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La letterina del sabato 26 ottobre 2024

Care Amiche e cari Amici,

oggi riapre il Cimitero. Finalmente, direte. Invece no. È stato fatto quel che si doveva fare e, come annunciato, oggi riapre. Spero che questo momento, che segna la soluzione di problemi nel rispetto della sicurezza e del decoro, non sia accompagnato da polemiche strumentali. Comprendendo molto bene i sentimenti di non pochi Concittadini, non certo di tutti, che vanno a far visita ai defunti.  Devo dire che non ho sofferto per il divieto di accedere al camposanto: i miei cari e gli Amici che sono seppelliti lì li porto nel cuore e nei ricordi più dolci. Mi piace andare al cimitero quando capita, senza data fissa, per la pace che c’è e per la possibilità di camminare avvolto in tante carezze che vengono dal passato di una vita. 

 

Domani torneremo a celebrare quella che è una delle feste più miglianichesi, la Venuta di San Pantaleone. Le origini di questa festa risalgono ad alcuni secoli fa: momenti ed eventi che i miei eroici ventitré Lettori (+24°) ben conoscono e che gli altri possono ricercare facilmente. La vicenda che la festa di domani ricorda non è stata miracolosa, infatti, non celebriamo un miracolo. È stata decisiva per il rapporto tra noi Miglianichesi ed il nostro Santo Patrono, perché proprio da lì, dall’origine di questa festa nasce il rapporto con San Pantaleone che ha accompagnato nel tempo l’intera nostra Comunità locale. Si può non essere fedeli, si può non avere devozione per San Pantaleone. Però si deve capire che questa festa va vissuta con la consapevolezza che essa è memoria della nostra storia locale. Per eventi simili, altrove si fanno giostre, cortei storici, sfilate, rievocazioni, sagre speciali. Da noi si fa una festa popolare che, pur nella incessante evoluzione dei tempi, mantiene un suo impianto semplice ma che risale davvero a molti decenni, a secoli fa. Il Comitato Feste, presieduto dalla carissima Olivia Sarra, ha voluto mantenere questa impostazione provando con tutte le sue forze a tenere fermi i suoi punti essenziali: le Sante Messe con la Solenne reposizione della statua del Santo al tramonto, il mercato, la banda, lo sparo di bombe e i fuochi d’artificio, eredi di quel “lancio di aerostati” che pur troviamo nelle testimonianze della fine del XIX secolo anche qui a Miglianico. Quindi i fuochi vanno mantenuti, coi loro nuovi strumenti tecnologici che li modernizzano col passare degli anni, ma vanno mantenuti con la sola condizione che ci siano i soldini per pagarli, ostacolo vero per questo e per ogni altro tentativo di proseguire nella tradizione delle feste locali. 

A chi crede e anche a chi non crede voglio segnalare che questa Festa è la festa di quella accoglienza che ha caratterizzato in maniera speciale la crescita della nostra Miglianico, nata per amore. In fondo, San Pantaleone, nella sua testimonianza devozionale rappresentata dalla statua che veneriamo a Miglianico, è stato vittima della guerra, costretto in un rifugio, spogliato della sua casa, la chiesetta delle Piane, poi profugo tra i profughi ed accolto in una nuova casa che non era la sua e nella quale è ancora ospite dopo tanti anni. Non è una coincidenza banale con quel che accade oggi in tante parti nel mondo ed anche in Italia. 

Domenica scorsa son venuti a cercarmi - non so ancora perché e mandati da chi - i Capi di alcuni gruppi di boy-scout che mi hanno chiesto piccole curiosità sulla storia di Miglianico. Ho raccontato loro questa leggenda, che tanto leggenda non è, quella della nostra Miglianico nata per amore e cresciuta nell’accoglienza. Mi hanno ringraziato perché a loro questa storia è piaciuta molto.

Torno alla Festa di domani. Dopo la Venuta e dopo il ponte di Tutti i Santi, tra un paio di settimane, avremo “Novello e Castagne, il meraviglioso appuntamento organizzato dalla nostra super Pro Loco. Dopo, pur tenendo conto delle festività natalizie che arrivano ogni anno senza sorprese di calendario, arriverà il tempo per fare discorsi di programmazione coordinata in vista del 2025. Mi auguro che, su iniziativa dell’Amministrazione comunale, tutte le associazioni si riuniscano per mettere sul tavolo proposte, date e disponibilità, affinché si possano programmare al meglio le tante iniziative che ogni anno si realizzano a Miglianico, facendo in modo che tutti sappiano da subito cosa e quando si farà, così chi vorrà potrà impegnarsi nelle date libere e nessuno avrà la scusa per non esserci nei vari appuntamenti avendoli conosciuto molto prima. Un cambio di passo occorre, serve per aumentare la coesione della nostra Comunità, sfibrata da due campagne elettorali devastanti, quella del 2019 e quella ancor più lacerante del maggio-giugno di quest’anno.      

Prima di concludere con un ricordo personale, sentito oltre che doveroso, mi corre l’obbligo di precisare qualcosa circa alcuni commenti postati a margine della Letterina di sabato scorso. In questo spazio di libertà si può entrare senza chiedere permesso e si può esprimere il proprio punto di vista o fare proposte o dire cose in piena libertà purché lo si faccia in modo educato. Educatamente è stato commentato che il taglio degli alberi lungo via della Chiesa, qui auspicato ed invocato da più di dieci anni per motivi che conservano tutta la loro valenza, sarebbe stato un danno “irrimediabile e gigantesco”. Rispetto questo come altri pareri, anche se questo si fonda su un falso, poiché non si tratta di alberi secolari ma di essenze piantate in modo inappropriato sul finire degli anni ’80 del secolo scorso, meno di cinquant'anni fa. Quegli alberi hanno danneggiato molto gravemente, nell’inerzia ultradecennale, non un semplice marciapiede ma una balconata che, a quel tempo, è costata oltre 600 milioni delle vecchie lire, qualcosa come 1,5/2 milioni dei nostri attuali euro, fatte le dovute proporzioni. Si può esser eco-integralista a buon diritto, ma se si arriva a negare in modo così disinvolto l’evidenza dei fatti e i costi amministrativi (quelli che paghiamo con le nostre tasse, ndr.) si rischia di passare per eco-miopi e polemisti strampalati. Se si ha passione per gli alberi, che piacciono a tutti, si facciano proposte per essenze che siano adattabili a quella struttura che era, è e resta una balconata a sbalzo e non una pavimentazione a marciapiede di un tratto di strada. Prima però ci si ponga la domanda se contano più le persone, in particolare disabili, bambini e vecchi o se contano più 10/15 alberi in questo caso o le auto in altri casi. Tutto parte da qui: per le scelte urbanistiche, per quelle della viabilità, per insediamenti di ogni genere per ogni scelta che riguarda la nostra Comunità.

Prima di chiudere voglio ricordare Giovannino Ciambella, l’uomo, l’artigiano, l’Amico. Uomo mite, cordiale, delicato nei modi, paziente e disponibile, Giovanni è stato un personaggio importante per Miglianico come è inevitabile che sia per chi, come lui, ha gestito per tantissimi anni un salone da barbiere poi da coiffeur per tornare ad esser un placido barbiere fin quando ha potuto esserlo, cioè fino a pochi anni fa. Nei paesi e nelle piccole Cittadine come la nostra, i barbieri sono personaggi importanti, che loro lo vogliano o no. Giovannino, a suo modo è stato atipico proprio per il suo carattere che non poteva certo impedire che anche da lui, a Miglianico, ci si ritrovasse e si commentasse molto. Lui ascoltava e lavorava. Negli ultimi anni andavo da lui quando non aveva altri clienti perché potevamo parlare da soli. Quando eravamo solo noi due Giovanni impiegava comunque un po’ prima di aprirsi nel racconto preciso di fatti vecchi e nei commenti di quelli correnti. Pochi forse ricordano la sua lunga parentesi come dipendente della Coca Cola di Fara Filiorum Petri, dove si fece apprezzare ed amare per la sua disponibilità e la sua correttezza. Lo posso testimoniare personalmente perché, a quel tempo, dovetti andare più volte ad intervistare i responsabili di quell’impianto e furono proprio loro a parlarmi di Giovanni tessendone le lodi come uomo e come lavoratore.

Tra i ricordi più belli legati a Giovannino ci sono quelli dei nostri lunedì al campo sportivo. Andavamo il lunedì perché era giorno di chiusura dei barbieri e lo era anche del bar di Pisello, così che il compianto Pantaleone Rosa, il nostro Arnold, poteva anche lui far parte delle partitelle del lunedì pomeriggio. Giovanni conservava con orgoglio nel cassetto del salone qualche foto in bianco e nero che facemmo allora, in pantaloncini, maglietta e scarpe chiodate, quando le foto si stampavano e se ne facevano copie per poterle conservare. Ogni tanto le tirava fuori e me le commentava sorridendo come fossero figurine dei Panini, quelle dei calciatori veri.

Pur essendo stato prevalentemente impegnato fuori Miglianico da mattina a notte in questi ultimi giorni, ho però colto una cosa molto bella, un segno che sintetizza e racconta Giovannino uomo, artigiano e Amico. I Commercianti del centro abitato hanno fatto un manifesto per ricordarlo. Lo hanno fatto tutti insieme e non singolarmente. È stato un bellissimo gesto, un bel segnale di qualcosa che forse sta cambiando in meglio a Miglianico. Volutamente o forse pure senza volerlo è stato il modo migliore per far capire chi è stato Giovannino Ciambella per noi Miglianichesi. Voglio pensare che sia stato un suo dono, il suo ultimo sorriso per tutti noi   

Buona Domenica 

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