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Acta Cotidiana /20


Stasera si chiude formalmente la campagna elettorale
. Sono stati preannunciati comizi in piazza. Dovrebbe parlare prima Federico Anzellotti e poi, alle 22,30 dovrebbe chiudere Fabio Adezio. Il condizionale è d’obbligo. Il rispetto di regole e patti non è al centro dell’attenzione quando si è alla chiusura. Mi aspetto comunque sorprese, comunque non le escludo affatto, da parte di “male-in-comune”. Si capisce da come sono organizzati e da come ragionano: la sorpresa rientra nel loro modo di far propaganda. E non parlo solo di guest star nello show finale. 

Sarà una serata affollata, vivace, speriamo civile e capace di dare elementi di valutazione oltre che di palese condivisione da parte dei rispettivi sostenitori. Sarebbe stato bello attendersi una serata di confronto tranquillo, con rinnovati impegni programmatici, perfino con scambio di auguri e, perché no, di complimenti tra avversari. Questo è quello che ci si è augurati ogni volta, da tanti anni.

 

Auspici formali, forse anche ingannevoli per placare gli avversari. Poi torna la passione di un popolo che ha le sue radici in una storia che ha visto la realizzazione delle arene, delle disfide, dei pali, degli stadi, perché forse, come tutti i popoli, più o meni di altri, siamo tifosi prima che sportivi. Passata la mezzanotte, tutti torneranno a bofonchiare parole di circostanza e di preventiva fuga nel “tanto non mi cambia nulla, per me va tutto bene”, da parte di chi o teme di perdere o non ha voglia di dire per chi vota. È sempre stato così. La tecnologia non esalta più i luoghi fisici come unici ma la condizione è la stessa. Stasera al centro dell’attenzione non ci sarà l’impegno programmatico, la valorizzazione dei candidati o i consuntivi. Il fair play sarà al massimo di facciata.

Farò una riflessione personale su aspetti particolari di questa campagna elettorale che si va chiudendo, non in ordine agli schieramenti ma con riferimento ad altro. La farò domenica, se non ci saranno accidenti imprevisti, quando saremo in un giorno di votazione e sarà l’unica possibilità di una riflessione del genere, prima di commentare i risultati che comunque travolgeranno le ore di lunedì e forse anche dei giorni successivi.      

Oggi la prima considerazione che va fatta è che l’Europa sicuramente non è stata al centro dell’attenzione qui a Miglianico. Eccezion fatta per le due iniziative di M5S e del PD, di elezioni europee, in pubblico, qui non ha parlato nessuno. Si dirà, è successo anche nel 2014 e nel 2019. Invece no. In occasione di quelle due tornate elettorali, anch’ese comunali ed europee, ci furono i bellissimi dibattiti organizzati dall’Azione Cattolica Parrocchiale. Là, come ricorderanno tutti, oltre alle domande di carattere locale, ci furono domande specifiche per sondare le posizioni dei candidati sui temi europei. Questa volta, il confronto non c’è stato per colpa di Federico Anzellotti, che si riempie la bocca di confronto ma poi quando deve inghiottire, cioè accettare l’invito al confronto, scappa. Ma poi, perché? Forse la dozzina di dozzinali domande da fare al Sindaco affidate a Gianleo non le aveva preparate prima dell’altro ieri? In un confronto si sarebbe trovato a suo agio. Lui poteva solo chiedere, non poteva temere di dover rispondere. Al confronto non sarebbe andato il mio Amico Chicco, quello che amministrò in passato, ma Federico Anzellotti, il ri-alleato di Dino. 

Ieri, nel tardo pomeriggio, ho potuto assistere all’ultima seduta del Consiglio comunale eletto nel 2019. È sempre bello assistere ad un Consiglio comunale. Le cose si ascoltano direttamente. Si capisce bene come funziona un momento di confronto con regole e ruoli. Ci si può fare un’idea su quella che è Miglianico nella veste dei suoi delegati alla gestione dell’amministrazione locale, perché quelli che ieri sera stavano lì, altri non eravamo che noi tutti, nella modalità nella quale, secondo la Costituzione, il Popolo esercita la sua sovranità. Tranne l’ottimo Massimo Sulpizio e chi si deve esser dimesso, c’erano tutti, anche alquanto puntuali. Non racconto quel che è accaduto nel suo svolgimento perché penso ci siano video e altri racconti. 

Faccio qui le stesse notazioni a caldo, espresse lì, a chi mi era seduto accanto. La sera prima, durante il suo show, Federico Anzellotti aveva proclamato che il Sindaco aveva dovuto modificare non si sa bene cosa nella delibera della Comunità energetica. Il Sindaco, nel presentarla, non ha fatto cenno a questa correzione in corsa. L’opposizione, nella quale siede il dottor Antonio Di Sipio, candidato con Federico, non ha detto nulla in merito. Se uno dell’opposizione, che è ricandidato, ha ottenuto un tal successo, lo fa mettere a verbale, così stasera, alla chiusura, ne assume il merito in pubblico e ci fa bella figura. La minoranza, come è accaduto il più delle volte, ha votato a favore o al massimo, in un caso ieri, s’è astenuta, non parlerei di “opposizione”. Di Sipio zitto. Arriva la relazione di fine mandato del Sindaco e uno si aspetta i fuochi d’artificio. Nulla, Fabio Adezio ha raccontato sinteticamente quel che doveva, con un errore che, ovviamente, l’opposizione non ha fatto rilevare. Quale? Se non se ne sono accori loro che hanno peso voti per fare quello, non glielo dico certo io. Di Sipio? Nulla.  

Alla fine ci son stati i discorsi di commiato di Fabio, Carlo, Pino Timperio e del Presidente del Consiglio comunale, il bravissimo Mimmo Cicchitti. Tutti abbiamo applaudito tutti. A Carlo Biasone, che non è uno sprovveduto devo, però, rimproverare una cosa, sperando che non me ne voglia. Ha messo passione nel suo intervento, era visibilmente emozionato, era, purtroppo per lui, ancora segnato, quasi indispettito dalla sconfitta di cinque anni fa che non deve essergli scesa giù. E, forse per questo, il suo congedo, partito in modo soft, si è trasformato in un atto di accusa al Sindaco per i suoi comportamenti in Consiglio, un dire infarcito da una lunga recriminazione su presunte quasi-discriminazioni da parte degli uffici, chiuso, infine, con uno schiaffo e una carezza a Mimmo Cicchitti. Bene. Uno sta lì e si sfoga. Istituzionalmente non si fa, ma va bene. Se uno ha contezza del suo ruolo, fa un discorso diverso di altra statura istituzionale. Ma, ripeto, ci sta. Nessun rimprovero. Quello si sentiva di dire e quello ha detto. Mica è nato ieri. Certo non è uno che le cose se le fa scrivere e imporre da altri. Tutto il rispetto per lui, che era, resta e resterà un Amico. Carlo Biasone ha, però, dimenticato la cosa essenziale. A fronte del Sindaco che ha fatto la sua relazione di fine mandato, lui avrebbe dovuto fare la sua relazione finale. Non l’ha fatta. Sono stato attento ma posso aver perso qualche parola. Però sicuramente non l’ha fatta. Non elencato presenze del suo gruppo consiliare, delibere approvate e bocciate, numero di proposte avanzate, mozioni presentate, atti consiliari avviati, anche esposti alla magistratura penale, contabile o amministrativa, evidenziando i momenti più significativi di ben cinque anni di attività consiliare. Uno pensa che, forse, non ci sono stati, non loro, ma i documenti, gli atti, le iniziative consiliari. Immagino che, dal suo punto di vista, però ci saranno stati e, quindi, andavano presentati come consuntivo di una delega affidata loro dai Cittadini. È questione di correttezza. Invece, nulla. Non una censura sulle cose fate dall’amministrazione, non un rimprovero per quanto non fatto in casi specifici, non una sottolineatura anche fuori dalle righe ma utile almeno al dottor a Di Sipio per chiudere la campagna elettorale. Nulla. Ai nostri tempi lo avremmo giudicato un errore. E non lo avremmo fatto se uno dei nostri fosse stato in campagna elettorale. Invece nulla. Oltre i morbidi ringraziamenti, oltre il lamento, oltre la rabbia ancora bruciante per la sconfitta che il Popolo sovrano ha decretato nel 2019 e che evidentemente non ha ancora accettato, da Carlo non è venuto nulla come consuntivo. Però, al termine di questa avventura, posso anche ammettere questo errore di correttezza istituzionale. Non è stato certo un affronto o un atto di superbia o di gratuita avversione. Chiamiamola una dimenticanza dettata dalla sua emozione di consigliere all’ultimo giorno di attività. Nessun rimprovero. 

Non capisco, però, perché il dottor Antonio Di Sipio non abbia detto nulla, lui che della minoranza è l’unico che si ricandida, non con lo stesso gruppo ma con un altro, ancora un altro. Poteva, anzi avrebbe dovuto fare un suo consuntivo, se non altro da utilizzare per darsi un tono da consigliere uscente in questo scampolo di campagna elettorale. La sua cifra istituzionale è alquanto bassa, e dispiace. Si mostra molto inadeguato a fare il consigliere e figuriamoci l’assessore anche se, vista la composizione di quel non-gruppo, qualora Federico dovesse vincere, Di Sipio dovrà fare l’assessore per forza, non per merito suo…

Invece, poco dopo, ho capito Carlo, ma per altro. L’ho capito qualche ora dopo, quando mi hanno informato che il suo non-consuntivo stava girando a tutta e che lui, accorso in sede da quelli di “male-in-comune”, stava forse provando a rimettere in piedi una barca che non riesce a fare quel che era nei loro desiderata. L’avvocato Carlo Biasone, mi dicono, potrebbe essere chiamato a dare un saluto stasera, buon ultimo dopo redivivi che, incoerenti fino all’osso, vanno postando sostegni a chi alberga all’opposto della sinistra di cui si dicono appartenenti, parlo innanzitutto della dottoressa Giovina Catia Mattioli Stella, che, mi sembra di averlo segnalo in passato si diceva del PD ma non era e non è di sinistra nei pensieri e nella passione politica. 

Ovviamente quello di Carlo Biasone stasera non sarebbe un saluto ma un attacco al Sindaco. Da Amico glielo sconsiglio. Gli sconsiglio di fare l’ospite a sorpresa nello show finale, peggio se accompagnato da altri sconfitti del passato. Carlo sa bene che la lista “male-in-comune” non è la sua, che era, oggettivamente, molto più quadrata e ben collegata alla Cittadinanza di quella che capeggia Federico Anzellotti. E sa che lui non è Federico. Sa che lì, in quel destrume, non c’è alcun appiglio alle sue convinzioni politiche, nessuna luce. Può aver cambiato radicalmente convinzioni, solo ha battuto la testa o se si è rimbecillito, il che non mi sembra proprio. Cosa direbbe poi? Quel che ha letto ieri sera e già è stato rilanciato, quindi roba già vecchi e anche non bella? Dopo cinque anni senza aver detto nulla ai Cittadini, dopo cinque anni di nessuna iniziativa pubblica per informare o anche per denunciare atti e comportamenti amministrativi, lui rispunta fuori e che va a dire di credibile? Uscire a far comizio per sostenere “male-in-comune” all’ultimo momento, tra l’altro, per Carlo non sarebbe affatto elegante e sarebbe una brutta uscita dalla scena, inopportuna, anche controproducente alla fine dei conti perché aprirebbe troppe domande e dubbi a poche ore dal voto. Se poi si vuol rimettersi così al centro dell’attenzione sono fatti suoi. 

Preferisco restare al mio Amico Carlo che, ieri, pur preso da quel misto di emozione e mai sopita recriminazione che s’avvertiva ascoltandolo, ha avuto un meraviglioso colpo di reni, da corridore di classe. Ha detto una cosa davvero molto bella davanti al Consiglio comunale, che, cioè, alle elezioni di domani e di domenica vincerà Miglianico, comunque. Ha ragione, perché questo è il bello della democrazia: chi viene premiato dal voto ha una delega di peso diverso rispetto a chi prende meno voti. 

Ma a vincere sono sempre e soltanto le Elettrici e gli Elettori di Miglianico, quelli che vanno a votare. 

Quindi, ripetendo le ultime parole risuonate ieri in consiglio comunale, dette da Mimmo Cicchitti come inno conclusivo: “Viva i Miglianichesi e Viva Miglianico”.

(20 - continua)

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