GiovaMi, il futuro è già qui
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- Pubblicato Mercoledì, 24 Luglio 2024 10:03
- Scritto da Maurizio
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Ieri sera la Casa delle Monache si è affollata nuovamente per un evento più che straordinario: s’è aperta le porta del futuro di Miglianico. È stata, infatti, presentata l’Associazione “GiovaMi”, costituita in un mese o poco più da un gruppo di giovani e giovanissimi Concittadini “dai 18 ai 28 anni”, che ha già compiuto la parte più faticosa ed antipatica del percorso, come tutti noi ricordiamo se facciamo riferimento alla nostre esperienze giovanili: atto costitutivo, adesioni, elezioni dei dirigenti, varia burocrazia.
Le prime parole sono state quelle di Eduardo Sulpizio, il presidente, seguite poi da quelle di Veronica Iuliani, Ilaria Rosa e Benedetta Timperio, che sono tra i dirigenti della neonata associazione. C’erano, annunciati dal presidente Sulpizio, degli assenti tra i nuovi dirigenti e anche tra promotori ed iscritti dell’associazione. Nulla di negativo. Sono state belle assenze: infatti erano al lavoro o in meritata vacanza. Nel pubblico, tra i presenti, vado a memoria e chiedo scusa per qualche dimenticanza, il Sindaco, Fabio Adezio, l’assessora Valentina De Marco, i consiglieri comunali Nando Pulcinella, Nicola Perfetti, Antonio Di Sipio, un po’ dentro e molto fuori, impegnato nei preparativi per il brindisi augurale, con la nostra super Pro Loco che non manca mai, Tommaso Palmitesta, e, (brave) Giovina Di Giovanni e Melita Tropea, candidate non ancora consigliere comunali. Nel pubblico che ha riempito la sala, non ci crederete, ma pochi tra i giovani erano curvi sui telefonini. Uno spettacolo.
Dopo la presentazione dell’associazione, hanno parlato il Sindaco, Fabio Adezio, ovviamente gongolante per questa esplosione di futuro che colorerà il suo terzo mandato (anche se più di una volta dovrà fare i conti con loro, questo me lo auguro perché è giusto che sia così), e Valentina De Marco, la brillante assessora alle politiche giovanili del nostro Comune che, come sempre, ha dimostrato di avere una marcia in più.
Torno a quanto detto dai dirigenti di GiovaMi. Sarebbe facile dire che sono stati bravi e che hanno parlato di cose interessanti. Però non sarebbe proprio giusto per loro. Perché non hanno detto cose genericamente belle. Hanno annunciato un impegno che merita plauso e lode, senza se e senza ma. Dopo aver raccontato della spinta ricevuta un po’ da tutti in occasione della recente campagna elettorale per le comunali, nella quale hanno colto le divisioni e le brutture che anche molti adulti hanno potuto verificare, hanno spiegato i motivi del loro volersi associare. Sono tutte motivazioni condivisibili ma, se uno volesse esser scettico a prescindere, si potrebbe derubricarle come “le solite motivazioni”. Invece no. Il loro voler essere elemento attivo di coesione, il loro voler essere centro di promozione culturale, il loro voler riempire gli spazi liberi, casomai occupando anche quelli che, giustamente, ogni nuova generazione ambisce di conquistare per farsi largo, è stato fortemente accompagnato e sostenuto dal voler fare. Eh, si. Non è stata una serata di proteste verso i “matusa” (torno alla terminologia della mia adolescenza), non è stata una esposizione di lamentele su quel che non c’è o che non va, non è stata una dichiarazione di guerra demolitiva. Tutt’altro. È stato un discorso a più voci che ha presentato le tante cose che hanno già deciso di fare e che faranno a cominciare dalla serata con DJ set il 3 agosto prossimo in piazza: dal tutoraggio per tutti, dagli alunni agli universitari (che è opera di carità civile), ai corsi di formazione e di aggiornamento per la digitalizzazione e l’economia, dalle sessioni di musicoterapia all’arte, dai cineforum a tutto quel che di buono e di bello proveranno e riusciranno certamente a fare. Senza dimenticare quello che i giovani devono fare, sempre, cioè, divertirsi, fare gite, cantare, ballare, stare insieme per unire. Vengono da storie diverse, hanno sensibilità diverse, lo sanno. Ma vogliono provare a fare in modo che si possa costruire un modo nuovo di vivere la realtà locale, con meno divisioni, possibilmente senza divisioni. È una bella sfida in un mondo dove è più facile esser tifosi che atleti capaci di fare gioco di squadra.
I giovani devono provarci. Devono avere tutto lo spazio possibile, tutte le opportunità possibili, tutte le occasioni praticabili per costruire il mondo che sarà il loro mondo. Senza che nessuno li freni o dia loro “autorevoli consigli”. Possono sbagliare, lo abbiamo fatto tutti quando, da giovani, abbiamo provato a fare cose nuove. Bisogna lasciarli sbagliare perché “esperienza” è il nome che si dà ai propri errori quando vengono capiti. Possono restare delusi da qualche abbandono, inevitabile, dallo scoprire che certe presenze si riveleranno di convenienza (un amore da vivere anche lì, una passione da inseguire mentre si fanno attività di gruppo, una pigra adesione perché non si vuol fare null’altro). Ma non devono abbattersi nella delusione episodica, è così nelle vicende associative fatte di passione.
Non devono ascoltare consigli, se non quelli che loro andranno a chiedere per risolvere singoli problemi. Tutti siamo stati giovani e ora abbiamo consigli da dare facendo riferimento al nostro esser stati giovani. Ma li daremmo da vecchi, con una sensibilità incartapecorita, un’appannata, stanca e fatalistica visione del futuro, con un linguaggio che per loro è un repellente stridio.
Don Vincenzo è stato un meraviglioso esempio di incoraggiamento verso i giovani e possiamo giustamente considerarlo il seminatore e l’attento curatore del giardino che ha generato i Miglianichesi ancora protagonisti della nostra vita locale. Ci diceva, facendo riferimento non ricordo più a quale personaggio, che ogni generazione di giovane prova a sfondare le stesse porte che la generazione precedente, a sua volta, aveva già sfondato. Non c’era fatalismo ma l’avvertenza, quasi la motivazione della sua consapevole complicità con noi, che è un dovere di ogni generazione di giovani fare questa rivoluzione, perché è il passaggio indispensabile che apre le porte di ogni futuro se uno lo vuole costruire e vivere da protagonista e non a rimorchio di altri.
Ieri sera ci hanno detto, non ricordo chi se Eduardo o Veronica, che qualcuno, durante il percorso fatto in questo mesetto di preparazione, li ha sconsigliati, non ho capito bene se li ha addirittura ostacolati. Una follia. Folle chi lo avesse fatto o anche solo pensato. Frenare i giovani - e poi che giovani - è l’autodistruzione della società, una follia, appunto.
I miei eroici ventitré Lettori (+24°) si staranno chiedendo cosa ne penso veramente di questa iniziativa, dell’Associazione “GiovaMI”, di quel che sono e anche di quel che hanno annunciato.
Penso ogni bene.
Sono sempre per i giovani, quando sono protagonisti o vogliono provare ad esserlo. Ovviamente parlo di giovani veri, quelli che non si fanno portare a capezza da chi ha bisogno solo di aggiornamenti anagrafici nei loro gruppi chiusi.
Penso che il futuro sia loro e che loro debbano provare a costruirlo secondo i loro sogni e la loro visione del mondo. Penso che debbano esser sostenuti e incoraggiati, consigliati se lo chiedono, forniti di ammonimenti solo per spingerli a formarsi ed informarsi, a prepararsi al meglio e a guardarsi intorno, da giovani, con la spensieratezza e con l’energia dei giovani.
Grazie a loro, ieri sera ho potuto fare più di un tuffo nel passato, che ormai assomma qualche decennio di distanza dal presente. Ho rivissuto emozioni che forse sono le stesse che hanno provato loro. Le stesse che hanno fatto tremare quelli di ogni gruppo di Azione Cattolica Parrocchiale, del gruppo dei Boy Scouts, dei gruppi giovanili della DC e del PCI di Miglianico, di “GGM”, de “Il Miglio”, di quelli che si organizzavano a Montupoli, soprattutto, e nelle contrade, anche solo per un veglione, una festa da ballo, una squadra del Torneo di Calcio, di ogni gruppo dove i giovani di Miglianico ci hanno provato. Ma ho trovato una differenza non trascurabile. Quelli di “GiovaMi” li ho scoperti molto più spigliati, preparati, consapevoli di noi, forse con la stessa energia, forse con meno rabbia verso “il vecchio”, forse con più strumenti e meno recriminazioni, comunque migliori di noi. Ed è bello ammetterlo.
Per me, lo dico solo ai miei ventitré Lettori (+24°), è stato facile esserci ed applaudirli. Dico solo di chi ha parlato. Eduardo è il Figlio di Massimo, Benedetta la Figlia di Pino, Veronica e Ilaria sono cresciute con mia Figlia, le ricordo dai tempi dei grembiulini e degli zaini pieni di libri, ho le foto delle loro facce infarinate e delle gite scolastiche. Hanno toccato il mio cuore. Mi sono commosso di gioia nel vederli così come ho sperato di vederli quando erano piccoli ma già così vivaci e volitivi.
A loro direi quel che ho detto a mia Figlia Lucrezia quando mi ha annunciato la sua adesione alla nascita di questa associazione: “Fai bene. Fate quel che più vi piace. Fate anche solo una gita, purché passiate del tempo a stare insieme e a divertirvi”.
Ai miei coetanei, a quelli quasi coetanei ma certo non giovani, posso dire che Miglianico ha un grande futuro, il futuro è già qui.