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La Festa della Madonna delle Piane

Fede, tradizione, folclore e insospettabile risorsa turistica, è la Festa della Madonna delle Piane.

Nasce come evento non pochi anni fa. Dopo una piena del Fiume Foro venne rinvenuta, laddove oggi sorge la Chiesetta sulla sponda destra del fiume, proprio sotto il Colle della Chiesa di San Michele Arcangelo, l’immagine, un quadro raffigurante una Madonna con Bambino di cui nessuno protestò la proprietà. Il fatto venne ritenuto ovviamente prodigioso e ne seguì la memoria con la Festa che cade l’8 settembre, giorno che la Chiesa Cattolica ricorda come Natività di Maria Vergine. Traccia delle origini di questa festa si trova in un breve ma eccellente articolo curato dal prof. Antonello Antonelli per Il Tempo d’Abruzzo. L’articolo non è andato perso, come spesso accade alle note della cronaca locale, poiché è conservato in cornice dietro lo stipite della porta di quella Chiesetta.

 

Esso trae fondamento e notizie storiche da un libro del prof. Francesco Verlengia, che ebbi la fortuna di avere tra le mani, perché quasi trent’anni fa me lo portò in visione una sua nipote che era componente del seggio elettorale a Chieti del quale ero presidente, ma ebbi la sfortuna di non aver fotocopiato quelle pagine né d’averlo poi ottenuto in prestito. Lessi, tra una scheda elettorale e un timbro, e la memoria non regge ancora nel ricordare i dettagli del testo.

Tra le particolarità di questa nostra festa tradizionale c’è quella della sua tenace resistenza a sopravvivere. Gran parte del merito va ai pochi e valorosi Concittadini che abitano quella piccola pozione di territorio e le case circostanti fino alla zona della “Fonte di Sucone”, che sono tutti un costante e solerte Comitato permanente, aiutato, a volte sì e a volte meno, dai Comitati Cittadini che curano le Feste Patronali. Ma, va segnalata questa resistenza eccezionale per una Festa che, messa a rischio da modernità, fatturazioni, SIAE, costi ENEL, etc, è rimasta, pur piccola, ma legata alla sua data, l’8 settembre.

La festa non è stata sempre così come oggi è annunciata e come la si fa da qualche anno a questa parte. Anche i più giovani ricordano che la Festa della Madonna delle Piane era un po’ diversa qualche tempo fa, quando la devozione e le tradizioni erano naturalmente diverse da oggi. La Festa iniziava il giorno prima, il 7 settembre, con la processione che scendeva dalla Chiesa parrocchiale e poi giù, da Borgo Forno fino alla “Fonte di Sucone” per girare subito a sinistra, prima dell’ingresso di casa Roscioli, lungo una stradina che, dopo aver attraversato il formale “La Forma”, ti faceva trovare proprio davanti alla strada che taglia dalla strada Comunale Cagialone e porta diritto alla Chiesetta delle Piane. Quella processione era - almeno lo è nella mia memoria - la più suggestiva tra quelle locali. I bambini la illuminavano con i lampioncini, fatti di carta colorata tenuta da una canna, e con all’interno un mozzicone di candela. Ricordo la mia attesa nel vedere Nonno Raffaele Rosa che, con pazienza e perizia, preparava “le lampiuncini” per noi suoi nipoti. E ho ancora presente l’attenzione che mettevo poi nel portare quella lucina camminando su terra e ciottoli durante la processione all’ora del tramonto. La strada non era asfaltata ed era più stretta di quella che percorriamo oggi, sicché le fronde degli alberi la rendevano ancora più cupa. L’effetto era, anche per questo, più suggestivo. La Festa aveva una prima serata di spettacolo in piazza e il giorno seguente, l’8 settembre, appunto, continuava a svolgersi giù, con le Sante Messe, lo sparo delle bombe di artificio, il servizio di una piccola banda musicale e la processione a ritroso.

Un’altra particolarità, che ha resistito, di questa festa è la “Cuccagna”. Nella tradizione della Festa della Madonna delle Piane è la gara a chi mangia più velocemente, con le mani legate dietro la schiena, un piattone di spaghetti conditi praticamente da peperoncino, molto peperoncino, che fa da padrone in un buon sugo di pomodoro. È stato sempre un momento di divertimento e spensieratezza, con sostenitori dell’uno o dell’altro concorrente. Il vincitore, rosso in faccia di sugo e di inevitabile accaloramento da peperoncino, riceveva in premio una camicia o qualcosa del genere, niente di più oltre l’applauso dei presenti e qualche ora di notorietà.

Nella tradizione, ormai svanita, della Festa di Sant’Antonio Abate a Cerreto, atipica per data e per origine, c’era, se non ricordo male, un’altra “cuccagna”, era il più classico “Albero della cuccagna”, un palo ben ingrassato e unto, in cima al quale chi fosse riuscito a salirvi senz’altro aiuto che le sue sole forze, avrebbe potuto conquistare un prosciutto o altro premio.

Ma resto ancora un attimo alla Festa della Madonna delle Piane, che, per altro, personalissimo motivo è legata alla mia vita in modo speciale.

 La tenacia di questa festa nel saper sopravvivere porta con sé qualcosa in più: contiene una risorsa. La processione con i lampioncini, ma ancor di più la cuccagna son elementi ormai rari anche nella riscoperta delle tradizioni che reggono, a volte anche solo come meri pretesti per mascherare la base commerciale, le tante sagre che si vanno svolgendo da alcuni anni a questa parte ovunque, in Abruzzo e in Italia. Dare spessore, dare ampiezza di pubblicità, non senza aver operato per dare opportuna dimensione alla manifestazione, potrebbe contribuire a fare di questo appuntamento un evento di una qualche importanza: un’occasione in più, capace di far conoscere e visitare Miglianico, con quel che consegue.

Ma, a voler fare le cose per bene, come gli attuali Amministratori comunali hanno promesso e dimostrano di voler fare, si può pensare a qualcosina in più. Fare di quei luoghi, che hanno fatto e fanno da teatro a eventi tradizionali e folcloristici, tappe di una più continua attenzione turistico-culturale.

Lungo l’asse del fiume Foro abbiamo due Chiese, particolari per storia e tradizione, quella della Madonna n delle Piane, appunto, e quella, più nuova per edificazione ma di più antica tradizione, di San Pantalone in località Caramanico di contrada Piane. È un asse esistente grazie alla strada di bonifica sulla stessa sponda del Foro. Può, deve essere valorizzato come pista ciclopedonale, con tratti adatti anche al turismo equestre, che, proprio in corrispondenza delle Chiese, ha anche ottimi spazi per la sosta e il ristoro. L’idea non è nuova, lo so, perché sono tra quelli che l’ebbero qualche anno fa, ma quando un’idea non viene realizzata, va rinnovata perché, sennò, è già morta. E di queste vittime, uccise dalle facili promesse e dalla incapacità nel fare, abbiamo vasti cimiteri.

A voler fare le cose ancora meglio, c’è da tener presente che la terza chiesetta con la sua storia non recente è quella di Sant’Antonio a Cerreto, anch’essa con ampi spazi per sosta e ristoro, non posizionata sull’asse fluviale ma molto ben collocata rispetto all’area del Campo da Golf e alle strade minori dedicate storicamente all’attraversamento collinare, come la Chieti-Ortona. Progettare e inseguire possibili finanziamenti, europei o regionali, è forse opportuno. Più che risorse da reperire dove poi va a finire che non ci sono mai per noi, è forse importante progettare e chiamare alla collaborazione chi può avere interesse a fare di questo percorso turistico, su base religiosa, un’opportunità di impresa.

Hai visto mai!  

 

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