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La letterina del sabato 15 giugno 2024

Care Amiche e cari Amici,

col cuore gonfio di dolore, ma sempre spinti dal grande Amore che abbiamo per Miglianico, lo stesso che il grande Massimo ha coltivato ogni giorno della sua vita, torniamo alla bella consuetudine di questo nostro incontro epistolare, sospeso per poter dare il giusto spazio al racconto della campagna elettorale appena conclusa.

Avevo messo nel conto che, qualunque fosse stato l’esito delle votazioni, oggi ci sarebbe stata la Letterina per i miei eroici ventitré Lettori. Sinceramente ho sperato che sarebbe tornata in un clima più sereno, molto più sereno. Purtroppo così non è. Proviamo a capire perché.

 

Posso portare innanzitutto la mia esperienza personale. Ho perso più di una volta, in realtà ho perso molte volte ma questo ora sarebbe difficile da spiegare. In particolare ho perso alle comunali del 1980 e a quelle del 2009, pur non essendo in quelle occasioni né candidato né segretario di partito né presentatore di lista. Conosco l’amarezza, il senso di disorientamento, lo stordimento nel vedere persone e pensarle tutte “nemiche” dubitando anche degli amici più vicini. So cosa possa esser la rabbia, perché di questo bisogna parlare, non di delusione, quando si è sicuri, in certi casi strasicuri di vincere e poi ci si ritrova dalla parte degli sconfitti. 

Mai, però, ho assistito ad una situazione quale quella che si va constatando in questi giorni, dal 10 giugno in poi, dopo aver dovuto assistere a quel fermo raggelante della festa popolare e democratica che ha sempre circondato i seggi elettorali durante le votazioni. Alcune delle persone appartenenti o vicinissime alla lista sconfitta, quella capeggiata dal Dott. Prof. Federico Anzellotti, stanno tentando di rovesciare completamente la verità. Che, si badi bene, non è una verità opinabile per assunto filosofico, è la verità dei fatti, i fatti che abbiamo vissuto tutti, che stiamo ancora vivendo. È una verità che non può esser distorta e, men che mai, rovesciata con la scusa che è passato tanto tempo e ognuno la ricorda a modo suo. Si possono avere pareri e opinioni diverse ma negare i fatti è un’altra cosa. Mi dicono e mi fanno leggere ricostruzioni strampalate, assurde. Donne e Uomini, pochi pochissimi alla fine, ma insistenti nel negare i fatti e nell’eccitare gli animi, lamentano accuse mai fatte a loro, ai loro cari ai loro amici né in pubblico, né per iscritto e né in privato. Le accuse, le offese, le violenze ci sono state, purtroppo, ma provenivano e provengono ancora oggi solo da una parte, quella che, da qualche giorno, s’è vestita pure di vittimismo. 

Tutti sappiamo tutto.   

Quei soggetti non sanno che non si deve accusare nessuno per aver fatto quel che ognuno deve fare, cioè votare liberamente. Errori, scelta dei candidati, distrazioni, relazioni sbagliate, mancati confronti, programmi più o meno credibili, strategie, tattiche e tutto quel che si vuole vanno ricercati soltanto al proprio interno, anche con animosità e passione, ma sempre e soprattutto con lucidità di analisi e senza nascondersi per le proprie singole responsabilità. Questo aiuta a placare gli animi nei rapporti “esterni” al proprio gruppo, che sarà stato anche meno fortunato o probabilmente meno bravo, meno credibile, meno attrattivo per chi non lo ha votato senza però esser stato tradito da nessuno.   

Vengo alla parte teatralmente più forte ma per certi versi anche più comica.

Traditori!”, sentenziò l’indimenticabile Antonio Rosa, detto “Pisello” nel brindisi che candidati e dirigenti DC fecero dopo la bruciante sconfitta del 1980, nel corso della cena di consolazione, organizzata da Pisello ed altri a “Li Ruse”. “Tradimento” (con la sua personale invocazione alla Madonna Addolorata), fu l’urlo che risuonò nella piazza con la voce dell’indimenticato Pierino Di Febbo, quando la DC soffiò il primo posto ai social-comunisti nel 1985. Momenti memorabili di un’epoca degna di memoria anche per lo spessore e, soprattutto, per la passione di tanti Concittadini. Di tradimento allora forse si poteva anche parlare, perché tradimento era quello di chi, iscritto ad un partito, aveva poi votato per la parte avversa. Questo si sospettava, si palpava quasi nel controllo dei voti, ma, nonostante l’efficacissima intelligence del tempo, non si poteva mai dimostrare con certezza. Anche allora l’accusa era generica, erano parole al vento.

Oggi di quale tradimento si va cianciando e urlando? Perché si accusa qualcuno o indistintamente “i Miglianichesi” di tradimento? Chi sarebbe poi il tradito? Il dott. Prof. Federico Anzellotti? Qualcuno dei suoi candidati ri-alleati? Casomai, e saremmo nella fantascienza, i nuovi candidati messi lì all’ultimo? E perché? Quale legame, quale patto sarebbe stato spezzato col tradimento? C’è qualcosa che non sappiamo? Penso proprio di no. Se si prova rabbia per la sconfitta non si può chiamare traditore chi non ti ha votato. Ci si deve fermare a chiedersi perché non mi hanno votato. E ci si posson dare risposte illuminanti. Quella che tutte le sintetizza è: “È giusto così”. 

Proviamo poi a capire anche questo, che forse è quel che è successo davvero e che qualcuno insiste a chiamare in modo improprio. Chi si è visto avvicinare da più candidati delle due liste, più volte, a volte con insistenza diciamo così non cortese, cosa poteva rispondere per non subire più l’assillo? “Va bene, ti voto”. Chi ha dovuto sentire il falso piagnisteo di chi chiedeva, quasi mendicava il voto “perché serve” o “perché ha bisogno di aiuto” cosa doveva fare se non dire “Non preoccuparti”? Cosa sono state quelle risposte di circostanza o di cortesia? Cosa sono state le risposte di protezione preventiva per non dover restare tempo a spiegare i fatti propri? Cosa sono state quelle risposte date per allentare la pressione? Cosa sono state le risposte usate come scacciamosche o dette comunque per educazione e per il sacrosanto diritto di non far sapere a nessuno come poi avrebbe votato? Sono stati giuramenti firmati col sangue, compromessi notarili, patti commerciali? No. Siamo seri. Il tradimento non c’è neppure a livello contrattuale se uno si tira indietro dopo aver avuto cose concrete o immateriali come caparra di un impegno o la promessa di averle a impegno mantenuto. In materia elettorale, se uno dà o promette utilità per avere un voto, ci sarebbe il risvolto penale del voto di scambio che, se non si chiude, non configura neppure il reato. 

Il voto non è un contratto commerciale. È un atto fiducia, la delega ad amministrare la Comunità alla quale si appartiene. O no?

“Tradimento”, “Traditori”, allora si poteva anche giustificare. Ma son passati 40 anni! 40 anni! Ancora a questo siamo?! Siamo ancora al vittimismo!? Siamo ancora a chi continua ad accusare persone di “mettersi ai primi banchi in chiesa o nelle processioni e poi…”. Poi cosa? Sono falsi e peccatori perché votano altri? Bravi e santi se votano te, il Defensor Ecclesiae? Ma scherziamo! Dobbiamo pensare che sia nel giusto chi va in chiesa per andare a giudicare cosa fanno gli altri piuttosto che per entrare in colloquio con Dio? O la verità è che c’è gente inqualificabile che lancia queste stupide calunnie senza neppure andare in chiesa ma giudicano gli altri che passano per andarci? Anche questo è un tono polemico di anni davvero passati, da tanto. Non ci credete? Chiedete ai vostri Figli, ai Nipoti e vedete se loro ammettono questi modi di giudicare le persone.  

Però, Care Amiche e cari Amici, se fossimo solo a questo, se ci trovassimo tirati dentro, volenti o nolenti, in questo marasma tragicomico, non sarebbe un dramma, anzi. Basterebbe per alcuni chiudere Facebook, per altri non dare alcun peso anche a quel che viene raccontato, per tutti noi cogliere solo il lato comico delle cose e riderci sopra. 

Sì, seppellire certe persone con una risata.  

Purtroppo così non è. Dal 10 giugno c’è un bombardamento non tanto di cattiverie, accuse false e incredibili tentativi di rovesciare la verità dei fatti. C’è chi il risultato non lo ha accettato, assolutamente, e continua a non accettarlo. Qualcuno avrebbe urlato di voti rubati, il che è vergognoso, e basta. Sembra irrefrenabile e crescente una rabbia, un livore che sta andando ben oltre la contrapposizione politico-amministrativa, una cattiveria infamante che entra nella vita privata, nella sfera della moralità sia di candidati sia di persone che non sono state né candidate né firmatarie di liste né alcunché se non semplici elettrici ed elettori. 

Dove è finito il “fatevi una risata” o “il 10 ci ritroveremo tutti a bere al bar” o il più disatteso “siamo per il confronto” proclamati dal Dott. Prof. Federico Anzellotti e dai suoi? Erano validi solo se il risultato fosse stato quello da loro sognato? Ma poi, 1331 voti non sono davvero pochi, anzi, a pensarci bene son proprio tanti. E devono goderseli, perché son tanti. Nel gioco impossibile del “se si tornasse a votare oggi”, una volta tanto, penso che sarebbero non pochi a togliere il voto a chi ha perso premiando chi ha vinto, non per salire sul carro del vincitore ma perché hanno potuto constatare in due o tre giorni soltanto che, rispetto alle cose dette recitando, i comportamenti veri non sono stati poi quelli promessi in campagna elettorale.     

C’è di peggio, ancora di peggio, perché a questo siamo arrivati.

Chiedo a tutti e, stavolta devo chiederlo anche a me stesso che mai ho pensato a questa possibilità: dobbiamo trascinare questa campagna elettorale nelle aule dei tribunali? 

È questa la Miglianico che vogliamo per i prossimi anni, una Comunità costretta a ritrovarsi davanti ai giudici penali, divisa tra imputati e parti lese? Dobbiamo farci trascinare in una guerra che, si faccia attenzione, ha due schieramenti reali? Da un lato quelli che non pensano mai di arrivare alle querele, accettano lo scontro, polemizzano, prevalgono o vengono sconfitti e poi la chiudono là. Dall’altro lato, c’è una piccolissima ma chiassosa minoranza di disperati, che non hanno nulla da perdere o più nulla da perdere, e vogliono far esplodere la situazione, alimentando lo scontro più lacerante, più difficile da sanare a livello civico, quello che finisce nei tribunali. Purtroppo, a forza di provarci, potrebbero riuscirci.  

È vero, la tutela della propria dignità è un fatto personale. Ciascuno, quando si sente leso nella propria onorabilità, valuta se e come difenderla nella sua integrità. Lo farebbe più che legittimamente almeno qualcuno che conosco. Qualcuno probabilmente lo farà, perché dovrà farlo. E farà bene. A fronte di casi isolati e molto giustificati, non avrei preoccupazioni, anzi. Se i casi fossero un po’ di più, potrebbe scatenarsi un effetto domino. Un effetto devastante, difficile da controllare e da fermare a piacimento. Esso potrebbe essere o volutamente innescato o volutamente prodotto come reazione da parte di chi, restando nell’ombra e uscendo sempre con un sorriso falso stampato in faccia, istigherebbe di nascosto alcuni altri a procedere. Male.

Non lo faccio per insegnare alcunché ad alcuno. Penso sia opportuno riportare alla memoria dei miei eroici ventitré Lettori il ricordo di una stagione che Miglianico, purtroppo, ha già vissuto tra gli anni ‘70 ed ‘80 del secolo scorso: quella delle denunce (allora perlopiù anonime, ndr.). Scagliate nelle intenzioni dei denuncianti o dei loro istigatori verso avversari amministratori e dirigenti di partito del tempo, quelle denunce colpirono, con rinvii a giudizio e non poche condanne, soltanto Cittadini che non erano esposti politicamente e non erano né candidati né dirigenti di partito. 

Siamo pronti a questo? Querelare chi ben sappiamo e che ben lo merita, anche se poi non potrà pagare indennizzi, fermerebbe questa deriva sul nascere? Portare davanti ad un giudice chi ha accusato singole persone di aver intascato soldi a mani piene o fatto altre cose che non ha fatto, limiterà i danni collaterali o verranno coinvolti suggeritori, fornitori di testi, creatori di profili, anche semplici ri-postatori di scritti infamanti che sarebbero ugualmente colpevoli di diffamazione o altro? Mi spingo un po’ oltre, ci rendiamo conto che querelare chi diffama significa portare in tribunale anche chi ha “postato” quei commenti anche se non li ha scritti, al limite anche se non è d’accordo con il loro tenore? Insomma, è questo che deve assorbire le nostre risorse mentali, morali, relazionali ed economiche in questi anni a venire? E poi. Qualcuno può immaginare una fine rapida e veloce di questa escalation locale? 

E gli altri, coinvolti a vario titolo, o addirittura colpiti di striscio o, peggio, da fuoco amico, poi se ne staranno fermi? 

Domani ci saranno le Cresime. Lo Spirito Santo, invocato da Padre Bruno, il nostro Arcivescovo, scenderà su alcuni nostri Concittadini ma non solo su di loro. Lo Spirito Santo agisce da oltre duemila anni, non aspetta una chiamata.  

Nel pomeriggio daremo l’ultimo saluto a Massimo, che un sano, indomito ed esemplare spirito combattivo per il bene di Miglianico l’ha conservato fino all’ultimo respiro.

Per la nostra Miglianico scegliamo la forza dello Spirito Santo ed il monumentale esempio civico di Massimo o vogliamo aprire la strada per il tribunale penale pensando di giocare a Forum?   

Meditate. Meditiamo

Buona Domenica        

    

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