Messaggio
  • EU e-Privacy Directive

    This website uses cookies to manage authentication, navigation, and other functions. By using our website, you agree that we can place these types of cookies on your device.

    View e-Privacy Directive Documents

La letterina del sabato 31 agosto 2024

Care Amiche e cari Amici,

prima di arrivare alle cose correnti o appena successe, voglio condividere con i miei eroici ventitré Lettori (+24°) un paio di riflessioni sulla “Festa di fine estate” svoltasi sabato scorso in piazza. Benché non affollata come era auspicabile da più parti (quelle che vogliono il bene di Miglianico), la manifestazione è sostanzialmente riuscita, ma non è riuscita a nascondere alcune criticità delle quali, si badi bene, nessuno ha colpa, soprattutto tra gli organizzatori, tutti meritevoli di lodi ed applausi. 

 

La prima riflessione la mutuo dal pensiero di chi mi ha segnalato che si è scelta una data sbagliata perché in concomitanza c’era la Notte bianca a Ripa Teatina ed altro ancora nei dintorni. Vero, probabilmente vero. Però, quando si organizza una festa in piazza a questo si può anche pensare. Quando si allestisce un convegno divulgativo su base scientifica, i relatori vanno invitati molto tempo prima e non possono poi essere avvolti nel cellophane e riposizionati in un'altra data così facilmente. 

Cosa è successo in pratica. Il momento dedicato al convegno sulla Fibromialgia è slittato rispetto all’orario previsto di oltre un’ora. Che sia stata ottimistica la previsione delle 19:00 o azzardata, trattandosi di un sabato pomeriggio con negozi aperti, spiagge attive, Santa Messa Vespertina in corso, non conta. Il convegno si è svolto ed è stato davvero molto utile, la materia è drammaticamente importante, deve esser conosciuta e ben compresa. Lo si poteva prevedere in uno spazio chiuso? Forse sì. Ma anche questo non conta se non si conoscono poi le motivazioni che hanno portato a determinate decisioni. È stato lungo? No. Anzi, alcuni relatori son stati anche troppo sintetici. La sensazione della durata, per alcuni, oltre che dalla non agevole condizione di sedute perpendicolari e non frontali rispetto al tavolo, è stata forse accentuata da un problema di illuminazione della scena, che ha reso poco visibili i volti dei relatori. Ascoltare chi non si riesce a vedere crea qualche difficoltà. Uno dirà: “se avessero cominciato alle 19:00 ci sarebbe stata la luce del giorno”. Un altro aggiungerà: “se la nostra super Pro Loco fosse stata avvista in anticipo, avrebbe trovato il modo di illuminare tutto e bene”. Altri diranno altro. Qualcuno dirà anche qualche sciocchezza negazionista sullo stile che a Miglianico è ancora di moda. Solitario e niente affatto convinto da alcuna delle motivazioni che mi son state date nel tempo, perché è da molto tempo, oltre 10 anni, che lo vado segnalando, ritengo che la nostra piazza sia un luogo poco illuminato, direi molto poco, ma basta anche il poco. Anche un incompetente in materia come me vede che ci sono punti nei quali avrebbero dovuto essere piazzati dei pali, che non ci sono. Chi ha un po’ di memoria sa perfettamente che il confronto con il vecchio palo a fungo, retaggio dell’ultima amministrazione DC ante-amiconiana, 1970/1975, è smaccante, perché prima ci si vedeva benissimo e ora, se non ci sono le luminarie delle feste, non ci si vede. Ma anche questo non conta. Conta che sabato sera in piazza tutto si è svolto in penombra. Non trattandosi della Notte di san Lorenzo o della Festa degli Innamorati, posso parlare di piazza buia, pardon, poco illuminata. Suppongo ci siano difficoltà tecniche da superare e immagino che i costi non sarebbero trascurabili. Però, secondo me, solitario ma non arrendevole, vale la pena trovare la soluzione tecnica e spendere i soldi necessari, ben spesi se in piazza ci si tornerà a vedere bene di notte. Si dirà che, ora che si farà la nuova struttura, il Centro per le famiglie, l’illuminazione in piazza migliorerà. Penso proprio di no. Anzi, ci sarà il nuovo molto ben illuminato che farà sembrare la piazza ancor meno illuminata.

Del resto, oltre a me, penso che sabato sera (avrebbero dovuto farlo prima, molto prima) si siano resi conto di questa desolante condizione due dei protagonisti del convegno sulla Fibromialgia: il Presidente del Consiglio Comunale, Tommaso Palmitesta, che governa da oltre cinque anni, e il consigliere comunale di minoranza, Dino De Marco, che ha governato per 20 anni e che è il responsabile storico dell’oscuramento imposto allora alla nostra piazza e che ancora perdura. Non se ne sono resi conto? Allora stiamo messi male.

Care Amiche e cari Amici, vengo all’attualità o, meglio, alle cose appena accadute qui a Miglianico.

Ieri sera, come vi avevo annunciato, nella sala consiliare del Municipio, c’è stato l’incontro cittadino organizzato dal Circolo PD della Val di Foro per presentare le motivazioni che sorreggono la raccolta di firme per il referendum abrogativo della Legge 20 giugno 2024, n. 86. Il professor Marcello Salerno ha illustrato, con grande competenza e la sua consueta chiarezza, la cosiddetta “Riforma Calderoli”, che i sostenitori chiamano “autonomia differenziata” e i detrattori bollano come “Spacca Italia”. La serata è stata dunque interessante, soprattutto utile per capire. È servita anche a constatare la mancata ricucitura del PD locale dopo le lacerazioni della scorsa campagna elettorale per le comunali. Non sono del PD e potrei tranquillamente disinteressarmi delle vicende interne di quel partito, però da spettatore delle vicende locali una cosa vien da dire anche a me: se uno aderisce ad un partito può entrare in contrasto per vicende locali dove la politica di quel non era un elemento palese ma non può disertare appuntamenti eminentemente politici e, oggettivamente, di grandissima importanza. La coerenza è un valore in politica. Ho notato che nella sala consiliare del Municipio ieri sera non c’erano consiglieri di minoranza né quelli che hanno composto il loro seguito. Anche in questo caso, si può essere collocati di qua o di là politicamente ma quando si hanno responsabilità pubbliche, in quanto eletti dal popolo, si va anche agli appuntamenti organizzati da un partito non necessariamente amico, se non altro per capire cosa accade in paese.  

Ho un’ultima riflessione da condividere con i miei eroici ventitré Lettori (+24°). Si sta alzando il livello della polemica per la decisione della Regione di autorizzare (e pagare, ndr.) l’abbattimento di 500 cervi. C’è chi si oppone. C’è chi ricorda che si dovrebbero abbatter i cinghiali. C’è chi vuole abbattere i lupi che scendono a valle per mangiare. Gli orsi non se la passano benissimo da certe parti… Ora spuntano anche i fautori dell’abbattimento degli istrici. Oh, non è che possiamo sterminare la fauna per accontentare questo o quello. Problemi ce ne sono, nessuno può nasconderli ma neppure vanno ingigantiti e men che ci si deve speculare sopra. Appare palese che, rispetto al numero crescente e ai danni causati dai cinghiali, sembra fuori luogo questa urgenza di far strage di cervi. Forse i cinghiali hanno smesso di scorrazzare per i campi mangiando tutto quel che trovano? O qualcuno pensa che siano animali sacri, per via del fatto che il nome stesso di Abruzzo deriverebbe da quello del cinghiale? 

Fatto sta che, inconsapevoli, questi nostri animali son diventati elementi di divisione politica che contagia anche chi di ambiente o di protezione degli animali non si è mai o quasi mai interessato. 

In attesa di capirci qualcosa in più e di vedere come va a finire, torno a segnalare un problema molto più vicino a noi che non riguarda animali da abbattere, anche perché, se si dovesse abbattere qualche essere vivente, non sarebbero certo loro le vittime designate. Il problema è legato al decoro urbano e vede come unici colpevoli i “padroni” (che brutta parola anche riferita al rapporto uomo-animale) dei cani che vengono lasciati o, peggio, portati a fare i loro bisogni sia in piazza ed in via Roma, la più costosa toilette per animali, sia nella nuova “Passeggiata dannunziana”. Mettere le telecamere? Si potrebbe ma senza poi sanzionare i colpevoli a che servirebbe? Pedinare i colpevoli? Per poi far cosa? Ti manderebbero a quel paese e continuerebbero a far quel che a loro più piace, cioè avere i cani come oggetto senza avere vera cura di loro. Una protesta simpatica? Raccogliere tante cacche e andarle a depositare davanti alle case dei colpevoli, che sappiamo tutti chi sono? Sarebbe meraviglioso oltre che spassoso, ma passeremmo dalla ragione al torto, beccandoci casomai anche la loro denuncia, perché quelli hanno la faccia tosta. Ma poi, chi di noi si permetterebbe di discutere con certa gente per poi trovarsela nemica. 

Don Vincenzo - lo faceva sul piano della fede ma vale lo stesso su quello dei valori civici - ci ammoniva che qui, a Miglianico, c’è troppo rispetto umano. Che significa, che siamo civilissimi perché rispettiamo tantissimo gli altri? No. Significa che sui valori, sulle cose importanti, quando vengono lesi e trasgrediti, preferiamo girare la testa dall’altra parte per non confrontarci o scontrarci con chi si sta comportando in modo sbagliato. Ma, poi, siamo pronti a dare la colpa alle autorità che non fanno niente e a scaricare comunque sugli altri ogni responsabilità. 

Se cominciassimo a dire, educatamente ma fermamente, a determinati Concittadini che certe cose non si fanno perché la strada, la piazza, i marciapiedi e i parcheggi (ehhh i parcheggi) sono di tutti, che dite, sbaglieremmo? Avere un maleducato che non ci saluta più, forse non è un dramma. O un segno di distinzione?  

Buona Domenica

Joomla templates by a4joomla