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Servire è regnare

Ieri pomeriggio, nella Cattedrale di San Giustino a Chieti, l’arcivescovo metropolita di Chieti-Vasto, mons. Bruno Forte, ha conferito, tra gli altri, a Guglielmo Adezio, mio fratello maggiore, Confratello nell’esperienza ecclesiale, il ministero dell’accolitato (la foto, di Alberto Mangifesta, presidente dell’Associazione “Officina della Foto” immortala il momento della cerimonia).

Cos’è l’accolitato? È uno dei ministeri, l’altro è il lettorato (che in parrocchia è esercitato dal prof. Antonello Antonelli, a cui è stato conferito l'11 ottobre 2007), di antica origine ecclesiale, “recuperati” dal Concilio Vaticano II e affidati ai laici così da manifestare la ricchezza di quella che si chiama ministerialità della Chiesa ma che altro non è che la partecipazione attiva al servizio da parte dei laici. Tutto quel che serve a capire di cosa si tratti nel dettaglio più preciso lo può trovare nella lettera apostolica “Ministeria quaedam” di papa Paolo VI (clicca qui per leggerla tutta).

 

Questo non servirà a far capire a chi non vuol capire. Ci sono scelti Concittadini che stanno lì, appollaiati sui trespoli dell’arroganza e in quelli dalle più alte vertigini dell’ignoranza, che hanno sempre da dire e da giudicare, cercando pesi e contrappesi dei peccati altrui e presunte opportunità e inopportunità di certe attività da parte di chiunque altro faccia qualcosa. Sono quelli, dallo spirito purissimo di chi non ha neanche bisogno di entrare in chiesa tanto si sentono già pronti per il Paradiso, che sparano ad alzo zero soprattutto su chi fa qualche attività di servizio in chiesa, riuscendo con facilità a trovare in loro difetti e macchie insopportabili, addirittura “debolezze” di nerbo se si tratta di maschi.

A loro, a quelli così appollaiati, devono esser date due risposte.

La prima, che già sarebbe da sola bastevole, è che solo Dio può leggere nel cuore degli uomini, solo Lui sa quanta carità ci sia nel cuore di ciascuno di noi, solo Lui sa quanta strada si è percorsa e si sta facendo per correre ad abbracciarlo. Il nostro giudizio di uomini non conta nulla.

La seconda risposta è più concreta, sta nell’esempio che ci viene dato ogni giorno, silenziosamente, da chi, anche attraverso questi ministeri, si mette a disposizione per servire, per aiutare, senza nulla avere, senza nulla chiedere. Il tempo che si offre nel servizio, nell’aiuto, anche il più semplice, in ogni momento della vita umana, è un tempo santo. Questo è spiegato nel titolo di un canto che riassume bene l’invito evangelico a farsi servitori, chinandosi col grembiule cinto, per adempiere le cose più umili: “Servire è regnare”.

Questa notazione, venata dal mio essere peccatore, mi veniva in mente, ieri, mentre assistevo alla cerimonia dal fondo della Cattedrale. Ma è stato un attimo. Ho trascorso tutta quell’ora e mezza in beatitudine, per non pochi motivi. Avere un fratello che è capace di questo buon esempio, è una cosa meravigliosa. Per me, e non solo per me, è la conferma di una bontà d’animo sperimentata per tutta la vita. I ricordi si son rincorsi con le immagini di Guglelmino (lo chiamiamo ancora così) vestito da chierichetto, nel rivederlo come vicino a Trentino, indimenticato sacrestano, nell’organizzare e dirigere i cori giovanili delle messe beat negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, e, poi, nel suo percorso silenzioso e costante di avvicinamento ai ministeri laicali, unendolo a quello nella Confraternita di San Pantaleone e anche alla passione, competente e generosa, messa come componente dei Comitati Feste in onore del nostro glorioso Santo Protettore, san Pantaleone. Tra questi e tanti altri pensieri, m’è quasi comparsa l’immagine di don Vincenzo, che Guglielmino, più di molti di noi, ha tanto amato e al fianco del quale ha trascorso innumerevoli momenti, anche allora, di silenzioso servizio. Ho pensato che c’è tanto di don Vincenzo e del suo insegnamento in quel ministero che ieri gli è stato affidato. E ho rivisto il sorriso di don Vincenzo, quel suo sorriso mite ma mai arreso, che giganteggiava sotto le volte della Cattedrale. Lo stesso sorriso col quale fulminò il chiacchiericcio di chi aspettava che iniziasse la Messa di matrimonio di Guglielmo e Giovanna. In quel caldo pomeriggio d’agosto di ventisei anni fa alcuni mormoravano sul ritardo nell’inizio della cerimonia e su cosa avrebbe detto allora don Vincenzo che aspettava anch’egli, da non poco, nella cappelletta della Torre di Filippo. Don Vincenzo aveva sentito tutto e, durante l’omelia, disse che aveva aspettato, e lo aveva fatto volentieri, perché “Guglielmo se lo meritava”. Non era frequente un complimento pubblico da parte di don Vincenzo, sacerdote capace di grandissima carità ma di nessuna cerimoniosità. Lì ho letto la testimonianza del paterno affetto che don Vincenzo ha sempre avuto per Guglielmo e che Guglielmo deve aver ben meritato. Ieri, pensando alla preghiera silenziosa e solitaria di mia Madre, all’applauso squillante che non ci poteva essere da parte della zia Letizia e a tante altre cose molto belle, mi son rallegrato vedendo il sorriso di don Vincenzo che coglie ancora oggi, in paradiso, con la teoria delle pecorelle del suo gregge nel presentarsi a ricevere i ministeri di servizio, il premio di tanti anni di sacerdozio spesi sapientemente e generosamente nella nostra Comunità segnata dal suo esempio. Dovevo scappar via, ma fortunatamente non l’ho fatto, perché al termine della cerimonia ho potuto gioire ancora quando monsignor Arcivescovo ha ringraziato, con belle e sentite parole, il Coro della Parrocchia di Miglianico, il nostro Coro, diretto egregiamente, come sempre, dalla professoressa Alessia Anzellotti, che ha prestato eccezionalmente servizio in cattedrale. Quella cerimonia, infatti, è stata un’occasione di grande importanza per la vita diocesana, perché ha coinciso con l’invio di tantissimi catechisti, con la nomina dei ministri laici e con il decimo anniversario dell’ingresso in Città di mons. Bruno Forte (voluto da papa Giovanni Paolo II e ordinato vescovo dall’allora cardinal Ratzinger, ora Papa emerito) quale arcivescovo metropolita della diocesi di Chieti-Vasto. Il Coro ha ”saputo accompagnare in modo mirabile la nostra preghiera” ha detto mons. Forte: un altro servizio offerto da bravi Miglianichesi. Un altro esempio positivo per chi vuole vedersi indicare le strade dell’impegno a favore della propria Comunità. Servire è regnare.

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