Messaggio
  • EU e-Privacy Directive

    This website uses cookies to manage authentication, navigation, and other functions. By using our website, you agree that we can place these types of cookies on your device.

    View e-Privacy Directive Documents

Acta Cotidiana /22

In questo momento elettorale c’è un primo dato interessante, perché è una “prima” storica. Ieri, infatti, è stato un sabato pomeriggio non alla Baglioni ma di voto popolare. I seggi, aperti alle 15:00, hanno sospeso le operazioni di voto alle 23:00, come previsto.  Hanno votato 1009 elettori, niente male per essere una prima volta. Ne restano almeno il doppio per arrivare vicino ai numeri del 2019, quando votammo in 3043.

Anche oggi le schede stanno andando, una ad una, a sistemarsi nell’urna per poi uscirne e darci il risultato finale, quello che certificherà, senza dubbi e nessuna remora, quale sarà stata la scelta dei Miglianichesi.  

Ho votato prima di pranzo. Siccome non è propaganda e non violo la mia privacy, posso raccontare che, entrato al seggio serenissimamente perché votare è bello.

 

Votata per prima la scheda delle europee, mi sono rilassato e ho sorriso felice ed emozionato di poterlo fare ancora una volta: ho intinto il dito nel cuore e ho votato per Massimo Sulpizio, il mio candidato, l’uomo onesto e rigoroso del rispetto delle regole, la persona disponibile al dialogo con tutti ma fortissimamente convinto della sua adesione a “Miglianico Cambia”, l’Amico di tutti, l’indomito combattente, il CID Campeador che avrebbe sbaragliato le truppe avversarie al solo comparire sul campo dello scontro elettorale, soprattutto lo splendido Amico di una vita. Poi ho pensato che quel voto non sarebbe stato registrato perché solo il grande cuore di Massimo avrebbe potuto leggerlo. Ho quindi usato la matita copiativa, non il girasole, per scegliere il futuro di Miglianico, con gioia.  

Oggi mi ero ripromesso una riflessione sulla campagna elettorale, cosa è, cosa è diventata, quanto è cambiata rispetto a non molti anni fa. 

È un mondo nuovo.

Molti di noi, quelli della mia generazione, sono inadatti, o, almeno così ci siamo sentiti, non proprio a nostro agio completamente. Siamo un po’ davvero pesci fuor d’acqua rispetto alle attuali dinamiche e sensibilità. Prima, benché fisicamente più faticose da governare, erano anche schematicamente un po’ più semplici. È vero, noi lavoravamo tutte le settimane di tutti i mesi dell’anno da un’elezione all’altra. Oggi, in 20 giorni, si brucia una quantità incredibile di energia. Tutto in una volta, poi pochi continuano a far politica. 

In questo scenario cambiato e che sempre più velocemente va mutando, è anche impossibile fare previsioni, anche sulla semplice partecipazione al voto. 

Fammi una previsione su queste votazioni, me lo hanno chiesto in tanti e a tanti penso sia stato chiesto in queste ore. Non so farla. Nonostante la mia lunga esperienza passata, non ho mai saputo fare pronostici, neppure quando ero in prima linea. Mi impegnavo per vincere non per giocare al bingo. 

La mia attenzione andava e va sempre ai voti veri, quelli segnati su quelle schede che ancora si vanno depositando nelle urne. I voti si contano dopo, uno ad uno. La somma darà un risultato. Ci sarà chi esulterà e chi sentirà l’amarezza di una sconfitta che non è mai bella da vivere in un primo momento. Quei voti parleranno a tutti coloro che li vorranno ascoltare e racconteranno loro meriti, errori, dimenticanze, trovate, relazioni, rottura di rapporti, equivoci e tutto quel che una comunità sintetizza con un semplice segno di matita. Lì ci sarà anche la lezione da apprendere. 

Posso dire però come vivrò l’esito anche di queste elezioni. 

Accoglierò i risultati con quello spirito democratico di solenne e indiscutibile rispetto della volontà popolare, ancor di più perché sarà la volontà della mia Comunità. Nelle pieghe del sentire conterà anche qual a cui ho fatto cenno poco fa con riferimento alla campagna elettorale. Tra quelle, vi è la consapevolezza che, se un tempo la divisione del mondo aiutava, in caso di sconfitta, a restare inerti, indispettiti, irriducibilmente avversi ai competitori che avevano vinto, disfattisti al limite, oggi questa scatola, la chiesa laica che ci conteneva in spazi diversi dall’altra o dalle altre non c’è più. Siamo, perciò, facilitati a tornare subito attivi. Non subito con gioia e con la stessa passione se si è dalla parte di chi sarà battuto, ma attivi, attenti, partecipi, disponibili…nonostante tutto.

Capisco ora quel che Giulio Andreotti, allora senatore a vita, spiegò scultoreamente quando giustificò il suo voto per uno dei Governi tecnici o para-tecnici di quel tempo. “Noi senatori a vita siamo naturalmente filogovernativi”. Aveva ragione. Quando si deve constatare che il tempo in cui l’appartenenza è sempre più lontano, nonostante le passioni che si provano per le proprie idee, si arriva alla positiva convinzione che non si deve evitare di sprecare energie contro (il contro è sempre uno spreco di energie, un errore): per il bene del Pese si sostiene chi governa il Paese, si lavora per il proprio Paese, in questo caso per la nostra Miglianico. Con le dovute eccezioni, che però sono eccezioni. 

Mi sento di consigliere a tutte le mie Concittadine ed a tutti i miei Concittadini di vivere già da domani sera con la saggezza dei senatori a vita, che sono, nei limiti consentiti e accettabili, sempre “filogovernativi”. 

Lo consiglio perché non è un fatto scontato. Siam tutti bravi a dire che poi ci ritroveremo al bar, falsità di facciata che non ho mai detto. Ma poi non succede, anzi, non è successo. Non è accaduto nel 2014, ancor di più non è accaduto nel 2019. 

In questo 2024 possiamo provarci. Non è un bar che ci deve riunire ma l’essere “filogovernativi”, meglio filo Miglianico, cioè Amici, Innamorati di Miglianico.

Quindi, capite perché, “Viva Miglianico”.

(22 - continua) 

Joomla templates by a4joomla