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La multa, odio e amore: il foglietto che divide

Oggi, sabato 23 maggio 2015, per la prima volta dopo tanto tempo, che non ricordo più neanche quanto sia, ho potuto camminare lungo via Roma senza zigzagare tra escrementi di cane e senza dover aggirare auto lasciate in sosta qua e là sui margini della via destinati (così ho sempre creduto) al transito dei pedoni. Una novità? Un caso? O son stato solo distratto?
La novità invece c’è stata. 
Nelle ultime ore di questo maggio non più primaverile a Miglianico è tornata la multa.

 

Sono passati molti mesi da quando son state fatte più di dieci multe in un solo giorno per divieto di sosta nel centro abitato. Questo ha fatto sobbalzare molti, chi per la sorpresa, chi per la soddisfazione, chi per il dispetto chi, infine, per un’astiosa avversione.
Non si è trattato di una retata cieca e improvvisa, ma di un ritorno all’applicazione di una regola semplice, perfettamente legittima: chi viola il codice della strada, se viene colto in flagranza, viene sanzionato, cioè prende la multa relativa al divieto di sosta non rispettato (in realtà qui viene prima avvisato, ma è solo cortesia civica). Questa è una regola semplice, che accettiamo, certo non con allegria, quando prendiamo multe ovunque, in Italia e all’estero. Ma qui, a Miglianico, il fatto che sono state elevate alcune multe - pare siano meno di trenta - ha destato, appunto, sorpresa, soddisfazione, dispetto e addirittura astiosa avversione (non verso i Corpo dei Vigili Urbani che ha fatto il suo dovere ma verso chi amministra il Comune, tipica scorciatoia da cartolina di un Sud da macchietta). 
Dietro tutto questo ci sono cose semplici e cose invece più complesse. Sarebbe facile ridurle alla esaltazione degli egoismi che vengono in contrasto tra loro. Questa semplificazione sarebbe, è un errore. Vanno, infatti, considerate alcune vicende che non son facili da analizzare in pochi secondi, come le scelte fatte per la gestione della viabilità nel centro urbano, la realizzazione o la non realizzazione dei parcheggi negli anni passati, l’abitudine, scambiata per diritto acquisito, di alcuni a parcheggiare usando le strade e non i parcheggi veri, l’aver realizzato una ripavimentazione del centro storico senza pensare a migliorare, anzi, peggiorando le cose (strisce inesistenti o non a norma, assenza di marciapiedi, un piano stradale adatto a un’isola pedonale e non a viabilità urbana, il rinvio elle soluzioni perché i soldi erano “finiti”, ecc.).
Ora, come accade sempre in certi casi, è il tempo della polemica. Poi verrà il tempo delle valutazioni più serie.
La polemica è alimentata da opinioni diverse, a volte avverse tra loro. C’è chi vuole più rigore e c’è, invece, chi vuole più tolleranza. C’è chi farnetica, presentando soluzioni alternative che tra di loro stesse non vanno d’accordo, e c’è chi, più semplicemente, invoca il permanere dello stato di fatto, cioè vuole che le cose restino così come le abbiamo conosciute fino a qualche giorno fa. 
Di tutte le soluzioni e di tutte le polemiche quella che è inaccettabile, senza se e senza ma, è solo questa del voler far restare le cose così come stavano, nello stato selvaggio di prepotenza delle auto contro i pedoni, nel persistere della furbizia e della maleducazione dei “mezzi busti” (quelli che conosciamo solo dal cruscotto in su perché vorrebbero entrare in bar, negozi e farmacie con tutta la macchina), nella inciviltà di parcheggiare negli spazi destinati a portatori di handicap (uguale per barbarie all’utilizzo abusivo o disinvolto di autorizzazioni) o nello stagnare della illegalità del parcheggio ovunque, in un finto quieto vivere indegno della Cittadina che tutti vogliamo. 
Le soluzioni non sono facili, o meglio sono facili perché sono quelle previste dalla legge e possibili per spazi esistenti e soldi disponibili, ma non sono difficili da far accettare a chi guarda solo al proprio punto di vista. 
Immaginavo e preferisco, più a intuito che per ragionata informazione, quella del parcheggio a pagamento (le strisce blu) con una monetina ogni trenta minuti, il che disciplina i parcheggi, fa comunque introdurre un servizio senza costi o casomai incassando qualcosa, riduce il rischio multe. Non ho ancora approfondito l’argomento valutando i costi e i benefici in termini economici, ma ho già chiesto informazioni.
C’è la soluzione della sosta regolamentata dal disco orario, che può esser valida solo se si fanno multe ai trasgressori, continuamente, sennò nessuno mette il disco orario e resta lì quanto tempo vuole: la legge del più forte, o meglio, del vecchio “chi tardi arriva male alloggia”. Quella della zona-disco (che non è un discoteca all’aperto né un campo di atterraggio per UFO) è stata la scelta proposta e caldeggiata dal mio Amico, Federico Anzellotti, quando era assessore con Dino De Marco sindaco tra il 2007 e ilo 2008. Ottenne, dopo una dura battaglia personale contro tutto e tutti, una zona sperimentale, quella a metà di via Roma, che è rimasta poi l’unica e, per quel che ne so, anche così sperimentale da non poter esser valutata perché sprovvista nel tempo dei necessari controlli continui. 
C’è la soluzione della zona pedonalizzata, difficile da attuare ma non da escludere del tutto se, tra gli altri provvedimenti necessari, si procedesse a un’attenta rivisitazione dei sensi unici che consentirebbero maggiori spazi di parcheggio lungo le strade interessate, una scelta che andrà fatta comunque, perché la circolazione in centro così non va.
C’è sicuramente da ridisegnare spazi di sosta che, in alcuni punti son stati fatti in modo cervellotico (quelli senza angolazione vicino alla Scuola Materna) o a dimensione limousine (primo tratto di via Martiri Zannolli). 
C’è da contemperare gli interessi dei residenti con quelli dei commercianti e con quelli degli automobilisti dando la precedenza, tra quelli e gli altri possibili, agli interessi dei pedoni, soprattutto di chi conduce passeggini per neonati e carrozzine per chi non può più essere pedone autonomo: questa, infatti, è la misura della civiltà di un popolo. 
C’è sicuramente da ragionare sulla base di proposte serie, che verranno da più parti proprio, anzi, forse solo perché finalmente si sono fatte un po’ di giustissime multe. Servono proposte fattibili e sostenibili economicamente. I libri dei sogni non servono.
Le proteste non contano. Abbiamo protestato quando via Roma è diventata a senso unico e poi non si sono fatti passare più gli autobus per i pendolari. La soluzione è rimasta perché era ed è buona. Se allora ci si fosse arresi alle proteste, ora avremo un campo di battaglia quotidiano in via Roma. Così come, al contrario, si è ceduto alle proteste o ai “suggerimenti” di alcuni e son state tolte le bande di dissuasione (rallentamento) nel centro abitato, e le macchine possono così tranquillamente sfrecciare dove non si dovrebbero superare i trenta km/h, anche vicino a scuole, uffici e negozi. Si è protestato quando è stata istituita la prima volta l’isola pedonale per le sere estive, c’era chi diceva che era stata violata la libertà dei cittadini… perché non si poteva andare fino al bar col motorino… Ma tutti sappiamo che l’isola pedonale nelle sere d’estate è una cosa buona. Si potrebbero fare altri esempi, ma servirebbe a poco. 
Dovremo fare un assemblea pubblica per sentir dire queste cose e tante altre quante son le teste di chi parteciperà, per poi dove ascoltare anche le critiche di chi non parteciperà o tacerà perché è “furbo” e vuol dire la sua dopo che han parlato gli altri. Bene, si apra l’arena. Ma poi si dovrà decidere cosa fare perché qualcosa si dovrà fare, non dopo, ora. E le mute, qualunque sia la regola che verrà introdotta, saranno sempre e soltanto la sanzione a chi non rispetta le regole. 
Chi non vuole regole valide per tutti, chi vuole che non si rispettino le regole taccia, per favore. E si vergogni, se ci riesce.

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