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Legàti

 

“Avevi ragione” è una delle frasi che più mi colpiscono non positivamente. Il sentirsi riconoscere, dopo molto o poco tempo, di aver detto la verità, non sempre è la soddisfazione che mi giunge portata da quel galantuomo che è il tempo. Non poche volte, é l’amara prova che l’Amico non mi crede, che la mia verità senza calcoli, la mia sincerità spontanea siano da tener sospese in attesa di imprecisato giudizio, che, chi mi ascolta, lo fa mettendo, dietro al sorriso di circostanza e alla varie manifestazioni di affetto, un filtro di gelida diffidenza. L’amico, eh!
È anche vero che siamo bombardati di frasi di circostanza, di messaggi dozzinali, di finte verità spacciate per vangeli sol perché qualche soggetto, a volte illetterato nel senso che non ha mai letto un libro e neppure un articolo di giornale, dice di averlo “letto su internet”, che non è, da se stesso, un testo sacro né un repertorio di riviste scientifiche.
Comunque, il tempo, col suo incedere inesorabile, arriva con la prova della verità e mette a nudo anche certe diffidenze, colorando appena un pochettino di “rosso-vergogna” il volto di chi ha cinicamente fatto la tara a quello che “l’amico” gli ha detto.

 

Da non pochi mesi, anzi da anni, ho provato a presentare e illustrare quella che è la mia lettura dei fatti accaduti. È una lettura chiara - così dovrebbe essere anche per chi non “può” esser d’accordo - delle vicende locali, che, dal piano dell’amministrazione comunale, si sono anche diramate nella vita sociale e, qualche volta, in quella privata. La stagione politica del rinnovamento anche della classe dirigente locale, nata con la vittoria della “Sinistra Unita” della strana coppia Francesco Scotti-Luigi D’Adamio (dissoltasi dopo poche settimane) nel 1975 e accelerata con l’affermazione della nuova DC di Mario Amicone nel 1985, ha rallentato la sua corsa e si è avviluppata nelle classiche spirali del potere, tra la metà degli anni Novanta del secolo scorso e il maggio di quest’anno, quando si è tornati a un’ indiscutibile e, forse, anche inevitabile novità, che è esplosa con l’affermazione di “Miglianico Cambia” alle comunali e con il contestuale exploit del “Movimento 5 Stelle” alle altre due elezioni sovracomunali.
I “frenatori”, uso il termine più simpatico, di questo ventennio di avviluppamento sono stati gli ultimi due sindaci di lungo corso: l’Amico Nicola Mincone, con il suo paternalismo amministrativamente inefficace, e l’Amico Dino De Marco, con il suo personalismo distruttivo. Il risultato forse sta già emergendo nelle carte che vengono fuori in Municipio, ma è evidente da tempo, per chi ha voluto vederlo, nella quotidianità della nostra vita locale: una Cittadina che è arretrata, rispetto alle posizioni di vertice raggiunte tra il 1985 ed il 1993, e una coesione civica dilaniata dall’ultimo quinquennio amministrativo.

La cosa, per niente comica ma amarissima, è che ora, con un metodo talebano, qualcuno avrà la faccia tosta di dare la colpa a chi illustra la condizione e non a chi l’ha generata governando, anzi no, governando no, gestendo il potere locale. Insomma, potrebbe esserci chi additerà come colpevole il narratore e non i protagonisti delle cose non positive accadute nel recente passato.
C’è ancora molto da capire, soprattutto nel dettaglio di non poche vicende. Ma quel che è già chiaro è che siamo stati amministrati da due Amici che mai si sono divisi. Hanno finto, hanno saputo illudere tanti altri Amici in buona fede, hanno usato alcuni di questi altri Amici nei diversi frangenti, ma non si sono divisi mai. Del resto, l’aver definito l’Amico Nicola Mincone “madre e padre” di Dino De Marco come sindaco, evidenzia tutta la forza di un legame ultraventennale, che non si scioglie. Forse non può. Forse non vuole. Forse l’uno e l’altro.

Riunioni, chiacchiere nei crocchi all’aperto o al chiuso, utilizzo di utili idioti di importazione, malefiche ed illegittime pagine Facebook e tanto altro hanno sparso ad arte la nebbia necessaria, anche in questi ultimi periodi, per nascondere questo legame nelle lunghe vicende amministrative, in quelle pre-elettorali, in quelle della campagna elettorale appena passata e nei primi mesi della nuova amministrazione comunale.
Ma, poi, quando si sono sentiti sicuri, i miei due Amici sono ricomparsi in pubblico, a braccetto. In verità, ogni mattina di ogni giorno utile, dal 2009, praticamente all’ultimo giorno di sindacatura del 2014, il dr. Dino De Marco ed il prof. Nicola Mincone si sono incontrati in piazza, sotto Le Nuvole. Però, quelli erano incontri “clandestini” quasi seminascosti, nelle loro intenzioni che li mascheravano di “occasionale”, all’ora del caffè”, di primo mattino. Nicola Mincone, agli Amici che erano all’opposizione di Dino De Marco, diceva che non era vero niente e che lui saluta e parla con tutti (da un bel po’ Lui con me non lo fa più, ndr.). Gli Amici che facevano veramente opposizione allora, oggi potranno leggere con diverso atteggiamento questa nota. Ma ci sarà il tempo per ri-approfondire, come si deve, anche questo.
Oggi, tornando al fatto, i miei due Amici sono riapparsi a braccetto. In quale posto, in quale occasione? In piazza, dove Nicola Micone “parla con tutti”? In una cena della Società Sportiva? In una riunione dell’ADES? No! Sono andati insieme negli uffici dell’assessorato alle “Politiche Agricole” della Regione Abruzzo, a Pescara. Hanno interessi in progetti di sviluppo agricolo per terreni comuni? Dino De Marco aiuta l’ottimo Nicola Mincone nelle attività di produzione televisiva rivolte al settore agricolo e all’EXPO-2015, che quest’ultimo forse svolge per l’eccellente emittente TVQ? No!
Hanno interessi, hanno aspirazioni personali nel futuro assetto dirigenziale della Cantina Sociale, forse si, forse no. Ma sarebbero, l’uno e l’altro, l’uno o l’altro, un pessimo investimento per i soci della locale cooperativa vitivinicola fondata da don Vincenzo Pizzica. Ma comunque non era quello il motivo della loro visita congiunta.
I miei due Amici erano lì per parlare con l’attuale assessore regionale al settore, il dott. Pepe, del destino del “C.RiV.E.A”, il “Centro di Ricerche Viticole ed Enologiche in Abruzzo” che ha capitale sociale con quota prevalente della Regione Abruzzo, ha sede legale a Miglianico e ha, per statuto, come presidente il sindaco pro-tempore del Comune di Miglianico. Ma da domani non sarà più così. Ci sarà anche questa storia da raccontare un giorno.
Cosa ci facevano allora in Regione due Signori che non sono nessuno a livello di incarichi pubblici? Forse uno dei due si è tenuta la presidenza del “CRiVEA”, ignorando il fatto che il “Sindaco pro-tempore”, da sei mesi, è un altro signore, sgradito ad ambedue, ma legittimamente e a loro dispetto, è un altro, perché lo ha deciso il Popolo Sovrano? Forse stanno brigando per una loro ricollocazione politica con il PD passando addirittura per un canale teramano? Eppure Dino De Marco e Nicola Mincone sono sempre stati di centro-destra. O meglio, Dino De Marco ha sempre votato per Nicola Mincone candidato alle provinciali per l’UDC e, poi, alle regionali nel PdL e ultimamente nel NCD di Alfano (Nicola Mincone per chi avrà votato quando Dino De Marco si è candidato come sindaco in quegli stessi giorni?). Possibile che ora passino di colpo col PD? Saranno mica diventati renziani in una notte?
No, forse hanno nostalgia della poltrona e continuano a girare per i luoghi del potere con disinvoltura, come se fossero ancora loro i due consoli. E questa è l’interpretazione buona di chi è loro amico e a loro continua a voler bene. L’altra interpretazione, meno buonista, è che qualcosa vogliono/devono ancora ammantare con un comune abbraccio…
I prossimi giorni, anzi dopo Natale, potremo capire di più; potremo raccontare qualcosa. Tutti potranno chiedersi certe cose e darsi forse risposte coincidenti.
Ora c’è l’aspetto simpatico della vicenda, che pure va raccontato. L’ing. Fabio Adezio, il Sindaco attuale, il Sindaco legittimo, quello che da sei mesi dovrebbe essere presidente del “CRiVEA” se ci fosse stata correttezza istituzionale, quello che Mincone e De Marco non hanno voluto prima e che non gradiscono oggi come loro sindaco, li ha beccati sul fatto. Penso che si sia divertito un mondo nel vedere la loro reazione, che posso benissimo immaginare conoscendo alquanto bene i miei due Amici. Ma non ne ha fatto parola fino a quando non ha dovuto confermare l’indiscrezione. C’è chi in quelle stanze ha antenne amiche. Il fatto che il mio Sindaco e i due miei Sindaci-emeriti si siano trovati insieme lì, nell’anticamera del loro assessore, ha allertato quelle antenne e le ha amichevolmente spinte a farmi una divertitissima telefonata. Sicché, poi, il Sindaco, alla presenza di alcuni Concittadini, ha simpaticamente confermato il bel siparietto di cui è stato involontario co-protagonista.
Ma, di divertente, a parte questo, non c’è molto.

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