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Acta Cotidiana /25

Termina con questa nota il racconto commentato della campagna elettorale che s’è chiusa con la vittoria di Fabio Adezio e di “Miglianico Cambia”. Dò per letti i “finalmente” “era ora” e così via dicendo dei soliti, che restano in quella nicchia già scelta per loro “murtificàte nghe lu silènzie”. E là resteranno. 

Le note e le avvertenze per intraprendere una lettura si mettono all’inizio. Penso di averlo fatto all’avvio di questo racconto. Più volte ho comunque ripetuto che “Viva Miglianico” non è mai stata, non lo è stata stavolta, non lo è oggi e non sarà mai la voce di “Miglianico Cambia” e di nessun altro gruppo. Sono di parte ma lo dico chiaramente. Firmo e non uso profili falsi. E poi, l’ho già segnalato, “Miglianico Cambia”, almeno in parte non piccola, non ha mai amato “Viva Miglianico”, considerandola una voragine di voti e consensi persi, luogo produttore di imbarazzo dal quale stare a debita distanza, al massimo “una cosa simpatica”. Sapete, è come quando le ragazze dicevano dei loro amici brutti “Non è bello ma è simpatico”, seppellendoli così. 

 

Indifferente, come sempre, ai detrattori come ai gradimenti, chiudo serenamente questa rubrica speciale che ho voluto chiamare “Acta Cotidiana”, grazie al supporto colto ed avveduto del carissimo e mai stanco Antonello. Le radici storico-culturali e le motivazioni della scelta di chiamare “Acta” queste note quotidiane, sono le stesse della denominazione dei mitici “Acta Nocturna” del 2014 (clicca qui per rileggerla). Aver scelto “Cotidiana” è stato il riaffermato impegno di dare ogni giorno un piccolo contributo a chi avesse casomai voluto avere un elemento in più di informazione, valutazione, riflessione o altro. Prendere un impegno e mantenerlo non è cosa di tutti i giorni. Sono felice di averlo fatto. 

Devo richiamare anche la scelta dello scritto e non di post volanti. Queste note sono state pensate come testi scritti e, come tali, velocemente redatti. Lo scritto ha un suo valore, ha un suo coraggio nel trasmettere fatti ed opinioni senza nascondersi e senza possibilità di modificarsi a seconda dei casi. Lo scritto si affida al tempo galantuomo, che è giudice rigoroso. 

Nel narrare a volte si dimentica che è passato un giorno e due da certe vicende che si vanno a raccontare benché collegate ad altre e c’è che, giustamente, può perdere il filo del discorso. Ieri ho incontrato la gentile signora Elvira Di Massimo, quella che, bontà sua, mi ritiene “stomachevole”. Capisco i suoi gusti in fatto di uomini, ma le ho detto che non pensavo di essere tanto brutto da far rivoltare le budella a nessuno. Non ha vomitato lì, quindi un passo avanti lo abbiamo fatto. Nel breve, civilissimo e anche cordiale scambio di vedute, le ho riaffermato tutto quelle che lei mi proponeva come note di disvalore verso questo o quello, ovviamente della sua parte, dicendole che avrebbe dovuto leggere tutto bene, con la calma che uno scritto merita. E che, comunque, siccome lo scritto resta, tra un anno potrà rileggere e probabilmente, come penso davvero, rivedere più di un giudizio. Mi sento di consigliare la stessa fatica di riconsiderazione a più d’uno, anche tra i miei Amici più cari. Anzi, farò una stampa di questa serie così potrò confrontarmi con chi lo vorrà leggendo su carta ogni singolo passo ritenuto criminale. 

Torno al filo del discorso che alcuni possono aver perso e faccio ammenda per aver dato per scontati riferimenti che mi son parsi lapalissiani. Tra le cose che la gentile signora Elvira ha voluto rimproverarmi ci sono le descrizioni fatte nella nota di ieri, la numero 24. Le ho spiegato – ecco, lo spiego a chi ha fatto finta di non capire pur essendosi perfettamente riconosciuta/o - che quelle descrizioni non erano generiche né genericamente riferite a indistinte persone. Ho avuto un flashback. Ho descritto non generici Cittadini ma i volti, le movenze, le scerrate facce urlanti, le smorfie di chi è rimasto nella mia mente fotografando quel momento, quello dell’agguato subìto (che neppure lei ha condannato, ndr.). Si capisce chi sono. Eccome. Si capisce anche troppo bene. Sono ritratti. Tant’è che chi si è sentito descritto così chiaramente avrà già postato qua e là. Non farò mai i loro nomi non perché tema alcunché da loro, ma perché non meritano pubblicità qui, neppure la citazione di cronaca, niente vanno “murtificàte nghe lu silènze”, solo quello meritano. Ed è già tanto. Perché è un segno di umana attenzione. Del resto, loro, i personaggi riemersi nel mio flashback, mi son troppo superiori. Non posso ardire di mettermi al loro livello. Che figura ci farei?!

In tanti speriamo ora che le cose si calmino rapidamente. Gli Europei di calcio, con l’italico pallone, potrebbero contribuire a stemperare un clima che già ieri avrebbe dovuto esser più sereno. Temo che stavolta ci voglia più tempo, almeno a giudicare da quel che mi hanno raccontato esser accaduto ancora ieri, in particolare in relazione a post social, veri o attribuibili a persone, che forse neppure li hanno scritti e letti ma che sono di un astio personale non comune. Si può provare amarezza, dolore, scoramento, rabbia ma certi limiti devono restare invalicabili, non ci sono alibi di alcuna condizione in certi casi né di genere, né di età né di condizione sociale e men che mai di simpatia per una o l’altra parte. Sono gli stessi, quelli che “il 10 ci beviamo tutti una birra al bar...”. A parole, quando si fa propaganda. Alla prova dei fatti, finita la propaganda, stanno ancora a urlare, a recriminare anche su più piccoli favori che poi favori non sono, si “riprendono” le loro cose, come i bambini, sparano accuse generiche e infondate “a li Mijanichìse”. 

Oh, e se vincevano? Facevano liste di proscrizione? Davano olio di ricino? Ci venivano davvero a prendere nelle case? 

Signore e Signori, Care Concittadine e cari Concittadini...Miglianico non è New York, ricordiamocelo.   

Facciamo tutti questa riflessione perché è questo che conta. 

Le vittorie non devono mai dare alla testa. Bisogna accoglierle con gioia, godersele con entusiasmo, viverle con tutta la festosità possibile ma mai pensando di esser diventati più bravi e belli. E mai pensando di poter avere potere assoluto rispetto agli sconfitti perché il potere che si riceve dagli elettori è una delega a operare per il bene di tutti. Chi perde deve accettare il risultato. Vincere o perdere sono le due sole possibilità oggettive nel momento nel quale si accetta la competizione elettorale: si corre per vincere ma si sa dall’inizio che si può perdere. Non c’è rivincita come a carte. Non c’è neppure il pareggio e la vittoria morale in democrazia è solo voglia di riprovarci, nulla di più. 

Nessuno ha rubato voti. Si vergogni chiunque lo dice o lo pensa, perché offende tutti i Miglianichesi. 

Ciascuno deve fare l’analisi del voto e capire. L’unica cosa che tutti noi non abbiamo bisogno di capire ma che dobbiamo accettare, senza se e senza ma, è questa: chi ha votato ha ragione, ha tutta la ragione del mondo in democrazia, non è colpevole di niente, né di tradimento, né di falsità né di alcuna altra cosa. Ha ragione chi va a votare. E basta, È così. Spiace quando si perde, lo so perché ho preso più di una volta, ma è così. 

Occorrerebbe accelerare il lavaggio delle scorie. Ma pare che, come nella recente pubblicità di quel prodotto, forse occorrano camion di “Maalox” per farla passare a certi soggetti. Ecco, torniamo allo sfottò, mettiamola così in maniera simpatica sperando che non si offenda davvero nessuno. 

Anche di questo vittimismo ne abbiamo abbastanza. È un vittimismo che ci ha stufato, è l’atteggiamento poco consono a persone serie, un modo di pensare, di dire e di fare e a due facce: se tu maledici me lo puoi fare; se io ti descrivo te, ti sto offendendo e, con te, tutte le generazioni che ti hanno preceduto e quelle che seguiranno. Ma dai!

Lasciamo stare, spero definitivamente, queste che sono le vere meschinità (mi capisca chi vuole farlo) di questi giorni. Evitiamo anche di ricordare tante cose che son passate.

Tuffiamoci nel futuro.

Tra breve arriverà il tempo, lungo cinque anni, del confronto tra maggioranza e minoranza. Potremo, anzi dovremo appassionarci a quel confronto, perché sarà il percorso che Miglianico, dibattendo, farà verso il suo futuro.

Ora è tempo di far festa, tutti, senza distinzioni. 

Come ho scritto e riscritto, non scaramanticamente, in tempi non sospetti, hanno vinto tutti le Miglianichesi e i Miglianichesi che sono andati a votare, abbiamo vinto tutti. Non possiamo esser contro noi stessi. Dobbiamo festeggiarci, tutti. Viviamo nel posto più bello del mondo, possiamo solo esser felici di vivere a Miglianico. E allora, festa sia.   

A chi ha frequentato questo spazio di libertà, ancora grazie, grazie di cuore per questa avventura. Mentre digitavo le poche cose che son riuscito a raccontarvi, ho sempre sentito vicinanze sincere, curiosità, anche qualche acredine che già avvertivo immeritata. Son state tutte una buona compagnia, belle presenze che han danzato al ritmo della tastiera.

Un grazie particolare alla mia adorata Moglie, col suo bacio del mattino che ci allunga la vita, e alle mie meravigliose Figlie. Anche stavolta, hanno capito, silenziosamente ma con un affetto dolcissimo, perché dedicavo una mezz’oretta a “scrivere”. Grazie ai pochi, pochissimi Amici che mi hanno sostenuto sia quando c’ero sia quando altri han parlato loro di me in mia assenza. 

Sopra tutti, prima di tutti, con tutti gli altri, grazie a Massimo Sulpizio, il mio candidato.

Grazie anche a quelli che si sforzano di essere “amici di tutti”, con esercizi di difficile equilibrismo, di incredibile cerchiobottismo che non ammorbidiscono la loro faccia tosta. Loro, più di altri, non capiscono che il “ma anche” è peggio dell’offesa.  

Viva Miglianico” resta al servizio di questa meravigliosa Comunità, di tutti. Lo farà come sempre, senza imporsi, senza chieder di esser letta, senza neppure sognare di avere attenzione. 

L’attenzione la mettiamo noi, come in ognuno dei giorni di questi 12 anni di presenza, al meglio delle nostre poche e povere possibilità, con tutto l’amore possibile per le Miglianichesi e i Miglianichesi.

Viva Miglianico!

 

(25 - fine)

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