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Un brindisi per il nuovo Presidente

Mancava poco alle 13,30, quando, avendo assistito in televisione, ancora una volta dopo (forse anche Segni ma non ne ho ricordo) Saragat, Leone, Pertini, Cossiga, Scalfaro, Ciampi e Napolitano uno e due, alla elezione del Presidente della Repubblica che ha visto eletto il prof. Sergio Mattarella, ho aperto una bottiglia di “Montupoli” è ho brindato al nuovo Presidente della Repubblica, facendogli silenziosamente tutti gli auguri che merita e di cui ha davvero bisogno.
In televisione si sono susseguiti discorsi su valutazioni, retroscena, commenti e tutto quello che il circo mediatico propone in simili occasioni. Molti condivisibili, altri meno, altri inaccettabili. Sarebbe bello poterne parlare ma occorrerebbe tanto spazio e cercherò di riservare l’essenziale, se sarà possibile, ad un commento dedicato al discorso di insediamento del neo eletto Presidente Mattarella.

Voglio intanto raccontare della commozione che ho provato nel mio solitario brindisi augurale per il nuovo Presidente. Senza togliere nulla a nessuno, ma proprio nulla, ho pensato al riscatto che questa elezione concede a chi, come me, è stato un anonimo democristiano di paese, militante, attacchino di manifesti e di francobolli, iscritto appassionato e senza ambizioni, curioso nel conoscere storia e idee della DC, sognatore forse, ma sempre irritato perché riteneva impossibili e inaccettabili i sospetti (purtroppo poi rivelatosi non tutti infondati) di collusioni tra mafia e DC oltre che tra mafia e Stato.
Sergio Mattarella, fratello di Piersanti, che dalla mafia è stato crudelmente ucciso una mattina dell’Epifania di tanti anni fa, oggi offre questo piccolo riscatto al nostro impegno appassionato e disinteressato. L’elezione di un uomo della Sicilia offre anche una rivincita a chi, come tanti di noi, non ha accettato la convenienza di calcolo elettorale tradottasi nell’adesione di altri Amici di quel tempo alle posizioni della Lega, che oggi maschera, con messaggi propagandistici “felpati”, l’antimeridionalismo, un vero razzismo e una venatura non occultabile di vetero-fascismo.
Preciso a chi vorrà liberamente contestare quanto qui affermato che Remo Gaspari, (ma anche Lorenzo Natali) probabilmente avrebbe votato per Sergio Mattarella, perché il nostro indimenticato “Zio Remo” apparteneva alla quota della DC che lavorava per collegare il corpo centrale del Partito a quello più frizzante della sinistra DC. Era figlio di socialista e questo suo lavoro interno e non sempre conosciuto nel Partito, forse, era la sua concreta traduzione della sintesi degasperiana, certo molto più complessa politicamente, che disegnava la DC come partito di centro che guardava a sinistra.
Contento serenamente di questo e di altro ancora, soprattutto degli sconfitti arresisi “a scheda bianca”, che dell’era craxiana ha conservato solo il craxismo, saluto con gioia questa elezione che avrebbe dovuto essere ancora più condivisa, semplicemente perché di questo segnale l’Italia aveva bisogno.
I politici, gli uomini di Stato, gli statisti si giudicano dopo. Esaltarsi ora o avventurarsi ostilmente nei meandri puteolenti delle nostre raffinate macchine del fango è esercizio inutile. Staremo a vedere. Certo si annuncia un settennato sobrio nello stile, costituzionalmente rigoroso, sicuramente attento ai problemi degli Italiani.
Oggi, dopo non pochi anni, ci sono due cattolici ai vertici della Repubblica, anzi due democristiani, in quanto tali o figli di. È giusto così. L’animus democristiano, quello dei cattolici democratici formatosi e realizzatosi nel popolarismo del nostro Peppino Spataro, di Guido Gonella, di Attilio Piccioni, di Enrico Mattei e di tanti atri, ma soprattutto di un ancora gigantesco Alcide De Gasperi e ancor di più di un immenso Giovan Battista Montini (il Beato Paolo VI), emerge come una delle migliori risorse della Repubblica, dopo aver passato ben più di un giusto lavacro purificatore.
Nel politichese corrente, in realtà riemerso da qualche settimana, posso dire che ho ancora alcuni anni per morire democristiano, spero non siano solo questi sette che si aprono oggi: il che è un augurio pieno di umanità e speranza per tutti.
Viva l’Italia e, ovviamente, Viva Miglianico!

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