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Un marciapiede che ci costerà caro, sempre più caro.

Oggi e domani, grazie all’ingegno e alla capacità imprenditoriale della famiglia Ciavolich, in particolare della dott.ssa Chiara, in occasione della manifestazione “Cantine aperte” il nostro centro storico sarà attraversato da tantissime persone che visiteranno i prestigiosi locali della cantina che ha la sua sede di rappresentanza di fronte al Santuario di San Pantaleone.

Che saranno tante le persone non solo è nell’augurio nostro e di chiunque ami Miglianico ma è anche nella facile previsione di chi, come il nostro parroco, ha già deciso di spostare la Santa Messa vespertina nella chiesa di San Rocco per evitare disagi comuni ai molti fedeli e ai numerosi visitatori della Cantina Ciavolich domenica sera.

Purtroppo, dovendo probabilmente raggiungere il luogo a piedi, visto che di auto ne passeranno poche e ancore meno troveranno posto sul piazzale, moltissimi noteranno (speriamo non per inciampo nel cammino o altro accidente fisico) che il nostro belvedere è seriamente lesionato. Il danno non è nuovo e non è stato causato dai recenti lavori al Palazzo della Duchessa. Il danno al marciapiede e alla stessa sede stradale della breve salita che porta sul belvedere è causato dalla crescita degli alberi e delle loro radici.

 

Può sembrare poca cosa, visto che ai guasti dei nostri marciapiedi siamo abituati anche per il doverli aggirare, non senza pericolo, in altri tratti delle vie cittadine. Ma così non è. Mentre per i marciapiedi di via Roma e di via San Giacomo non ci vorrebbe molto a sistemarli, se non la semplice volontà di farlo, finalmente di farlo, per via della Chiesa il problema è molto più complesso. E le spese saranno molto più importanti.

Infatti quel marciapiede è in realtà una balconata. Quel che si va sollevando non è un normale tratto d’asfalto e di mattonelle ma è un solaio a sbalzo. Lo sanno questo i nostri indifferenti amministratori comunali, visto che il consiglio comunale lo fanno nella poco adeguata sede del Palazzo della Duchessa, se ne sono accorti di questo problema e della sua effettiva portata? L’opera - se non ricordo male - complessivamente costò, tra il 1986 e il 1987 quando fu progettata e dall’ing. Demetrio Cataldo, più di 650 milioni delle vecchie lire. Costò tanto proprio perché, per poter allargare la sede stradale e realizzare sia il marciapiede lungo la salita sia, soprattutto, il belvedere del piazzale, furono realizzati lunghi pali di cemento nel terreno che servirono a reggere il solaio che costituisce appunto la parte in più di spazio oggi utilizzabile rispetto alla strada e alla piazza che c’erano prima.

Andiamo comunque incontro a una spesuccia non da poco e di soldini pare che ce ne siano invece sempre pochini nelle casse comunali avidissime di tasse e soprattasse. Ma, almeno, si trovi il modo di fermare lo scempio di questa parte del nostro patrimonio comunale, salvando anche il valore civico e turistico di quella realizzazione. Si poteva già da tempo (fummo inascoltati anche allora), oggi si deve far in modo che vengano semplicemente tolti i pini impropriamente allocati lungo il viale. Sostituirli con oleandri o altra essenza arborea è cosa che deve essere decisa da chi ha specifiche competenze. Ma va fatto. Va fatto al più presto. Ogni giorno che passa - e quelli del rifiorire primaverile della natura sono ancora più importanti - il danno aumenta. E aumenteranno le spese che tutti noi dovremo prima o poi pagare.

E comunque al fondo c’è il discorso che avrebbe dovuto reggere anche altre decisioni, come quella della ripavimentazione di via Roma e della piazza: quanto conta a Miglianico l’essere umano quando va a piedi? Il pedone sembra essere una sottospecie accanitamente discriminata. Quando è anche motore animato di passeggini e carrozzine per disabili è addirittura un essere temerario. Costretto a zigzagare tra sconnesse e sollevate piastre di ex-marciapiedi, addirittura scendendo in strada, o più semplicemente non sapendo in via Roma qual è la strada e quel è il marciapiede, il pedone a Miglianico vive infatti continue disavventure, percorsi mai piacevoli. 

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