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La letterina del sabato 2 novembre 2024

Care Amiche e cari Amici,

incastonata tra feste e ricorrenze, quella di oggi, la Commemorazione dei Defunti è una giornata mesta, carica di ricordi, vibrante di preghiera. L’animo e la mente sono abbandonati nell’abbraccio senza fine coi nostri cari, che ci hanno preceduto nel sonno che terminerà con la resurrezione. È il giorno nel quale molti si ritrovano davanti al mistero della morte, che ha permeato, attraversato, sconvolto e segnato profondamente tutta la storia dell’umanità. Lo testimoniano fiumi di documenti letterari, poetici e teatrali. Lo concretizzano i monumenti che, a volte, ci sembrano enormi ma che, fatte le dovute proporzioni, sono gli stessi che ancora edifichiamo por i nostri cari. Evidentemente non solo il mistero della morte ma il legame con quelli che hanno condiviso anche solo parte della vita con noi non accettiamo di scioglierlo in un attimo, seppur evidentemente irreparabile. Oggi, più che interrogarci, facciamo memoria di volti dai lineamenti luminosi, riascoltiamo le voci dell’affetto, proviamo a riassaporare antiche carezze, torniamo a momenti di gioiosa amicizia, offriamo una silenziosa ma sincera riconoscenza a chi ci ha dato qualcosa donandoci il suo tempo, la sua attenzione, il suo affetto, la sua amicizia, la sua saggezza e spunti di gioia. È il modo migliore per commemorare, sciogliendo il freddo delle lapidi e entrando in quelle foto.

 

Il 2 novembre è una data, per noi, Miglianichesi incastonata in un calendario di feste. 

Ieri, non solo per noi, è stata la festa di Tutti i Santi, che, a voler essere cristianamente ottimisti, è anche la nostra festa, la festa di tutti i battezzati e anche di quelli che, non avendo potuto ricevere il battesimo di Cristo, vivono secondo quella grazia di stato che alberga in ogni animo umano. Più che una festa, anzi oltre ad una festa per i tanti Santi che non sono assurti alla gloria degli altari, è un promemoria, ci ricorda che dobbiamo aspirare alla santità perché è anche per noi, non solo per chi, beato lui, riesce a vivere e manifestare virtù eroiche.  

Solo domenica abbiamo celebrato la Venuta di San Pantaleone, una ricorrenza che, come ho provato a ricordare ai miei eroici 23 Lettori (+24°), è speciale e carica di significati per noi Miglianichesi. La bella giornata (“Il Santo ha gradito”, secondo la lettura meteorologica di Cittadini antichi e contemporanei, ndr.) ha favorito lo svolgimento di una festa semplice ma saldamente ancorata alla sua tradizione plurisecolare. Ci son state le Sante Messe, c’è stato mercato, c’è stata la banda, ci son stati i fuochi di artificio molto belli anche se limitati per la distanza dalla quale sono stati accesi. Merito di questo successo è del Comitato Feste a trazione femminile, presieduto dalla carissima Olivia Sarra ed animato dalle sue eccellenti dirigenti. Meritano una speciale benedizione ed un sorriso da San Pantaleone.        

Ora il Comitato dovrà fare un consuntivo non solo economico della sua lodevole attività e decidere se proseguire o se abbandonare passando la mano a chi potrà subentrare. 

Noi non dobbiamo attendere. Il nostro grazie, cordiale e sincero, festoso e riconoscente, è già levato in lato con il plauso di tutte le Miglianichesi e i Miglianichesi di buona volontà. Grazie, grazie, grazie.

La sera della Venuta sono ovviamente andato in chiesa per la solenne reposizione. Ho fatto una considerazione apparentemente banale ma che aiuta a richiamare un po’ del nostro essere Miglianichesi, sempre, non solo quando lo si sbandiera in modo strumentale. Da quando è iniziato l’Inno a San Pantaleone a quando è stata tolta la chiave che ha chiuso la teca con la statua del Santo e le ultime volute di incenso, son passati dieci minuti, in verità poco meno, ma diciamo dieci minuti. Ecco, potrebbero bastare quei dieci minuti, volendo 20 minuti, se giustamente aggiungiamo il tempo per la solenne intronizzazione del 26 luglio sera, per potersi dire pienamente Miglianichesi. Non è una provocazione e men che mai un rimprovero, ci mancherebbe. È una semplice considerazione che ci consente di misurare anche con questi granelli di sabbia nella clessidra quel che può aiutarci a recuperare qualcosa di buono dentro ciascuno di noi. È qualcosa che ci tiene legati alla nostra storia locale e ci consente di svolgerne consapevolmente il filo nel presente per avere poi un futuro.

Lunedì prossimo sarà il 4 novembre, Festa dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate. Il “4 novembre, fuori la bandiera!” è sepolto nei testi scolastici del tempo in cui si festeggiava la vittoria nella Grande Guerra, quella del 15/18. Le vecchie cerimonie sulle note della “Leggenda del Piave”, i nostri Cavalieri di Vittorio Veneto con la medaglia sul petto, stanno lasciando il posto ad una festa che dovrebbe essere di popolo, consapevolmente di popolo. Si festeggia l’unità nazionale, che ora non è forse molto di moda a certi livelli parlamentari e governativi, ma che è una conquista. E merita festeggiamenti e riflessioni importanti. Si festeggiano le nostre Forze Arnate che, nel mondo, sono sempre più frequentemente strumento di pace ed esempio di fratellanza. E dovrebbero tornare ad essere luogo e momento di formazione e di educazione civica per i nostri giovani. Senza distorsioni militaristiche, senza esagerazioni da vecchia caserma, un periodo di formazione per la difesa dei Cittadini e del territorio con un minimo di disciplina potrebbe essere cosa buona.   

La settimana prossima, che si apre dunque con una festa, a Miglianico terminerà con una grande manifestazione, una bellissima festa. Tornerà infatti “Novello e Castagne - Sapori d’autunno, la sagra enogastronomica organizzata dalla nostra super Per Loco guidata dall’ottimo Nicola Santalucia, il presidente che parla poco e fa tantissimo, e animata dai suoi bravissimi ed infaticabili dirigenti. Colgo questo invito a partecipare ad un evento che si sta imponendo come tradizione locale, essendo alla sua 15^ edizione, per invitare chi può farlo e sa farlo ad un’attenzione istituzionale che può sembrare troppo puntigliosa ma che tale non è. Chi ricopre ruoli istituzionali come sindaco, vice sindaco, assessore, presidente del consiglio, consigliere comunale, in sede di organizzazione e animazione delle attività della Pro Loco dovrebbe fare un elegante passo di lato. Cosa significa? Esserci sicuramente, fare da anfitrioni ai tanti che vengono a Miglianico, essere principalmente a contatto con i Cittadini, che in fondo è tra i loro compiti istituzionali, dare una mano se davvero occorre, offrire l’esempio quando serve, ma senza vestire divise associative e senza stare in prima fila nelle attività operative, quelle che si chiamano oggi di front-end, cioè di contatto col pubblico che fruisce dei servizi, nel caso di un sagra, della distribuzione dei pasti e delle bevande e soprattutto nell’incasso dei denari. La Pro Loco è costituzionalmente non ostile all’Amministrazione comunale, ma non è l’Amministrazione comunale né una sua diramazione. È vero che quel che fa di buono la Pro Loco, come ogni altra realtà locale, va sempre a merito anche di chi amministra il Comune. Come è vero che, senza il pieno supporto dell’Amministrazione comunale, la Pro Loco avrebbe grandissime difficoltà ad operare bene. Ma i ruoli devono restare distinti soprattutto nell’evidenza pubblica anche perché, com’è facilmente comprensibile, l’Amministrazione comunale è composta da singoli consiglieri che non a caso si dividono in maggioranza ed opposizione ed i Cittadini li vedono divisi come rappresentanti di una parte degli elettori. La Pro Loco, invece, non può che essere una sola squadra non identificabile con questo o quel gruppo di consiglieri soprattutto per evitare che singoli consiglieri o loro gruppi vedano la Pro Loco come parte avversa. Allora un passo di lato, ci sta, fa bene a tutti e non diminuisce affatto la potenza creatrice ed operativa della nostra grande, super Pro Loco. 

Diciamo che è una questione di eleganza istituzionale. Sull’eleganza non si litiga mai, al massimo si fanno pettegolezzi da salotto, roba da città.

Dopo quest’ultima sagra dell’anno ed in attesa che attivino le feste natalizie, che pure vedranno la nostra super Pro Loco attiva in tante manifestazioni, ci sarà, o meglio ci sarebbe (perché occorre volerlo utilizzare) da parte delle associazioni locali il tempo della riflessione su quanto è stato fatto, su quanto si intende fare, il tempo per l’analisi delle cose andate bene e di quelle che non sono andate al meglio, con l’individuazione delle possibili soluzioni, infine, anche il tempo per la condivisione di quel che si può fare ancora. A cosa serve? A migliorare, a fare sempre cose più attraenti e ben riuscite, a programmare un 2025 più bello dell’anno precedente, che è quello che poi ognuno augura a tutti a capodanno. 

Anticipiamo così il fare auspicato negli auguri.

Aiutiamo i sogni a diventare realtà.   

Buona Domenica

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