Feste fatte, fatte bene
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- Pubblicato Martedì, 30 Luglio 2024 09:59
- Scritto da Maurizio
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Avevo promesso ai miei eroici ventitré Lettori (+24°) un commento a consuntivo delle Feste Patronali 2024. Non può esser fatto per l’attività del Comitato, che ha iniziato ad aprile e concluderà il programma annuale con la Festa della Venuta, l’ultima domenica di ottobre, dovendo ancora realizzare sia la Festa di San Lorenzo sia quella della Madonna delle Piane. La parte più importante del suo impegno è stata fatta e, già a questo punto, come ad ogni passo che ha compiuto, si può, si deve dire solo grazie al Comitato tutti intero, dalla sua presidente, Olivia Sarra, fino a tutti quelli che hanno fatto la questua ed hanno collaborato anche solo con un incoraggiamento.
Dire grazie oggi, nella Giornata mondiale dell’Amicizia, è bello e molto significativo non solo e non tanto perché in quel Comitato ci sono persone che mi onorano della loro Amicizia ma soprattutto perché tutti i componenti del Comitato Feste 2024 stanno dimostrando una vivace, appassionata e disinteressate amicizia verso Miglianico e San Pantaleone, il nostro Amico celeste
Torno alle Feste Patronali che sono oggetto di questa breve nota.
Come sono andate? Bene, oggettivamente bene, non benissimo se si vuol andare a speculare su singoli particolari, sicuramente molto bene se si considerano le condizioni del momento, che tutti conosciamo e che è inutile ripetere e sottolineare
Il programma è stato rispettato e attuato nel migliore dei modi, consentendo alla nostra tradizione locale di proseguire e di rinnovarsi quel tanto che basta ad ogni passo che si compie. Questo è l’aspetto più importante che nessuno di noi deve dimenticare o mettere in secondo piano sol perché non ha gradito qualcosa o, peggio, ha vissuto tutto con un pregiudizio negativo contro il Comitato.
La difficoltà più grande è stata quella di incrociare un calendario annuale che ha collocato le feste del 2024 in un fine settimana. Chi non ha mai fatto parte di un Comitato Feste non sa che questa coincidenza fa aumentare tantissimo la difficolta nel trovare liberi gli spettacoli migliori e, comunque, ne fa aumentare considerevolmente i costi.
È anche vero che un 27 luglio di sabato avrebbe dovuto far registrare una presenza più numerosa, molto più numerosa di Miglianichesi all’intera giornata di festa. E qui il programma non c’entra nulla. Il 27 luglio è giorno dedicato alla devozione verso San Pantaleone. Lo spettacolo serale, che sia la banda nella versione vintage o la musica leggera in quella corrente o altro ancora come è negli auspici di qualcuno, non incide affatto sulle presenze dei “pellegrini” al Santuario, quindi anche al mercato della mattina. Queste sono state scarse rispetto al passato, in linea con una tendenza alla diminuzione che dura da anni e non sembra voler invertire il suo trend. La prima “misurazione” la si è potuta fare la sera del 26, al rito della esposizione del Santo, ed ha avuto conferma alla processione del 27 sera. Sono due momenti che il Comitato mette nel programma ma che con la festa civile non c’entrano. I “pellegrini” non locali non vengono più come una volta? Può darsi, va bene. I Miglianichesi son sempre di meno, questo è il dato che tocca la nostra sensibilità. Anche Miglianico si va rapidamente scristianizzando, evidentemente. Il problema è nostro, della Comunità parrocchiale della quale facciamo parte, non del Comitato feste, di nessun Comitato feste.
Le presenze agli spettacoli sono tutt’altro paio di maniche. Il Comitato, coi soldi che ha o pensa di avere, fa le sue scelte. Più tardi le fa, più difficoltà trova. Quest’anno non ha potuto farle certo in grande anticipo per le vicende che tutti abbiamo vissuto. Eppure ha fatto buone scelte provando ad accontentare tutti, incontentabili esclusi.
Purtuttavia, è stato un cartellone che avrebbe meritato qualche presenza in più. Se non altro proprio perché era un fine settimana e non c’era neppure la scusa che “domani mi devo alzare per andare a lavorare”, scusa che, tra l’altro, non regge per la gran quantità di pensionati che popolano anche Miglianico. Ma proprio il fine settimana forse è stato un elemento negativo per la coincidenza di altre manifestazioni attrattive e vicinissime a Miglianico come forse non è accaduto mai. Non esiste un coordinamento territoriale e, anche se esistesse, difficilmente potrebbe frenare il proliferare delle sagre, che sono la cosa che più attirare le persone. Il Comitato, se li avesse avuti, avrebbe potuto spendere 40/50.000 euro per uno spettacolo di grande richiamo. La battaglia contro il mangiare sarebbe stata durissima e non sicuramente vincente.
Ci son state cose che non hanno funzionato? Certo, è inevitabile nelle vicende umane.
Richiamo piccoli particolari che possono esser segnalati per curiosità di cronaca ma che non hanno avuto alcuna incidenza su affluenza e gradimento popolare. Il mancato sparo delle bombe durante la processione, qualcuno lo ha notato, qualcuno manco ci ha pensato. C’è stato ed è dipeso, pare, da un problema di collegamento telefonico. I fuochi della chiusura, il 28 sera, li attendevo in piazza ma son stati belli anche al pattinodromo. Anche se, da lì, forse andavano alzati un po’ di più. Ma queste son questioni tecniche nelle quali non entro.
La processione, che ha avuto meno presenze di Confraternite amiche, avrebbe potuto esser avviata un po’ prima per non rientrare in chiesa quasi a notte fatta, ma quel quarto d’ora di possibile anticipo avrebbe cambiato niente, alla fine.
Seguendo la statua in processione, abbiamo potuto avere contezza di quel che ora ho accennato e di quel che ancora deve essere evidenziato. Innanzitutto la presenza bella e diffusa degli stendardi realizzati dalle nostre “Signore-creative-sempre-all’opera”, che sono stati il valore aggiunto di questa festa, una coreografia notevole e non facile da trovare in giro per l’Italia. Poi il perdurare della cattiva creanza di chi mantiene aperti stand gastronomici continuando a servire cibo e bevande senza tener conto della processione. Si può esser atei o anche peggio. Ma se passa il festeggiato, che ti dà l’occasione di far commercio, andrebbe onorato con una più attenta delicatezza. O no?
A cancellare tutta questa maleducazione ed ogni altro piccolo accidente, ci sono stati i volti dei tanti che, davanti casa o fermi lungo il percorso, hanno continuato a parlare col Santo attraverso occhi lucidi e preghiere sussurrate, retaggio di una devozione vera che è ancora nel cuore di non pochi Miglianichesi.
La cosa più bella di queste Feste patronali è stata la presenza della Famiglia Rosino, composta e luminosa davanti al proprio locale in via Roma: un moderno affresco di arte religiosa che ha dato un silenzioso ed emozionante esempio a tutti noi.
Tornando all’aneddoto già narrato in passato, possiamo dire che “il Santo ha gradito”. Non possiamo dire, per certi versi almeno, che noi Miglianichesi meritiamo poi tanto questo gradimento.
Esser pigri nel vivere l’Amicizia, significa viverla male.
P.S. - La notazione del mancato sparo di bombe durante la processione è stato letto come se lo sparo non ci sia più stato. Appariva superfluo precisare che al rientro della statua lo sparo c'è stato, perché le bombe non sono opinabili, si sentono. Purtuttavia, diciamo per la narrazione destinata alla nostra piccola storia locale, è bene precisare che lo sparo delle bombe c'è stato, come da tradizione recente, cioè da alcuni anni a questa parte. Il Comitato non ha sbagliato un colpo, tanto per rassicurare i detrattori di turno