il passare del tempo e delle sue novità, Amici che pensano oggi di assumere o ri-assumere un ruolo minacciando o effettivamente impinguando le fila dell’opposizione all’attuale amministrazione, ma incapaci anche di vedere il desolante isolamento che hanno attorno non per colpa personale ma perché identificati come “il vecchio”. Per la curiosità di alcuni e l’informazione di tutti questi “protestanti” si stanno così mostrando. Stanno così dichiarando quel che hanno avuto prima la vigliaccheria (in campagna elettorale) poi la vergogna (a urne aperte e risultati acquisiti) di non dire un anno fa di aver votato per “Progetto Miglianico”. Lo hanno fatto perché hanno ritenuto - in alcuni casi hanno continuato a ritenere - il dr. Dino De Marco più amico di altri, anche degli amici pubblicamente sostenuti. Alcuni hanno compiuto questa scelta come logica conseguenza della loro partecipazione alle riunioni promosse e animate da Nicola Mincone per fare allestire la lista mai nata, ma che sortito l’unico risultato immediato di aver dato almeno un nome (il dr. Cermignani) e ipotesi di altri nomi a quella di “Progetto Miglianico”.
Quest’anno è servito, dunque.
Avrebbe potuto anche esser utilizzato per evitare a vivere nella desertificazione della politica, visto che a Miglianico c’è quantomeno un grave deficit di partecipazione politica, se si esclude il gruppo delM5S, che pure non è iperattivo. Certo, è vero, la politica è anche quella della buona amministrazione, che c’è, eccome se c’è; è anche quella dei movimenti ambientalisti, o dei vari gruppi di Cittadini mobilitati su singoli temi, che pure ci saranno, ci sono. Ma non basta. Manca una presenza attiva capace di stimolare dibattito, di aggregare persone in aree di pensiero e di programmi, di caratterizzare anche appartenenze e, perché no, di selezionare seriamente potenziali esponenti di livello sovra-comunale, di cui comunque si ha necessità per esserci e per contare quando e dove serve alla Comunità locale.
Ma questo verrà. Inevitabilmente verrà. Non so immaginare come, ma so sperarlo, perché la politica, cioè l’impegno a interessarsi della cosa pubblica, è un valore che va coltivato da chi ha passione sincera e disinteressata e va affidato a chi ha capacità e volontà. E nell’uomo questo valore emerge.
“Miglianico Cambia”, così com’è, a un anno dalla sua affermazione comunale, non diventerà un partito politico, non aderirà a un partito politico. Ma potrà crescere ed essere protagonista di cambiamento anche nella politica che si realizzerà oltre il Foro ed il Dendalo.

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