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Immagini degli anni ’60…del secolo scorso.

 

Ho trovato, non senza sorpresa, questi pochi versi in un volume donatomi da Gerardo Di Cola, titolare e instancabile motore della “èDicola” Editrice di Chieti, soprattutto persona di grande e schietta generosità che mi onora della sua meravigliosa Amicizia. Il volume è “Renato Sciucchi – Opera Omnia”, che raccoglie tutte le poesie appunto di Renato Sciucchi, poeta teatino, autore del celebre “Zio Giacindo Mericano”. 

I pochi versi di “Sande Pandalone” furono scritti mezzo secolo fa, probabilmente per essere il testo di una delle canzoni che Sciucchi cominciò a scrivere per “I Vagabondi”, un complessino allestito tra scelti amici della Chieti di quel tempo e che aveva inciso, con un buon successo, una propria canzone “Lu citrone”.

La foto è anch’essa degli anni sessanta, forse un po’ più giovane di uno o di due anni. E’ una delle prime foto a colori che ho della Festa di San Pantaleone. La scattò con la sua Reflex e pellicola Kodak, e me ne fece dono, il mio padrino di Cresima, Luigi Bellocchio, un milanese vero, nato a Porta Ticinese, innamorato di Migliancio e dei Miglianichesi oltre che dell’Abruzzo, nel quale aveva vissuto drammatici mesi come soldato in guerra. 

Di “Sande Pandalone” non v’è traccia come canzone. Ma non importa. 

Quel che traspare, leggendola, è quel modo di vedere le feste in quell’epoca, che sembra vicina ma che forse è più lontana, nel sentire di tanti, del mezzo secolo che ne segna la distanza da oggi. Quella è la festa che vedevano i cittadini di Chieti, quelli che non avevano forse parenti a Miglianico, che non avevano consuetudine nei riti della devozione, che non avevano altro che da decidere dove andare in quei giorni o in quelle serata d’estate negli anni del primo boom economico.

C’è un verso che colpisce e che fa piacere leggere: “Mijaneche sta ‘n feste”. 

E’ la fotografia non di un evento specifico, di una manifestazione pur importante o prestigiosa, come anche oggi ce ne son tante, in tante località. E’ l’istantanea che immortala un paese in festa. L’immagine scelta è quella che la fama delle nostre Feste Patronali imponeva oltre che suggerire: un’intera comunità che fa festa, non che assiste a una festa. 

Senza vuota nostalgia, è l’immagine che dovremmo preferire, che dovremmo rilanciare, che dovremmo animare anche in questo avvio di millennio.  

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